La Cassazione ai tifosi: vietato scherzare col «saluto fascista»
Confermata la condanna a un tifoso ultrà dell’Hellas Verona, che aveva fatto il saluto romano allo stadio durante uno scontro con la polizia. E' stato infatti respinto il ricorso del trentenne veronese, che sosteneva di averlo fatto per scherzo
Saluti romani nella curva dell’Hellas. La Cassazione li ha vietati
Verona. È vietato ai tifosi, specie durante i tafferugli con la polizia, salutare con il «saluto fascista» o «saluto romano» perchè il gesto richiama una ideologia violenta e discriminatrice. A sottolinearlo è la Cassazione, che ha confermato la condanna (la cui entità non è nota) a un tifoso ultrà dell’Hellas-Verona. In particolare la Suprema Corte ha respinto il ricorso con il quale l’ultrà del Verona, Luca S. (30 anni), contestava la condanna inflittagli dalla Corte d’appello di Trieste il 6 maggio 2008. I giudici di merito gli avevano contestato la violazione della legge Mancino, contro la violenza negli stadi, per avere «all’esterno dello stadio Friuli di Udine, prima dell’incontro Udinese-Verona, compiuto manifestazioni esteriori (saluto romano) proprie delle organizzazioni o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Il tifoso, la domenica del 9 dicembre 2001, aveva partecipato agli scontri con la polizia ingaggiati dal suo gruppo di supporter che voleva entrare allo stadio senza avere il biglietto. Gli ultrà avevano marciato in corteo lanciando oggetti contro i poliziotti e facendo il saluto fascista. Senza successo, in Cassazione, Luca S. ha sostenuto la «natura scherzosa» di quel gesto. Ma la tesi non è piaciuta alla Cassazione che ha confermato il verdetto di colpevolezza emesso in appello in quanto «il saluto romano costituisce una manifestazione esteriore che rimanda, per comune nozione storica, all’ideologia fascista, e quindi ad una ideologia politica sicuramente non portatrice dei valori paritari e di non violenza ma, al contrario, fortemente discriminante ed intollerante». I supremi giudici aggiungono, infine, che quel tipo di saluto è memoria di un «regime totalitario che ha emanato, tra l’altro, leggi di discriminazione dei cittadini per motivi razziali».
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