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  1. #11
    Vedo la mano invisibile
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid

    Quella che segue è a mio avviso una spledida lezione. Siamo alla terza e già affrontiamo temi di una importanza straordinaria. La tragedia dell'uomo che si ribella alla propria natura, che rigetta la propria funzione imprenditoriale. L'incertezza ineluttabile del futuro e la ricerca di sicurezze che lo portano nella trappola offerta dalla pianificazione centralizzata dello stato, che invece mina i piani individuali e quindi lo stesso processo di cooperazione sociale. L'importanza delle istituzioni sociali per una società dinamicamente efficiente, orientata alla prosperità. E qua chi ci ha sempre seguito trova conferma che la causa del malessere non solo italiano di oggi sia la corruzione dell'istituzione sociale del denaro, definita da Huerta la più importante delle istituzioni sociali. Ma lasciamo parlare lo stesso Huerta De Soto.


    Lezione del 6 ottobre 2009

    Stiamo studiando il processo di cooperazione sociale, di cui è protagonista l'essere umano. Stiamo vedendo due definizioni di funzione imprenditoriale, una in senso lato e una in senso stretto. In quella ampia il concetto di azione umana coincide con quella di funzione imprenditoriale: l'essere umano tramite un'azione deliberata agisce per modificare il presente che ritiene insoddisfacente in modo da raggiungere nel futuro qualcosa che valorizza maggiormente.

    Abbiamo visto i primi 5 elementi essenziali dell'azione umana. Il fine da raggiungere al quale attribuiamo un valore. I mezzi, che cerchiamo per raggiungere il fine, rappresentano il ponte che ci connette al fine. Il mezzo quindi ha una utilità. I mezzi per definizioni sono scarsi in quanto non sono sufficienti per raggiungere tutti i fini che l'agente economico si propone.

    Vediamo adesso il sesto elemento:

    6) Il piano. Fini e Mezzi vengono organizzati concettualmente in un piano di azione. Il piano non necessariamente è messo per iscritto, spesso è un piano tacito, che vive solo nella mente, è una rappresentazione mentale di tipo prospettivo, orientata al futuro, nella quale incorporiamo le tappe da percorrere, e le circostanze di tempo e luogo che posso relazionarsi al fine da raggiungere e ai mezzi da utilizzare.

    Solo le azioni molto complicate richiedono un piano formalizzato. La maggior parte delle azioni giornaliere vengono attuate in maniera automatica, abitudinaria, implicita, sulla base di un piano tacito.

    Dibattito su chi deve pianificare.

    L'attore stesso o qualcuno per conto suo? In questo dibattito entra in scena Papà Stato, la pianificazione centrale, imposta dall'alto. Utilizzando il potere coercitivo dello stato si blocca la pianificazione attuata dal basso dei singoli attori economici.

    Studieremo il teorema dell'impossibilità del socialismo, il perchè è impossibile organizzare il processo sociale composto da milioni di essere umani ognuno con suoi fini, mezzi, valori e piani, attraverso il potere dello stato. L'intervento dello stato blocca la capacità creativa, va contro la naturalezza umana, Per quanto buono possa essere l'ideale socialista (sia esso di destra che di sinistra), cioè il pretendere di raggiungere i fini sociali attraverso il potere coercitivo che pianifica in maniera centralizzata, esso si scontra con la realtà: pianificare in maniera centralizzata ostacola la complessità delle azioni umane che si basano sulla pianificazione di prima mano attuata da ciascuno di noi in maniera individuale.

    Altri elementi:
    7) Atto di volontà. L'atto di volontà è essenziale. Muoversi: se si resta paralizzati non si conclude nulla.

    8) Il tempo. Tutta l'azione umana si svolge nel tempo. Anche il concetto di tempo è soggettivo. Il soggetto sente ed esperimenta il tempo nel contesto di ciascuna azione attraverso le tappe. In un tempo oggettivo le persone sperimentiamo in maniera differente. Fare molte cose sembra accelerare il trascorrere del tempo. Ad esempio, la sensazione che da piccoli il tempo passi lentamente, e da grandi più velocemente.

    Abbiamo quindi il tempo cronologico, il tempo oggettivo. Orologio analogico: analogia con la realtà fisica che è il movimento. Riflette il passare del tempo come analogia del movimento. Nel mondo della fisica, il tempo è la quarta dimensione. Il futuro è ciò che viene. Nel mondo dell'economia invece, il futuro è ciò che si farà. Nel mondo della fisica, la nostra dimensione così piccola, in spazi assoluti così enormi, ci fa sembrare il mondo esterno come stabile, caratterizzato da costanti assolute.

    Ma il tempo oggettivo non ha niente a che vedere con il tempo dell'economia. Il tempo antropologicamente rilevante è quello soggettivo, che sperimenta il soggetto stesso, nel suo progetto di azione. Il futuro, al contrario della scienza naturale, non è dato, non sta per arrivare, il futuro si plasma, è ciò che si farà.

    Le aspettative hanno la stessa natura della memoria. Immaginare il futuro e ricordare il passato. A livello qualitativo sono esperienze simili. Ricombinare in maniera creativa gli elementi della memoria del passato, in forma di aspettative o immaginazione sulle azioni future. Ognuno ha aspettative sue proprie, e vede le cose da fare nel futuro in maniera differente da ogni altra persona. Il futuro e l'immaginazione dello stesso dipendono dalla capacità creativa di ciascuno di noi.

    Tutti quelli che pretendono di trattare l'economia, i fatti economici, con la stessa metodologia delle scienze naturali commettono un errore gravissimo: i due mondi sono differenti: un mondo caratterizzato da dati e costanti, contro un mondo di creatività.

    In economia è impossibile prevedere in maniera precisa. L'incertezza è ineliminabile. Non c'è rischio nel tempo economico, ma incertezza.

    Teoria della decisione nell'economia tradizionale: si elaborano scenari e si attribuisce a ciascuno di essi una distribuzione di probabilità. Si butta tutto nel computer per l'elaborazione dei dati e salta fuori l'ottimo. Fenomenale? Straordinario? NO! E' una stupidaggine, non si possono conoscere le alternative future, esse si scoprono imprenditorialmente, oggi molte di esse ancora non esistono!!

    L'essere umano deve ammettere e riconoscere la sua natura, quella di un essere dotato di capacità creativa. Questo fa si che il futuro sia indeterminato, incerto. L'incertezza però ci fa venire le vertigini, desideriamo certezze e sicurezze: e in questo sta anche la tragedia dell'essere umano.

    Ci ribelliamo alla nostra stessa capacità creativa. Le crisi sociali molto spesso sono determinate da questa ribellione verso la nostra natura umana. Cadiamo nella trappola di appoggiare i governanti perchè ci diano sicurezze, certezze. In tal maniera non maturiamo, non ci assumiamo la responsabilità per le nostre azioni. Diamo sempre la colpa agli altri di quello che ci succede. Chiediamo aiuti, esigiamo sovvenzioni, siamo vittime, sempre, non persone responsabili della propria natura umana. Cerchiamo e cadiamo nella trappola di tutte quelle false sicurezze che ci vengono offerte. Il sale della vita però sta proprio nel non conoscere il futuro, con tutti i suoi incidenti, quei risultati non graditi che accadono.

    Abbiamo tuttavia due strumenti potenti per affrontare il carattere ineludibile di incertezza che caratterizza il futuro.

    1) la propria funzione imprenditoriale
    2) le istituzioni sociali

    L'essere umano tende a raggiungere i fini che si pone. Non sempre ci riesce, ma tende a ottenerli. E' come una antenna parabolica direzionale. Si gira di continuo verso la direzione che ritiene giusta.

    Le istituzioni sociali sono schemi ordinati di comportamento che adottiamo per vivere in società. Sono tutti quei comportamenti che presentano tratti di regolarità. Studieremo come sorgono le istituzioni, in maniera spontanea. Le istituzioni più importanti incorporano una quantità di conoscenza pratica tale che non potrebbero essere ideate da alcuna singola mente umana. Abbiamo fatto l'esempio della lingua. Essa è sorta in maniera spontanea ed evolutiva, è sempre viva e si plasma di continuo. Esistono altre istituzioni sociali in altri ambiti, come quello della morale o del diritto.

    La cosa importante delle istituzioni sociali è che riducono l'incertezza. Ad esempio: la possibilità del divorzio oggi ha riaperto margini di incertezza nella vita di ciascuno di noi che il matrimonio come istituzione riduceva.

    Dove le istituzioni sociali funzionano meglio, le società prosperano, sono dinamicamente efficienti. Dove le istituzioni non funzionano, le società di disgregano, sono dinamicamente inefficienti. Questo in tutti gli ambiti, linguaggio, diritto, morale, economia.

    Il denaro è l'istituzione sociale per eccellenza. Senza alcun dubbio. Fermi là. Come fa essere il denaro, l'istituzione sociale per eccellenza se da molti viene considerata persino l'origine di tutti i mali!?? SI. Lo è!! Prima di tutto come istituzione sociale viene il denaro. Poi il resto. Lo vedremo più avanti.

    In economia non si può utilizzare la probabilità statistica. Essa crea una falsa sensazione di sicurezza.
    Esistono due concetti di probabilità differenti: probabilità di classe, e di caso.

    La prima appartiene al mondo naturale. Si applica all'insieme degli elementi di una classe. Ad esempio il lancio della moneta. Si sa come si comporta la classe nel suo insieme, ma non i singoli elementi. Il concetto del rischio è proprio delle scienze naturali. Rischio di morte di un tot percento tra le persone di una certa età. Sono rischi assicurabili. Concetto di frequenza tra elementi omogenei.

    Nel mondo dell'azione umana, ci troviamo di fronte ad eventi unici, storicamente irripetibili. Non ci sono classi di fenomeni omogenei. Fattori non esterni ma che dipendono da come si agisce. Si partecipa direttamente al risultato finale. C'è incertezza, non rischio, e questo tipo di incertezza non è assicurabile. Non ci possono essere assicurazioni sul matrimonio che finisce male, o sul fatto che un'impresa fallisca. L'unica maniera per assicurare la riuscita di un matrimonio come di un'impresa è impegnarsi, sacrificarsi, lavorare.


    SCRITTO DA FRANCESCO CARBONE
    Associazione Usemlab
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

    SILENDO LIBERTATEM SERVO

  2. #12
    Vedo la mano invisibile
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid

    Nella quarta lezione affrontiamo l'ultimo elemento della funzione imprenditoriale: i costi. Arriviamo quindi al concetto di beneficio imprenditoriale. Alla prima comparazione tra economia del libero mercato ed economia pianificata di stampo socialista. E infine andiamo al fondo della differenza abissale tra approccio neoclassico e approccio austriaco.


