insomma, perfino Il Giornale contro la manovra anche se non troppo evitando di fare specifici conti
La mania di spremere sempre il ceto medio - Economia - ilGiornale.it del 05-07-2011
Non so chi, se il ministro o un direttore generale, ha inventato l’aumento bifase del tributo di bollo sui documenti dei depositi bancari. Qui siamo di fronte non solo a un «fissato bollato» - termine tecnico con cui si designano il bollo su atti legali - ma ad una vera e propria fissazione: quella che bisogna colpire i risparmiatori, che investono i soldi in titoli, ricorrendo alle banche o alla posta, non a proprie società: insomma i redditi del medio ceto e dei piccoli borghesi. Questo «tributicolo» è stato varato di soppiatto, quasi che si volesse spaventare la massa dei risparmiatori. Non essendoci comunicati ufficiali, le agenzie si sono scatenate in indiscrezioni. Vi era chi asseriva che erano immuni da tassa i depositi contenenti solo titoli pubblici e chi faceva sapere che erano tassati tutti i tipi di titoli. Vi era chi faceva riferimento ai depositi presso le banche e chi, più correttamente, informava che erano tassati anche i depositi presso altri intermediari finanziari.
A quanto pare il tributo sarà di 120 euro per ogni deposito nel 2013, mentre bizzarramente si sdoppierà nel 2014, passando a 150 euro annui per i depositi sotto i 50mila euro e a 380 per quelli al di sopra. Dunque due depositi di una stessa persona da 25mila e da 26.100 euro pagheranno in totale 300 euro, mentre un deposito da 50.100 euro pagherà 30 euro di più. La logica di ciò sfugge. Comunque l’autore del nuovo tributo appare desideroso di emulare Giuliano Amato, quando negli anni ’90 escogitò l’imposta sui depositi bancari in conto corrente, che aveva, in primo luogo, un compito di fiscalità etica dimostrativa: bisognava dire al pubblico dei risparmiatori che «doveva» fare sacrifici per risolvere i problemi della pubblica finanza.
In Italia ci sono 30 milioni circa di conti correnti. I depositi in titoli vanno da 10 a 18 milioni a seconda della definizione di titolo (i derivati sono titoli?). Dunque il gettito annuo del nuovo tributo nel 2012 sarebbe di 1,2-2,1 miliardi. Nel 2013 esso aumenterebbe del 25% per i depositi sotto i 50mila euro e del 315% circa per quelli sopra i 50mila euro arrivando, probabilmente, a una cifra compresa fra 1,6 e 2,6 miliardi. Se dato questi «tributicolo» non ci fosse più l’aumento della cedolare sulle rendite finanziarie, al netto dei Bot, dal 12,5 al 20%, il marchingegno potrebbe esser sopportabile. Ma nel disegno di legge delega della riforma tributaria c’è anche questo aumento, con effetti dannosi per il mercato finanziario. Dunque questa operazione, da parte di un ministro che dice di voler semplificare e ridurre i tributi è poco comprensibile, data la sproporzione fra il gettito del nuovo bollo e i suoi effetti negativi. Infatti non sarà facile definire cosa è un deposito in titoli e quanto è il valore di tale deposito in corso d’anno, potendo passare da 49 a 51 milioni secondo le quotazioni. Ed ad esso si sommerà l’aumento di cedolare secca. Si noti che gli azionisti con partecipazioni qualificate rimangono immuni dal bollo perché detengono direttamente le azioni e dall’aumento della cedolare perché i loro proventi vanno a una società. Insomma, a che gioco si sta giocando in via XX Settembre?
