Bruno Vespa manipola tutto, anche i complimenti che riceve. Non gli ho mai «dato atto di correttezza professionale» come lui dice, ma ho scritto che «possiede un vecchio istinto professionale». Ed è, con tutta evidenza, un´aggravante. Vespa infatti conosce il mestiere ed è proprio questo che lo rende abile nel manipolare. Lo penso e lo scrivo, com´è mio diritto e dovere, da quando ero ancora praticante, in tutti i giornali nei quali ho lavorato. E questo per dire che non è Berlusconi che ha inventato Vespa: c´era già. Berlusconi l´ha usato al meglio (o, se volete, al peggio), ma non l´ha inventato. Nel caso in questione, Vespa ha telefonato alla Bergamini perché voleva il permesso di mandare in onda una tabella della Nexus sui dati elettorali regionali del 2005, negativi per il centrodestra, che invece, secondo gli ordini di scuderia, la Rai, in sintonia con Mediaset, avrebbe dovuto attenuare, anestetizzare, in sintesi manipolare. Ed ha telefonato – attenzione! – non al suo direttore (di rete, di telegiornale…) ma a Deborah Bergamini che non aveva nessun titolo per imporgli e neppure per spiegargli nulla, salvo che, prima di essere mandata in Rai come funzionaria, era stata la segretaria di Berlusconi ed era a capo di quella combriccola di manipolatori che abbiamo chiamato, e ora tutti chiamano, “struttura Delta”. Nessuno può imporre ad un giornalista di manipolare una notizia, neppure un direttore. Figuriamoci poi la Bergamini. Eppure Vespa domanda proprio a lei che gli dice: «E´ un ordine di Cattaneo». E aggiunge con tono ammiccante: « E´ un ordine… istituzionale». Ebbene, Vespa non reagisce rinfacciandole tutte quelle belle cose sulla deontologia, sulla moralità e sulla correttezza professionale che si attribuisce di solito, e anche in questa lettera qui accanto. Non si indigna e non la manda a quel paese. Le riconosce il ruolo di direttore d´anima e risponde, da sottoposto: «Perfetto, basta». E ancora: «Volevo soltanto che non ci fossero equivoci». I lettori giudichino se questo non è «un subalterno sbattere di tacchi compiacenti». Al telefono è cosi che si sbattono i tacchi. Ma non è tutto. C´è un altra telefonata, quella tra Carlo Nardello e la Bergamini. Ebbene, Nardello, che era un collaboratore della Bergamini, le annunzia «ho trovato la soluzione» vale a dire il trucco linguistico, l´astrusa formula lessicale – «subtotale per il centrosinistra» – per sottovalutare, velare e dunque tentare di manipolare con sapienza, nei programmi della Rai, la tabella riassuntiva dei dati elettorali favorevoli al centrosinistra: numeri, attenzione!, non opinioni. E aggiunge: «‘Subtotale per il centrosinistra´: non ci può dire niente nessuno. Così è corretto, lo dice anche Vespa». Ecco che torna dunque ‘la correttezza´ come espediente artificioso, scappatoia formale, dentro la quale ingabbiare una sostanza. Ebbene, non mi risulta che Vespa abbia querelato Nardello e la Bergamini. Ha invece querelato me.
Vespa ricorda che io sono stato «rinviato a giudizio dinanzi al tribunale di Roma per diffamazione». Quando non può manipolare i fatti (e i numeri), Vespa manipola con il tono. Di vero c´è che mi ha querelato e dunque il Gip, come solitamente accade, ha predisposto il processo: tutto normale. E ora io gli ricordo che il 22 settembre ci sarà l´udienza. Le cause di Vespa non sono andate sempre bene. Per esempio all´ex presidente della Rai Zaccaria ha dovuto pagare 82.000 euro di risarcimento essendo stato condannato in primo grado dal giudice civile nel 2008 (pende l´appello). Sempre per diffamazione è stato inoltre condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione il 17 luglio del 2009. Tecnicamente dunque è un pregiudicato. E potrebbe andargli male ancora. Ecco perché gli ricordo che l´udienza è prevista il 22 settembre, per dargli agio di prepararsi. Ha, insomma, tutto il tempo di telefonare a Deborah Bergamini.
I lettori perdoneranno se mi sono dilungato, ma è una vicenda che va raccontata tutta perché non riguarda Vespa e me, non è un confronto dialettico, una polemica tra colleghi, ma è la tessera di un mosaico del potere italiano di questi anni, la trasformazione dei giornalisti della Rai in warriors, in guerrieri, la degradazione della Rai, che sia pure faziosa e lottizzata, era comunque stata la palestra dell´intellettualità e della modernità italiane e adesso invece, per usare il gergo eversivo di queste intercettazioni, è «il presidio antiguai» di Berlusconi. Ecco: al di di là della polemica tra Vespa e me qui si illustra la degenerazione di un nobile mestiere al capitolo ‘correttezza e manipolazione´. Prendano dunque queste mie righe, i lettori, come la risposta chiarificatrice a tutte le lettere – una valanga – che Vespa ha già scritto e va scrivendo. De Vespa satis: io non gli risponderò più. La prossima volta risponderò direttamente alla Bergamini.
Francesco Merlo