    Lezione del 8/10/09


    Abbiamo visto che nel mondo delle scienze naturali la probabilità è oggettiva e raggiungibile per approssimazione in maniera asintotica. Nel mondo dell'azione umana invece ogni atto creativo di scoperta imprenditoriale varia di forma radicale e non convergente. Abbiamo di continuo sorprese. Atti che rivoluzionano in modo imprevedibile il mondo della conoscenza soggettiva.

    Termine Serendipity, neologismo introdotto da Horace Walpole, significa scoprire cose di alto valore per caso, che non stavamo cercando intenzionalmente. Esempio di Cristoforo Colombo. Il processo di scoperta non è lineare. E' suscettibile di cambiare corso in qualunque momento.

    Digressione critica ai colleghi neoclassici che pretendono di utilizzare modelli dinamici e disegnano su un asse i diversi istanti temporali, t0, t1, t2, t3. Risata di Huerta da non perdere! (intorno al minuto 17:00). La pretesa di studiare dinamicamente l'economia con i modelli neoclassici è una burla. Non si fa altro che spazializzare il tempo, cercando di rendere dinamici i concetti statici, con una concezione del tutto estranea al mondo dell'azione umana, che non ha niente a che vedere con il concetto di tempo creativo.

    E passiamo al prossimo elemento della funzione imprenditoriale:

    9) il costo. il costo è un valore soggettivo. Ogni azione verso un fine significa rinuncia, si rinuncia simultaneamente a perseguire altri fini. I costi sono dunque quell'insieme di valori soggettivi che attribuiamo a quei fini cui stiamo rinunciando. In economia neoclassica si parla di costo opportunità. La differenza però ancora una volta sta nella soggettività del costo, rappresentata dalle alternative, valorizzate in maniera soggettiva.

    I costi NON SONO DATI, non esiste e non è possibile impostare alcuna funzione dei costi. Parlare di funzione dei costi è una stupidaggine. Né fini né valori dei fini sono dati, essi cambiano di continuo, e così anche i costi. Non si possono misurare in quanto sono soggettivi. Approssimandoci lungo le nostre tappe del percorso verso il fine da raggiungere, possiamo cambiare di forma creativa sia il percorso stesso, che l'azione, o il fine stesso, o il valore del medesimo.

    A differenza della riduttiva rappresentazione neoclassica non siamo né robot né pinguini (minuto 23:00, scena godibilissima da vedere). I modelli che utilizzano gli economisti neoclassici ci considerano come pinguini robotizzati. Cercano di imbastire l'azione umana creativa dentro i modelli statici. Si tratta di modelli mal copiati dal mondo della fisica, che sono stati applicati in economia con conseguenze tragiche per la società. Da cui, l'idea dell'ingegnere sociale che vuole modellare il mondo per raggiungere i fini che EGLI, e non gli individui presi singolarmente, ritiene più alti.

    Se la comparazione tra valore del fine, e valori dei costi è positiva abbiamo un beneficio imprenditoriale. Se viceversa il valore a cui si è rinunciato è maggiore del valore raggiunto abbiamo una perdita. Il beneficio indica che si è attuato bene. La perdita è invece la conseguenza di una cattiva utilizzazione dei mezzi. Errori imprenditoriali puri: ci si rende conto dell'errore quando i costi soggettivi superano il valore dei fini.

    Il consumatore che valorizza il risultato raggiunto dall'imprenditore consegnandogli un beneficio rappresenta un segnale essenziale per capire quali sono le azioni che utilizzano bene le risorse. Senza benefici e perdite, saremmo incapaci di dirigire le nostre azioni.

    Si badi bene: la teoria economica è applicabile a qualunque azione umana, non solo quella strettamente legata all'impresa produttiva, comprende quindi anche l'operato di persone completamente altruiste come Madre Teresa di Calcutta.

    I segnali servono a orientare l'azione futura, e a dare informazione su quella passata. Senza un libero mercato, senza i diritti di proprietà, senza i prezzi, è impossibile calcolare utili e perdite. Come vedremo più avanti, quindi, nessuna economia socialista può competere con quella di mercato.


    Tutta l'azione umana è sempre razionale per definizione. Ciò nel senso che sempre, a priori, l'essere umano cerca di trarre un beneficio dalla propria azione umana.

    Brillante esempio intorno al minuto 34:15. L'alcolista anonimo che esce dalla riunione con buoni propositi, e poi al primo bar si ferma e si ubriaca nuovamente. E' un essere irrazionale?? NO! Semplicemente da quando è uscito dalla AAA a quando è entrato nel bar ha cambiato idea. Anche il suicida è razionale.

    Nel socialismo si impedisce il flusso creativo imprenditoriale. Gli economisti neoclassici quando sbagliano qualcosa si giustificano dicendo che i loro modelli non funzionano perchè la gente si comporta in maniera irrazionale. NO! Il problema è che utilizzano modelli non adatti a studiare l'azione umana.

    La differenza tra gli approcci matematici dell'economia neoclassica, e l'approccio austriaco è tutta qua ed è abissale: concezione soggettivista dell'economia caratterizzata dalla funzione creativa unica e irripetibile dell'essere umano, contro un mondo modellizzato fatto di robot, dati e informazioni oggettive.

    Il primo Homo Economicus, per la prematura scienza economica di qualche secolo fa, era un essere modellizzato che pensava solo a far denaro. All'inizio la disciplina economica si concentrava su questo modello robotizzato. La tradizione economica anglosassone ha mantenuto questa impostazione. Solo Carl Menger è riuscito a recuperare dagli scolastici l'approccio soggettivista, nel quale vengono presi in considerazioni fini di ogni genere, anche fini puramente altruistici. La scienza economica infatti è indipendente dai fini, essa è avulsa da qualunque giudizio di valore in merito ai fini.

    L'essere umano con l'azione da impulso alla società. L'azione umana è il fenomeno primario che non fa riferimento a nessun altro. Come dice Mises è l'ultimate given. Il solo e irriducibile dato. La disciplina economica si costruisce a partire dall'azione umana e si applica a qualunque azione umana.

    Riflessione filosofica-metodologica. Conoscenza assiomatica. L'azione umana è un presupposto irriducibile che non è possibile mettere in discussione senza contraddirsi. Per contestarlo infatti bisogna agire contraddicendo l'assioma di partenza.
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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  3. #13
    Vedo la mano invisibile
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid

    La quinta lezione, per usare le parole dello stesso Huerta De Soto, contiene insegnamenti che valgono oro. Vedremo la differenza tra la conoscenza di tipo imprenditoriale e la conoscenza scientifica. E scopriremo la natura della scienza economica.

    Lezione del 15/10/09

    Esistono due mondi differenti e ben distinti: il mondo interiore, ordinale, delle valorizzazioni soggettive che si realizzano in maniera comparitiva, e il mondo esteriore, cardinale, della computazione numerica, del calcolo. Quello che muove il mondo reale è il mondo interiore delle valorizzazioni soggettive. Ma all'esterno abbiamo ovunque prezzi, bilanci, quotazioni, numeri. Tra qualche settimana studieremo il ponte tra i due mondi fornito da due istituzioni sociali: gli scambi volontari e il denaro. E' solo attraverso i prezzi di mercato che si possono fare calcoli numerici ed economici.

    In precedenza abbiamo esaminato il concetto di funzione imprenditoriale in senso ampio. Vediamo adesso il concetto più dettagliato, profondo, stretto: ovvero la innata capacità di ogni essere umano di rendersi conto delle opportunità di guadagno che sorgono nel suo intorno, e quindi la capacità di attuare per coglierle traendone un profitto.

    La capacità creativa imprenditoriale è nella sua essenza la capacità di creare nuova informazione, ciò che ci distingue dagli animali. E tale capacità come dice Kirzner richiede perspicacia, alertness. Capire, intuire cosa succederà.

    Chi è lo speculatore? Il termine ha assunto una accezione fortemente negativa, ma sono veramente da mettere in carcere gli speculatori? Assolutamente no! La parola deriva dal latino especula, erano le torri rialzate che si usavano per vedere in anticipo i movimenti del nemico. Lo speculatore condensa l'attività dell'imprenditore: anticipare i gusti, le necessità, i bisogni dei consumatori.

    Digressione curiosa di Mises tra l'imprenditore e lo storico: il primo guarda al futuro con gli occhi dello storico (rivolti invece al passato).

    Abbiamo detto che ogni scoperta imprenditoriale crea nuova informazione, nuova conoscenza che non esisteva prima.

    Colleghiamo quindi la teoria della funzione imprenditoriale con la teoria della conoscenza e dell'informazione. In ogni ambito, commerciale, accademico, filantropico, artistico, creare e scoprire nuovi valori, fini, mezzi, idee, implica una modificazione della conoscenza. L'intelligenza di tipo relazionale in grado di collegare quei diversi elementi già presenti nella mente per arrivare a qualcosa di nuovo, genera nuova conoscenza.

    Quali sono le caratteristiche dell'informazione e della conoscenza imprenditoriale? Attenzione, stiamo parlando di conoscenza non riconosciuta, non scritta, molto spesso ignorata. Il tipo di conoscenza che apprendiamo sui banchi, di tipo scientifico, non ha niente a che vedere con questo tipo di conoscenza soggettiva, pratica, tacita imprenditoriale. Quest'ultima è ben più importante. E' la conoscenza veramente rilevante per avere successo nella vita, e non si insegna, non è scritta in nessun libro, non si teorizza, non è neanche riconosciuta.

    Vediamo brevemente le sei caratteristiche della conoscenza imprenditoriale:

    1) soggettiva, di tipo pratico (dal greco praxis, azione), non scientifico,
    2) privativa, esclusiva, non ripetibile;
    3) dispersa, disseminata;
    4) non articolabile, non formabilizzabile, conoscenza tacita
    5) si crea dal nulla con l'azione umana
    6) trasmissibile, si trasmette attraverso complessissimi processi di mercato, il cui studio costituisce l'oggetto della scienza economica

    La prima caratteristica: conoscenza soggettiva, pratica, non scientifica. In altre parole che non si può apprendere in maniera formale. Ciò che si insegna sui banchi, o che si impara nei libri, è conoscenza scientifica, in altre parole pura tecnica. La vera conoscenza è proprio ciò che non si può imparare dai libri, essa si apprende solo agendo imprenditorialmente nella vita reale, in circostanze particolari di tempo e luogo. L'imprenditore impara a essere tale facendo impresa, "giocandosela" nella vita reale, perdendo e guadagnando, sbagliando e provando e sbagliando e riprovando.

