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Discussione: I corpi incorrotti

  1. #11
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    Antonio Rossi

    IL SEGRETO DEGLI INCORRUTTIBILI



    Chiunque si sia trovato a vagare in piccole o grandi chiese o cattedrali più o meno importanti, sarà rimasto senz'altro sbalordito nell'ammirare il corpo intatto di un santo avvolto in paramenti sontuosi all'interno di una teca. Certo, a volte si tratta di manichini di cera che ne racchiudono le ossa e ne riproducono le fattezze, ma più spesso quello venerato dai fedeli è il vero corpo integro. Di fronte a quei cadaveri proviamo sentimenti di paura, forse perché come ritiene Renato Grilletto, uno che di mummie ne sa, nessuno lo vede alla stregua di esseri umani, ma come oggetti di culto. Se per i credenti quell'"abilità" nell'eludere le leggi della natura rappresenta un indubitabile segno miracoloso, la si può davvero attribuire alla grazia divina? Quando un essere muore, i batteri naturali presenti nelle viscere avviano la decomposizione del corpo, a meno che fattori naturali o artificiali interrompano i processi microbici e le attività enzimatiche, consentendogli di conservarsi. La mummificazione spontanea può esse indotta sia da specifici presupposti climatici, come aridità estrema o freddo intenso, sia da particolari condizioni ambientali, come l'assenza di batteri e umidità o la presenza di agenti dalla spiccata azione inibente (muffe e funghi). Un'altra spiegazione poi è il processo di cerificazione o saponificazione, dove in sostanza il grasso sottocutaneo si trasforma in una sorta di massa saponosa insolubile detta adipocera e il cadavere subisce un indurimento della pelle. È sin troppo ovvio sottolineare che alcuni di questi processi fisiologici hanno fatto gridare, a prima vista, al miracolo.

    La questione sulla presunta incorruttibilità dei santi è stata scarsamente oggetto di ricerche scientifiche. Sovente sono state proprio le autorità ecclesiastiche a ordinare esami atti a verificare se per la conservazione dei cadaveri fossero state utilizzate sostanze e se gli organi interni si trovassero ancora al loro posto. In molti casi, le viscere si sono rivelate intatte o quasi, se si eccettua le situazioni in cui furono asportate per farne delle reliquie, e non sono emersi indizi che facessero pensare a una deliberata imbalsamazione. La prima cosa che viene in mente è che le salme furono sottoposte a qualche trattamento più o meno tradizionale. I corpi si conservano particolarmente bene sotto formalina, alcool, sale e sabbia, ma anche col rhum, il miele e il guano che hanno le medesime proprietà. Tuttavia, la conservazione talora è dovuta a cause spontanee, per esempio le particolari caratteristiche del suolo o l'ambiente asciutto e privo di polvere. Oltretutto non sono affatto rare, in tutta Europa, cripte dalle "speciali virtù" in cui sono stati riesumati corpi intatti. Scavate nella fredda terra o rivestite di pietra alcalina, grazie alla loro temperatura costante e all'ambiente inerte, alcune di esse hanno creato i presupposti chimicamente e climaticamente adatti per una perfetta mummificazione naturale. […]



