Il trucco di Penati: farà il capogruppo del Misto
Il finto passo indietro nel consiglio regionale della Lombardia
Milano - Non è chiaro se sia Filippo Penati a inseguire i privilegi o i privilegi a inseguire Penati.
Come fantasmi del passato, al dimissionario Penati toccano tre segretari e diarie più alte degli altri consiglieri regionali lombardi (che sommando una voce e l’altra, con indennità e rimborsi, ricevono tra i dieci e gli undicimila euro al mese).
Il caso è marginale rispetto alle vicende giudiziarie, ma è interessante come vicenda di costume politico.
L’ex presidente della Provincia di Milano, uomo di punta del Pd in Lombardia oltre che autorevole esponente della segreteria Bersani, dopo essere stato sconfitto alle provinciali del 2009, si è candidato a presidente della Regione Lombardia nel 2010.
Battuto da Roberto Formigoni, ha ottenuto l’incarico di vicepresidente del consiglio regionale: così, come membro dell’ufficio di presidenza, aveva diritto a una segreteria composta da tre persone.
Nelle scorse settimane, come molti ricorderanno, Penati ha annunciato che in attesa dell’esito dell’inchiesta, e per non mettere in ulteriore imbarazzo il suo partito, si sarebbe dimesso da vicepresidente del consiglio regionale e anche dal gruppo Pd, per passare al gruppo misto.
In realtà, la decisione di uscire dal gruppo del Pd (per il momento non ancora formalizzata dall’ufficio di presidenza) consente a Filippo Penati di mantenere la sua vecchia segreteria: tre persone che lo potrebbero seguire nel nuovo incarico di capogruppo del nuovo gruppo misto, di cui-tra l’altro-è l’unico componente.
Come unico membro e quindi ovviamente capogruppo del gruppo misto, Penati ha appunto diritto a una propria segreteria.
Non solo, perché il dimissionario vicepresidente del consiglio regionale lombardo otterrebbe un supplemento di stipendio in più rispetto all’indennità del semplice consigliere regionale. Un ritocco del 10 per cento pari a circa 350 euro al mese.
È vero che da vicepresidente l’indennità era più alta di altri 350 euro, perché ritoccata di un ulteriore dieci per cento. Ma alla fine, fatti tutti i conti come accade in queste ore al Pirellone, con le dimissioni Penati potrebbe mantenere la segreteria (che dovrebbe solo cambiare ufficio) e anche una diaria suppletiva da capogruppo.
Naturalmente Penati ha sempre la possibilità di rinunciare.
Difficile dire con certezza se sia una mossa astuta o l’effetto collaterale di una decisione politica. In ogni caso, non è la prima volta che Filippo Penati si trova in una situazione del genere. È accaduto in Provincia, dove dopo le elezioni del 2009 ha costituito un gruppo Penati, di cui è rimasto l’unico componente per due anni.
La decisione aveva suscitato polemiche, perché Filippo Penati aveva deciso di non far parte del gruppo consiliare del Pd nonostante fosse membro della segreteria nazionale del partito e braccio destro di Bersani. In più, in Provincia si era costituito anche il gruppo della Lista Penati, di cui però lui non faceva parte. In conclusione tre gruppi con tre budget. E anche in questo caso privilegi da capogruppo per Penati.
Una situazione sanata pochi mesi fa, nel pieno di una polemica sui doppi incarichi esplosa subito dopo la nascita della giunta Pisapia.
Due anni dopo le elezioni (e poco prima dell’inchiesta) Penati si è dimesso dalla Provincia.
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