    Il conoscimento scientifico serve solo come base per potenziare la conoscenza imprenditoriale. Alla complutense (l'altra università di Madrid) insegnano scienza imprenditoriale: che arroganza! che idiozia! Se all'università si potesse insegnare a essere imprenditori non ci sarebbero problemi economici. All'università si insegnano solo tecniche ripetitive.

    Allora a questo punto poniamoci la domanda cruciale: la scienza economica è un tipo di conoscenza pratica o scientifica?

    Scientifica!!! (l'anno precedente qualche studente aveva risposto pratica!)

    La scienza economica studia in termini formali e scientifici i processi di scoperta, creazione e trasmissione di conoscenza di tipo pratico. Non c'è alcuna contraddizione! Essa teorizza sulla creatività imprenditoriale e i processi di trasmissione della conoscenza che creano gli imprenditori. Attraverso la scienza economica si impara la importanza, la superiorità indiscutibile della conoscenza di tipo pratico, e si imparano i meccanismi attraverso i quali essa si trasmette dando luogo a quelle meraviglie che sono la società e il mercato.
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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  4. #14
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid

    In questa sesta lezione, vediamo come si realizza l'atto imprenditoriale e quali sono i tre effetti che genera.

    Lezione del 20/10/09

    Abbiamo visto la prima caratteristica della conoscenza imprenditoriale: soggettiva, pratica non scientifica. Vediamo più in dettaglio le altre:

    2) conoscenza privativa: ciascuno di noi dispone di atomi o bit di informazioni con carattere esclusivo. La visione imprenditoriale del mondo, nella memoria passata, e nell'aspettativa futura, è differente per ciascuno di noi. Unicità di ogni essere umano nell'universo.

    3) conoscenza dispersa o disseminata, quei bit di informazione sono dispersi in ciascuno di noi, non sono centralizzabili. Vedremo più avanti attraverso quali processi è possibile sfruttare quell'informazione a noi non disponibile che invece altri hanno.

    Le azioni di diversi soggetti sono spesso di tipo contraddittorio, cioè non allineate una con l'altra. L'azione imprenditoriale tende a coordinare queste azioni disallineate che riflettono conoscenza pratica differente.

    Vediamo:

    Il soggetto A ha fine X per raggiungere il quale ha bisogno del mezzo R che non ha a disposizione.

    Il soggetto B in un altro luogo (non necesseriamente fisico, il luogo è inteso in senso prasseologico, di azione umana) ha invece un fine distinto e dispone di R in abbondanza.



    Abbiamo in questo caso uno scoordinamento evidente, e ciò crea un incentivo perchè il processo imprenditoriale lo scopra e lo riallinei. Tra poco vedremo come.

    4) conoscenza tacita, non articolabile. Andare in bicicletta, non c'è manuale che possa insegnarlo. Si impara solo in maniera pratica. Il ciclista, per quanto possa essere un campione, non conosce le leggi fisiche di andare in bicicletta. Conoscenza pratica E TACITA. Abito pratico di condotta.

    Come già accennato, la conoscenza di tipo scientifico può aiutare, potenzia le capacità creative. Costituisce la base tecnica per potenziare la capacità, ma non garantisce il successo della funzione imprenditoriale.

    Vediamo la connessione tra la conoscenze e le istituzioni sociali: anche la conoscenza delle istituzioni è di tipo pratico non articolato. Esempio della lingua: il bambino di 3-4 anni parla meglio di un adulto che comincia a studiare la grammatica di una lingua straniera. Conoscenza pratica contro conoscenza tecnica.

    E' così anche con le norme giuridiche e morali che impariamo da bambini a secondo dell'ambiente in cui viviamo. Altro esempio: la contabilità a partita doppia, nata in maniera evolutiva e tacita. Poi formalizzata solo in seguito da Luca Paccioli. Paccioli non ha scoperto o inventato la contabilità, l'ha formalizzata, così come la grammatica formalizza ciò che la gente che parla quella lingua conosce già, o scopre gradualmente, in maniera tacita.

    La lingua, le norme giuridiche, la morale, non sono state create deliberatamente. Il processo evolutivo è lungo migliaia di generazioni. Solo quando sono già lì, allora si possono formalizzare, e spesso anche distruggere (vedi lo stato con il denaro). Quando infatti cerchiamo di migliorare dall'alto, in maniera razionalista, il processo spontaneo di creazione imprenditoriale, in realtà lo miniamo e rischiamo di distruggerlo. Se per arroganza e presuzione razionalista miniamo e distruggiamo le istituzioni sociali, finiremo con il distruggere anche la civilizzazione.

    Ritorniamo quindi alla capacità della conoscenza creativa di coordinare. Perchè ciò avvenga è sufficiente identificare l'opportunità di guadagno, cioè esercitare l'atto imprenditoriale puro.

    Riprendiamo l'esempio sopra, e aggiungiamo un terzo soggetto C al quale si accende lampadina. In altre parole C vede che B utilizza male un mezzo che invece A necessità con urgenza. Identifica, scopre l'opportunità di guadagno, La sua perspicacia speculativa si traduce in azione: C compra il mezzo R da B e lo vende ad A di modo che questo possa raggiungare il suo fine X.



    La scoordinazione si plasma in una opportunità latente di beneficio che aspetta solo di essere scoperta.

    Connessione tra scienza economica ed etica: cercare di identificare i fini. La morale o l'etica ci spiegano quali sono i fini compatibili con esse. Tutto ciò lo vedremo a fine corso, ma fuori dell'ambito strettamente economico, dove invece non si guarda ai fini. Come abbiamo già detto, la scienza economica è avulsa da giudizi di valore in merito ai fini.

    Vediamo ora i tre effetti prodotti dall'atto imprenditoriale, ciò che rappresenta il cuore essenziale della conoscenza economica:

    1) creazione di informazione, ex nihilo, accensione della lampadina.

    2) trasmissione o comunicazione dell'informazione, il soggetto B capisce che il suo mezzo ha un valore più alto per qualcun altro, quindi se ne prende cura, mentre prima lo trascurava. A invece capisce che il mezzo R è ora disponibile, può agire per raggiungere il suo fine e muoversi oltre.

    3) coordinazione o aggiustamento, si impara a disciplinare il proprio comportamento secondo le necessità degli altri. E questo avviene di maniera spontanea, a seconda delle nuove circostanze.

    Parentesi: Schumpeter parla del processo di distruzione creativa del capitalismo. E' una visione parziale che analizza solo la creazione, anche se è una analisi che si pone un passo più avanti rispetto alla caterva di economisti del mondo matematico neoclassico dell'equilibrio dove non esistono imprenditori. Un altro economista, Douglas North, compie un errore analogo: si limita solo a guardare il lato della coordinazione.

    Nel processo del mondo globalizzato invece TUTTI i comportamenti imprenditoriali generano questi 3 risultati, assecondando bisogni e necessità di persone che sono distanti, che non si conosceranno mai.
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid

    Una lezione ricca di spunti di riflessione alla fine della quale scopriamo cosa è veramente la società e grazie a quali processi essa tende ad arricchirsi.

    Lezione del 27/10/09

    Nel processo sociale, ogni volta che c'è un disallineamento, uno squilibrio, si apre una possibilità di guadagno. E' questa opportunità a stimolare lo spirito imprenditoriale. Abbiamo visto che il risultato finale dell'azione imprenditoriale è quello di creare informazione, trasmettere informazione, e coordinare lo stesso processo di cooperazione sociale.

    Esempio personale: a stanford dove studiava Huerta, c'era un camion della spazzatura, con sopra scritto: la merda che buttate via è ciò che ci dà da mangiare!

    In altre parole grazie all'ordine spontaneo del mercato che opera attraverso la funzione imprenditoriale si rende possibile il processo sociale di cooperazione. E' come un continuo big bang creativo nella vita sociale.

    Vediamo ora la differenza tra arbitraggio e speculazione. Dal punto di vista scientifico non c'è differenza.

    L'arbitraggio opera per riallineare uno squilibrio all'incirca allo stesso tempo, di maniera quasi simultanea, mentre la speculazione opera per un riallineamento in tempi diversi, più distanti. Esempio: compro qualcosa oggi per rivenderla poco più tardi (arbitraggio) o tra qualche mese (speculazione) a prezzo più caro.

    Si tratta di una distinzione puramente pratica in quanto l'azione è sempre consequenziale. Gli speculatori sono la quintessenza della funzione imprenditoriale, e fanno anche un lavoro importantissimo: attraverso l'assunzione di un rischio imprenditoriale fanno in modo che nel futuro la società possa trovare i mezzi di cui ha bisogno senza imbattersi in una situazione di forte carenza degli stessi.

    Tutto il processo imprenditoriale non funziona correttamente se non si mantengono stabili le istituzioni sociali: ad esempio il rispetto dei contratti o le norme codificate del diritto, cioè quell'insieme di norme di comportamento che regolano le relazioni tra esseri umani, specialmente nell'ambito degli scambi. Comportamenti abituali che si vanno scoprendo nel corso storico e che i gruppi sociali internalizzano in maniera evolutiva.

    Processo di retroalimentazione. Le istituzioni sociali si perfezionano nel tempo tramite feedback e adattamento.

    Dove c'è commercio e libero mercato tendiamo a ritrovare una società pacifica, dove non c'è, si fa largo uso della violenza.

    Vedremo più avanti che il diritto e in particolare il diritto di proprietà sono istituzioni molto importanti che permettono il calcolo economico. Il ponte diretto tra valore soggettivo e calcolo economico è invece costituito dagli scambi e dal denaro.

    Paradosso apparente: le istituzioni più vitali e importanti non sono state create deliberatamente da nessuno, nascono in maniera consuetudinaria. Gli scienziati possono comprendere solo la punta dell'iceberg del ruolo che rivestono le istituzioni sociali. E' per questo che nel tentativo di modificarle dall'alto, in maniera centralizzata, finiscono con il danneggiarle.

    Ubiquità della funzione imprenditoriale: essa è dispersa in maniera più o meno intensa in tutti gli esseri umani. L'imprenditore non è solo chi ha un'impresa. In senso lato anche il consumatore è un imprenditore in quanto, nei suoi acquisti, compie scelte orientate a un beneficio personale. Anche gli artisti sono imprenditori creativi, e tali sono anche i filantropi.

    Il capitalista invece è colui che non consuma tutto quello che produce, è colui che risparmia.

