Il sindaco: "Tagli senza criterio"
di Marco Esposito
E' il più giovane sindaco di un capoluogo di regione, ed è anche una dei più importanti volti di una nuova generazione di politici nel centrosinistra. "Ho appena terminato una conferenza stampa per schierarmi a favore del referendum per l'abrogazione del Porcellum" ci racconta Massimo Zedda, trentacinquenne Sindaco di Cagliari.
La sua è stata una delle più belle vittorie del centrosinistra questa primavera. E' riuscito a battere la destra in una regione che ultimamente aveva regalato solo amarezza alla sinistra, a cominciare dalla sconfitta dell'ex governatore Renato Soru; evento che aveva portato, nel 2009, alle dimissioni di Walter Veltroni da segretario del Partito Democratico.
La sua scalata verso il comune è stata tutta in salita. Prima era dato per sfavorito contro Antonello Cabras, luogotenente del PD sardo. Zedda, che invece è di Sinistra Ecologia e Libertà, non solo ha vinto il duello fratricida nel centrosinistra, ma, sempre da "underdog", ha sbaragliato Massimo Fantola con quasi il 60% dei consensi nel secondo turno.
Sindaco, cominciamo dalla crisi e dalla manovra: che ne pensa? Il mio giudizio è negativo. E penso che probabilmente non sarà sufficiente; c'è il rischio fondato che ne vedremo un'altra, forse, prima della fine dell'anno.
I tagli agli enti locali sono stati ingentiMoltissimo. Si colpiscono gli enti locali che erogano i servizi ai cittadini. Così si mettono in difficoltà le famiglie. La cosa peggiore è che non c'è alcun criterio nei tagli, non c'è un premio per i comuni virtuosi. Si colpisce tutti in maniera indistinta. Anche per questo ho partecipato alla manifestazione della CGIL.
Invece i parlamentari si sono fatti lo sconto sul taglio delle indennitàE' sbagliato. In questo modo si rischia che il paese avverta sempre di più il distacco con i propri rappresentanti. Il problema non è più rinviabile. Le giovani generazioni attendono un segnale, una dimostrazione, un intervento sui privilegi della politica. So bene che un provvedimento del genere non risolve i problemi di bilancio del paese. Per quello si dovrebbe avere il coraggio di colpire gli sprechi, iniziando gli enti pubblici, le società legate allo stato, dove ci sono assunzioni con criteri clientelari piuttosto che meritocratici. E lì che bisogna incidere dove ci sono sprechi incontrollabili.
Cos'altro non le piace della manovra?Quando un governo approva una manovra è perché sa dove vuole mettere la prua, perché sa dove navigare. Il governo invece non sa dove andare. Tutti i paesi investono in ricerca, scuola e infrastrutture necessarie. Qui non c'è programmazione.
C'è chi propone un governo tecnico. Io non condivido questa soluzione. Noi pecchiamo per assenza di politica, non di tecnici. Abbiamo bisogno che i politici si dimostrino all'altezza della sfida. Meglio andare al voto.
Il centrodestra perde consensi, ma il centrosinistra sembra far fatica a costruire un'alternativa. Io credo che il consenso per il centrosinistra ci sia, che sia in aumento. Ora serve uno sforzo per costruire un programma, non certo di trecento pagine, ma di cose chiare. Un programma che sia realizzabile, frutto di studio e lavoro paziente.
Crede che sia ipotizzabile uno schieramento che vada da SeL al Terzo Polo?Prima di parlare di schieramenti si dovrebbe parlare di cose da fare. Nessuno mette insieme le truppe per poi decidere cosa fare; prima si scelgono gli obiettivi da raggiungere e poi ci si allea. Il centrosinistra si sieda intorno ad un tavolo e crei un programma. Ricordiamoci una cosa, però: non sempre la somma algebrica dei partiti da come totale una vittoria alle elezioni.
E il leader si sceglie con le primarie? Aperte a tutti, compreso Renzi?Assolutamente. Il candidato premier va scelto con delle primarie aperte a tutti coloro che vogliono presentarsi. Basta che sia in grado di presentare un numero congruo di firme da tutte le regioni d'Italia. Le primarie rimangono il modo più democratico per giungere a questa decisione.
Non pensa sia arrivato il momento di una svolta generazionale nel centrosinistra? C'è il rischio che in caso di vittoria alle elezioni il governo sia il medesimo del 2006, quello dell'Unione: D'Alema, Fioroni, Bindi....Non credo si corra questo rischio. Un cambiamento è naturale, è nelle cose. E' importante che tutta la classe dirigente si dimostri all'altezza della richiesta di rinnovamento. Io penso ad un rinnovamento nella continuità. Serve l'esperienza e bisogna costruire una nuova classe dirigente. Non voglio personalizzare la questione, non è un problema di nomi e cognomi, ma c'è anche la necessità di proporre volti nuovi.
Finiamo parlando di Penati. La commissione del Pd alla fine ha sospeso un politico che si era già autosospeso. Secondo lei è giusto chiedere a Penati di rinunciare alla prescrizione? E soprattutto, dovrebbe dimettersi anche da consigliere regionale, rinunciando così anche allo stipendio?Questa è una vicenda dolorosa per tutto il centrosinistra e immagino quanto lo sia per il partito democratico. Io credo che Penati debba rinunciare alla prescrizione, soprattutto perché si tratta di una legge contro noi tutti nel centrosinistra ci siamo scagliati. E' una di quelle leggi ad personam che hanno indignato il nostro elettorato. Sulle dimissioni credo che questa debba essere una scelta di Penati, magari aspettando gli esiti dell'inchiesta. Siamo comunque dei garantisti. Lascerei a lui per ora questo tipo di riflessione, una riflessione che immagino stia portando avanti.
Un'ultima curiosità: perché, dopo aver militato a lungo nei Ds, ha deciso di non entrare nel Partito Democratico?Ho molto rispetto per il Pd, ma non ero convinto da quel progetto, ritenevo e ritengo necessario che nel paese ci sia una grande forza di sinistra.
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