I bambini di colore avevano più possibilità di crescere in una famiglia con una mamma e un padre durante lo schiavismo rispetto a oggi. Una frase polemica, presente in un documento del Family Leader movimento evangelico e ultraconservatore dell'Iowa, sottoscritta da Michele Bachmann, leader dei Tea Party e secondo recenti sondaggi la più accreditata candidata repubblicana a sfidare Barack Obama alle prossime elezioni del 2012, ha suscitato infuriate critiche da parte della popolazione afroamericana. L’indignazione dell’opinione pubblica è stata talmente forte che poche ore dopo la sua pubblicazione, la frase incriminata è scomparsa dal documento ufficiale del movimento americano.
GIUSTIFICAZIONE - Per arginare la bufera che l’ha investita, la Bachmann si è giustificata dichiarando di non aver letto il preambolo della dichiarazione dove era presente la frase sulla schiavitù, ma di aver consultato e sottoscritto solo quella parte di documento nel quale si esaltavano i valori della famiglia. Nel documento originale si leggeva: «Lo schiavismo ha avuto un impatto disastroso sulle famiglie afro-americane, ma disgraziatamente, un bambino nato in schiavitù nel 1860 aveva più possibilità di essere cresciuto da sua madre e da suo padre in una famiglia con due genitori rispetto a un bebè afroamericano nato dopo l'elezione dell'attuale Presidente degli Stati Uniti". Non solo la blogosfera, ma anche autorevoli quotidiani internazionali hanno condannato la scelta della Bachmann di sottoscrivere il documento: «Ci potevano essere anche due genitori - scrive Alexandra Petri, blogger del Washington Post - ma ciò non migliora la tua situazione familiare se i bambini sono considerati una sorte di proprietà. Vogliamo davvero andare su questa strada?» Il Guardian da parte sua la prende ironicamente e suggerisce alla nuova stella della destra americana, se vuole continuare a far politica, di leggere meglio tutti i documenti nei quali compare la parola schiavitù.
«Bambini schiavi? Crescevano meglio di oggi». La Bachmann scandalizza gli Usa - Corriere della Sera