    Principio essenziale della funzione imprenditoriale: scoprire o creare un fine. C'è la tendenza ma non la garanzia di raggiungere il fine, una tendenza che trova sempre nuovi orientamenti, che può cambiare direzione verso i fini a cui si danno più valore, in un continuo processo di prova ed errore.

    Se per ragioni di tipo istituzionale, ad esempio l'intervento del governo, si impedisce la funzione imprenditoriale, si blocca il processo di coordinazione ed emergono conflitti e disallineamenti continui. Occhio non vede, cuore non duole: non riusciamo neanche a immaginare tutto ciò che potrebbe esistere o emergere grazie al'esplosione creativa della funzione imprenditoriale che invece la restrizione di tipo statalista, con i suoi interventi, impedisce e reprime.

    Il contrabbando, il mercato nero, in qualche modo cercano di scavalcare la restrizione istituzionale. Mettono in moto l'alertness di coloro che nella restrizione istituzionale vedono aprirsi incredibili squilibri e quindi possibilità di trarne dei benefici.

    E' sempre meglio parlare di individualità che di individualismo. Quest'ultima parola ha una accezione negativa. Invece è più opportuno mettere in risalto l'individualità, l'unicità. Persino dalla persona più limitata, più umile, ci può essere infatti un'apportazione significativa alla civilizzazione. Egli crea solo con il suo solo vivere attraverso un cammino unico e storicamente irripetibile della propria creatività.

    Competitività e funzione imprenditoriale

    Il processo imprenditoriale è sempre competitivo, concorrenziale. Processo di rivalità continuo per scoprire prima degli altri le opportunità. Il mondo congelato, ripetitivo, in equilibrio, degli economisti matematici dove tutte le opportunità di guadagno sono state scoperte non esiste. E' una situazione che non si raggiunge mai. L'informazione genera sempre aggiustamenti e nuove opportunità. Ogni nuovo allineamento apre nuove possibilità per una espansione continua della frontiera.

    Generalmente si parla di divisione del lavoro, sarebbe meglio chiamarla divisione della conoscenza. Ciò che è ben più importante infatti è la conoscenza che rende possibile la specializzazione.

    La capacità della mente dell'essere umano di assimilare informazione e conoscenza è limitata, non siamo omniscienti, pare che la capacità della mente dell'uomo moderno sia uguale a quell'uomo di 50 mila anni fa. L'uomo di oggi però approfitta di un volume di conoscenza molto maggiore. L'incremento della popolazione è condizione necessaria per lo sviluppo economico e l'avanzare della civilizzazione.

    La legge di malthus va bene per batteri e topi: quando le risorse date finiscono, la popolazione smette di crescere. Gli esseri umani sono creativi, la crescente popolazione umana permette una divisione orizzontale e verticale della conoscenza sempre più profonda. Oggi, in termini relativi della conoscenza totale maturata dalla civilità umana, il singolo individuo conosce meno di quanto conosceva un suo avo.

    Vantaggi comparativi. Anche chi ha vantaggi comparativi in ogni linea produttiva, gode di un vantaggio nello scambio con una persona che da ogni punto di vista è nei suoi confronti inferiore. Legge di Ricardo: la cooperazione tra i più dotati e i meno dotati è sempre conveniente. Si guardi il film con robert redford, Jeremia Johnson.

    Si guardi anche il film mad max: se cadesse una bomba che lasciasse intatti i beni materiali e uccidesse gran parte della popolazione ci si ritroverebbe tutti più poveri perchè non ci sarebbero esseri umani sufficienti per coordinare e sfruttare il volume di informazione che garantiva il benessere precedente: la catena di interazioni umane infatti si riduce.

    Quindi contrariamente a quel che si pensa: pochi e poveri, molti e ricchi. La capacità di divisione orizzontale e verticale della conoscenza aumenta infatti con l'aumentare della popolazione.

    Stiamo arrivando piano piano a capire cosa è la società: è un processo, una struttura dinamica, molto complessa, tra milioni di individui, di tipo spontaneo, non disegnata coscientemente da nessuno. In essa le interazioni umane consistono di scambi, si plasmano in prezzi monetari e si codificano in schemi ordinati di comportamento. Cosa dà impulso a tutto ciò? La funzione imprenditoriale! Che crea, scopre, comunica informazione, e che coordina di forma concorrenziale gli squilibri, i diseallineamenti.

    E tutto ciò per raggiungere quale fine? Con quale effetto?

    Moltiplicare senza limite la vita! Sostenere più vite con una ricchezza quantativa e qualitativa sempre maggiore!
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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  6. #16
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid

    Dopo un importante chiarimento sulla lezione passata, questa classe si rivolge al problema metodologico delle scienze. Wikipedia definisce l'epistemologia come quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza. Vedremo quindi l'importante contributo di Hayek sul metodo, e quello di Mises a riguardo della differenza tra teoria e storia.

    Lezione del 3/11/09

    Domanda di uno studente per chiarire un dubbio lasciato dalla lezione precedente:
    "come mai si riscontra un alto livello di povertà proprio nei paesi molto popolati del terzo mondo?"

    Risposta di Huerta De Soto:
    Le restrizioni di tipo materiale sono spesso solo apparenti. Basta scoprire un nuovo processo che permetta di ricavare il doppio di energia dal petrolio, perchè ciò equivalga a raddoppiare le riserve dello stesso. Se alcune popolazioni sono povere, ciò non è dovuto alla mancanza di risorse. La verità, come abbiamo detto l'ultima volta, è il contrario: più sono gli esseri umani più sono le capacità informative che si possono utilizzare per aumentare la ricchezza materiale. La povertà ha una sola ragione ed è sempre di tipo istituzionale, quello che chiamiamo socialismo: cioè la coazione sistematica contro l'esercizio della funzione creativa imprenditoriale. Sono le istituzioni non rispettose del diritto di proprietà, del risparmio e dell'accumulo di capitale a causare la povertà. Si pensi alla differenza tra germania dell'est e germania dell'ovest ai tempi del muro.

    L'errore è da ritrovarsi nella concezione statica dell'economia (economica neoclassica), contro la concezione dinamica (economica austriaca). Le risorse non sono date, sono sempre espandibili! La soluzione del problema non sta nella distribuzione centralizzata delle risorse date (sul quale si concentra la concezione statica), ma nell'espansione delle stesse grazie alla creatività imprenditoriale (sul quale si concentra la concezione dinamica).

    Lo studieremo con dettaglio più avanti. Ma è bene ricordare già da adesso, che la causa della povertà è sempre e solo istituzionale: alcune istituzioni fomentano la creatività e altre la bloccano. Gli aiuti internazionali per lo sviluppo dei paesi del terzo mondo ad esempio causano danni enormi. Sono aiuti che uccidono. Vedremo anche questo.

    In questa lezione invece ci concentreremo sul metodo dell'economia politica. Tutti gli errori teorici hanno alla fonte un errore metodologico. Metodo di studiare l'azione umana e metodo di studiare gli oggetti inanimati: non possono che essere due metodi differenti. Differente è infatti l'oggetto di studio.

    Nel suo libro l'ordine sensoriale, Hayek pone la seguente ipotesi di classifica gerarchica degli ordini secondo il loro grado di complessità che possiamo raffigurare tramite una piramide rovesciata.




    Nel basso troviamo i fenomeni meno complessi, quindi salendo verso l'alto quelli più complessi. La fisica sta nella punta: si occupa di fenomeni più semplici in quanto a grado di complessità. Più sopra c'è la chimica. Poi la biologia che poggia sulla fisica e la chimica. Sono tre campi di studio di quello che chiameremo primo mondo, di cui si occupano gli scienziati della natura.

    Quindi si fa un salto qualitativo. Troviamo il secondo mondo, quello dell'azione umana, dell'esercizio della funzione imprenditoriale, e della società.

    L'ipotesi hayekiana dice che un ordine può arrivare a capire e spiegare ordini più semplici di se stesso. Non può mai rendersi conto di se stesso, spiegare se stesso o ordini più complessi. La chimica presuppone lo studio della fisica, ma gli strumenti della fisica non possono studiare chimica o biologia.

    La mente umana, sopra il livello dell'azione umana, può rendersi conto e studiare, fisica, chimica, biologia, medicina, l'azione umana e la società, anche se con difficoltà crescente. La mente umana non può arrivare a spiegare se stessa o ad autoriprodursi. Secondo hayek l'intelligenza artificiale è quindi condannata a trovare un limite insuperabile.

    La mente è una struttura di 150 mila milioni di neuroni, può arrivare a capire le funzioni parziali di se stessa, non la sua interezza. Esiste anche un terzo mondo, ad esempio dio, o un altro un ordine superiore, di cui non possiamo spiegare niente: è di fatto impossibile. A effetto pratico è quindi come se non esistesse.

    Il primo compito di uno scienzato è capire i propri limiti, riconosciuti i quali può benissimo ipotizzare l'esistenza di ordini più complessi. Anche se le sue restano solo congetture non dimostrabili scientificamente.

    Esiste solo una possibilità di capire qualcosa degli ordini superiori alla mente umana: la rivelazione! L'atto di fede è una sorta di rivelazione, ma non potrà mai essere utile per dimostrare il falso o il vero.

    Principale implicazione dell'ipotesi di Hayek. Quale è la direzione del flusso? Dall'alto al basso, o dal basso in alto? Chi pensa dal basso in alto è un determinista, un materialista: sono gli atomi a determinare tutto ciò che sta sopra. Il flusso invece è sempre dall'alto al basso.

    Se tutto è determinato dalla materia, anche l'idea del determinista è una semplice reazione chimica. Non esistono idee creative perchè tutto è determinato da reazioni fisiche. Ecco spiegati i pinguini robotizzati degli economisti neoclassici.

    Le idee invece sono creative, siamo e viviamo in un mondo spirituale. Vale la concezione opposta: il mondo esteriore da noi conosciuto cambia come conseguenza della creatività imprenditoriale.

    Ricapitoliamo per contrasto le differenze tra il mondo delle scienze naturali (mondo 1), e il mondo della scienza dell'azione umana (mondo 2),

    A) le prime studiano fenomeni semplici, le seconde fenomeni complessi.

    professore ma che dice? e i buchi neri? la società è più semplice dei buchi neri! benché tutti abbiano opinioni da esprimere su quel che fare per la società, o per l'economia, pochi si azzardano a dire qualcosa sui buchi neri se non sono degli scienziati. Aldilà delle apparenze è vero il contrario: nessuna stella nana compone sinfonie! Capiamo quindi il danno enorme che possono fare quelli che pontificano sull'economia senza una corretta impostazione metodologica: con le idee e le teorie sbagliate si può arrivare a distruggere la civilizzazione!

