Epiphanius “Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della storia”, Controcorrente, Napoli,. 2008 (quarta edizione), pp. 998, euro 40
In mezzo a pletore di libri farneticanti, modesti instant books scopiazzati e polpettoni al bromuro intellettuale, il testo di Epiphanius ha il raro pregio di essere serio, documentato, organico e esaustivo. Giunto ormai alla quarta edizione in lingua italiana, raccoglie il testimone dai grandi storici antimassonici francesi quali il Cretineau-Joly, il barone De Poncins, Paul Virion e il Ploncard d’Assac, fornendoci però una sintesi nuova e aggiornata. Senza ignorare la ricchezza e la complessità della realtà storica, l’autore riesce a cogliere il sottile filo rosso iniziatico e antiumano che attraversa e innerva rivoluzioni, operazioni culturali e movimenti politici. Naturale complemento ad una formazione universitaria che voglia definirsi tale.
Antonmaria Bonetti “Il volontario di Pio IX”, Centro Librario Sodalitium “(Collana “Fidei e virtuti”), Verrua Savoia, 2007, pp.125, euro 10
L’autore, a 19 anni studente di giurisprudenza, si arruola nel 1868 nell'esercito pontificio e, caporale dei Cacciatori pontifici, partecipa alla difesa di Roma, presso Villa Sciarra. Rimane ferito durante l'assalto del 20 settembre .In seguito fu docente, redattore dell'Osservatore Romano e della Rivista Antimassonica e storico instancabile. Autore di "Da Bagnorea a Mentana, ossia storia dell'invasione garibaldina negli Stati pontifici" (Lucca, 1889), "Il volontario di Pio IX" (Bologna 1871, seconda edizione Lucca 1890), "I martiri italiani ossia storia dei mezzi morali della rivoluzione italiana" (Modena 1891), "Venticinque anni di Roma capitale d'Italia e suoi precedenti" (Roma 1896), "La liberazione di Roma del 1870 del gen. Raffaele Cadorna: osservazioni critiche" (una severa stroncatura delle memorie di uno dei generali piemontesi: ebbe cinque edizioni). Morì prematuramente nel 1896. In quest’opera fresca e appassionata, pubblicata all’indomani della caduta di Roma in mano italiana, descrive la sua vita militare di soldato del Papa Re, arricchendola con racconti e testimonianze di prima mano.
Gilberto Oneto ““L’iperitaliano. Eroe o cialtrone? Biografia senza censure di Giuseppe Garibaldi”, Il Cerchio, Rimini, 2006, pp.324
Una biografia ricca e precisa sin nel minimo dettaglio che segue passo passo la vita e l’opere dell’”Eroe dei due mondi”. Per renderne l’oggettiva profondità e ricchezza ci piace riportarne un passaggio, a tratti folgorante: “È Lui l’indiscusso primo attore, la icona più riconosciuta dell’unità: Vittorio non va bene ai repubblicani, Mazzini ai monarchici, Cavour a nessuno perché non è mai stato un eroe popolare e poi forse nell’unità non ci ha mai neppure creduto fino in fondo. In più gli altri non hanno nemmeno le physique du role: Vittorio è goffo e tracagnotto, Cavour e Mazzini sono grigi, normali, sembrano degli impiegati statali. In sovrappiù Mazzini ha un’aria macilenta e iettatoria. Garibaldi è perfetto: è un uomo del popolo, va in battaglia, corre sul suo cavallo, è vestito da eroe di Salgari, viene da lontano…Come ha scritto Giuseppe Prezzolini: “Gli avventurieri, i vagabondi, gli inconcludenti, esistono in tutti i paesi e in tutti i tempi, ma in Italia l’Avventuriero raggiunse le dimensioni di una vera e propria istituzione”. Lui è il risorgimento, lui è l’unità d’italia. Chiunque sia unitarista deve prenderlo per bandiera e difenderne l’immagine anche a costo della verità storica. Lui è l’italia indipendentemente da dove sia nato e vissuto. Ha ragione Max Gallo quando dice: “Lui non ha radici: ecco perché può essere l’uomo di tutta la patria di una nazione unita”. In realtà è la perfetta personificazione dell’invenzione di una idea, della patria giacobina stigmatizzata da Charette, e non di un posto… È l’eroe inventato di una patria inventata. Per questo va bene ai fascisti, ai comunisti, ai liberali, ai repubblicani, a tutti quelli che si riconoscono nell’italianità per slancio ideale, per pigrizia intellettuale o per attaccamento allo stipendio”