    Il corpo di Papa Giovanni XXIII


    Nel XX secolo la Chiesa era ricorsa a tecniche artificiali per la conservazione dei Papi e di probabili santi passati a miglior vita. Aveva fatto leva sulla forza dell'antico e inossidabile culto dei santi per ispirare i fedeli e attuare i propri intenti: quello di portare dalla propria parte i personaggi di maggiore consenso popolare. Era accaduto anche in passato? Le notizie più antiche e certe riguardo al trattamento delle salme dei Papi risalgono al pontificato avignonese (1305-1337), quando, prima di essere deposti nel feretro, i corpi venivano ben rasati e lavati dall'apotecario e dai cosiddetti "Fratelli della Bolla" con vino riscaldato assieme a erbe aromatiche. Venivano occlusi gli orifizi con bambagia e stoppa e la bocca, le orecchie e le narici erano riempite di aromi e spezie come mirra, incenso, muschio e aloe. Da ultimo, si ungevano le mani con balsami. Questo procedimento fu utilizzato fino al XV secolo, poi si iniziò ad adottare altri sistemi piuttosto complessi. Si introducevano negli intestini, per via rettale, mirra, galla moscata, sandalo, legno di aloe, cimino e allume con aceto, il tutto sciolto in acqua di rose. Per impedire la fuoriuscita di questo liquido si otturava l'ano con bende resistenti. S'iniettava vino aromatico all'interno della testa e si procedeva a spalmare il cadavere con una sorta di pece nera (alchitran). Si ricopriva infine tutto il corpo di sparadrappo, un cerotto fatto di resina, colofonia, incenso di mastice di storace, gomma arabica e dragante, fasciando tale involto in un lenzuolo pulito che veniva posto in una cassa di piombo ben saldata assieme a erbe odorose. Secondo Gino Fornaciari, celebre anatomopatologo dell'Università di Pisa che da circa 25 anni si occupa di riesumare scheletri e mummie, l'imbalsamazione nel Medioevo era una pratica piuttosto diffusa per conservare i corpi dei personaggi ritenuti importanti dalla comunità come sovrani, nobili e santi. Rispondeva all'esigenza dell'epoca di lunghe esposizioni funebri, indispensabili perché venisse reso alle salme degli illustri il dovuto omaggio. Sebbene le tecniche egizie fossero ormai andate perdute, i medici di corte possedevano evidentemente conoscenze in materia d'imbalsamazione: asportavano le viscere, incluso il cervello tramite craniotomia, e le sostituivano con sostanze conservanti d'origine vegetale (resine e/o piante aromatiche), animale (lana) o minerale (calce). Suturavano poi le incisioni e rivestivano il corpo con abiti. La Chiesa, pur guardando alla scienza con diffidenza quale pericolosa nemica dei dogmi di fede, di tanto in tanto contraddisse questa sua posizione servendosene per raggiungere determinati scopi.

    Si conoscono sette corpi di santi sicuramente da classificare come imbalsamati, tra cui quelli di S. Rita da Cascia (1447) e di S. Margherita da Cortona (1297), le cui autopsie hanno smascherato le ragioni della loro splendida conservazione. Sono molti di più, però, gli incorruttibili che non sono passati per le mani dei chirurghi ecclesiastici. Alcuni corpi come quello di S. Zita non mostrano segni d'intervento umano. Quando negli anni '80 Gino Fornaciari lo esaminò, si rese conto che non presentava incisioni, né tracce di unguenti conservativi o resine sulla pelle. Era intatto e in possesso di tutti gli organi interni. La decomposizione doveva essere stata impedita da altri fattori. Fulcheri sostiene che la conservazione dei corpi dei santi potrebbe derivare da specifiche condizioni ambientali visto che, prima della canonizzazione, in parecchi erano stati seppelliti sotto il pavimento delle chiese in apposite cripte. La presenza di ceri e torce e di un microclima adatto, privo di umidità e batteri, avrebbe favorito ulteriormente l'essiccazione completa dei cadaveri. In epoca medievale la gente comune non aveva idea che la natura potesse conservare i corpi. Era così abituata a vedere cadaveri in decomposizione accatastati sui campi di battaglia o sparsi per le strade, a causa della peste, che una salma incorrotta rappresentava un autentico miracolo! Ma i più eruditi avevano constatato che cadaveri che sembravano ancora freschi iniziavano a disgregarsi non appena venivano rimossi dalle cripte. Questo fatto gettava ombre sulla santità di alcuni individui così, nel 1734, il futuro Papa Benedetto XIV dovette stabilire un nuovo criterio di valutazione per l'incorruttibilità. Solo i corpi che per anni rimanevano morbidi, flessibili, rosei e senza segni di decadimento successivo o d'intervento dei necrofori potevano essere considerati frutto di un miracolo. Il candidato tuttavia era spesso valutato con notevole indulgenza dai fedeli troppo affezionati al proprio santo per poterlo destituire.



