“ Or bene, ” gli disse il giudice dell'Unione, all'orecchio, ma in tono solenne di comando, “ questo trattato non s'ha da fare, né domani, né mai.
“ Ma, signori miei, ” replicò la Commissione, con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere un impaziente, “ ma, signori miei,” si degnino di mettersi ne’ miei panni. Se la cosa dipendesse da me,... vedon bene che a me non me ne vien nulla in tasca...
“ Orsù, ” interruppe il giudice, “ se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco. Noi non ne sappiamo, né vogliam saperne di più. Organo avvertito... lei c'intende.”
“ Ma lor signori son troppo giusti, troppo ragionevoli...”
“ Ma, ” interruppe questa volta l’altro giudice, che non aveva parlato fin allora, “ ma il trattato non si farà, o... ” e qui una buona bestemmia, “ o chi lo farà non se ne pentirà, perché non ne avrà tempo, e... ” un’altra bestemmia.
“ Zitto, zitto, ” riprese il primo giudice: “ la signora Commissione è un organo che sa il viver del mondo; e noi siam galantuomini, che non vogliam fargli del male, purché abbia giudizio. Signora Commissione, l’illustrissimo signor Diritto UE nostro padrone la riverisce caramente.”