Breve premessa
“Altrove” ho letto un intervento imperniato sulla figura di Mosè. Non voglio replicare “là” perché mi hanno appena fatto sapere che non ho vinto il “premio simpatia” e che se persevero con ironia, mi tagliano… i post. Di conseguenza – non volendo disturbare nessun manovratore - ho deciso e comunicato il mio “tolgo il disturbo”; e intendo rispettare l’impegno. Tornando al “pezzo” in questione, devo confessare che leggerlo è stato davvero esilarante; roba da far impallidire anche i più cazzuti fondamentalisti cristiani che da qualche tempo si agitano, come tarantolati, negli USA. E non solo là. Leggere per credere.
Mentre leggevo quella versione della “vita, morte e miracoli” del buon Mosè, mi sono ricordato di un mio vecchissimo post. L’ho recuperato e, dopo qualche ritocchetto (poca roba, solo un leggero labor limae) ho pensato di proporlo, in questo forum, alla “libera critica” di chi ne avrà voglia.
ps: non linko - volutamente - il “post ispiratore” perché non intendo sollevare polemiche; chi vuole, potrà cercarlo e goderne facilmente in proprio;
Auguro buona lettura agli intrepidi che vorranno sorbirselo e lascio la parola a lui: Mosè.
Nasco dai racconti leggendari che un popolo nomade tramandava sotto i cieli delle magiche notti mediorientali. Là, negli accampamenti nel deserto, complice la luna ispiratrice, gli anziani affabulavano la tribù. Poi, dopo quello che chiamano l’esilio babilonese, qualche zelante sacerdote ha composto il patchwork letterario che passa sotto il nome di Pentateuco (o Libro della Legge); e per dargli “nobiltà”, dice in giro che l’ho scritto io.
Da quel momento divento Mosè, il liberatore, il legislatore di Dio. E non c’è verso di fargli cambiare idea: testoni! Nemmeno il fatto che ci siano impronte chiarissime di almeno tre fonti diverse (elohista, jahvista e sacerdotale); niente da fare, l’autore sono io!
Nasco, voglio dire “biologicamente”, da un rapporto incestuoso. Proprio così, incestuoso:
Esodo 6,20
“Amram si prese in moglie Iochebed, sua zia, che gli partorì Aronne e Mosè.”
Uno di quei rapporti che poi avrei proibito
Levitico 18, 12-13
“Non scoprirai la nudità della sorella di tuo padre; è carne di tuo padre. Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre, perché è carne di tua madre.”
e punito con la pena di morte
Levitico 18,29
“Perché quanti commetteranno qualcuna di queste pratiche abominevoli saranno eliminati dal loro popolo”.
Niente male come inizio, no? E che “coerenza”! Ma vi pare che l’avrei scritta una corbelleria del genere? E “Lui” che mi ispirava, poteva lasciarsi sfuggire un segreto (l’incesto) così compromettente? Roba da gossip alla Signorini.
Dicevo, nato (o malnato, viste le “modalità”) in una famiglia ebrea, vengo abbandonato alla pietà del fiume (il Nilo) in una cesta di giunchi. Chiederà qualcuno: e come può galleggiare una cesta di giunchi intrecciati, con un bambino di tre mesi dentro? Semplice, è stata impermeabilizzata. Come? Ma con il bitume! Mica c’erano i cantieri navali di Genova, sù. Bella storia vero?; peccato soltanto per quel “banale” dettaglio del bitume-salvavita: non arriva in Egitto prima del 300 a.C., più o meno un migliaio di anni dopo il “galleggiamento salvifico”. Ma sorvoliamo.
La cesta viene trovata dalle ancelle della figlia del faraone, che stavano allegramente sguazzando nel fiume; alla faccia dei coccodrilli! E che fa la principessa? Disubbidisce all’editto paterno - che voleva uccisi tutti i neonati maschi degli ebrei - e mi rimanda dalla mamma; per lo svezzamento.
Appena la peluria pubica si affaccia e imbrunisce la mia epidermide adolescenziale, vengo prelevato dalla nursery ebraica e spedito a palazzo. E lì, da principe, divento – finalmente! - qualcuno. Ma non dura. Un bel giorno mi girano le “tolle” e faccio fuori un egiziano. Azz…! Devo scappare per salvare la pelle! e mi faccio inghiottire dal deserto di Madian e lì incontro lei, Sefora. Bbbooona! esclamo, e me la sposo.