    Il corpo di Santa Zita, nella Basilica di San Frediano a Lucca


    Paradossalmente, nel Medioevo il corpo era oggetto di profondo disprezzo perché veicolo di dannazione. Per raggiungere la salvezza, i cattolici osservanti lo punivano come meritava mediante l'autoflagellazione, il digiuno e indossando il cilicio che mortificava la carne. Sebbene, inoltre, la Chiesa rammentasse che il corpo era polvere e polvere doveva tornare, questa regola evidentemente non valeva per i santi che fino al 1838 non solo potevano essere acclamati a furor di popolo, ma erano proclamati tali in base alla conservazione perfetta del loro corpo, condizione senza la quale non era possibile avviare le pratiche per l'acquisizione del prestigioso status. L'incorruttibilità dunque era un segno distintivo e inequivocabile di santità, perché riproduceva in parte la perfezione divina. Oggi tale requisito non è più indispensabile. Sulla scia delle nuove scoperte, la Santa Sede si è messa al passo coi tempi e ha praticamente abbandonato il vecchio concetto d'incorruttibilità: è ormai acclarato che, in determinate condizioni, anche i corpi di persone che tutto sono fuorché santi si mummificano naturalmente. La Chiesa non concede facilmente agli studiosi la possibilità di esaminare un presunto caso d'incorruttibilità o di ficcare il naso nei resti dei beneamati dei propri adepti. Solamente di tanto in tanto hanno potuto disturbare qualche "sonno eterno" per chiarire i dubbi legati all'autenticità di certi miracoli e sgombrare il campo da falsità. A ogni modo, come altri miracoli, l'incorruttibilità è accettata dai credenti con o senza indagini che accertino l'esistenza o meno di una spiegazione più plausibile rispetto a quella dell'intervento divino. Non è una questione di dotte congetture, ma di fede. La gente ha bisogno di qualcosa in cui credere, non è disposta a non credere. Il filosofo Feuerbach diceva: «L'essenza del miracolo è la fede nel miracolo».


    Antonio Rossi - Hera n° 63 (aprile 2005)

  2. #12
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    la verità è che tu, silvia, nonchè feuerbach e antonio rossi, non siete altro che degli aridi materialisti che non sapete vedere oltre, è così evidente che i corpi dei santi non si corrompono per ragioni che vanno oltre la nostra comprensione, chissà che vita triste che avete!

  3. #13
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    Citazione Originariamente Scritto da eximius Visualizza Messaggio
    la verità è che tu, silvia, nonchè feuerbach e antonio rossi, non siete altro che degli aridi materialisti che non sapete vedere oltre, è così evidente che i corpi dei santi non si corrompono per ragioni che vanno oltre la nostra comprensione, chissà che vita triste che avete!

    Arida materialista a me???

    Ironia a parte, non sono né materialista né fideista (come hai scritto nell'altro thread): non ho dogmi, né certezze incrollabili. E, per la cronaca, neppure vincoli di carattere religioso. Oltretutto, nonostante la diatriba che ne è scaturita, su questo argomento specifico (e probabilmente solo su questo ) ero e sono sostanzialmente d'accordo con te: infatti non ho mai sostenuto che l'incorruttibilità dei corpi fosse di origine soprannaturale. Ma forse mi sono espressa male, o forse hai frainteso.


    Citazione Originariamente Scritto da eximius Visualizza Messaggio
    i corpi dei santi a volte si decompongono in modo anomalo come quelli di tutti gli altri, solo che a tutti gli altri nessuno presta attenzione e soprattutto tutti gli altri non subiscono tutte le riesumazioni di un santo dunque non è l'incorruttibilità del corpo di un santo a essere eccezionale, ma l'incorruttibilità di alcuni corpi giusto? Quindi il fenomeno potrà essere interessante da un punto di vista chimico semmai.
    Mi riallaccio alla vecchia discussione per una breve precisazione: ad essere interessanti dal punto di vista sociale e antropologico non sono i corpi incorrotti grazie a processi naturali avvenuti in determinate condizioni ambientali, ma i corpi trattati artificialmente con sostanze che ne hanno impedito la decomposizione. Sono le ragioni di questa scelta che trovo interessanti: un corpo incorrotto, e successivamente collocato in una teca ben in vista, avrebbe avuto sui fedeli un impatto fortissimo, quasi magico. E la presenza tangibile di un santo "di richiamo" avrebbe esercitato un benefico effetto sul popolo, perché garantiva protezione alla comunità che lo "possedeva" e lo venerava. O almeno così si credeva.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 11-01-17 alle 19:14

  4. #14
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Arida materialista a me???