i conti li fa il corriere però
Risparmio, fino a 380 euro il bollo sul deposito titoli - Corriere della Sera
[Esplora il significato del termine: conto in banca: aliquota unica al 20%, scaglioni patrimoniali per la tassa sul conto-titoli Risparmio, fino a 380 euro il bollo sul deposito titoli Con diecimila euro di Bot, tra tasse e spese, il rendimento netto si riduce a circa dieci euro l’anno Una stangata immediata per il dossier titoli, con un crescendo da qui al 2013 fino a 380 euro per chi possiede più di 50 mila euro. Ma anche un’idea di riforma che contiene notizie consolanti. Per esempio la discesa dal 27% al 20% per l’aliquota sui conti correnti e i depositi online: in questo caso, però, i tempi di attuazione saranno più lunghi. La soglia dei 50 mila euro Il testo del decreto arrivato ieri nelle mani del presidente della Repubblica non lascia dubbi: l’idea di un super bollo non è in cantiere solo per chi può permettersi il macchinone potente. E la misura potrebbe modificare l’attuale mappa del risparmio nazionale, scoraggiando la tenuta di dossier titoli con somme modeste e spostando l’asse verso i depositi vincolati. Ma vediamo i dettagli emersi ieri, che comunque dovranno essere aggiornati e chiariti meglio nei prossimi giorni. Da subito a tutti i titolari di deposito titoli verrebbe applicato un bollo «rinforzato» sull’invio dell’estratto conto del dossier. Si passa a 120 euro l’anno (10 al mese), rispetto ai 34,20 attuali, da cui si salva solo chi possiede titoli e valori per cifre inferiori a mille euro. Una bella botta, soprattutto per chi ha patrimoni modesti e fa scelte di investimento a basso rischio (e a basso rendimento) in un momento storico dove l’inflazione è sempre più difficile da rincorrere (oggi è al 2,7%). Quanto resta sul conto Facciamo un esempio: 10.000 euro di Bot annuali, che oggi rendono l’1,50% al netto di tasse (12,5%) e commissioni (0,30%), sono appena sufficienti per coprire la nuova richiesta del Fisco, pari all’1,2% del patrimonio considerato. Degli interessi annuali, dopo il super bollo, rimarrebbero 30 euro, di cui 18-20 vanno alla banca per la gestione del servizio. In tasca del Bot people da 10 mila euro, quindi, alla fine ne rimangono una decina. Un pò meglio andrebbe invece a chi, per esempio, possiede 30 mila euro di Bot: 120 euro rappresentano «solo» lo 0,4% del suo capitale e si mangiano, quindi, «solo» un terzo abbondante dei 450 euro di interessi netti assicurati oggi dai Bot. Ma non è finita qui. Dal 2013, infatti, parte la seconda manche, con un rincaro a 150 euro per chi possiede fino a 50 mila euro di titoli e una richiesta di 380 euro per chi supera la soglia dei 50 mila. Nessuno sa dove saranno i rendimenti dei Bot nel 2013: ai valori attuali il risparmiatore con 10 mila euro sul deposito titoli restituirebbe in bolli tutto il rendimento del suo dossier. Per chi dovesse superare di poco la soglia fatidica dei 50 mila euro, invece, il super bollo sull’estratto conto significherebbe un esborso pari allo 0,76% del capitale. E la percentuale, ovviamente, diminuisce al crescere del patrimonio: con 300 mila euro, il prelievo si riduce a poco più dell0 0,1%. L’aliquota unica L’altro fronte aperto dal governo - con un disegno di legge delega - è quello di un nuovo impianto generale per il Fisco degli investimenti. L’idea è quella di un’aliquota unica al 20% su tutti i redditi da capitale, con qualche vistosa eccezione. I titoli di Stato in prima fila e la previdenza complementare e il risparmio di lungo termine in seconda battuta. Che cosa significa questo? Dentro la cornice scritta dal governo (poche decine di righe) dovrà essere messa nei prossimi mesi la sostanza. Che dovrebbe portare alla discesa della tassazione sui conti correnti e sui depositi online nati nell’ultimo decennio dal 27% al 20%. Il rendimento del conto sarà quindi sempre magro, ma meno gravato dal Fisco. Una misura che avrà qualche effetto rilevante soprattutto sui conti di deposito vincolati, quelli delle banche online e non che offrono qualche punto percentuale di interesse. Sugli «zero virgola» dei conti più tradizionali sarà difficile vedere una grande differenza. Sconti a lungo termine C’è chi scende. Ma c’è anche chi sale. Per fondi, azioni, dividendi, pronti contro termine, etf, obbligazioni bancarie e societarie, le tasse dovrebbero invece salire dall’attuale 12,5% al 20%. Un ascensore fiscale che lascia a terra solo i titoli di Stato, gli unici a rimanere tassati al 12,5%. Un privilegio che si tradurrà, probabilmente, anche in maggior valore di mercato per Bot, Btp e Cct. Il testo della delega, però, estende la possibilità di sconti e agevolazioni sulla fatidica soglia unica del 20% anche ai fondi pensione (che già oggi sono tassati meno degli altri prodotti finanziari) e per piani di risparmio a lungo termine «appositamente istituiti». L’idea sembrerebbe quella di favorire anche in Italia la nascita di conti su cui parcheggiare fondi e titoli con un impegno ultraquinquennale, in cambio di una tassazione agevolata. In Francia e in Inghilterra esistono da tempo. Giuditta Marvelli] conto in banca: aliquota unica al 20%, scaglioni patrimoniali per la tassa sul conto-titoli
Risparmio, fino a 380 euro il bollo
sul deposito titoli
Con diecimila euro di Bot, tra tasse e spese, il rendimento netto si riduce a circa dieci euro l’anno
Una stangata immediata per il dossier titoli, con un crescendo da qui al 2013 fino a 380 euro per chi possiede più di 50 mila euro. Ma anche un'idea di riforma che contiene notizie consolanti. Per esempio la discesa dal 27% al 20% per l'aliquota sui conti correnti e i depositi online: in questo caso, però, i tempi di attuazione saranno più lunghi.
