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  1. #21
    Vedo la mano invisibile
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid. Da Usemlab.com

    Lezione n. 13


    Una lezione fondamentale, dove emerge chiara la distinzione tra una società che ricorre ai mezzi economici e una che ricorre ai mezzi politici, e dove capiamo perchè il denaro è l'istituzione sociale per eccellenza.

    Lezione del 24/11/09

    Gli scambi

    Scambio: relazione sociale per eccellenza. La teoria degli scambi viene chiamata Catallattica.

    Gli scambi possono distinguersi tra:

    - Scambi intrapersonali e interpersonali. I primi detti anche autistici. Azioni che riguardano l'essere umano isolato. Gli scambi interpersonali consistono invece nel dare qualcosa a qualcuno per aver qualcos'altro in cambio. Do ut des. Tutte le relazioni umane in ultima istanza sono riconducibili a degli scambi anche quando non si spera niente in cambio, la soddisfazione personale che interviene ad es. in un atto unilaterale di generosità rappresenta un cambio intrapersonale. Es: Maria teresa di calcutta, ascoltare i problemi di un amico.

    - Scambi volontari cioè per mutuo accordo tra le parti e scambi coattivi, dove interviene invece la coercizione, la forza.

    A questo proposito vediamo un'interessante digressione di Mises presente nell'Azione Umana. Per contrasto andiamo ad analizzare due tipi di società, una basata sullo scambio volontario, e una sullo scambio coattivo. Dove dominano i primi tipi di scambio parliamo di società basata su vincoli contrattuali, dove dominano i secondi parliamo di società basata su vincoli egemonici. La differenza essenziale tra i due tipi di scambio sta nell'esercizio di violenza fisica o nella minaccia di violenza fisica. In questi ultimi due casi siamo in presenza di scambio coattivo, altrimenti di scambio volontario.

    Rilevanza della fisicità per poter determinare l'effettiva coazione, la mera interiorità non ha importanza. Un padre che si sente obbligato ad accettare un lavoro umiliante per dar da mangiare ai figli comporta un'azione volontaria, non coattiva. Non c'è violenza fisica. I nemici della società libera dicono che gli scambi volontari non sono tali, che la volontarietà è solo formale, che esiste una parte debole OBBLIGATA ad accettare un lavoro. Si tratta di una fallacia critica utilizzata al fine di imporre una società egemonica: ad es: la dittatura del proletariato basata solo su vincoli egemonici. Figuratevi il paradosso!

    Vediamo ora le seguenti differenze tra i due tipi di società:

    1) nel primo tipo la cooperazione si effettua attraverso i contratti. Il contratto è una istituzione giuridica che plasma uno scambio volontario. Il secondo tipo si organizza tramite gli ordini e la subordinazione.

    2) nel primo tipo le relazioni sono simmetriche. Lo scambio si effettua tra le parti senza la coazione. Anche nel caso del capitalista che dà un salario molto basso a chi ha necessità di lavorare. Il picchetto sul posto di lavoro implica invece forza fisica, quindi una relazione assimetrica: uno ordina e uno esegue. Esempi di società del secondo tipo: la schiavitù o l'esercito per arruolamento obbligatorio.

    3) nel primo tipo ogni essere umano persegue i propri fini. Nel secondo tipo i fini perseguiti sono sempre quelli stabiliti da chi emette gli ordini.

    4) nel primo tipo la ricchezza si ottiene attraverso i mezzi economici, nel secondo tipo si ottiene attraverso i mezzi... politici. Contrasto immediato: nella società politicizzata si hanno sempre più funzionari e burocrati. Si dedica tempo, ingegno e sforzi non a carpire e soddisfare le necessità degli altri attraverso un processo volontario, ma a influire sul processo di decisione politica, a conseguire aiuti e sovvenzioni, a fare manifestazioni. Ognuno cerca di risolvere i propri problemi utilizzando i mezzi politici. Tendenzialmente, dunque, lo scambio pacifico avviene dove il peso dello stato è minore, dove invece è maggiore si riscontrano scambi coattivi, la cui principale manifestazione sono i vantaggi e i privilegi particolari ottenuti tramite mezzi politici (eufemismo per dire utilizzo della violenza).

    5) nel primo tipo sorge uno stato di diritto, si ha cioè il dominio della legge in senso materiale: tutti gli esseri umani sono uguali davanti alla legge considerata in termini astratti e universali. Però si faccia attenzione: lo stato di diritto è come un cerchio quadrato, la neve calda, la puttana vergine, è un ideale irrealizzabile. Se esiste uno stato è impossibile che esso lo sia di diritto (opinione personale). Mises in questo è molto meno radicale di me. Nella seconda società lo stato è invece dittatoriale o paternalista. Sono dominanti i regolamenti, il diritto amministrativo, si ha legge intesa in senso formale: fare cose concrete in circostanze specifiche.