    Ironia a parte, non sono né materialista né fideista (come hai scritto nell'altro thread): non ho dogmi, né certezze incrollabili. E, per la cronaca, neppure vincoli di carattere religioso. Oltretutto, nonostante la diatriba che ne è scaturita, su questo argomento specifico (e probabilmente solo su questo ) ero e sono sostanzialmente d'accordo con te: infatti non ho mai sostenuto che l'incorruttibilità dei corpi fosse di origine soprannaturale. Ma forse mi sono espressa male, o forse hai frainteso.




    Mi riallaccio alla vecchia discussione per una breve precisazione: ad essere interessanti dal punto di vista sociale e antropologico non sono i corpi incorrotti grazie a processi naturali avvenuti in determinate condizioni ambientali, ma i corpi trattati artificialmente con sostanze che ne hanno impedito la decomposizione. Sono le ragioni di questa scelta che trovo interessanti: un corpo incorrotto, e successivamente collocato in una teca ben in vista, avrebbe avuto sui fedeli un impatto fortissimo, quasi magico. E la presenza tangibile di un santo "di richiamo" avrebbe esercitato un benefico effetto sul popolo, perché garantiva protezione alla comunità che lo "possedeva" e lo venerava. O almeno così si credeva.
    Silvia ho capito perfettamente la tua posizione, mi premeva solo di ribadire che l'ambito che hai citato tu nondimeno rientrava alla perfezione tra i fenomeni scientificamente indagabili per cui, da qualunque punto la si volesse guardare non vi era traccia, nemmeno qui nei corpi incorrotti, di manifestazioni paranormali.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 11-01-17 alle 19:15

  5. #15
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    E comunque, caro eximius, trovo che il fideismo, fideismo scettico compreso, sia quanto di più lontano possa esistere dalla ricerca scientifica. Perché i dubbi, a volte, sono salutari.
    Penso che tu abbia ragione. La ricerca scientifica ammette il dubbio anche se spesso sono stati proprio gli scienziati a creare nuove forme dogmatiche.

  6. #16
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio
    IL MISTERO DELLE CONSERVAZIONI PRODIGIOSE

    Mi è parso interessante inserire l'argomento dopo una visita al Duomo di S. G. Battista a Monza (che conserva la famosissima "Corona ferrea") e all'attiguo Museo Serpero, dove è conservata una 'mummia' naturale. Non tutti sanno, infatti, che dietro un'anta che funge da 'planimetria' del cortiletto del Museo, è conservata questa 'reliquia'. Le ante sono due, una è chiusa a chiave mentre l'altra no e, se la si scosta, cela - all'interno di una vetrina - il corpo di Estore Visconti, che la storia narra essere stato ferito ad una gamba durante l'assedio alla città di Monza del maggio 1413. Pare morì dissanguato e fu sepolto nel Duomo, sotto il quale venne ritrovato allo stato di mummia nel 1711 e posto dove ora si trova. Pare che morì nei pressi di un suolo fangoso, nelle vicinanze del fiume Lambro, che ne avrebbe inglobato e così conservate le spoglie. L'assenza del sangue avrebbe contribuito al fenomeno.
    Oggi nessuno - praticamente - può sapere che c'è anche questa mummia da visitare (naturalmente il Museo è conosciuto in tutto il mondo per il famoso Tesoro della regina longobarda Teodolinda; tra l'altro conserva anche altri reperti interessantissimi) a meno che lo abbiate letto da qualche parte su aualche 'guida' specializzata (come è accaduto a me).
    Essa si presenta in stazione eretta, è priva del piede sinistro - che giace al di sotto - e di una parte di gamba. La ferita fu causata da una pietra lanciata da una 'spingarda'. Appare in buono stato conservativo: si notano le unghie, i denti, la pelle che ha assunto un colore brunito. Le mani quasi incrociate sulla parte inferiore dell'addome, ed è stato coperto sommariamente da un telo a livello inguinale. L'espressione del volto è sofferente. Un semplice foglietto scritto a mano attesta l'identità della mummia (è appeso all'interno dell'anta). Questa conservazione è del tutto straordinaria in queste zone dal clima umido.
    ho trovato l'immagine