    B) l'oggetto di studio. Mondo 1: cose, ad es. pietre, minerali, piante, organismi viventi. Mondo 2: le idee, idee che gli esseri umani hanno sui mezzi e i fini.

    Ad esempio: la crema cosmetica. Non è il composto chimico che ne dà l'attributo di cosmetico, ma l'idea che gli attribuisce la gente, lo stesso per le medicine. Non importa se è il composto ha un effetto reale, l'importante è che la gente abbia creda a quell'utilizzo tramite una idea. Quando ho strappato il biglietto da 10 euro in classe non è per il composto chimico di cellulosa andato distrutto che vi siete sorpresi, ma per quello che potevate fare con i dieci euro. La categoria economica attribuita a qualunque mezzo fine risorsa è data da idee di vario genere, anche di carattere spirituale.

    C) nel primo mondo le cose sono direttamente osservabili nel mondo esteriore, benché con difficoltà diverse, le idee del secondo mondo invece non sono osservabili, possono solo essere interpretate nel suo contesto storico attraverso una teoria previa.

    D) nel primo mondo esistono relazioni costanti tra i fenomeni naturali. La costanza passa dalla certezza alla costanza probabilistica man mano che si sale di ordine. Nel secondo mondo non c'è costanza, ma variablità. Le idee cambiano di continuo. La natura dell'essere umano è creativa, le idee sono variabili. E' per questo che il futuro deve essere fatto, non arriva semplicemente. Anche i fenomeni sociali che si pensa siano costanti, stanno cambiando di continuo, benchè spesso lentamente: ad es. la lingua.

    Le scienze forti non sono quelle del primo mondo, ma sono quelle del secondo. E' molto più difficile scoprire verità scientifiche nell'ambito economico, che nel mondo della fisica e della chimica.

    E) ultimo punto. Nel primo mondo non si conoscono le cause ultime dei fenomeni. La causa ultima della legge di gravità: la terra che gira, e perchè gira? possiamo sempre trovare una causa, senza mai arrivare alla causa ultima. Le relazioni inoltre sono di tipo funzionale. Corrispondenza tra due insiemi, y=f(x), ma potrebbe essere all'inverso x=f(y). Al contrario nel mondo della scienza sociale si conosce la causa ultima: l'azione umana, presupposto irriducibile, causa originale, primigenia, di tutti i fenomeni che andiamo a studiare. Non esistono relazioni funzionali, ma genetico causali. L'azione genera tutte le conseguenze di modo causale e unidirezionale.

    Conclusione:
    la scienze sociali si trovano a volte in condizione di superiorità, e a volte di inferiorità, rispetto alle scienze naturali. L'inferiorità è dovuta all'enorme difficoltà che abbiamo nello studiare la disciplina economica. Non c'è costanza, sono tutte variabili. Però in compenso c'è la superiorità fornita dalla conoscenza della causa primaria di tutto quanto: l'azione umana. Ma c'è un altro vantaggio straordinario: l'economista condivide la natura dell'oggetto di studio. Quindi si può studiare anche sulla base di una introspezione di prima mano.

    Concetto di teoria e storia in Mises. La scienza dell'azione umana si divide in due rami: teoria e storia.

    La teoria è l'economia alla quale ci siamo approssimati finora: uno studio formale, astratto, qualitativo e generale dei processi di interazione umana, o di mercato, mentre la storia è lo studio sistematico dei fatti del passato che si riferiscono all'azione umana (passato lontano, storia, o passato prossimo, struttura economica).

    Seguendo la tradizione aristotelica (come vedremo più avanti Aristotele si salva come filosofo, ma non per tutto quanto) e gli importanti contributi del filosofo greco sull'epistemologia, esaminiamo i differenti concetti di forma e di materia. Lo studio della forma delle interazioni umane dà luogo alla teoria economica (quello che faremo nel corso), ma lo studio della materia delle interazioni dà luogo allo studio della storia.

    Teoria e storia sono ugualmente importanti per avere una conoscenza adeguata della realtà. Tuttavia, secondo Carl Menger, è importantissimo non cadere nell'errore di identificare le due cose. Pensare che si possa estrarre la teoria dalla storia è il classico errore compiuto dagli storicisti, dai positivisti.

    Le relazioni tra teoria e storia funzionano al contrario: si può fare storia solo interpretando i fatti alla luce della teoria. Senza teoria non c'è realtà storica, si nota tuttalpiù un insieme incomprensibile di dati e fatti.

    Mises da giovane voleva fare lo storico. Quando finì il suo primo libro di storia capì di aver fatto una ricerca del tutto inutile. Si rese conto infatti che aveva bisogno della teoria per interpretare i fatti storici. Cominciò a studiare economia, e diventò un gran teorico.
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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  7. #17
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid

    Prima di addentrarci dentro la teoria economica e lo studio delle sue leggi, del mercato, del denaro, etc etc... un'altra lezione dedicata al metodo più appropriato da utilizzare nelle scienze sociali, e in particolare in economia. E' infatti proprio dall'errore metodologico in ambito economico che nascono le teorie marxiste, l'economia keynesiana, o l'economia neoclassica, le quali, in maniera più o meno manifesta, minano il processo di cooperazione sociale, portando alle crisi economiche, ai conflitti sociali, alle guerre.



    Lezione del 5/11/09



    La parola metodo viene dal greco, significa cammino, stiamo quindi cercando di capire quale sia il cammino per investigare l'economia.

    C'è un capitolo di Mises nell'Azione Umana dedicato alla metodologia. Mises dice che il metodo della scienza economica è un metodo aprioristico e deduttivo, che esige l'aver capito la differenza tra teoria e storia.

    Come già spiegato, per fare storia è necessario conoscere una teoria che ci permette l'interpretazione dei fatti storici, mentre dalla storia non si può estrarre la teoria. Se Popper scriveva che tutti i fatti sono basati sulla teoria, la mia visione è invece più radicale: non c'è storia senza teoria.

    Conoscere la teoria è una condizione imprenscindibile ma non sufficiente. E' necessaria la comprensione, understanding in inglese, verstehem in tedesco: la capacità di discriminare tra gli eventi quei fattori rilevanti che hanno inciso sul corso delle azioni umane.

    Due storici senza inclinazione ideologica possono arrivare a interpretazioni distinte nonostante la stessa teoria di base. es: napoleone mosso da un ideale romantico, oppure napoleone megalomane per complesso di inferiorità dovuta alla bassa statura. La comprensione rimane comunque il ponte per collegare teoria a storia.

    Per alcuni economisti la storia è come il laboratorio per i fisici: si tratta di un gravissimo errore che i positivisti commettono ancora oggi.

    La conoscenza della storia tuttavia ci può aiutare, essa è in grado di generare un feedback. Le elaborazioni teoriche sono quindi il risultato di un ciclo che si sviluppa intorno a comprensione, teoria, esame fatti storici, feedback. Ad esempio, anni fa un economista avrebbe potuto chiedersi: che può succedere se si rimuove il gold standard, e le banche centrali stampano moneta di carta e controllano i tassi di interesse verso il basso. Da cui lo stimolo a studiare il ciclo economico. Cosa che appunto fecero gli economisti austriaci.




    Abbiamo detto che l'economia segue il metodo aprioristico: vediamo meglio cosa vuole dire. Si parte sempre da un assioma, il presupposto irriducibile, evidente senza bisogno di dimostrazione. L'assioma lo abbiamo già visto: è l'azione umana. Per negare l'assioma si agisce, cadendo in una contraddizione logica irrisolubile.

    Disegnamo una nuova piramide stavolta con la base sul basso. La punta è l'assioma dell'azione umana, la conoscenza teorica più elementare che ci permette già di interpretare qualcosa della storia.




    Seguendo la catena del ragionamento visto sopra, traiamo delle supposizioni dedotte dai fatti storici rilevanti e le reintrodiciamo nel ragionamento logico deduttivo per pervenire a nuove leggi economiche più profonde che a sua volta permettono nuove interpretazioni, e così via per leggi ancora più dettagliate, profonde, ampie, complesse, da cui l'allargamento della piramide verso il basso.

    Abbiamo quindi la catena logico deduttiva: teoria, esame dei fatti, supposizioni, nuove leggi economiche, etc etc, che costituisce un processo di costruzione della scienza economica che non trova mai termine.

    Dalla prossima settimana studieremo un caso semplice, robinson crusoe, un attore isolato e la legge dell'utilità marginale. Man mano poi introdurremo nuovi elementi, ad es. un'altra persona, e procederemo a esaminare lo scambio, il denaro, i tassi di interesse, la teoria del ciclo, del capitale, per arrivare a formulare una teoria sempre più ricca.

    La scienza economica è comunque sempre aprioristica, viene prima dell'esame della storia. Le leggi economiche inoltre hanno validità universale, apodittica. Sono valide in qualunque momento della storia, a parità di circostanze. Ad es: se c'è maggiore domanda il prezzo sale. Se invece riscontriamo che il prezzo scende deve essere intervenuta una circostanza differente, come ad es. un aumento dell'offerta più che proporzionale.

    Menger nel suo libro "Investigazioni sopra il metodo delle scienze sociali", con applicazioni speciali all'economia introduce l'individualismo metodologico: retroattività verso l'azione umana individuale, cioè in economia tutte le costruzioni teoriche devono essere riconducibili sempre all'azione umana individuale, l'essere umano è sempre al centro, l'economia è pertanto la scienza umanista per eccellenza.

    Hayek dice che tutto l'avanzamento nella scienza economica è dovuto all'invidualismo metodologico, senza l'utilizzo del quale si commettono sempre gravi errori. Il positivismo e l'ingegneria sociale non rispettano l'individualismo metodologico. Tuttavia si sono imposti come idoli che hanno causato o sono all'origine di tutti i conflitti e i genocidi del passato.

    Scientismo è la definizione di Hayek data al positivismo: è la indiscriminata e indebita applicazione del metodo delle scienze naturali al campo dell'economia e delle scienze sociali. Perché si commette questo errore? Ci sono diverse ragioni. Vediamone alcune.

    In generale gli economisti hanno un complesso di inferiorità verso gli scienzati del primo mondo. Copiandone il metodo pensano di arrivare ai successi del primo mondo, invece le loro applicazioni teoriche portano ai conflitti, alle guerre, ai genocidi.

