Ora che il regime di Muammar Gheddafi è arrivato al capolinea, la stampa tedesca inizia a fare i conti con la scelta del Governo Merkel di non sostenere l’operazione militare in Libia. Era il marzo scorso quando Angela Merkel e Guido Westerwelle (il ministro degli Esteri tedesco) dichiaravano la propria contrarietà alla no-fly zone in Libia e si astenevano sulla risoluzione dell’Onu.
Alla base della scelta della Germania c’erano, come abbiano già spiegato il 21 marzo scorso, gli interessi economici e il mantenimento di buoni rapporti con altri stati (soprattutto Cina e Russia) che si erano a loro volta astenuti nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. In realtà, però, il ministro degli Esteri tedesco aveva giustificato la posizione della Germania ritenendo che sarebbero state di maggior successo le pressioni politiche, le sanzioni finanziarie ed economiche e non un intervento militare dalle conseguenze imprevedibili. Tale scelta fu fortemente criticata da gran parte della stampa tedesca che denunciò il rischio di isolamento internazionale della Germania. Per il giornale conservatore Die Welt si trattava di un segnale sbagliato alla comunità internazionale, che danneggiava l’immagine della Germania. Per la Zeit era una scelta “vile”. Sul suo sito ammoniva: la Germania pagherà le conseguenze dell’astensione nel momento in cui si dovrà eleggere il membro permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – ricordiamo che la Germania, attualmente, è uno dei membri non-permamenti. La Frankfurter Allgemeine Zeitung, giornale conservatore, titolò eloquentement: “L’isolamento del sistema Westerwelle”. Per la Süddeutsche Zeitung, quotidiano progressista, Westerwelle, nella sua relazione al Parlamento, ha detto solo una mezza verità. L’altra andava forse ricercata negli interessi economici a cui abbiamo accennato sopra.
Oggi che grazie alle operazioni congiunte della Nato e dei ribelli libici Gheddafi non controlla più Tripoli e il suo regime è alla fine, molti giornali tedeschi sono tornati ad attaccare il ministro degli Esteri e a criticare quell’astensione già condannata qualche mese fa. Un commento dello Spiegel titolava: "Il successo di Sarkozy e l’umiliazione della Merkel". Secondo il commento di Rolland Nelles si tratta di una grossa vittoria politica per il presidente francese, per gli americani ed i britannici. Per Angela Merkel e Guido Westerwelle si tratta, invece, di una sconfitta crudele. E’ certamente molto facile, con il senno di poi, dire che bisognava appoggiare l’azione militare in Libia, ammette il commentatore dello Spiegel, certo è, però, che la credibilità della Germania nella lotta per i diritti umani e la democrazia è, quantomeno, danneggiata – fin qui la tesi dello Spiegel.
Non molto diverso il commento della Zeit che ironizza sulle dichiarazioni di giubilo per i successi dei ribelli libici fatta dal Ministro degli Esteri Guido Westerwelle. Secondo la Zeit il governo tedesco, che oggi elogia il popolo libico e si offre per la ricostruzione della Libia, non è credibile in quanto non ha fatto nulla per sostenere la rivolta contro Gheddafi. Secondo la lettura della Zeit il Ministro degli Esteri non ha più alcuna credibilità. Sulla scena internazionale è la Merkel che ormai prende le decisioni importanti.
E’ più complessa la lettura del giornale conservatore Die Welt che ritiene che la sconfitta di Gheddafi sia una straordinaria vittoria per la libertà e la giustizia. Nel suo commento, Richard Herzinger mette in evidenza la forza e la tenacia del popolo libico che ha intrapreso una lotta durata, forse, più a lungo del previsto e che ha saputo resistere alle fase di maggiore difficoltà della guerra. D’altra parte, però, non rinuncia a sottolineare che la politica estera tedesca esce umiliata dalla vicenda libica. Senza la no-fly zone decisa dalla Nato, che, ricorda il Die Welt, è stata boicottata dalla presunzione nazional-pacifista tedesca, la sconfitta di Gheddafi non sarebbe mai arrivata.
Anche il Mensile conservatore Cicero non ha rinunciato a criticare le scelte passate del ministro degli Esteri, Guido Westerwelle. Per Cicero gli eroi della rivoluzione libica creano alla Germania molto imbarazzo. Ora, il giudizio estremamente critico della stampa tedesca appare, probabilmente, eccessivo se si tiene conto, tra l’altro, che forze militari tedesche sono impegnate oggi attualmente in diverse operazioni di pace nel resto del mondo: nel Sudan (15 unità), nel Corno d’Africa (275 unità), in Libano (239 unità), in Afghanistan ed Uzbekistan (5.203), nel Mediterraneo (28 unità), in Bosnia (14 unità) ed in Kossovo (1366 unità) (fonte: Ministero della Difesa). In realtà, ciò che oggi appare complicato da decifrare (e alcuni giornali tedeschi lo hanno detto chiaramente) è il futuro della Libia. E’ stata la Frankfurter Allgemiene Zeitung a dire subito che in realtà la strada della Libia verso la democrazia è ancora molto lunga. Secondo il giornale tedesco ci vorrà una fase di passaggio di almeno 18-20 mesi e solo dopo potrà iniziare il lungo processo di democratizzazione, dai contorni ancora indefiniti.
La Merkel sulla graticola rimpiange quel voto in Consiglio di sicurezza | l'Occidentale