    Probabile che l'assenza del sangue abbia influenzato la mummificazione, ma il pre-svenimento da dissanguamento potrebbe essere in contrasto con la sofferenza del volto (anche se non sembra avere quell'espressione)

    Comunque non tutti attribuiscono alla mummia l'identità di questo personaggio, il ferimento del Visconti alla gamba non è certo, il bigliettino non vuol dire niente, nel 1700 c'erano parecchi ritrovamenti di questo genere.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 05-08-11 alle 02:44

  7. #17
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    LE CATACOMBE DEI CAPPUCCINI




    Le Catacombe dei Cappuccini, a Palermo, accolgono circa 8.000 mummie, disposte in diverse sale a seconda del loro status da vivi: uomini, donne, preti, commercianti, adulti e bambini. C'è perfino una sala per le vergini. Sorsero come semplice cimitero e il loro attuale sviluppo lo si deve, per certi versi, al caso. I frati che si stabilirono a Palermo nel 1534 ottennero una piccola chiesetta, dedicata a S. Maria della Pace. Qui, sul lato meridionale, seppellivano i confratelli in una grezza cisterna scavata nel tufo, dove i cadaveri venivano calati dall'alto e rimanevano ammucchiati alla rinfusa. Quando la fossa diventò insufficiente, i frati decisero di dotarsi di un cimitero più ampio e iniziarono lo scavo delle catacombe, dietro l'altare maggiore. Ma, nel trasferire le salme, ne trovarono quarantacinque "miracolosamente" incorrotte.

    Così si legge nelle cronache del tempo: "… nel 1599, si fece la traslazione dei corpi dalla vecchia sepoltura alla nuova. All'apertura della fossa per recuperare le ossa, non si sentì nessun odore cattivo, si ritrovarono 45 corpi di frati tutti sani ed interi a tal punto di essere riconosciuti, alcuni in particolare avevano i capelli e la barba, a guardarli sembravano che dormissero e non che erano morti da tanto tempo. Tale fatto fu così travolgente che il sagrestano dato che in quei giorni doveva venire il frate provinciale in visita, ritenne opportuno staccare la testa di uno di questi frati per porla in un vassoio per fargliela vedere..."

    Da questa inaspettata scoperta venne probabilmente l'idea di trasformare le Catacombe in un cimitero sui generis, dove si preservavano i cadaveri dalla decomposizione e li si mettevano in esposizione. Il cimitero venne aperto anche agli estranei: per quasi tre secoli, dal 1599 al 1881, i notabili di Palermo affidarono ai Cappuccini il compito di mummificare e custodire i loro defunti. I cadaveri venivano posti in colatoi (doccioni di creta che potevano contenere anche dieci corpi) dove rimanevano per circa un anno: il tempo necessario perché si decomponessero in modo naturale raggiungendo un primo stadio di essiccamento. Venivano poi trasportati in un recinto chiuso e ventilato, lavati con acqua e aceto, rivestiti e collocati nelle nicchie dei corridoi. Ma rimanevano lì solo se i parenti andavano a trovarli per tre anni consecutivi. Altrimenti venivano rimossi, così come prevedeva l'articolo 41 del regolamento emanato dal municipio di Palermo nel 1868.

    In periodi di gravi epidemie, per la conservazione, si usava immergere i cadaveri in un bagno di arsenico o di latte di calce ed è proprio questo il metodo utilizzato per il cadavere di Antonio Prestigiacomo, riconoscibile dal colorito rossastro.