Lavoro come pastore alle dipendenze di mio suocero a cui mi rivolgo chiamandolo “Oh!, Oh!” E non ditemi che non è elegante per un principe; quello lì, non si sapeva mai come chiamarlo:
Esodo 2, 16-18
“Ora il sacerdote di Madian aveva sette figlie …. Tornate dal loro padre Reuel…. “
Esodo 3, 1
“Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian…”
Numeri 10, 29
“Mosè disse a Obab, figlio di Reuel, Madianita, suocero di Mosè”
Incertezze dell’anagrafe!
Ma “tiremm innanz”. Dopo quarant’anni di vita tranquilla ad inseguire pecore, da dentro un cespuglio che “brucia ma non brucia”, salta fuori “Lui”, Yahweh o Elhoim (coi nomi proprio non ci siamo!). Bel bello mi vuole rispedire in Egitto; io non mi fido e cerco di fare resistenza ma poi cedo. Non mi fido, dicevo, perché il tipetto non è tanto raccomandabile (un vero “grass de rost” come dicono sotto la Madunina); fumantino, collerico e vendicativo. Se non ci sta attenta Sefora (che sapeva di non poter contare sulla “reversibilità”), una notte fa fuori anche me:
Esodo 4, 24
“Mentre si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire.”
Mi prendo – ante litteram - uno spavento della M…..nna; e nonostante che quell’altro, il “figlio”, non fosse ancora nato, prorompo in un sonoro: “Cristo!”
Arrivo in Egitto e ha inizio la s… aga dell’Esodo. Vado subito dal faraone e gliele canto a brutto muso. Poi Aronne trasforma un bastone in serpente ma la stessa cosa la fanno anche i maghi egiziani; azz …!. Ma “Lui” non demorde e scatena un’iradiddio! Manda me a minacciare il faraone e intanto lo convince a non mollare: subdolo! E così trova la scusa per mazzolare gli egiziani e la storia prende delle brutte pieghe: le “pieghe delle piaghe”.
Tanto per cominciare, Aronne trasforma tutte le acque in sangue: uno a zero. I maghi ci riescono pure loro: uno pari. Aronne scende sulla sinistra, si accentra e lascia partire un bolide che impesta di rane tutto il regno: due a uno. I maghi, bastardi!, lo fanno pure loro: due a due e fine del primo tempo.
Aronne ci rimane di m…. e teme di veder comparire la sagoma lunga di Staffelli con il tapiro d’ordinanza.
Negli spogliatoi “Lui” è inc…to nero. “Adesso – dice stentoreo – gli facciamo un mazzo così! Intanto cominciamo con zanzare e mosconi. Poi, visto che il faraone “l’è un crapun” (è un testone), vai con lo sterminio del bestiame, poi le ulcere e quindi la grandine (chicchi come angurie, mica robetta!); subito dopo le cavallette e il buio per tre giorni filati (non ricordo se gli scribi del regno registrarono un’impennata dei consumi energetici). Ma il faraone non molla: osso duro! Allora via, finale col botto: strage di tutti i primogeniti, uomini o bestie che siano.
E quì “Lui” mi dà da pensare. Infatti, mi ordina di fare un segno sugli stipiti delle case degli ebrei, per non fare danni involontari (sarebbe un caso di sacro friendly fire!) e allora mi domando se millanta onniscienza o se è miope; boh, vai a sapere.
Comunque, quella notte tutti i primogeniti (uomini e bestie) vengono sterminati. Il faraone non regge la botta e finalmente posso guidare il popolo eletto fuori dai … , sorry, fuori dall’Egitto. Una faticaccia.
Sembra tutto tranquillo, quando dal deserto si alza una colonna di sabbia: sono le truppe del faraone che ci inseguono. Oh, quando uno è duro di cabeza non puoi mai stare tranquillo.
Faccio un segno sulle acque che si aprono e, con tutto il popolo eletto, metto in atto un fugone che neanche Speedy Gonzales. Intanto i carri da guerra, velocissimi, si fiondano dietro di noi. I cavalli, frustati a sangue, schiumano e volano sugli agili garretti; piombano sul fondo del mare e, al mio sonoro “tiè”, le perfide acque si chiudono e sommergono cavalli e cavalieri. Bel colpo! Le braccia del popolo eletto ondeggiano festose in una ola da far impallidire il Maracanà!