    Un'altra ragione si può trovare nella domanda sociale: papà stato, risolvimi il problema. E' una domanda che come già visto possiamo ricondurre alla vertigine dell'incerto, del futuro, all'atto di ribellione verso la propria natura imprenditoriale e che conduce ovviamente a un circolo vizioso. Più interventi, più problemi, più richiesta di interventi, ancora nuovi e più gravi problemi. E' una debolezza che rappresenta una vera e propria infermità del mondo sociale.

    Lo scientificismo è la manifestazione del positivismo ed è caratterizzata dal monismo metodologico: non importa quale sia il mondo d'indagine, dalla natura alla società, per i positivisti esiste un unico metodo scientifico. L'approccio adeguato è invece il dualismo.

    I positivisti criticano gli assiomi come l'azione umana, dicono che è metafisica. Sono deterministi, materialisti. Applicano il flusso visto l'altra volta, quello dal basso verso l'alto. Le implicazioni del loro ragionamento sono gravissime. O un metodo, o due metodi. O siamo come dei batteri o siamo diversi dai batteri. Se la differenza tra l'essere umano con pietre e animali è abissale, non può che esserci dualismo. E' una esigenza alla quale non si può rinunciare. L'ingegneria sociale per manipolare la società dall'alto costituisce pertanto un errore molto grave che porta alla distruzione del processo di cooperazione sociale.

    Processo di validazione popperiano

    Popper era un positivista, un buon positivista ma sempre positivista. Non ha mai capito veramente la differenza di metodo. Popper si fece sempre più austriaco invecchiando, ma la sua teoria formulata da giovane era quella del criterio di falsabilità. Vediamolo.

    Abbiamo l'ipotesi dello scienziato naturale, il quale conduce un esperimento per vedere se la realtà è conforme alla ipotesi. Se è conforme si accetta l'ipotesi, ma con criterio di provisionalità, infatti non si scarta la possibilità che qualcosa un domani contraddica l'ipotesi originaria portando alla sua refutazione. Le ipotesi non falsabili dall'esperienza empirica non sono scientifiche.

    Il criterio popperiano tuttavia non è valido per le scienze sociali, lo vedremo la prossima volta, il problema è che non funziona neanche per le scienze naturali!!

    Esso infatti porta con sé due contraddizioni logiche: innanzitutto il criterio di falsabilità stesso non è falsabile. Non è quindi scientifico. E' metafisica esso stesso!

    Inoltre per falsificare l'ipotesi scientifica bisogna vedere se la realtà la refuta o la conferma, ma non si può intendere la realtà se non si dispone di una ipotesi di tipo teorico che sia già certa.

    E voilà, il gioco è fatto. Dal punto di vista della scienza sociale ci sono addirittura quattro ulteriori ragioni, diverse dalle due appena già viste che rendono impossibile il criterio di popper in economia. Lo vedremo nella prossima lezione.
    Ultima modifica di -Duca-; 13-11-09 alle 22:57
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  8. #18
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid. Da Usemlab.com

    Lezione n. 10 del 10/11/09

    Prima di continuare la lezione precedente, vediamo le risposte a due domande poste dagli studenti. La prima sull'etica, e la seconda su teoria e storia.

    1) L'etica non fa parte della scienza economica. E' una discipina indipendente che studia quello che deve essere. La teoria economica, cioè il conoscimento praxeologico, aiuta però a capire e scoprire i fondamenti della etica. Ad es: se qualcuno per natura è fortemente a favore di un'etica basata sull'egualitarismo (come principio di giustizia), tramite la teoria economica dovrebbe capire che cercare di realizzare il fine egalitario tramite l'intervento dello stato è un mezzo sbagliato non in grado di raggiungere il risultato. L'intervento crea conflittività, non realizzerà mai il fine egualitario. Bisogna quindi sostituire l'obiettivo etico egualitario con un altro obiettivo che sia compatibile con la teoria economica.

    Connessione tra scienza ed etica: la giustizia compresa in maniera corretta è solo quella che produce efficienza economica. Questa è la tesi delle mie più recenti investigazioni in campo teorico. Il giusto non può essere inefficiente, e viceversa: l'inefficiente non è giusto. Le conclusioni da me raggiunte in questo campo di investigazione sulla connessione tra scienza ed etica verranno affrontate come ultimo tema del corso.

    2) Tutte le ideologie ricorrono alla storia per dimostrare la correttezza delle proprie tesi. La teoria alla base, tuttavia, deve essere scientificamente corretta, deve essere come un cristallo trasparente. Se è erronea può portare a interpretare la storia in maniera distorta come attraverso delle lenti colorate. Ad es: molti danno la colpa della crisi attuale al capitalismo, mentre altri la attribuiscono all'intervento pubblico. Il bagaglio teorico è ovviamente distinto nei due casi. Quindi la domanda da porsi di fronte alle tesi esposte è: quale analisi si sta utilizzando, che teoria si utilizza per giungere a quelle conclusioni? E' necessario capirlo e saperlo. Infatti, è proprio a causa della teoria utilizzata che si giunge a interpretazioni diverse. Signor marxista, quale è la sua teoria? Analizziamo la sua teoria, ma se la teoria è erronea, e vedremo che lo è, anche la sua interpretazione e visione del mondo è sbagliata. Se manca la base scientifica si fanno solo chiacchere inutili.

    Torniamo a Popper e concludiamo la critica cominciata nell'ultima lezione. Vediamo quindi i 4 motivi che rendono inutilizzabile il principio popperiano in economia: (dall'articolo di Huerta intitolato "metodo e crisi nella scienza economica" pubblicato nel 1980):

    1) l'oggetto del secondo mondo sono le idee, non cose. Le idee non si possono osservare direttamente nel mondo esteriore. Non sono parte di una realtà incontrovertibile esterna. Le idee si possono solo interpretare. Una parola quale rosa, viene associata a un qualcosa di reale, ma è solo una idea. Tutti abbiamo l'idea della rosa, e tramite la parola l'associamo ad essa. Tuttavia la parola è solo una idea. Una idea rivoluzionaria è in grado di cambiare tutta la realtà. Ad es. l'invenzione del motore a scoppio. Il mondo cambia grazie alle idee.

    2) i fenomeni dell'azione umana sono fenomeni complessi, che non si possono isolare. Non permettono esperimenti di laboratorio. In economia si formalizzano leggi di tendenza, ceteris paribus. Non si può fermare il mondo e l'umanità in una fotografia, per cambiare solo una variabile e vedere che succede. Prima si formalizzano le leggi, e poi nel magma di eventi rappresentato dalla storia cerchiamo di capire e interpretare la storia.

    3) non ci sono costanti, sono tutte variabili. Non ci sono relazioni funzionali. Non si possono effettuare misurazioni. Il metro è una cosa, l'euro un'altra. L'unità monetaria cambia ogni momento per cui il bilancio, il pil, etc etc restano tutte interpretazioni. Non hanno niente a che vedere con la certezza della grandezza misurata.

    4) le contraddizioni nelle quali cadono gli economisti matematici dell'equilibrio sono dovute al fatto che non c'è equilibrio, la realtà è in continuo disequilibrio.

    Analizziamo adesso la statistica e la matematica, due discipline il cui utilizzo è pericolosissimo in economia.

    La statistica, da stato, nell'antica roma il censo. Oggi abbiamo l'istituto nazionale di statistica per dirigire le nostre vite. La statistica rappresenta un metodo ausiliare di un certo valore per l'investigazione storica, come ad es. le statistiche di prezzo, tuttavia essa non permette in alcun modo di ottenere conoscenza teorica. Le informazioni ottenute con la statistiche hanno solo valore archeologico, esse si riferiscono, nel migliore dei casi quando sono fatte bene, a un passato che non necessariamente si ripeterà nel futuro, colgono informazione sulla struttura del passato, ma non sulle leggi economiche.

    Ad es. il PIL. Che significato ha? Come vedremo più avanti, non ne ha nessuno. Non è una misura oggettiva. Rappresenta il valore dei beni e servizi prodotti, e se alcuni di essi sono tra di loro contradditori? Ad es. si produce cemento, ma manca il ferro. Il cemento non ha valore. Nella vecchia unione sovietica i leader politici si vantavano di essere i primi produttori al mondo di cemento, ferro, patate, etc etc. Dichiaravano sulla base dei numeri statistici di essere un paese ricchissimo? Era vero? No! Era povero! I trattori infatti si arrugginivano nei campi, le patate marcivano, il cemento si utilizzava per costruire cose che non voleva nessuno. La statistica non coglie gli aspetti qualitativi, imprenditoriali, che fanno la vera differenza.

    La matematica è un linguaggio altamente formalizzato per soddisfare le esigenze della logica (dove manca il fattore tempo) e della fisica (dove c'è costanza dei fenomeni). Non esiste un linguaggio matematico utilizzabile nell'ambito del tempo soggettivo e della creatività umana. La spazializzazione del tempo già vista in una lezione passata è semplicemente una caricatura. Nonostante la sua apparente complessità la matematica è troppo semplice per potersi applicare alla creatività umana e al trascorrere soggettivo del tempo.

    Vizio del ragionamento circolare in cui cadono gli economisti matematici: è il prezzo a determinare la quantità che si domanda, o è la quantità che si domanda a determinare il prezzo?? Gli economisti matematici non lo sanno. Se il prezzo sale si domanda meno, ma il prezzo cosa lo determina? la domanda?? Ragionamento circolare senza uscita. Noi sappiamo invece che tutto segue una catena genetico causale che parte dall'azione umana: fini soggettivi, valori, mezzi, domanda dei mezzi, scambio, e formazione del prezzo.

    Cosa è una derivata? Definizione in 6 parole: è il limite di un coefficiente incrementale. I concetti infinitesimali però non hanno senso in economia. Tutte le decisioni sono per intervalli discreti, gli unici significativi per l'essere umano.

    L'econometria è una combinazione di matematica e statistica da applicare alla disciplina economica, pertanto è doppiamente viziosa. Tutti i modelli econometrici delle banche centrali hanno sempre sbagliato clamorosamente, non servono a niente.

    Esaminiamo ora il razionalismo. Parola che viene da ragione, cioè lo strumento più importante del quale disponiamo. Non dobbiamo però cadere nell'errore di idolatrare la ragione umana.

    Ci sono due tipi di razionalismo.

    1) il falso razionalismo, non scientifico, erroneo, esagerato, che ha origine nella rivoluzione francese. Suppone che la mente umana sia più potente di quella che è veramente, riflette la presunzione di un essere onnisciente, l'arroganza scientificista, da cui appunto lo scientismo, il positivismo che hanno alimentato l'ingegneria sociale e l'utilizzo della matematica, della statistica, dell'econometria.