    La mummia di Antonio Prestigiacomo


    Il governo italiano proibì la mummificazione in queste catacombe nel 1881, ma nel 1920 venne fatta un'eccezione per la piccola Rosalia Lombardo, morta a soli due anni d'età, alla cui mummia perfettamente conservata è stato attribuito il soprannome di "bella addormentata". Fino a un paio di anni fa, si ignorava il procedimento adottato dal dottor Salafia per l'imbalsamazione di Rosalia Lombardo, ma oggi, grazie allo studio dei suoi appunti, il messinese Dario Piombino Mascali è riuscito a riportare alla luce la formula misteriosa: una sola iniezione intravascolare di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico, a cui Salafia spesso aggiungeva un trattamento di paraffina disciolta in etere per mantenere l' aspetto tondeggiante del volto. Anche Rosalia, infatti, ha il viso paffuto e l'epidermide apparentemente morbida, come se dormisse. Con questo metodo, Salafia rivoluzionò le tecniche per immersione adoperate fino allora per avviare il processo di mummificazione. Un metodo così efficace che il corpo della bambina, analizzato recentemente con una sofisticatissima macchina radiografica, rivela ancora oggi la presenza degli organi interni, in particolare del cervello, del fegato e dei polmoni che hanno potuto conservarsi grazie ai sali di zinco.



    Rosalia Lombardo

  8. #18
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    Per rispondere a quelli che ritengono che l'incorruttibilità del corpo sia segno di santità, riporto, per ora, questo stralcio ricavato da un articolo.
    Il cristianesimo si è avvalso di trucchi di ogni genere pre carpire l'ingenuità delle genti. Pochi anni fa i cristiani sono arrivati ad esumare il corpo di Padre Pio con l'unico scopo di creare un evento mediatico e poter raccimolare denaro! Se lo avesse fatto un qualsiasi soggetto normale sarebbe stato denunciato per satanismo e violazione di tomba, ma il Vaticano in Italia detta legge da sempre, e puo fare quello che disidera senza sottostare alle leggi dello Stato Italiano!

    Testo di Luigi Pellini tratto da Dal Tramonto All'Alba: Il nuovo Portale Del Mistero Italiano- paranormale, misteri, criptozoologia, luoghi misteriosi

    Inizierò prendendo in esame un fatto successo qualche anno fa in occasione dell'apertura della tomba di Giovanni XXIII, il corpo come sapete era stato imbalsamato nonostante questo pontefice abbia espressamente voluto, attraverso il suo testamento, essere inumato nella terra nuda terra in maniera che il corpo fisico si sarebbe consumato nel giro di pochi anni. A questo fatto di per se strano (oltretutto la chiesa ha sempre vietato l'imbalsamazione come la cremazione) anche se per i pontefici in molte occasioni si è volutamente cercato l'incorruttibilità del corpo attraverso pratiche che bloccavano la decomposizione e questo metodo è stato adottato anche per i grandi lider comunisti come per i massoni risorgimentali italiani vedi Garibaldi come Mazzini dove il loro corpo tuttora giace mummificato presso il cimitero di Staieno a Genova per Mazzini e a Caprera per Garibaldi. E poi qualcuno si ostina affermando che il pensiero magico è lontano dalla politica, anche Lenin giace imbalsamato in un mausoleo che ha le stesse proporzioni della piramide di Keope (pensate che il simbolo del socialismo prima maniera era un sole nascente, simbolo adottato da circoli esoterici legati a Cagliostro fautori della rivoluzione francese, ma qui il discorso sarebbe lungo). Ritornando a noi, il corpo mummificato di Giovanni XXIII è stato portato in processione in piazza San Pietro in una bara trasparente di vetro quasi a voler ulteriormente aggravare l'incoerenza fra le volontà di un grande uomo e la ragion di stato. Una cattiveria bella e buona perché all'apertura della bara conservata nelle catacombe della basilica vaticana, voci insistenti e anonime affermano che il corpo del Pontefice, legato strettamente ai misteri di Rennes le Cateau, come uno degli ultimi gran maestri del Priorato, era coperto da 30 denari, lascio a voi tutti l'interpretazione di questo scempio che ci lascia sconcertati.

  9. #19
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    Predefinito Rif: I corpi incorrotti

    Contro ogni vanità così è scitto nell'Ecleasiaste: POLVERE SEI E POLVERE RITORNERAI

  10. #20
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    Predefinito Re: Rif: I corpi incorrotti

    ESPERIENZE DI AUTOMUMMIFICAZIONE

    Le mummie giapponesi


    Tra le montagne sacre della prefettura di Yamagata, nella zona settentrionale di Honshu (l'isola principale del Giappone), ci sono diversi templi che ospitano corpi mummificati di monaci che hanno praticato l'esperienza dell'auto-conservazione, quasi una forma di autosacrifìcio.