Mi sto rammaricando per gli incolpevoli animali e un dubbio, maligno, si affaccia alla mente già stressata dall’incalzare degli eventi: se tutti gli animali erano già morti durante la quinta piaga, dove ca ..o li hanno trovati “questi” cavalli? Che siano… risorti e rimorti? Mistero.
Ma non c’è tempo da perdere, la Terra Promessa ci aspetta. Una terra “mestruata”, dice il testo originale, di latte e miele: una vera pacchia! Mi rimetto alla testa del “popolo” e riprendo il cammino. Un giorno, mi sembra durante la fase rem della pennichella, un botto bestiale mi fa sobbalzare, alzo gli occhi e capisco. “Il Signore ha … tuonato?” chiedo con gentilezza un po’ untuosa. “Si, mi fa “Lui”, vieni sù che ti devo parlare”. Conoscendo il tipo, non perdo tempo e salgo sul monte.
Lassù, tra fulmini e saette, il “Suo” dito incide le 10 parole sulla pietra. Non glielo dico, ma si vede benissimo che scopiazza dal Codice di Hammurabi, che rubacchia dalla teologia monoteistica di Aton; ma che ci posso fare? Non voglio correre rischi; se ci riprova, stavolta potrei non salvare gli stracci. Scendo e trovo il popolo eletto tutto festante attorno al vitello d’oro; pure Aronne, mio fratello e portavoce ufficiale, è della partita; non fosse per la mamma, direi un vero figlio di p......!
Mi incappello come non mai, prendo le tavole e le sbriciolo sul vitello; poi, dopo un cazziatone … biblico, torno sù e mi faccio ripetere tutto. Finito il replay mi precipito a valle, in tutta fretta perché temo che ci ordini di tagliarci qualcos’altro, dopo che ci ha imposto l’usanza egiziana della circoncisione. Meglio non rischiare.
Intanto, però, ci becchiamo un penalty di 40 anni di ritardo sull’ora di arrivo nella Terra Promessa. Un ritardo da pendolari quando aspettano il treno alla mattina.
Arrivo all’accampamento e ri-cazzio di brutto il popolo eletto per l’orgetta attorno al vitello (coglionazzi! non potevano imboscarsi in un priveè?), e comunico la “legge del Signore” accolta da un sommesso e sconfortato commento; “E mmò, … ssò cazzi!”
Riprende il viaggio, a questo punto espiatorio, e stiamo tutti in campana; un altro errore e non s’arriva più. “Lui” vigila e, con apparente indifferenza, passeggia nell’accampamento. Quindi tutto in ordine, lindo e pulito; e tutti al cesso con la pala (come all’Isola dei famosi!) perché se “lui” dovesse pestare una m …., sarebbero strac …zzi! Infatti ci prescrive:
Deuteronomio 23, 14-15
“Nel tuo equipaggiamento avrai un piuolo, con il quale, nel ritirarti fuori, scaverai una buca e poi ricoprirai i tuoi escrementi. Perché il Signore tuo Dio passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti e per mettere i nemici in tuo potere; l'accampamento deve essere dunque santo, perché Egli non veda in mezzo a te qualche indecenza e ti abbandoni.”
Quando sono ormai vecchio (beh, dovrei dire “antico” visto che ero tornato in Egitto già ottantenne!) – avvistiamo la Terra Promessa. Dopo tutto ‘sto casino, e per una banale incertezza, neanche la libidine di sollevare un po’ di polvere di questa “Terra promessa”: “Lui” mi tira fuori dalle spese e defungo. Confesso: non ne potevo più!
Ecco, secondo i “sapienti” le cose sarebbero andate così. Palle! Ma vi par possibile che io abbia scritto tutte quelle … st… orielle? E che quando vergavo la parola del Signore scrivessi in terza persona (Mosè disse, Mosè fece, Mosè ordinò, Mosè salì, Mosè discese, ecc., ecc.)? Ma sù, va bene mitico, ma rinco… proprio no!
Confermo che non ho scritto niente di quello che mi attribuiscono. Il “Libro di Mosè” se lo sono inventato secoli dopo la mia – presunta – dipartita. E’ stato nel 620 a.C. quando, per sottomettere il regno al regime teocratico, Giosia – il re in carica – d’accordo con i sacerdoti, promuove una riforma religiosa. Gli serviva una pezza d’appoggio e così, “dal nulla che più nulla non si può” appare il “Libro”; e da allora sì che …. “ssò …cc..zzi!”
E per davvero, questa volta.