    6) nel primo tipo la libertà è assenza di coazione. Nel secondo tipo la libertà si ridefinisce come il poter fare quello che si vuole, che sia un dittatore o la maggioranza democratica. Si prostituisce il concetto di libertà: non sono libero perchè non ho una casa decente quindi ho il diritto a ottenerla con la violenza (o con i mezzi politici che è la stessa cosa).

    Questa analisi ci permette di interpretare quello che ci accade intorno: la civilizzazione occidentale è il risultato di un tipo di società impostata sui vincoli contrattuali, benché essa sia costantemente minacciata dalla presenza di vincoli egemonici. La società di oggi è di fatto una società mista, dove i vincoli egemonici continuano ad aumentare.

    Il Calcolo Economico

    Avevamo visto che il mondo ordinale interiore è fatto di intensità psichiche non misurabili che possono solo essere comparate. Tutta l'economia si basa su questo mondo. Se pertanto tutte le valorizzazioni sono soggettive e non possono misurarsi, come è possibile che nel mondo esterno si fa sempre riferimenti a numeri, prezzi e calcoli? Come si passa da questo mondo interiore a quello esterno dei computi e calcoli numerici? Il passaggio è reso possibile da due istituzioni: il denaro e gli scambi volontari.



    Le istituzioni sociali sono storicamente contingenti, non c'è nessuna garanzia che continuino ad esistere. Così come sono emerse in maniera evolutiva e spontanea possono sparire altrettanto spontaneamente o essere distrutte dall'alto.

    Il denaro, il mezzo di scambio comunemente e generalmente accettato, è l'istituzione sociale per eccellenza.

    Grazie al denaro e agli scambi volontari emergono e si formano i prezzi, la plasmazione delle relazioni storiche degli scambi in unità monetarie. I prezzi rendono possibile il calcolo economico. Se non esiste il denaro o si proibiscono gli scambi volontari, il ponte crolla, il calcolo economico diventa impossibile.

    Perchè fracassa il socialismo? Il socialismo reale, come sistema di organizzione sociale dove i beni capitali e i fattori di produzione sono di proprietà pubblica, impedisce la formazione dei prezzi monetari e il calcolo economico diventa impossibile.

    Gli scambi volontari sono di due tipi: diretti e indiretti. Nei primi, i beni si scambiano senza uso del denaro: abbiamo il baratto, ad es. lo scambio di figurine, io lavo i piatti e tu vai a fare la spesa. Nei secondi, i beni si scambiano utilizzando il denaro.

    Il baratto ha un problema essenziale, le due parti devono avere esattamente il bene richiesto dall'altro: deve esserci una doppia coincidenza di necessità. Ostacolo enorme che impedisce la gran parte degli scambi. Il problema viene risolto dal denaro che permette la moltiplicazione esponenziale del numero degli scambi.

    E' grazie al denaro che si sviluppa il linguaggio, il diritto, la morale. La possibilità di effettuare un numero elevatissimo di scambi mette in contatto tra di loro un numero di persone infinitamente superiore, che si trovano quindi davanti alla necessità di regolare i propri comportamenti tramite schemi ordinati (le altre istituzioni sociali): il denaro pertanto permette di potenziare gli scambi favorendo l'evoluzione di tutte le altre istituzioni sociali, siano esse linguistiche, giuridiche e morali.

    Vediamo ora un'altra legge molto importante: tutti gli scambi volontari sono il risultato di una diversità di valorizzazioni soggettive, ogni controparte attribuisce un valore diverso a ciò che non ha è che vuole avere, rispetto a ciò che ha e che può dare in cambio. Se non c'è questa diversità lo scambio non si realizza. A priori gli scambi si realizzano perchè le due parti pensano di trarre un beneficio dallo scambio. Molti filosofi come Aristotele su questo hanno fatto errori clamorosi: pensavano che i beni coinvolti nello scambio avessero lo stesso valore. NO! Non è assolutamente così: i beni sono valutati soggettivamente in maniera differente. Ciascuno valorizza di più ciò che desidera rispetto a ciò che da in cambio.