    Il sacerdote Kukai, detto anche Kobo Daishi (774-835), diede vita in Giappone a una delle sette del cosiddetto buddismo esoterico: la disciplina dello Shingon, che letteralmente significa parola vera ed è la traduzione giapponese del termine sanscrito mantra. Era caratterizzata da riti simbolici e diagrammi che i profani, per quanto colti, non erano in grado di comprendere e aveva lo scopo di raggiungere la buddità. Mentre nella maggior parte delle dottrine la si poteva conseguire soltanto dopo la morte (o meglio dopo un gran numero di morti e rinascite successive), nel buddismo esoterico era possibile realizzarla immediatamente. Chi vi aderiva, si sottoponeva a forme prolungate di digiuno così da alterare i parametri corporei. La dieta degli asceti rendeva il corpo estremamente resistente alla decomposizione disidratandolo a poco a poco e consentiva di ottenere una perfetta automummificazione, ovvero di spalancare i cancelli dell'immortalità divenendo Buddha nel proprio corpo. Questo stato, definito Nikushin-Butsu, permetteva di accedere a una nuova forma d'esistenza, eterna e incorruttibile. Poi, una volta morti, i loro corpi venivano collocati nei templi e adorati come statue.

    Lo studioso Iwataro Morimoto è tra i pochi a essersi interessato delle mummie del Giappone. Nel 1961 apprese che erano state scoperte sei mummie di monaci buddisti, custodite in speciali ambienti all'interno di templi dorati, dove erano oggetto di culto (ma solo un piccolo gruppo di fedeli era al corrente della loro esistenza). Storici, antropologi, medici, studiosi di tradizioni popolari e religioni rimasero affascinati da quei ritrovamenti e andarono alla ricerca di altri corpi di questi monaci vissuti per la maggior parte tra il XII e il XIX secolo.


    La mummia del monaco Tetsumonkai, morto a 62 anni, pesa solo 5 kg.
    Il colore nero-bruno della pelle è attribuito alla fuliggine delle candele.

    Alcuni di essi erano seguaci di un'altra forma arcaica di buddismo, che miscelava elementi di culto delle montagne e sciamanesimo: lo Shugen-do. I monaci che dedicavano la propria vita allo Shugen-do si ritiravano dal mondo in un rigido ascetismo: vivevano in cima a ripide montagne, s'immergevano per ore in cascate d'acqua gelida e rimanevano a lungo seduti in ambienti invasi dal fumo del peperoncino bruciato. Man mano che si avvicinavano alla vecchiaia, riflettevano sulla morte: se, attraverso l'autodisciplina, fossero riusciti a convertire la transitorietà della carne in qualcosa d'immutabile ed eterno, avrebbero potuto conquistare la perfezione e diventare dei Buddha. Per questo decidevano di automummificarsi. Morimoto e i suoi colleghi rimasero talmente colpiti da tali racconti che decisero di analizzare a fondo la questione. Visitarono i santuari buddisti ottenendo, non senza difficoltà, il permesso di spogliare e studiare le mummie, arrivando alla conclusione che la storia dell'automummificazione era vera.



