Quella che segue è a mio avviso una spledida lezione. Siamo alla terza e già affrontiamo temi di una importanza straordinaria. La tragedia dell'uomo che si ribella alla propria natura, che rigetta la propria funzione imprenditoriale. L'incertezza ineluttabile del futuro e la ricerca di sicurezze che lo portano nella trappola offerta dalla pianificazione centralizzata dello stato, che invece mina i piani individuali e quindi lo stesso processo di cooperazione sociale. L'importanza delle istituzioni sociali per una società dinamicamente efficiente, orientata alla prosperità. E qua chi ci ha sempre seguito trova conferma che la causa del malessere non solo italiano di oggi sia la corruzione dell'istituzione sociale del denaro, definita da Huerta la più importante delle istituzioni sociali. Ma lasciamo parlare lo stesso Huerta De Soto.
Lezione del 6 ottobre 2009
Stiamo studiando il processo di cooperazione sociale, di cui è protagonista l'essere umano. Stiamo vedendo due definizioni di funzione imprenditoriale, una in senso lato e una in senso stretto. In quella ampia il concetto di azione umana coincide con quella di funzione imprenditoriale: l'essere umano tramite un'azione deliberata agisce per modificare il presente che ritiene insoddisfacente in modo da raggiungere nel futuro qualcosa che valorizza maggiormente.
Abbiamo visto i primi 5 elementi essenziali dell'azione umana. Il fine da raggiungere al quale attribuiamo un valore. I mezzi, che cerchiamo per raggiungere il fine, rappresentano il ponte che ci connette al fine. Il mezzo quindi ha una utilità. I mezzi per definizioni sono scarsi in quanto non sono sufficienti per raggiungere tutti i fini che l'agente economico si propone.
Vediamo adesso il sesto elemento:
6) Il piano. Fini e Mezzi vengono organizzati concettualmente in un piano di azione. Il piano non necessariamente è messo per iscritto, spesso è un piano tacito, che vive solo nella mente, è una rappresentazione mentale di tipo prospettivo, orientata al futuro, nella quale incorporiamo le tappe da percorrere, e le circostanze di tempo e luogo che posso relazionarsi al fine da raggiungere e ai mezzi da utilizzare.
Solo le azioni molto complicate richiedono un piano formalizzato. La maggior parte delle azioni giornaliere vengono attuate in maniera automatica, abitudinaria, implicita, sulla base di un piano tacito.
Dibattito su chi deve pianificare.
L'attore stesso o qualcuno per conto suo? In questo dibattito entra in scena Papà Stato, la pianificazione centrale, imposta dall'alto. Utilizzando il potere coercitivo dello stato si blocca la pianificazione attuata dal basso dei singoli attori economici.
Studieremo il teorema dell'impossibilità del socialismo, il perchè è impossibile organizzare il processo sociale composto da milioni di essere umani ognuno con suoi fini, mezzi, valori e piani, attraverso il potere dello stato. L'intervento dello stato blocca la capacità creativa, va contro la naturalezza umana, Per quanto buono possa essere l'ideale socialista (sia esso di destra che di sinistra), cioè il pretendere di raggiungere i fini sociali attraverso il potere coercitivo che pianifica in maniera centralizzata, esso si scontra con la realtà: pianificare in maniera centralizzata ostacola la complessità delle azioni umane che si basano sulla pianificazione di prima mano attuata da ciascuno di noi in maniera individuale.
Altri elementi:
7) Atto di volontà. L'atto di volontà è essenziale. Muoversi: se si resta paralizzati non si conclude nulla.
8) Il tempo. Tutta l'azione umana si svolge nel tempo. Anche il concetto di tempo è soggettivo. Il soggetto sente ed esperimenta il tempo nel contesto di ciascuna azione attraverso le tappe. In un tempo oggettivo le persone sperimentiamo in maniera differente. Fare molte cose sembra accelerare il trascorrere del tempo. Ad esempio, la sensazione che da piccoli il tempo passi lentamente, e da grandi più velocemente.
Abbiamo quindi il tempo cronologico, il tempo oggettivo. Orologio analogico: analogia con la realtà fisica che è il movimento. Riflette il passare del tempo come analogia del movimento. Nel mondo della fisica, il tempo è la quarta dimensione. Il futuro è ciò che viene. Nel mondo dell'economia invece, il futuro è ciò che si farà. Nel mondo della fisica, la nostra dimensione così piccola, in spazi assoluti così enormi, ci fa sembrare il mondo esterno come stabile, caratterizzato da costanti assolute.
Ma il tempo oggettivo non ha niente a che vedere con il tempo dell'economia. Il tempo antropologicamente rilevante è quello soggettivo, che sperimenta il soggetto stesso, nel suo progetto di azione. Il futuro, al contrario della scienza naturale, non è dato, non sta per arrivare, il futuro si plasma, è ciò che si farà.
Le aspettative hanno la stessa natura della memoria. Immaginare il futuro e ricordare il passato. A livello qualitativo sono esperienze simili. Ricombinare in maniera creativa gli elementi della memoria del passato, in forma di aspettative o immaginazione sulle azioni future. Ognuno ha aspettative sue proprie, e vede le cose da fare nel futuro in maniera differente da ogni altra persona. Il futuro e l'immaginazione dello stesso dipendono dalla capacità creativa di ciascuno di noi.
