Bibliografia di riferimento
http://www.authenticmaya.com/maya_culture_collapse.htm
Brenner Mark, Hodell David, Curtis Jason, Rosenmeier Michael, Binford Michael, Abbott Mark, 2001, Abrupt Climate Change and Pre-Columbian Culturale Collapse, in Interhemispheric Climate Linkages, Academic Press
Curtis Jason, Brenner Mark, Hodell David, Balser Richard, Islebe Gerald, Hooghiemstra Henry, 1998, A multi-proxy study of Holocene environmental change in the Maya Lowlands of Petén, Guatemala, Journal of Paleolimnology, 19: 139-159, Kluwer Academic Publisher
Haug, Gerald et al., 2003, Climate and the Collapse of Maya Civilization, Science, 299, 1731
Hodel David, Curtis Jason, Brenner Mark, Possible role of climate in the collapse of Calssic Maya civilization, 1995, Nature, vol. 375, 1, june 1995
Joyce Lucero Lisa,Barbara W. Fash, 2006, Precolumbian water management: ideology, ritual, and power, Tucson: University of Arizona Press
in parte consultabile online qui
Precolumbian Water Management: Ideology, Ritual, And Power - Lisa Joyce Lucero, Barbara W. Fash - Google Libri
Scott, Michon, Mayan Misteries, Mayan Mysteries : Feature Articles
Wahl David B., 2005, Environmental Change and Prehistoric Agriculture in the Mirador Basin, FAMSI, http://www.famsi.org/reports/01071/section04.htm
Wahl, David B., Thomas Schreiner, Roger Byrne, 2000, The Paleoenvironmental System in the Miradòr Basin in Petén, http://www.famsi.org/reports/03101/0..._schreiner.pdf
Wilk, Richard R.,1985, The Ancient Maya and the Political Present Review of Anthropological Research 41 (3): pp.307;326.
Nel testo sono richiamate le discussioni relative a due città Maya, Cancuén e El Miradòr.
Su Cancuén si possono consultare online
Exploration, Vanderbilt's Online Research Magazine - Royal massacre signals the beginning of the end of the Maya empire
Mesoweb Reports
http://exploration.vanderbilt.edu/pr..._mayaaltar.pdf)
Su El Miradòr
Copeland, Denise, 1989, Excavations in the Monos complex, El Miradòr, Petén, Guatemala, Papers of the New World Archaeological Foundation, n. 61, The Brigham Young University
Howell, Wayne, 1989, Excavations in the Danta complex, El Miradòr, Petén, Guatemala, Papers of the New World Archaeological Foundation, n. 60, The Brigham Young University
R.D.Hansen, 1990, http://www.mesoweb.com/bearc/cmr/RRAMW37.pdf
1990 Excavations in the Tigre complex, El Miradòr, Petén, Guatemala, Papers of the New World Archaeological Foundation, n. 62, The Brigham Young University
La crisi delle Terre Basse Maya del IX sec - Introduzione
Quando gli spagnoli ebbero demolito le società e le culture del Messico centrale, rivolsero la loro attenzione verso la zona meridionale della grande regione a sud dell'Istmo di Tehuantepec, zona che avevano solo in parte esplorato perchè coperta da fitte foreste che nascondevano alte montagne e una orografia tormentata.
Inoltre, all'epoca la zona era scarsamente abitata e non sembrava molto appetibile perchè non si avevano notizie circa il fatto che nascondesse particolari ricchezze, in particolare il tanto bramato oro.
E' vero che Francisco de Montejo tentò di occupare lo Yucatán sin dal 1528, appena 7 anni dopo la caduta di Tenochtitlán, arrivando a conquistare Cichén Itzá nel 1531, ma dovette poi ritirarsi a causa della strenua opposizione dei Maya-Toltechi.
Così, nel 1533 dovette accontentarsi di ricevere la lettera patente che lo autorizzava a occupare una piccola porzione dell'attuale costa orientale dell'Honduras, suscitando peraltro l'opposizione di Pedro de Alvarado che nel 1524 aveva fondato Città del Guatemala, poco più a nord.
