Milone presenta dati shock sull’evasione delle aziende cinesi: “Via il permesso di soggiorno a chi non paga le tasse”
Dichiarazione dei redditi modello di un confezionista cinese. Imponibile denunciato 240 mila euro, imposta di competenza per l’anno fiscale 2009 160mila, euro versati: zero. L’addizionale Irpef comunale? Neppure calcolata. È una delle scoperte più sorprendenti dell’opera di monitoraggio dell’illegalità economica compiuta dal gruppo interforze.
Diventa scioccante la lettura del sondaggio comunicato stamane in una conferenza stampa dall’assessore alla sicurezza, Aldo Milone. Presi a campione 100 confezionisti cinesi i risultati sono univoci. Sul 100% delle dichiarazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate inspiegabilmente non viene calcolata l’addizionale comunale, nonostante tutti i cinesi in questione siano residenti a Prato. Ma, cosa ancor più sorprendente, dell’imposta sul reddito e dell’Iva calcolata neanche un euro viene effettivamente pagato. È l’ennesima riprova di una spia accesa da anni. I cinesi aprono un’azienda, arrivano alla fine dell’anno, chiudono per fine attività e riaprono con un prestanome. Questo è noto. Ancor più significativo, però, è il fatto che nessun titolare dei pronto moda risulti proprietario di almeno un immobile. Per loro le ganasce fiscali sotto forma di ipoteca non scattano. Non sono clandestini, sono tutti in possesso di un regolare permesso di soggiorno e, questo, agli occhi di Milone diventa quasi un’aggravante. Tanto da voler lanciare nella prossima riunione del tavolo sulla sicurezza in prefettura un’idea mutuata dall’ordinamento canadese sull’immigrazione. Chi non è in regola col pagamento di tutte le imposte, compresi i tributi locali, non potrà vedersi rinnovare il permesso di soggiorno.
“Mi chiedo a questo punto dove stia la differenza fra cinesi regolari e clandestini – dice -. Il presidente della Regione, Rossi continua a definirli una risorsa. Io dico che di questa risorsa possiamo farne volentieri a meno”. La seconda mossa dello “sceriffo” consiste nell’estendere a tappeto la verifica dei dati sui confezionisti cinesi, mettendo sotto la lente di ingrandimento da qui a settembre altri 450 imprenditori orientali. I toni aspri da parte sua in questa lotta per il ripristino della legalità non sono mai calati. Inoltre, a rinfocolare gli animi si è messa anche la console cinese Zhou Yunqi, che avrebbe scritto una lettera di protesta alla Guardia di finanza in seguito alla recente operazione di sequestro sul giro dei money transfert. “L’unica tassa che riescono ad accettare è la multa da pagare per il dissequestro dei macchinari” chiosa Milone. I dati dei primi sei mesi del 2011 lo confermano. I cinesi hanno versato complessivamente 197 mila euro per tornare in possesso dei telai, persi durante i controlli, arrivando quasi ad eguagliare il risultato di tutto il 2010, 228 mila euro. Sono i frutti dei blitz in 164 aziende a gestione orientale. In 137 aziende sono state rilevate violazioni del codice penale. Nelle restanti 27 sono toccate sanzioni amministrative.
In coda emerge un problema sanitario connesso alla manovra finanziaria in corso di approvazione. Per l’accesso al pronto soccorso sarà previsto un ticket di 65 euro. E per i clandestini? “Secondo la legge regionale hanno diritto all’assistenza gratuita – spiega Milone –. Mi chiedo come verrà accettato da tutti quei cittadini pratesi che dovranno pagare le prestazioni sanitarie”.
Carlandrea Adam Poli
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