    La mummia del monaco Tetsuryukai


    Per automummificarsi i monaci seguivano una dieta molto rigorosa per tre anni, periodo in cui riducevano l'ingestione di liquidi e si astenevano dal mangiare alimenti essenziali: riso, orzo, fagioli di soia, fagioli rossi, semi di sesamo, miglio e sorgo. Si limitavano a sbocconcellare cortecce di pino o semi di torreya e a sorseggiare, di tanto in tanto, ciotole di lacca ricavate da resine d'albero. Quando iniziavano a perdere peso, i monaci ponevano attorno a sé gigantesche candele accese per disseccare ulteriormente il proprio corpo col calore. A poco a poco diventavano pelle e ossa e s'indebolivano fino a patire i tormenti dell'inedia. A questo punto annunciavano di essere pronti a morire e si facevano seppellire vivi in cavità di pietra abbastanza grandi per un uomo seduto nella posizione del loto o in bare di legno, con un piccolo foro per respirare. I monaci tumulati dovevano suonare una campanella a un'ora stabilita e, quando questa non sarebbe più stata udita, anche il piccolo spiraglio veniva occluso. Soltanto dopo mille giorni qualcuno sarebbe tornato a vedere se il corpo si era mummificato cosa che, a dire il vero, non sempre avveniva. Talvolta, pur constatando che i loro maestri erano rimasti immuni dal degrado, i discepoli che aprivano i sepolcri volevano assicurarsi che il processo si completasse. Riponevano allora il corpo in una tomba sotterranea per altri tre anni e lo disseccavano ulteriormente con altri ceri per conservarlo più a lungo.

    Sintesi e riadattamento di un un articolo di Antonio Rossi pubblicato su Hera n° 65 (giugno 2005)


    <><><><><>



    Ecco come descrive la pratica dell'automummificazione (chiamata miira) del monaco Tetsumonkai Massimo Raveri nel suo saggio "Il corpo e il paradiso. Le tentazioni estreme dell'ascesi" (Venezia, Marsilio 1992, pp. 9-10)

    «Dopo tante peregrinazioni si ritirò in solitudine a Senninzawa, la "Palude degli Immortali". In questa valle impervia, fredda, di rocce e cespugli bassi battuti dal vento, si diede alle pratiche ascetiche più severe. Gli annali del tempio parlano di come, l'ottavo giorno del dodicesimo mese del dodicesimo anno dell'era Bunsei (1829), Tetsumonkai lasciò il suo rifugio nella foresta e scese a valle. Gli erano vicini solo pochi fedeli discepoli. Obbedendo a un suo desiderio, nella sala principale i monaci avevano imbandito un grande banchetto ed era arrivata tanta gente dei dintorni. "Lui li guardava mangiare e scherzare - è scritto - e diceva che è bello entrare nel nyūjō circondato, com'era in quel momento, da gente felice." E aveva aggiunto che chiunque lo avesse pregato con fede sincera sarebbe stato esaudito. Poi era uscito. Poco lontano, in una radura del bosco, avevano scavato una buca profonda e vi avevano posto una cassa. Salmodiando in coro degli inni sacri lo aiutarono a calarvisi dentro. In mano aveva il rosario e un campanella. Si sedette dentro la tomba in posizione di meditazione. Quindi chiusero su di lui il coperchio e lo copersero di terra. Piantarono un palo con un'iscrizione provvisoria, a ricordo dell'evento. La cerimonia era finita. Tutti gli astanti sapevano che Tetsumonkai, chiuso in quel loculo, stava vivendo la più alta esperienza mistica della sua vita di asceta, e la sua ultima e più difficile prova. Da sottoterra giungeva a intervalli il tintinnio della campanella.»

    Scrive ancora Massimo Raveri (op. cit., pp. 70, 72-73)

    «La santità del miira si gioca sulla conservazione completa del corpo. Anche loro sono dei salvatori, ma attraverso un rifiuto. Non vogliono la morte, non dicono mai di volerla cercare, anzi dichiarano il contrario. Non fanno dono del proprio corpo, non si offrono per purificare i peccati degli altri: sono soli, chiusi in se stessi e nella loro immobile perfezione. Distanti, intoccabili, fuori della ragione ordinaria, intorno ad essi c'è come un vuoto, un'attesa, la sospensione di ogni scambio simbolico. Quando scendono sottoterra fra loro e gli astanti c'è solo silenzio. Essi non si distruggono per rigenerare un mondo che hanno giudicato irrimediabilmente corrotto, ma attendono. E si risveglieranno quando il Buddha scenderà sulla terra e quando uomini "nuovi" li cercheranno perché la vita che essi portano nell'immobilità possa essere il modello di un'esistenza alternativa. Non viene celebrato nessun rito funerario perché non sono entrati nel mondo della morte. I pochi fedeli che sono loro vicini non raccontano di aver visto prodigi naturali e nessun angelo verrà a portare la loro anima al cielo...»

 

 
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