Se anche Marchionne considera il Cav un grave danno per l’Italia

Giovedì 04 Agosto 2011 097

Sergio Marchionne è una di quelle persone che la massa degli italiani, addetti ai lavori esclusi quindi, relega quasi all’indifferenza. Del resto è uno che in giro si vede poco. Deve averlo imparato negli States che non si può parlare continuamente. E infatti quelle poche volte che l’italo-canadese dice la sua funziona sempre, piaccia ciò che dice o meno. Silvio Berlusconi ieri ha dichiarato alle Camere che il paese deve dare i giusti segnali ai mercati e che non sono questi a dover influenzare o addirittura decidere le mosse di un governo nazionale.

Dimenticando, però, che i due attori si integrano e completano. Se un governo non convince i mercati lo sprangano e se i mercati reagiscono negativamente l’economia del suo paese va male. Poiché i mercati sono vivacizzati anche da grandi imprese che vivono strette e indispensabili relazioni con l’esterno occorre ascoltarli.

E Marchionne ieri è stato netto dicendosi dalla parte di Giorgio Napolitano che invoca la coesione nazionale. «Non ci possiamo più permettere questa confusione. È necessario avere una leadership più forte che ridia credibilità al paese», ha aggiunto il manager dell’automobile italiana. Marchionne osserva l’Italia dall’interno e da oltre confine, ha una cultura politico-imprenditoriale all’americana e sa che alla base di tutto c’è la credibilità. Gli investitori fuggono davanti a un governo incapace che getta il paese nel caos ed è, a suo avviso, anche il caso italiano quando parla di quel «grande problema di credibilità che ha l'Italia» e della necessità di una leadership «in grado di recuperare la coesione».

Il punto di vista di Marchionne è condivisibile e fa riferimento al mondo che non capisce la nostra confusione. Che è quella confusione che non può che essere addebitata alla figura che guida l’esecutivo e a chi, ricorda mister Fiat, «ha compiuto anche scorrettezze nella sua vita quotidiana». Prima si diceva della sua vita passato a stretto contatto con l’estero dove, e ovviamente si parla di paese occidentali, chi ha sbagliato «sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede nulla». È anche questo il giusto segnale che va dato ai mercati internazionali, oltre che a cittadini e imprese.
Se anche Marchionne considera il Cav <br> un grave danno per l