    In politica il falso razionalismo è la base del socialismo, del comunismo, dell'interventismo. Implica la presunzione di poter risolvere i problemi dall'alto grazie a un intervento dello stato. Si pensa di poter migliorare dall'alto in maniera centralizzata le istituzioni sociali nate spontanamente ed evolutesi lungo l'arco di diverse generazioni. Il positivismo giuridico ha contaminato il diritto e porta a conseguenze pericolosissime: se la legge è quella dello stato lo sterminio autorizzato per legge dovrebbe essere legittimo. Invece non lo è. L'economista Samuelson scrive che l'economia è una scienza che deve rispondere cosa produrre, come e per chi! Errore madornale: nessuno può capirlo!!

    2) razionalismo umile, che riconosce i limiti della ragione umana. Le istituzioni non si migliorano dall'alto (finendo spesso per distruggerle), ma dal basso, in maniera evolutiva e spontanea. Il razionalista francese cartesiano è convinto che il diritto sia ciò che sta nel codice. Non è così. Il diritto sorge spontaneamente, si scopre e si formalizza solo successivamente.

    E terminiamo quindi con una breve analisi del polilogismo, seguendo il capitolo relativo di Mises nell'Azione Umana. Il polilogismo è la dottrina secondo la quale la struttura logica della mente umana cambia a seconda della classe sociale (marx, borghese vs proletario), o della razza (il nazista, ariana vs le altre). Scientificamente è insostenibile, esso non ha significato per diverse ragioni:

    1) la razza o la classe sociale non sono definibili: il figlio di ariano con nero che struttura mentale avrebbe??

    2) non si può spiegare come e quando cambia la struttura logica: il proletario che ha risparmiato, e messo su una propria impresa, è ancora proletario o è diventato un borghese, e quando c'è stato il cambiamento di struttura logica?

    3) quale è la differenza tra le strutture logiche? esistono sì differenze di tipo culturale, ma non di struttura logica, che è la stessa per qualunque essere umano, non è possibile concepirne due differenti.

    4) come mai marx o engels hanno potuto rappresentare gli interessi della classe proletaria, se in qualità di borghesi non avevano la struttura mentale proletaria?

    Le teorie vanno pertanto criticate solo secondo i meriti, attraverso l'analisi di rigore scientifico, e con spirito di umiltà razionale. Blindarsi dietro al polilogismo, appellarsi cioè alla razza, o alla classe che le ha generate, per decretarne la verità scientifica è solo un espediente per evitare il confronto e le critiche. Si tratta di pura ideologia.


    http://www.usemlab.com/index.php?opt...omia&Itemid=51
    Ultima modifica di -Duca-; 18-11-09 alle 02:38
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

    SILENDO LIBERTATEM SERVO

  9. #19
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid. Da Usemlab.com

    LEZIONE N. 11

    (INIZIANO LE LEZIONI VERE E PROPRIE DI ECONOMIA DOPO L'INTRODUZIONE METODOLOGICA)


    E' incredibile come la legge economica più elementare sia stata formalizzata solo nel 1871. L'uomo aveva formalizzato il diritto già dai tempi dei romani, aveva composto sinfonie meravigliose, scritto poemi come la divina commedia oggi forse irripetibili, navigato quasi l'intero pianeta, fatto progressi incredibili nella matematica, nella fisica, e in altre scienze, eppure ancora nel 1870, nel campo della scienza economica, l'uomo doveva ancora arrivare a formalizzare la legge più semplice e basilare che risolvesse una volta per tutte il paradosso del valore.

    Non soprende quindi che a distanza di 140 anni la scienza economica rimanga incomprensibile per la maggior parte del genere umano, professori di economia compresi. Se per questi ultimi la legge dell'utilità marginale sembra essere oramai chiara, benché ancora commettano dei piccoli errori a riguardo della sua precisa definizione, essi continuano a fare errori clamorosi per quel che riguarda l'approccio metodologico (come visto nelle ultime tre lezioni), e per gran parte di tutto ciò che ne consegue, con ripercussioni che hanno effetti reali sulle nostre vite, come ben dimostrato ancora una volta da questa ennesima crisi economica.

    Lezione del 12/11/09

    Ripartiamo dai mezzi e dai fini. Abbiamo detto che il fine è quel risultato che si pretende conseguire con l'azione. Il mezzo, invece, è tutto ciò che l'attore ritiene utile per conseguire il fine. Sono sempre soggettivi: è il soggetto che valorizza il fine e dà utilità al mezzo.

    Il fine può essere un mezzo nel contesto di un'azione generale più ampia. Es. assistere a questa lezione, il cui fine è approfittare della opportunità di imparare. Per fare ciò stiamo utilizzando molti mezzi: il tempo speso in aula, le penne, i vestiti, i banchi, la carta, etc etc. Imparare è però un mezzo per superare l'esame, e passare l'esame è a sua volta un mezzo per raggiungere il fine di laurearsi. Perchè laurearsi? Per poter intraprendere una carriera lavorativa... etc etc. Ogni fine si converte in un mezzo.

    Esercizio: per la prossima lezione scrivere tutti quanti quale è il proprio fine ultimo nella vita.

    Domanda: il fine giustica i mezzi? Se ad es. il mio fine è l'indipendenza dei paesi baschi, che mezzi posso utilizzare? sequestri? attentati...?? No! Il fine del rispetto della vita è qualcosa di molto più importante dei mezzi violenti utilizzati in questo caso. Non c'è conflitto tra fini e mezzi, ma conflitto tra fini diversi.

    I mezzi sono soggettivamente scarsi. Se non sono ritenuti scarsi dal soggetto, non vengono presi in considerazione nell'atto di agire. Quando soggettivamente il bene diventa scarso, si trasforma in un mezzo. Si mette in moto l'azione umana e la creatività imprenditoriale.

    Paradosso dei beni liberi: non si agisce imprenditorialmente e nessuno se ne preoccupa. Nel passato c'erano zone della spagna, come la cantabria, quasi disabitate, ricche di beni liberi, dove poca gente aveva a disposizione tutto quanto ma faceva la fame. Oggi nelle stesse zone tutto è privato, parcellizzato, scarso, eppure la zona è molto più popolata e la ricchezza in termini, di beni, servizi etc etc è infinitamente maggiore. I problemi di scarsità che emergono vengono risolti solo tramite la creatività, l'assegnazione in termini economici, e i diritti di proprietà.

    La soluzione per ovviare alla trasformazione di un bene libero in bene economico non è quella di rendere il bene pubblico, da far amministrare ai burocrati. Basta estendere la proprietà privata ai principi dell'economia di mercato, e alla creatività imprenditoriale. In questo modo i problemi di scarsità possano essere risolti nella maniera migliore possibile. Es degli elefanti in alcune zone dell'africa. Laddove sono una specie protetta rischiano l'estinzione. Dove sono privatizzati, assegnati in proprietà alle tribù locali, vengono gestiti in maniera oculata. Perchè la risorsa fiorisca bisogna privatizzarla.

    Ecologia di mercato, un tema che vedremo più avanti, ma la cui conclusione è che tutti i problemi ambientali nascono dall'intervento dello stato sulle risorse corrispondenti che vengono rese pubbliche. Tutti i problemi ambientali, compreso il riscaldamento globale, si risolvono eliminando l'intervento dello stato e ricorrendo alla privatizzazione delle risorse coinvolte.

    I beni economici si dividono in due grandi categorie:

    1) beni economici di consumo o di primo ordine,
    2) beni economici di ordine superiore o fattori di produzione.

    I primi soddisfano direttamente e in manier immediata la necessità umana, ad es. un'aspirina. I secondi permettono la soddisfazione delle necessità umane solo in maniera indiretta, attraverso l'interazione necessaria di altri beni, e di un processo temporale più o meno lungo.

    Più l'ordine (secondo, terzo... etc etc) è elevato più lontano nel tempo è l'istante in cui si incontra il bene finale di consumo. Si tratta di un contributo originale e importantissimo di Carl Menger, che approfondiremo quando studieremo la teoria del capitale.

    L'uovo fritto: quando esso è nel piatto diventa bene di consumo, prima di essere cucinato era insieme al sale l'olio, la pentola etc un bene di ordine superiore. A sua volta la pentola, quando è uscita dalla fabbrica, era un bene di ordine ancora superiore, e così la macchina che l'ha fabbricata, di ordine ancora più alto. Il minerale con la quale è stata fatta sia la pentola o parte del macchinario di ordine ancora più elevato.

    Per comprendere la teoria dei prezzi è molto importante capire che il processo produttivo è un insieme di tappe. I prezzi dei beni di ordine più basso determinano i prezzi di ordine più alto. Cioè, i prezzi dei fattori di produzione vengono determinati attraverso processi molto complessi che partono dai prezzi dei beni di consumo.

    I servizi sono beni economici non materiali, nei quali il processo di produzione e consumo è simultaneo, ad es un concerto, il barbiere, un'assicurazione. In realtà la distinzione tra beni materiali e servizi immateriali è artificiosa, non ha molto senso. Cosa è che produce la soddisfazione nel mangiarsi l'uovo? Anche la sensazione soggettiva. Una bella auto dà una soddisfazione soggettiva. Sono tutti sono servizi, anche nei beni materiali infatti c'è sempre l'implicazione di un servizio. Più avanti vedremo anche questo in maggiore profondità.

    Passiamo ora alle leggi economiche partendo dalla più semplice: la legge dell'utilità marginale. Essa spiega come si determina il valore dei beni economici. Vediamolo con riferimento ai beni di consumo o di primo ordine. Esaminiamo tre principi fondamentali per capire la legge:

    - essendo i mezzi scarsi, i beni vengono utilizzati per soddisfare innnizitutto i fini più urgenti, quelli cioè più intensamente valorizzati dal soggetto economico. I fini sono sempre soggettivamente ordinati dal più urgente al meno urgente. E' pertanto una legge ontologica: nessuno utilizza i mezzi scarsi per soddisfare fini che valorizza poco, dà sempre la precedenza a quelli più urgenti, importanti.

    - apprezzamento più o meno intenso del mezzo che abbiamo chiamato utilità. Bene, l'utilità del mezzo corrisponde a quella dell'unità rilevante nel contesto dell'azione in questione.. ad es. per un uomo nel deserto assetato, l'unità rilevante può essere il bicchiere. Per un contadino con un terreno arido, l'unità rilevante nel contesto della sua azione è il camion di acqua della portata di qualche tonnellata.