    Combiniamo ora la legge della utilità marginale e la legge della specializzazione. Grazie a questa combinazione capiamo come ciascuno di noi valorizza in maniera molto bassa il prodotto del proprio lavoro in cui si è specializzato. Ha quindi interesse a scambiarlo con chi lo valorizza in maniera più alta. Questo differenziale di valorizzazioni costituisce una forza tremenda che porta gli individui a scambiarsi i prodotti, e la società è proprio il risultato della complessissima rete di scambi che sorge in virtù di questa spinta tremenda.

    Vediamo nei due casi, di scambio diretto e indiretto, perchè le controparti hanno un vantaggio che li porta a interagire: ad es: il produttore di burro valorizza pochissimo l'ennesimo chilo di burro da lui prodotto, ma attribuisce un valore molto alto a una camicia di cui ha bisogno e che invece non ha. Viceversa il camiciaio valorizza pochissimo la sua ennesima camicia, ma ha bisogno del burro. La forza spontanea allo scambio viene generata dall'esercizio di una minima funzione imprenditoriale. Un chilo di burro contro una camicia.

    Secondo caso, un lavoratore disoccupato, e un capitalista che ha bisogno di forza lavoro. Per il primo ogni sua ora marginale di tempo libero ha pochissimo valore. Ha invece bisogno di denaro per pagare le sue necessità di base. Per il capitalista un'ora di tempo ha un valore molto alto, mentre il denaro un valore più basso. Decidono di scambiarsi una ora lavoro contro un quantità di denaro: ad esempio 20 euro l'ora.



    Quindi partendo da valorizzazioni soggettive che non si potevano misurare siamo arrivati alla determinazione di un prezzo: 20 euro l'ora per compiere un determinato lavoro. La cifra viene utilizzata per i computi o calcoli economici, per individuare cioè le alternative migliori che si possono perseguire di modo da raggiungere e realizzare i propri fini.

    Mises dice che i prezzi sono come i fiocchi di neve: effimeri. Sono relazioni storiche, fatti storici. Ciò nonostante i prezzi più recenti ci aiutano sempre a dirigere le nostre azioni future più prossime.


    Corso di Economia con Huerta De Soto (XIII)
    Ultima modifica di -Duca-; 01-12-09 alle 04:39
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

    SILENDO LIBERTATEM SERVO

  2. #22
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid. Da Usemlab.com

    Lezione n.14


    A passo forse troppo rapido si continua l'analisi del calcolo economico, dei beni capitali e del capitale, della rendita e della pubblicità. Ci sono anche altri temi che vengono solo menzionati (ad es. l'inutilità della contabilità nazionale, come l'indice dei prezzi al consumo o del PIL), ma che è possibile approfondire tramite lo studio dei testi di riferimento.

    Lezione del 26/11/09

    La scorsa lezione abbiamo parlato di Libertà in senso negativo, come assenza di coazione, cioè violenza o minaccia di violenza fisica. Nel processo di libero mercato, sorgono in forma spontanea multiple soluzioni per la prevenzione, repressione, e sanzione degli atti asistematici di coazione. Si veda per approfondimenti la nota a pag. 89 del libro Socialismo, Calculo Economico y Funcion Empresarial.

    Continuiamo adesso con l’investigazione sul calcolo economico.

    Il calcolo economico procede attraverso la contabilità. Goethe diceva che la contabilità a partita doppia è una delle scoperte più importanti che riguardano l’azione umana. E' il linguaggio del business, degli affari. La contabilità ha una lunga storia, si trovano delle tracce già in Egitto. Luca Paccioli, francescano, viene ritenuto l’inventore della partita doppia. In realtà non ha inventato niente, ha solo ha formalizzato in maniera sistematica, per la prima volta, una conoscenza sviluppatasi evolutivamente nel corso di diversi secoli.

    Lo stato patrimoniale è la fotografia del patrimonio dell'impresa o personale, in esso sono presentati i beni e gli obblighi in un dato istante. Per tradizione sulla parte sinistra si scrivono gli attivi di bilancio, mentre nella parte destra le passività. Quindi nell’attivo troviamo il valore stimato dei beni e dei diritti di proprietà dell'impresa. Nel passivo, il valore delle obbligazioni e dei debiti verso terzi. I due lati quadrano sempre, la somma è uguale. Se abbiamo 1000 di attivo, 700 passivo, la differenza pari a 300 rappresenta i mezzi propri. Esercizio per gli studenti: scrivere il proprio stato patrimoniale.



    Il Conto Economico è il secondo quadro contabile. La parte sinistra viene denominata dare e presenta le spese, la parte destra con i ricavi avere. Anche qua i due lati quadrano. Se i ricavi superano le spese, abbiamo un utile. Se le spese superano i ricavi una perdita.

