1. SI' ALLA LEGALITA' E AL RISPETTO DELL'AUTORITA'.
La legge deve prevedere la certezza delle pene e pene adeguate. La tortura è sempre un peccato gravissimo, intollerabile in qualsiasi ipotesi. Il sistema penale, in alcuni casi di reati gravissimi, con prove chiare e certe, può prevedere la pena di morte, da effettuarsi con modalità civili, come un colpo di arma da fuoco alla testa oppure iniezione letale indolore e veloce, evitando modalità come la camera a gas o la sedia elettrica. Tuttavia, se ci sono le condizioni poliziesche, giuridico-penali, sociali che assicurano un adeguato ergastolo, una adeguata sicurezza sociale, allora è preferibile evitare la pena di morte.
La legalità implica anche il rispetto delle istituzioni. L'educazione alla legalità e al rispetto verso l'autorità è fondamentale per il rispetto della legge, l'ordine sociale, il patriottismo, altrimenti la nazione diventa una moltitudine anarchica.
Allo scopo di promuovere una cultura del rispetto all'autorità è auspicabile la consuetudine del saluto all'istituzione. Quando ci si trova davanti ad una autorità, come per esempio un poliziotto, un parlamentare, un membro del governo, un'autorità della religione nazionale, si compie un gesto con un braccio per rendere rispetto all'autorità; il gesto specifico può essere scelto tra i vari saluti esistenti come per esempio il saluto militare, il saluto romano, il saluto templare, il saluto legionario.
2. SI' AL DIRITTO ALLE ARMI DA FUOCO IN CASI DI OGGETTIVA NECESSITA'.
Lo Stato deve fornire adeguate forze militari e di polizia per la sicurezza nazionale; inoltre lo Stato deve dare la possibilità ai suoi cittadini di difendersi dalle aggressioni criminali con le proprie forze, in determinate situazioni di oggettiva necessità di legittima difesa ed entro determinati limiti.
In alcuni Stati il diritto privato alle armi da fuoco é vietato per via di una cultura degenerata che privilegia l'aggressore piuttosto che la vittima. L'aggressore usa armi da fuoco che può reperire in modi illegali, mentre i cittadini che devono difendersi, le vittime, sono indifesi. In questi casi lo Stato dà la giustificazione che “la proprietà vale meno della vita umana”, si vuole evitare che la vittima possa ferire o uccidere il proprio aggressore: ma subire queste continue violenze va ad intaccare il diritto dei cittadini onesti di vivere e lavorare in tranquillità, il diritto di difendere sé stessi e la propria attività da cui dipende in collegamento stretto la propria vita e quella della propria famiglia.
In ogni rapina esistono alcune caratteristiche oggettive: il danno psicologico ovvero la sensazione di terrore nelle vittime; la vìolazione della propria proprietà abitativa o commerciale; il danno economico; spesso a queste si aggiungono anche danni fisici e umiliazioni inflitte dagli aggressori come violenze sessuali sulle donne. Le forze di polizia, per quanto efficienti e pronte, in molti casi non possono prevedere i crimini e nemmeno riuscire a sventarli mentre questi avvengono; non è neanche realizzabile poter mettere poliziotti ad ogni angolo di strada. Di conseguenza in molti casi le persone devono semplicemente subire l'aggressione e poi, finito l'evento, contattare le forze di polizia per denunciare il fatto e sperare in un poco probabile recupero del solo danno economico.
La legge deve privilegiare la vittima, non l'aggressore. E' importante che in questi casi i cittadini abbiano il diritto di poter scegliere di difendersi da soli con l'uso legittimo di armi da fuoco.
Esiste anche un oggettivo bisogno sociale di limitare la presenza delle armi in circolazione per evitare che ogni litigio possa finire in un omicidio o in un conflitto a fuoco. Per questo motivo, oltre alle forze dello Stato, il diritto alle armi da fuoco va dato ai cittadini che:
- lavorano in negozi o altra attività economica a rischio rapina oppure possiedono una abitazione di alto valore in una zona in cui vi è un fondato alto rischio di essere oggetto di rapine;
- abbiano superato un apposito colloquio psicologico; non siano ritenuti pericolosi;
- abbiano almeno 30 anni di età;
- abbiano frequentato un poligono nel quale abbiano acquisito l'utilizzo corretto della propria arma.
Inoltre altre condizioni:
- sono escluse le vere e proprie armi da guerra, armi automatiche che sparano a raffica, bombe a mano e simili;
- va concesso il diritto ad una sola arma da fuoco per ogni persona. Una persona che ha gia il possesso di una arma da fuoco può ottenere una nuova arma solo se restituisce quella vecchia; se l'ha smarrita per qualsiasi motivo non deve aver diritto a ricevere una nuova arma e deve pagare una sanzione. La mancata denuncia di smarrimento deve prevedere una sanzione più pesante. Queste misure contrastano il problema di chi dichiara di perdere la propria arma e in realtà la rivende ad altri privi di autorizzazione;
- se la tecnologia lo consente sarebbe indicato inserire in ogni arma da fuoco un dispositivo di localizzazione, in modo che tale dispositivo sia irremovibile dall'arma e che tale dispositivo abbia un alto grado di resistenza al danneggiamento; in questo modo lo Stato può sempre sapere dove sono le armi di cui ha concesso l'uso, pubblico o privato.
3. NO AI PRIVILEGI DEI CAMPI NOMADI.
In vari Stati esistono gravi problemi circa i campi nomadi, per esempio:
“[...] il problema dei Rom e degli immigrati è una priorità per il 70% degli italiani. [...]”
(FONTE: Bruno Persano, Un sondaggio dell'Ipr Marketing svela una forte avversione verso gli immigrati. Per il 70% degli intervistati il problema è una priorità da risolvere con l'espulsione. I Rom peggio degli extracomunitari. “Sono un pericolo. Via i campi”. Inquietanti risultati: cresce l'intolleranza per gli stranieri nel nostro Paese, data 15/05/2008, articolo pubblicato su “La Repubblica”, I Rom peggio degli extracomunitari "Sono un pericolo. Via i campi" - cronaca - Repubblica.it).
I motivi sono i seguenti: spesso nei campi nomadi vigono intollerabili condizioni igieniche; non si rispettano le norme come la scuola dell'obbligo per bambini e adolescenti, pagare le tasse (spesso si usufruisce abusivamente di elettricità, acqua, gas; non si contribuisce economicamente al mantenimento dei beni collettivi quali strade, fogne, eccetera); nelle condizioni di vita dei campi nomadi, nella povertà, nell'assenza di istruzione, si originano con molta più facilità fenomeni di delinquenza.
Per questi motivi di assenza di legalità e di pericolo per la sicurezza il popolo non tollera i campi nomadi. La legge deve essere uguale per tutti, indipendentemente dall'etnia e dalla nazionalità, indipendentemente se si vive in una roulotte oppure in un edificio.
Inoltre la legge deve ostacolare la crescita dei figli minorenni nelle roulotte perché tale spazio ridotto non è adatto ad una sana crescita infantile. La legge può prevedere una tassa per ogni figlio minorenne che risiede in una roulotte oppure può anche vietare completamente questa situazione.