    - Supponiamo che l'uomo assetato nel deserto, in punto di morte, abbia la seguente scala valorativa, valorizza cioè in i seguenti beni partendo da quello che ritiene avere più valore: 1) un bicchiere d'acqua per non morire, 2) un secondo bicchiere per dissetarsi, 3) un dattero per mangiare qualcosa, 4) ancora un altro bicchiere d'acqua, 5) un cappello per non prendere una insolazione, 6) un quarto bicchiere d'acqua 7) un quinto e ultimo bicchiere d'acqua. Supponiamo sempre che d'improvviso trovi questi cinque bicchieri d'acqua. Fa per prendere il primo ma gli cade sulla sabbia. Quale utilità ha perso?

    La risposta è: l'utilità del quinto bicchiere, cioè l'ULTIMA! infatti ne rimangono ancora quattro per soddisfare i bisogni più urgenti. Questo perchè i bicchieri sono perfettamente intercambiabili dal punto di vista soggettivo.

    La legge dell'utilità marginale quindi spiega quale è e come si determina il valore soggettivo di una qualunque unità di un bene rilevante, e perfettamente intercambiabile, per un attore nel contesto di una sua azione: il valore di ogni unità a disposizione dell'attore è determinata da quella dell'ultima unità in ordine di importanza nella sua scala valorativa. E' in altre parole il valore dell'unità meno importante a disposizione dell'attore a dare valore a tutte le altre.

    La legge è universalmente valida e ha tre caratteristiche:

    1) l'utilità marginale è sempre decrescente, tende a diminuire. L'utilità marginale fu formalizzata nel 1871 da Carl Menger (e parallelamente da Jevons e Walras, ndr) nel suo libro "Principi di Economia Politica", anche se il paradosso del valore, che la legge dell'utilità marginale risolve, pare essere stato risolto 30 anni prima dallo spagnolo Jaime Balmes.

    La scuola classica di economia non era ancora riuscita a risolvere formalmente il paradosso del valore. C'era l'intuizione che il valore fosse dato dall'utilità, ma non si capiva come mai il ferro e acqua, ben più utili di un diamante o dell'oro, fossero valorizzati meno dei beni meno utili.

    2) Le azioni umane, tranne rare eccezioni (l'atto di eroismo dove si perde la vita), compiono scelte incrementali o marginali.

    Il problema alla base del paradosso del valore è che le decisioni umane non riguardano una scelta tra il tutto o il niente, o tutta l'acqua o tutto l'oro. Le decisioni riguardano incrementi discreti, un poco di più di qualcosa contro un poco di meno di qualcos'altro.

    3) l'utilità marginale non ha niente a che vedere con la psicologia, non nasce da sensazioni psichiche. E' molto importante questa precisazione. Nel 1973 sui banchi di scuola mi venne spiegata la legge dell'utilità marginale in questa maniera (dal minuto 54:10, da vedere!): ho sete, bevo un bicchiere d'acqua, soddisfatto, ne bevo un secondo, si soddisfatto ma meno di prima, terzo bicchiere ok, sta bene, quarto uff..., quinto no basta, non ne voglio più, si bevine ancora cretino! eccoti il sesto... avete visto come si abbassa l'utilità? e via con il grafico e la curva decrescente! (questa è anche la spiegazione di wikipedia, andare a leggere per credere, solo che utilizzano l'esempio della crostata di fragole, ndr)

    La legge dell'utilità marginale non è una legge della sazietà, non è una legge psicologica o sperimentale. E' una legge praxeologica, apodittica, fa parte della logica dell'azione umana. L'ultima unità rilevante per il soggetto nel contesto di una sua azione, sempre che sia perfettamente intercambiabile, è quella che dà valore a tutte le altre unità, indipendemente dalla sazietà o considerazioni di tipo psicologico.
    Ultima modifica di -Duca-; 20-11-09 alle 04:16
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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  10. #20
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid. Da Usemlab.com

    Lezione n. 12

    Le letture da fare a casa sono fondamentali e servono ad approfondire le lezioni in aula. Adesso dovrò cominciare ad accelerare il passo affrontando i temi fondamentali in maniera piuttosto rapida, quindi sarà ancora più importante fare il resto studiando i testi a casa.

    In questa lezione vedremo la legge del rendimento o della produttività marginale decrescente. Si veda Mises, l'Azione Umana, e il capitolo relativo. Troviamo ancora la parola marginale, l'economia austriaca viene definita anche marginalista: per quanto possa sembra paradossale, in economia sono sempre gli ultimi attori, i meno interessati, a determinare il valore di tutto il resto.

    La legge dice che esiste una proporzione ottima di fattori di produzione per produrre i beni di consumo. Per capirlo meglio faremo ricorso in maniera del tutto eccezionale a una rappresentazione grafica.

    Consideriamo per semplicità due fattori di produzione A e B, terra e lavoro. Attenzione, il lavoro non è un solo fattore di produzione, si tratta di una definizione ingannevole, in realtà ci sono diversi tipi di lavoro distinti, ci sono mille fattori di produzioni lavoro. Questa volta ne utilizziamo uno solo, come se tutti i fattori lavoro fossero omogenei tra loro, ma solo a fini esemplificativi. La realtà è ben diversa.



    A è un fattore fisso, ad es. un appezzamento di terra, e B un fattore variabile, di cui se ne possono utilizzare differenti unità, ad es: un'ora lavoro o un lavoratore.

    La legge dice che supponendo A fisso, e variando il fattore B, la produzione finale (es patate) cresce all'inizio più che proporzionalmente, fino a un punto dove l'incremento diventa meno che proporzionale, cioè la curva produttiva diventa da concava a convessa, e ad un certo punto può anche cominciare a decrescere.




    Ancora attenzione, non si tratta di una legge tecnologica, come per semplicità posso aver mostrato in questo esempio. La legge è universalmente valida, ancora una volta essa è implicita prasseologicamente nella logica di fine e mezzi dell'essere umano che agisce.

    Ne dimostriamo la validità sensu contrario, cioè vediamo che succederebbe se non fosse vera. Se non ci esistesse un punto di ottimo, la crescita continuerebbe a essere più che proporzionale, e la curva proseguirebbe fino al cielo. In altre parole potremmo conseguire una produzione illimitata di patate aumentando il numero di ore lavoro o lavoratori. Vorrebbe dire altresì che l'appezzamento di terra avrebbe una capacità produttività illimitata, tale da rendererlo un bene libero, non un bene economico. A sua volta ciò implicherebbe l'assenza di qualunque problema economico.




    La legge è universalmente e apoditticamente valida, essa è inerente alla natura dell'essere umano. E' una legge molto importante, senza la quale non si possono capire la teoria del capitale e quella del ciclo che vedremo più avanti, nè potremmo capire come si determinano i prezzi dei beni economici, o cosa succede quando aumenta la popolazione

    Facciamo adesso un salto analitico. Passiamo dalla considerazione esemplificativa di un solo essere umano isolato, come Robinson Crusoe, per il quale valgono le leggi viste, e introduciamo subito Venerdì. In altre parole ci spostiamo a considerare la società umana e il complesso delle sue interazioni.

    La società viene presentata spesso come un essere antropologico, invece si tratta di un concetto astratto. La società è un processo, una struttura dinamica costituita da esseri umani, ciascuno dei quali è un universo a se stante. Si tratta di una complessità quantitativa e qualitativa. Non è un meccano, ma un complesso dinamico di interazioni umane, costituite da relazioni spirituali e di scambio.

    Gli scambi avvengono sulla base di principi morali e giuridici, e danno luogo alla formazione di prezzi. Il motore di tutto ciò, come abbiamo visto, è la funzione imprenditoriale che crea, trasmette e coordina. Il processo è competitivo e spontaneo e ci porterà a studiare e capire il teorema della impossibilità del socialismo, secondo il quale non si può organizzare dall'alto il processo senza distruggerlo. Socialismo come statismo, non riguarda sinistra o destra, la destra può benissimo essere più socialista della sinistra.

    La società può essere interpretata solo tramite gli strumenti analitici sviluppati dalla teoria economica. La società non pensa e non decide, lo fanno gli individui. E' una illusione pericolosa pensare che la società abbia una esistenza e una volontà sua propria al di sopra dei singoli individui. E' questo il mito olistico, ominicomprensivista della società diffuso dagli ingegneri sociali. Agli statisti infatti fa comodo diffondere la convinzione che la società esista come entità indipendente, la legittimità del potere si basa su questo mito: ad es. la germania ha dichiarato guerra a... NO! Determinate persone concrete hanno dichiarato guerra mandando al fronte gente totalmente estranea agli interessi bellici.

    Ci sono due leggi importanti che riguardano la società: la legge della divisione del lavoro, e la legge associativa di Ricardo. Vediamole rapidamente.

    La legge della divisione della conoscenza o dell'informazione, come preferisco chiamarla io, l'abbiamo già vista. Consiste nella specializzazione dove si ha vantaggio comparativo. Divisione verticale e orizzontale per cui c'è sempre convenienza a scambiare il prodotto della propria conoscenza specializzata.

    Essa è valida a livello nazionale e si applica anche nel commercio internazionale. E' curioso come gli economisti del passato avessero intuito questa legge prima a livello nazionale che individuale. Ad es. gli inglesi fabbricavano macchinari, gli spagnoli producevano arance, e gli svizzeri se ne rimanevano chiusi in casa a costruire i loro precissimi orologi. Lo scambio internazionale permetteva ai tre paesi di specializzarsi nelle linee produttive dove si dimostravano più efficienti e con ciò tutti ne traevano un notevole beneficio.

    Che succede però se un paese è più efficiente di un altro in ogni linea produttiva? La conclusione di Ricardo è che si ha sempre interesse nel commerciare con i paesi meno efficienti! il paese più avanzato si specializza nella linea dove ha il vantaggio relativo comparativo maggiore. Esistono infatti diverse intensità nei vantaggi comparativi, non tutti i vantaggi sono uguali. Se un chirurgo è anche bravissimo anestetista e infermiere, avrà sempre convienenza a soddisfare prima tutte le richieste del servizio chirurgico, assumendo per gli altri compiti dove l'intensità del vantaggio è inferiore, un anestetista e un infermiere, benché meno bravi di lui.

    Cosa implica questa legge? Implica che anche i meno dotati, i meno istruiti, i meno capaci, i meno validi, hanno un ruolo importante nella società, e che partecipando al processo globalizzato di cooperazione e scambio volontario finiscono come tutti gli altri a trarne beneficio.

    Nella prossima lezione vedremo gli scambi, con denaro e senza, e la formazione dei prezzi.
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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