In realtà, queste prime spedizioni sortirono effetti molto limitati ai fini dell'occupazione del territorio centroamericano, poichè gli spagnoli dovettero limitarsi a fondare alcune città e a controllarne i territori immediatamente circostanti, a causa della strenua guerriglia operata dalle popolazioni locali, molto avvantaggiate dalla perfetta conoscenza dell'impervio territorio, densamente forestato, e dal fatto di essere sparse sul territorio stesso in comunità relativamente piccole, una situazione ben diversa da quella incontrata dai conquistadores nel Messico centrale.
Così, la penetrazione nello Yucatán avvenne solo dopo il 1550, ad opera soprattutto di frati francescani che aprirono la strada agli invasori.
Solo nella seconda metà del XVIII secolo l'operazioni potè dirsi in qualche modo compiuta, quando finalmente anche la resistenza delle popolazioni del Costarica sud-occidentale venne vinta (vedi nota 1).
La zona immediatamente a sud dell'Istmo di Tehuantepec nel XVI sec. era scarsamente popolata, una situazione ben diversa da quella che si sarebbe presentata agli spagnoli se fossero arrivati mille anni prima.
In particolare, la zona centrale dello Yucatán era dominata dall'aristocrazia dei guerrieri Toltechi, immigrati localmente attorno al X sec., i quali avevano sottomesso quel poco che restava in loco degli antichi abitanti della zona, i Maya.
Già subito dopo l'anno 800 le Terre Basse abitate dai Maya, che avevano dato origine alla splendida cultura del periodo classico (200 d.C. - 800 d.C.), si presentavano pressochè spopolate, le città erano state abbandonate spesso in gran fretta, le stele in gran parte erano crollate al suolo, altre erano state abbattute, alcune giacevano al suolo incompiute, i maestosi edifici piramidali erano in rovina...
Molto si è scritto e soprattutto fantasticato circa le cause di questa repentina decadenza, anche perchè i frati francescani si preoccuparono immediatamente di eliminare tutte le testimonianze scritte dai Maya nei loro antichi codici, per cui, anche ammesso che questi ultimi possedessero una storiografia scritta, della loro storia nulla ci è rimasto se non leggende e tradizioni tramandate oralmente.
Nulla al proposito ci possono dire i 3 (forse 4) codici Maya superstiti, nè il Popol Vuh, nè i vari libri Chilám Balám.
In passato, sono state avanzate le più svariate ipotesi: chi si è appellato allo studio dei cicli delle macchie solari, chi alla caduta di giganteschi meteoriti o alla esplosione di vulcani, chi alla perdita di conoscenze ancestrali derivanti dell'immigrazione degli Atlantidi e chi più ne ha più ne metta (qui vengono illustrate quasi tutte le ipotesi formulate nel corso del tempo Collasso dei Maya - Wikipedia).
In verità, gli archeologi e gli storici avevano avanzato due ipotesi che sembravano non escludersi a vicenda: l'eccessiva deforestazione della zona avrebbe provocato cambiamenti climatici che causarono una gravissima carestia e ci sarebbe stata una rivolta sociale della 'plebe' che non sopportava più i gravosi carichi di lavoro impostigli dalla elite dominante.
Le scoperte e gli studi più recenti sembrano confermare entrambe queste ipotesi, o meglio, sembrano confermare la prima come causa principale di cui la seconda fu una conseguenza.
Prima di proseguire, temo sia necessario fare una serie di precisazioni.
La regione della Mesoamerica che ha dato origine e sviluppo alla cultura Maya (vedi nota 2) è molto vasta, occupava tutta la zona che va dall'Istmo di Tehuantepéc nel sud dell'attuale Messico, sino all'Honduras nord-occidentale.
Comprendeva quindi tutto l'Istmo di Tehuantepéc propriamente detto, tutto lo Yucatán, il Bacino del Petén, tutto l'attuale Guatemala e parte dell'Honduras.
Si tratta di territori geomorfologicamente molto diversi tra loro.
