Niente reputazioni ma opere di bene. Grazie.
Che tristezza dev'essere ricevere un "ILike" da un cretino.
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Cinguetto QUI
Ma che inaugurazione e inaugurazione, spostare i ministeri equivale a spostare da Roma a Monza dai 3.000 ai 5.000 lavoratori, oppure a licenziarli a Roma e assumerne altrettanti a Monza: ossia due operazioni tecnicamente impossibili. Ne segue che probabilmente si tratta solo di una qualche succursale, di un distaccamente oppure (ma questo secondo caso è comunque comprensivo anche del primo) del fatto che la campagna elettorale è già iniziata, da ciò si deduce che il governo non arriverà alla prossima estate e che l'unica verità di questa iniziativa è che Bossi ha bisogno di qualche simbolo vuoto ma che faccia parlare e da poter tirare in ballo quando dovrà giustificare il suo operato e salvarsi dalla debacle. Le riforme vere non si fanno dalla mattina alla sera, né sotto la spinta dell'agitazione popolare, come la bozza Calderoli: questa è roba per salvarsi dal passato, non per investire nel futuro.
Ultima modifica di Platone; 23-07-11 alle 21:42
Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.
MA QUALE INAUGURAZIONE!
Quattro uffici scrausi per un paio di mongoloidi!
LEGHISTI... ANDATE A LAVORARE... MANTENUTI!
Ultima modifica di Ichthys; 23-07-11 alle 22:21
2010:
"... e accenderemo un altro rogo il 4, al "fante ignoto" che non vuol più stare a Roma divenuta una Bisanzio putrefatta sempre più gonfia della sua putrefazione"
(G. D'Annunzio)
"... e accenderemo un altro rogo il 4, al "fante ignoto" che non vuol più stare a Roma divenuta una Bisanzio putrefatta sempre più gonfia della sua putrefazione"
(G. D'Annunzio)
"... e accenderemo un altro rogo il 4, al "fante ignoto" che non vuol più stare a Roma divenuta una Bisanzio putrefatta sempre più gonfia della sua putrefazione"
(G. D'Annunzio)
IL BACICCIA E' BULICCIO
Bossi, un disastro, una mente contorta e dissociata, un incidente della democrazia italiana, uno sfasciacarrozze con il quale non mi siederò mai più allo stesso tavolo.
(Silvio Berlusconi, 1994)