Certo, è ovvio che non intendevo dire che quando parla come dottore privato il Papa smette di essere Papa... Continua ad esserlo, ma non esercita la sua Autorità di Papa... Dunque, pur rimanendo Papa, non si rivolge al mondo come Vicario di Cristo, ma come semplice uomo, come teologo privato... esprimendo opinioni personali, scrivendo un libro come teologo, ecc...
D'accordo...Quando insegna in materia di Fede e morale, impegnando esplicitamente la pienezza della sua autorità di Papa, esprimendo la cosiddetta "voluntas definiendi" e volendo vincolare tutta la Chiesa, allora si può parlare di pronunciamento ex cathedra e quindi infallibile.
D'accordo...Ma anche un insegnamento del Magistero non definitivo ordinario autentico è un insegnamento del Papa (e non di un dottore privato), ma non può essere considerato un insegnamento ex cathedra che per definizione dogmatica è in quanto tale - 'per se' - infallibile e definitivo. Anche ad esso dobbiamo il nostro assenso, ma è un assenso diverso: nel caso di un pronunciamento ex cathedra dobbiamo dare il nostro assenso totale perché è come se fosse Cristo stesso ad insegnare direttamente, mentre nel caso di un pronunciamento non definitivo dobbiamo dare il nostro prudente e religioso ossequio, che non è una forma di obbedienza comparabile a quella che si deve a tutti i pronunciamenti definitivi del Magistero.
Le distinzioni che fanno i teologi possono essere tante, usiamole quando servono ai fini del nostro discorso.Lo so, ma è una distinzione che c'è e non va omessa. Ce lo impone il rigore dottrinale.
Non è questo il problema Giò. A mio avviso il problema sta nel rifiuto, da parte di tanti tradizionalisti, di prendere atto di una cosa in fondo molto banale e di buonsenso. E cioè che non ha senso che la Chiesa universale o il Papa (non importa con quale atto di Magistero...!) dica che una certa verità è stata Rivelata da Dio, ma che non è necessario crederci.Beh, Timoteo tu hai fatto riferimento ai tradizionalisti che - secondo te - menomano il dogma dell'infallibilità pontificia, volendo sostenere che in realtà i Papi solo raramente si pronunciano in siffatta maniera.
Ebbene, secondo me, tra molti cattolici tradizionalisti o integristi che dir si voglia, su tale questione c'è una incomprensione di fondo:
- è vero, da un lato, che non spesso il Papa si pronuncia con un atto del Suo Magistero straordinario infallibile ex cathedra (e quindi definitivo e vincolante per tutti);
- è anche vero, dall'altro lato, che il magistero ordinario infallibile, pur non ricorrendo alla formulazione ex cathedra, è comunque infallibile e ad un insegnamento del magistero ordinario infallibile va dato il medesimo assenso che si dà ad un insegnamento del magistero straordinario infallibile.
Se il Magistero non è definitivo, vuol dire che è lasciata libertà di discussione tra i teologi sulla dottrina in questione, quindi non c'è da parte della Chiesa un insegnamento in senso proprio. In questo caso, la Chiesa o il Papa non dice che quella determininata cosa è Rivelata da Dio. Se lo dicesse vi sarebbe inevitabilmente definitività. E poi, se il problema è quello della definitività o meno degli insegnamenti eretici del Vaticano II, beh vuol dire che stiamo dando i numeri. E' quasi cinquant'anni che una gerarchia apostata insegna quelle cose in tutte le salse. Altro che definitività! Ti pare che per Ratzinger o per l'attuale "episcopato" vi sia libertà di discussione sulla libertà religiosa o sull'ecumenismo, ecc? Pensi che per loro queste dottrine possano essere messe in dubbio? Suvvia...Se mai il vero dibattito, la vera disputa teologica, va fatta attorno ad un problema che, ahimè, nel passato della Chiesa era sorto molto raramente, ma che il disastro del Concilio Vaticano II ha posto prepotentemente:
- è possibile che il Papa, nel suo Magistero non definitivo, erri o cada nel peccato d'eresia o quanto meno si lasci andare ad espressioni ambigue e/o che presentino una certa dissonanza e/o contraddizione col Magistero definitivo?
Vedi, in un'ottica cattolica queste questioni non si pongono nemmeno. C'è la Fede di mezzo. La Chiesa non può sbagliare su queste cose. Ma tu nei confronti di una verità di fede o connessa alla fede pensi di essere tenuto ad un "prudente e religioso ossequio"? O ci credi o non ci credi.- se sì, è possibile e legittimo che un credente, anche il più semplice e non solo i teologi, sospenda il proprio prudente e religioso ossequio a tale insegnamento? Potrebbe, eventualmente, pubblicamente manifestare questo suo convincimento o dovrebbe tenerlo per sé, al massimo facendolo presente esclusivamente agli uomini della Chiesa? Potrebbe, nel caso la contraddizione risultasse palese, addirittura giungere non solo a sospendere il suo religioso e prudente ossequio ma a negarlo?
Questi sono gli snodi che secondo me vanno risolti.