Tutti quelli che pretendono di trattare l'economia, i fatti economici, con la stessa metodologia delle scienze naturali commettono un errore gravissimo: i due mondi sono differenti: un mondo caratterizzato da dati e costanti, contro un mondo di creatività.
In economia è impossibile prevedere in maniera precisa. L'incertezza è ineliminabile. Non c'è rischio nel tempo economico, ma incertezza.
Teoria della decisione nell'economia tradizionale: si elaborano scenari e si attribuisce a ciascuno di essi una distribuzione di probabilità. Si butta tutto nel computer per l'elaborazione dei dati e salta fuori l'ottimo. Fenomenale? Straordinario? NO! E' una stupidaggine, non si possono conoscere le alternative future, esse si scoprono imprenditorialmente, oggi molte di esse ancora non esistono!!
L'essere umano deve ammettere e riconoscere la sua natura, quella di un essere dotato di capacità creativa. Questo fa si che il futuro sia indeterminato, incerto. L'incertezza però ci fa venire le vertigini, desideriamo certezze e sicurezze: e in questo sta anche la tragedia dell'essere umano.
Ci ribelliamo alla nostra stessa capacità creativa. Le crisi sociali molto spesso sono determinate da questa ribellione verso la nostra natura umana. Cadiamo nella trappola di appoggiare i governanti perchè ci diano sicurezze, certezze. In tal maniera non maturiamo, non ci assumiamo la responsabilità per le nostre azioni. Diamo sempre la colpa agli altri di quello che ci succede. Chiediamo aiuti, esigiamo sovvenzioni, siamo vittime, sempre, non persone responsabili della propria natura umana. Cerchiamo e cadiamo nella trappola di tutte quelle false sicurezze che ci vengono offerte. Il sale della vita però sta proprio nel non conoscere il futuro, con tutti i suoi incidenti, quei risultati non graditi che accadono.
Abbiamo tuttavia due strumenti potenti per affrontare il carattere ineludibile di incertezza che caratterizza il futuro.
1) la propria funzione imprenditoriale
2) le istituzioni sociali
L'essere umano tende a raggiungere i fini che si pone. Non sempre ci riesce, ma tende a ottenerli. E' come una antenna parabolica direzionale. Si gira di continuo verso la direzione che ritiene giusta.
Le istituzioni sociali sono schemi ordinati di comportamento che adottiamo per vivere in società. Sono tutti quei comportamenti che presentano tratti di regolarità. Studieremo come sorgono le istituzioni, in maniera spontanea. Le istituzioni più importanti incorporano una quantità di conoscenza pratica tale che non potrebbero essere ideate da alcuna singola mente umana. Abbiamo fatto l'esempio della lingua. Essa è sorta in maniera spontanea ed evolutiva, è sempre viva e si plasma di continuo. Esistono altre istituzioni sociali in altri ambiti, come quello della morale o del diritto.
La cosa importante delle istituzioni sociali è che riducono l'incertezza. Ad esempio: la possibilità del divorzio oggi ha riaperto margini di incertezza nella vita di ciascuno di noi che il matrimonio come istituzione riduceva.
Dove le istituzioni sociali funzionano meglio, le società prosperano, sono dinamicamente efficienti. Dove le istituzioni non funzionano, le società di disgregano, sono dinamicamente inefficienti. Questo in tutti gli ambiti, linguaggio, diritto, morale, economia.
Il denaro è l'istituzione sociale per eccellenza. Senza alcun dubbio. Fermi là. Come fa essere il denaro, l'istituzione sociale per eccellenza se da molti viene considerata persino l'origine di tutti i mali!?? SI. Lo è!! Prima di tutto come istituzione sociale viene il denaro. Poi il resto. Lo vedremo più avanti.
In economia non si può utilizzare la probabilità statistica. Essa crea una falsa sensazione di sicurezza.
Esistono due concetti di probabilità differenti: probabilità di classe, e di caso.
La prima appartiene al mondo naturale. Si applica all'insieme degli elementi di una classe. Ad esempio il lancio della moneta. Si sa come si comporta la classe nel suo insieme, ma non i singoli elementi. Il concetto del rischio è proprio delle scienze naturali. Rischio di morte di un tot percento tra le persone di una certa età. Sono rischi assicurabili. Concetto di frequenza tra elementi omogenei.
Nel mondo dell'azione umana, ci troviamo di fronte ad eventi unici, storicamente irripetibili. Non ci sono classi di fenomeni omogenei. Fattori non esterni ma che dipendono da come si agisce. Si partecipa direttamente al risultato finale. C'è incertezza, non rischio, e questo tipo di incertezza non è assicurabile. Non ci possono essere assicurazioni sul matrimonio che finisce male, o sul fatto che un'impresa fallisca. L'unica maniera per assicurare la riuscita di un matrimonio come di un'impresa è impegnarsi, sacrificarsi, lavorare.
SCRITTO DA FRANCESCO CARBONE
Associazione Usemlab