INFIBULAZIONE: NON MOLLARE, MAI
Vanity Fair - 2 gennaio 2008
La lotta alle mutilazioni genitali femminili si fa sempre più difficile. Ma, scrive il leader radicale, sconfiggerle è possibile
di Emma Bonino
Sono passati cinque anni da quando le attiviste più impegnate nella lotta alle mutilazioni genitali femminili (mgf) si riunirono al Cairo con le associazioni Aidos e Non c'è Pace Senza Giustizia per discutere le strategie più efficaci per combatterle.
Da allora, 18 su 28 Paesi afro-arabi dove si praticano le mgf hanno adottato una legge che le proibisce come una violazione dei diritti della donna. E questo è un cambiamento di fondamentale importanza, perché il fenomeno non è più considerato solo come un problema socio-sanitario. L'esistenza di una legge legittima poi il lavoro delle militanti anti-mgf. Certo, di per sé non basta a sconfiggere la pratica, e in diversi Paesi c'è ancora molto da fare proprio per migliorare le norme adottate.
Quello che è emerso con più forza dalla Conferenze "Dichiarazione del Cairo +5", che Non c'è Pace Senza Giustizia ha organizzato al Cairo il 14 e 15 dicembre scorso, è il consolidamento di un lavoro di squadra che, tenendo alta la pressione a livello sociale e politico, porterà nella direzione della completa eliminazione delle mgf.
Ministri, parlamentari, attivisti e rappresentanti delle organizzazioni internazionali più impegnate su questo fronte hanno voluto chiudere i lavori della Conferenza assumendo un impegno per quest'anno: ritrovarsi ancora più numerosi in un prossimo incontro, da tenere magari proprio in uno dei Paesi in cui le mgf sono più diffuse, per elaborare nuove strategie, consolidare i risultati acquisiti, gettare le basi per ulteriori passi avanti e favorire l'armonizzazione delle legislazioni.
Quest'ultimo aspetto ha un'importanza particolare per via di un fenomeno nuovo, che sta prendendo sempre più piede. Si tratta di una sorta di "emigrazione mutilatoria" tra Paesi confinanti. Chi, per esempio, in Burkina Faso vuole far mutilare le proprie figlie, rischia dai 5 ai 10 anni di reclusione. Così si mette su un treno e va in Mali, dove non c'è ancora una legge che proibisce le mgf.
Da questo nasce la necessità di un'azione più incisiva e di un coordinamento più stringente, anche a livello di campagne d'informazione e sensibilizzazione. Perché bandire definitivamente le mgf non solo è possibile, ma è un risultato a portata di mano. Bisogna però non mollare, mai.
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