Originariamente Scritto da
Maximilian
MILANO SOTTO L' ASSEDIO DEI RIFIUTI
27 novembre 1995 — pagina 20 sezione: CRONACA
MILANO - Il borsino dei rifiuti è arrivato a quota ventimila: tante sono le tonnellate di spazzatura che hanno invaso le strade di Milano o sono state ammassate sui piazzali di raccolta dell' Amsa. Dai primi di novembre Milano non può più portare i propri rifiuti nella discarica di Cerro Maggiore, presidiata dai cittadini in rivolta contro la decisione del presidente della giunta regionale Roberto Formigoni di prorogarne l' apertura per altri 18 mesi. E quindi sacchi neri che inevitabilmente si ammassano in centro e in periferia, in corso Vittorio Emanuele come a Quarto Oggiaro. Immagine simbolo della crisi la vera e propria montagna di via Olgettina, nel piazzale attiguo alla sede della municipalizzata dei rifiuti: un picco di ' ' pattume' ' da circa 10 mila tonnellate che fronteggia l' ospedale San Raffaele. Panorama inquietante per degenti e sanitari, anche se, per fortuna, di esclusivo disturbo estetico o tutt' al più olfattivo, grazie al freddo che ritarda il processo di fermentazione e, quindi, la proliferazione batterica. Panorama desolante che, forse, oggi Milano potrà archiviare come un brutto incubo da dimenticare. Dopo mesi di guerra istituzionale fra Regione e Comune di Milano su come gestire l' emergenza spazzatura - e dopo 23 giorni di blocco pressoché totale del grande buco di Cerro Maggiore (gestito da una società di Paolo Berlusconi che riceve gran parte dei rifiuti di Milano) - il presidente della giunta regionale Formigoni, infatti, propone una intesa che riconosce validità ai piani operativi di Palazzo Marino e della Provincia. Rinunciando, in sostanza, a difendere l' ordinanza con la quale aveva disposto l' apertura della discarica per un altro anno e mezzo. Vale a dire il motivo della rivolta degli abitanti del paese che ospita la megadiscarica di Berlusconi junior. L' appuntamento decisivo è in programma per le 14, al Pirellone: se le istituzioni troveranno la ' ' quadra' ' sui punti proposti da Formigoni il tavolo si aprirà, subito dopo, ai sindaci di Cerro e Rescaldina (i due paesi ' ' discaricati' ' ) e al ' ' comitato di crisi ambientale' ' che guida il presidio dei cittadini, per un secondo protocollo di intesa, che dovrebbe stabilire una volta per tutte il calendario di chiusura della discarica. Nei giorni scorsi era già stato raggiunto un primo accordo fra Milano, la Provincia e gli altri comuni che portano i loro rifiuti a Cerro: con l' impegno a non utilizzare il terzo lotto della discarica (quello autorizzato da Formigoni) e quindi a prolungare l' uso dell' impianto, al massimo, entro il 28 febbraio. La crisi dei rifiuti a Milano ha un motivo di fondo - la dipendenza dalle discariche, fonte inesauribile di tangenti e di inchieste della magistratura - e una causa contingente: la furiosa battaglia fra Formigoni, commissario delegato dal governo per la gestione dell' immondizia provinciale, e il sindaco Formentini, a sua volta commissario straordinario per i rifiuti milanesi, nella definizione delle strategie di intervento e l' avvio dei nuovi impianti: un business da 1000 miliardi, di cui 500 per Milano. Il ritardo storico nella definizione di piani alternativi per lo smaltimento dei rifiuti è stato colmato, a Milano, soltanto da alcuni mesi, con l' ingresso in giunta dell' ambientalista Walter Ganapini e il massiccio avvio della raccolta differenziata di carta, vetro, plastica e rifiuti alimentari nonchè dei progetti per nuovi impianti di trattamento, in grado di produrre energia e calore dalla combustione del pattume. Uno sforzo che, comunque, non ha potuto impedire l' ammassamento per le strade delle 1400 tonnellate al giorno di immondizia che ancora la città è costretta a inviare in discarica. - di IVAN BERNI
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