La penisola dello Yucatán è un 'pianoro' calcareo, attualmente deforestato ma coperto nell'epoca formativa (1200-200 a.C.) da foresta tipica del clima tropicale secco, dominato da un regime delle acque di tipo carsico, a parte la zona occupata dall'attuale Belize che aveva ed ha un clima tropicale umido e quindi vede il prevalere del bosco tropicale umido.
L'attiguo Bacino del Petén è una pianura molto vasta, attualmente coperta da fitte foreste di bosco tropicale secco rigeneratesi dopo l'intenso sfruttamento e la quasi completa deforestazione operate dai Maya tra il 200 a.C. e il 900 d.C.
L'Istmo di Tehuantepéc è dominato da una catena montuosa, la Sierra Madre del Sud, che sorpassa i 3000 mt di altezza.
Essa continua nella Sierra Madre del Chiapas, che occupa tutta la parte centro-occidentale del Guatemala e segna il punto più alto dell'America Centrale nel vulcano Tajumulco (4220 mt), proseguendo poi nell'Honduras.
Questa lunga sequenza di Sierras, che si estende per più di 1000 km a ridosso della costa del Pacifico, è caratterizzata da una tormentatissima orografia e il territorio è segnato dalla presenza di numerosi e alti vulcani attivi.
Le Sierras sono coperte da fitte foreste tropicali, nelle quali predominano la foresta nebulare di alta montagna e più in basso il bosco tropicale secco.
Le sierras degradano in maniera improvvisa in prossimità della costa caribica del Guatemala, che è caratterizzata da profonde vallate originate dall'erosione fluviale, dominate da un clima caldo e molto secco, che le rende assolutamente inospitali, anche se anticamente erano molto frequentate dai cavatori di giadeite.
La situazione del territorio ha fatto si che nelle varie zone climatiche la cultura Maya abbia assunto anche aspetti peculiari.
Per questo motivo, il territorio occupato dai Maya dell'epoca classica (200-600 d.C.) e postclassica (600-900 d.C.) è stato archeologicamente parlando suddiviso in due zone: le Terre Alte, comprendenti tutta la zona delle Sierras, e le Terre Basse, a loro volta divise in due subzone, le Terre Basse meridionali, comprendenti il Bacino del Petén, il Belize e la parte meridionale degli attuali stati messicani di Campeche e Quintana Roo e infine le Terre Basse settentrionali, comprendenti il rimanente della penisola dello Yucatán, dell'Istmo di Tehuantepéc e le colline del Puuc.
Per comprendere compiutamente le argomentazioni presentate nel seguito di questo 'trattatello' è opportuno, prima di proseguire, leggere quelle su Cancuén e El Miradór
Cancuén http://politicainrete.it/forum/cultu...ml#post3275961 a inizio pagina 5
El Miradór http://politicainrete.it/forum/cultu...ml#post3285131
Le precisazioni di carattere geografico e climatico viste in precedenza sono necessarie perchè la crisi della società Maya di cui ci stiamo occupando non avvenne simultaneamente in tutte e tre le zone in cui gli archeologi hanno suddivisa l'area che queste popolazioni occuparono tra il 1200 a.C. e il 900 d.C.
La prima zona che risentì della crisi, attorno al 780 d.C., è quella del Bacino del Petén, nelle Terre Basse meridionali, poi all'inizio del IX sec. la crisi si estese alle Terre Basse settentrionali e infine colpì le Terre Alte e la penisola dello Yucatán.
Le datazioni si possono stabilire con buona approssimazione, perchè i Maya avevano l'abitudine di scolpire date sui loro monumenti, in particolare sulle stele che erigevano nelle grandi piazze cerimoniali a ricordo di intronizzazioni o cerimonie celebrative: a Pomoná, periferia settentrionale del Petén, l'ultima data registrata è relativa al 780 d.C., ad Aguateca, Petén centrale, è relativa al 790, a Quiriguá, Terre Alte, l'ultima data è relativa all'810... etc.etc. fino ad arrivare a Uxmál, Yucatán settentrionale, ultima registrazione nel 907.
Seguirà una prossima puntata