La soglia dei 50 mila euro
Il testo del decreto arrivato ieri nelle mani del presidente della Repubblica non lascia dubbi: l'idea di un super bollo non è in cantiere solo per chi può permettersi il macchinone potente. E la misura potrebbe modificare l'attuale mappa del risparmio nazionale, scoraggiando la tenuta di dossier titoli con somme modeste e spostando l'asse verso i depositi vincolati.
Ma vediamo i dettagli emersi ieri, che comunque dovranno essere aggiornati e chiariti meglio nei prossimi giorni.
Da subito a tutti i titolari di deposito titoli verrebbe applicato un bollo «rinforzato» sull'invio dell'estratto conto del dossier. Si passa a 120 euro l'anno (10 al mese), rispetto ai 34,20 attuali, da cui si salva solo chi possiede titoli e valori per cifre inferiori a mille euro. Una bella botta, soprattutto per chi ha patrimoni modesti e fa scelte di investimento a basso rischio (e a basso rendimento) in un momento storico dove l'inflazione è sempre più difficile da rincorrere (oggi è al 2,7%).
Quanto resta sul conto
Facciamo un esempio: 10.000 euro di Bot annuali, che oggi rendono l'1,50% al netto di tasse (12,5%) e commissioni (0,30%), sono appena sufficienti per coprire la nuova richiesta del Fisco, pari all'1,2% del patrimonio considerato. Degli interessi annuali, dopo il super bollo, rimarrebbero 30 euro, di cui 18-20 vanno alla banca per la gestione del servizio. In tasca del Bot people da 10 mila euro, quindi, alla fine ne rimangono una decina. Un pò meglio andrebbe invece a chi, per esempio, possiede 30 mila euro di Bot: 120 euro rappresentano «solo» lo 0,4% del suo capitale e si mangiano, quindi, «solo» un terzo abbondante dei 450 euro di interessi netti assicurati oggi dai Bot. Ma non è finita qui. Dal 2013, infatti, parte la seconda manche, con un rincaro a 150 euro per chi possiede fino a 50 mila euro di titoli e una richiesta di 380 euro per chi supera la soglia dei 50 mila.
Nessuno sa dove saranno i rendimenti dei Bot nel 2013: ai valori attuali il risparmiatore con 10 mila euro sul deposito titoli restituirebbe in bolli tutto il rendimento del suo dossier. Per chi dovesse superare di poco la soglia fatidica dei 50 mila euro, invece, il super bollo sull'estratto conto significherebbe un esborso pari allo 0,76% del capitale. E la percentuale, ovviamente, diminuisce al crescere del patrimonio: con 300 mila euro, il prelievo si riduce a poco più dell0 0,1%.
L'aliquota unica
L'altro fronte aperto dal governo - con un disegno di legge delega - è quello di un nuovo impianto generale per il Fisco degli investimenti. L'idea è quella di un'aliquota unica al 20% su tutti i redditi da capitale, con qualche vistosa eccezione. I titoli di Stato in prima fila e la previdenza complementare e il risparmio di lungo termine in seconda battuta.
Che cosa significa questo? Dentro la cornice scritta dal governo (poche decine di righe) dovrà essere messa nei prossimi mesi la sostanza. Che dovrebbe portare alla discesa della tassazione sui conti correnti e sui depositi online nati nell'ultimo decennio dal 27% al 20%. Il rendimento del conto sarà quindi sempre magro, ma meno gravato dal Fisco. Una misura che avrà qualche effetto rilevante soprattutto sui conti di deposito vincolati, quelli delle banche online e non che offrono qualche punto percentuale di interesse. Sugli «zero virgola» dei conti più tradizionali sarà difficile vedere una grande differenza.
Sconti a lungo termine
C'è chi scende. Ma c'è anche chi sale. Per fondi, azioni, dividendi, pronti contro termine, etf, obbligazioni bancarie e societarie, le tasse dovrebbero invece salire dall'attuale 12,5% al 20%. Un ascensore fiscale che lascia a terra solo i titoli di Stato, gli unici a rimanere tassati al 12,5%. Un privilegio che si tradurrà, probabilmente, anche in maggior valore di mercato per Bot, Btp e Cct. Il testo della delega, però, estende la possibilità di sconti e agevolazioni sulla fatidica soglia unica del 20% anche ai fondi pensione (che già oggi sono tassati meno degli altri prodotti finanziari) e per piani di risparmio a lungo termine «appositamente istituiti». L'idea sembrerebbe quella di favorire anche in Italia la nascita di conti su cui parcheggiare fondi e titoli con un impegno ultraquinquennale, in cambio di una tassazione agevolata. In Francia e in Inghilterra esistono da tempo.
Giuditta Marvelli