Responsabilita' toghe, Csm: rischi indipendenza
Plenum approva parere. Laici Pdl, cosi' Consiglio fa terza camera
28 giugno, 151
ROMA - Mette "seriamente in rischio i principi di autonomia e indipendenza della magistratura" l'emendamento Pini alla legge comunitaria, perché porta alla "dilatazione" di fatto senza limiti della responsabilità civile dei magistrati. A bocciare senza appello il provvedimento, prossimo al vaglio dell'Aula della Camera, è il Csm, con un parere approvato a larga maggioranza (19 sì, 4 no). Contrari i laici del Pdl, che hanno accusato il Consiglio superiore di comportarsi come "Terza Camera" per la coincidenza temporale della discussione sul parere con l'esame del provvedimento da parte di un ramo del Parlamento.
In dieci pagine il plenum del Csm mette sotto accusa la proposta, che prevede la responsabilità civile dei magistrati in tutti i casi di "violazione manifesta del diritto", non solo più , come ora nelle ipotesi di dolo e colpa grave; con il risultato che un giudice potrebbe essere chiamato a risarcire il danno anche senza colpa, per "interpretazioni non conformi ai precedenti" o in casi di "mera responsabilità oggettiva". Così si introduce "una responsabilità civile dei giudici sostanzialmente senza limiti, in contrasto con l'indipendenza dei giudici e con il diritto dell'Unione Europea, che la impone", ha denunciato il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo. Sì perché , come spiega il Csm nella delibera approvata, in questo modo il giudice rischia di essere condizionato nelle sue decisioni: "é evidente che un rischio eccessivamente elevato di incorrere in responsabilità civile" "può incutere timore" ai magistrati, che potrebbero "essere indotti" ad "adottare, tra più decisioni possibili" quella che espone meno al rischio di risarcimento danni, "piuttosto che quella maggiormente conforme a giustizia". E non solo la Corte di giustizia europea non ha affatto imposto all'Italia di modificare radicalmente la disciplina sulla responsabilità dei magistrati,che peraltro attualmente è in linea con quella "che vale per tutti i dipendenti pubblici", ma la strada scelta rappresenta "un inedito nel panorama europeo". Più che i contenuti i laici del Pdl hanno contestato la tempistica del parere dato con procedura d'urgenza, in coincidenza con la ripresa dell'esame parlamentare del provvedimento. "Il Csm vuole porsi come controcanto ai lavori parlamentari, vuole porsi come Terza Camera" hanno accusato i laici del Pdl Nicolò Zanon e Bartolomeo Romano.Una tesi respinta dalla maggioranza dei consiglieri ( convinti che sia "un diritto e un dovere" per il Csm segnalare le ricadute di una riforma che avrà "effetto devastanti"), ma anche dal vice presidente Michele Vietti: il numero due di Palazzo dei marescialli non solo ha segnalato come il capo dello Stato, che del Csm è il presidente, abbia dato il via libera alla discussione "non per distrazione", ma ha anche fatto notare che un parere sugli effetti di un provvedimento legislativo abbia senso solo se interviene "prima che una norma sia votata"proprio nello spirito di "leale collaborazione" che deve animare i rapporti tra istituzioni.
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