    Tutto questo lavoro di contabilità è reso possibile solo grazie ai prezzi di mercato che permettono di stimare il valore dei beni e servizi, dei ricavi e delle spese. Il calcolo economico è una guida essenziale dell'azione umana in un ambiente caratterizzato da incertezza. Non è guida perfetta, è come una bussola che orienta.

    Esso peraltro si basa su prezzi monetari, il cui riferimento è il denaro che cambia di valore. L'euro ad esempio perde continuamente potere d'acquisto. E’ anche vero poi che esistono beni e servizi fuori commercio, che non si comprano e non si vendono come ad es: l’onore, l’eroicità, la salute, la gloria, la vita. Pur tuttavia la gran dei beni ha nel mondo esterno prezzi di mercato che ci permettono il miglior calcolo economico possibile.

    Indice dei prezzi, contabilità nazionale, per Mises non hanno significato. Si rimanda alla lettura del testo di Mises nell'Azione Umana.

    Passiamo adesso a una costruzione immaginaria, vedremo d'ora in avanti quali sono le leggi economiche nell'economia di mercato basata su vincoli contrattuali. E' una ipotesi dove il ruolo dello stato è ridotto ai minimi di termini, solo per reprimere e sanzionare il crimine. Il sottoscritto crede che le agenzie private sarebbero più efficienti anche nella sicurezza, tuttavia rimangono ancora opinioni personali. Il campo di investigazione in questa materia è in continua evoluzione.

    Analizziamo l'economia di mercato, cioè quella rete di relazioni umane basate sullo scambio volontario, dove la funzione imprenditoriale crea, trasmette e coordina, e dove emerge di continuo una immensa costellazione di prezzi. Nel momento in cui i prezzi si formano sono già storia che serve da guida per il futuro immediato. Per interpretare i prezzi è necessario un olfatto imprenditoriale, tanto più esso è sviluppato tanto meglio l'imprenditore riesce a organizzare il proprio calcolo economico.

    Capitale e Beni di capitale

    Abbiamo visto che i beni capitali o fattori di produzioni sono beni di ordine superiore, beni cioè che non soddisfano le necessità umane in maniera diretta. Ci sono beni capitali creati dall'uomo e ci sono le risorse naturali. Pur essendo entrambi beni di ordine superiore, i primi si usurano, si consumano con l'uso, i secondi no. Tendenzialmente l'appezzamento di terra rimane immutabile, rimane sempre lo stesso appezzamento di terra, invece l'immobile che ci è stato costruito sopra si deprezza per usura naturale. C'è un secondo fattore di deprezzamento dei beni capitali che è invece l'obsolescenza tecnologica.

    Quale è la differenza tra beni capitali e capitale? Il primo fa riferimento a un bene concreto, il secondo è un concetto astratto: il capitale è il valore stimato a prezzi di mercato dei beni capitali.

    Capitale, dal latino, caput, testa. La stima del capitale richiede sforzo mentale, è la stima del valore dei beni capitali a nostra disposizione che viene compiuta utilizzando i prezzi di mercato. C'è solo un sistema sociale che permette tale stima ed è il sistema sociale dell'economia di mercato, basato sul processo spontaneo di cooperazione volontaria, dove si utilizza il denaro, dove si operano scambi volontari ed emergono prezzi di mercato. Il termine più adeguato di questo sistema è capitalismo, la definizione scientifica più corretta ed adeguata che possiamo usare.

    Gli imprenditori compiono continuamente questa stima. Ricombinando di continuo i beni capitali cercano di trarre nuovi benefici, cercano di massimizzare il valore del proprio capitale reso possibile dal calcolo economico.

    Oggi una delle peggiori ignominie è essere capitalisti. E' diventato un termine politicamente scorretto. A cosa è dovuto ciò? Al processo di corruzione semantica frutto dell'ideologia di sinistra, nemica della civilizzazione, che generazione dopo generazione si è impegnata a definire capitalista tutto ciò che è malvagio, perverso, corrotto. Tutto il bene invece viene definito socialismo. No signori, è il contrario di tutto ciò, bisogna rivalorizzare il termine capitalismo, essere fieri di essere capitalisti.

    Passiamo ai concetti di rendita lorda e rendita netta.

    La prima è il valore a prezzi di mercato di ciò che produce il bene di capitale. Un tassista incassa 6000 euro al mese, tuttavia nello stesso periodo di tempo il suo taxi si usura, si deprezza. Se il tassista spende tutta la sua rendita lorda diciamo che si sta mangiando il capitale. La rendita netta è invece la quantità che può essere consumata dall'imprenditore senza arrivare a consumare il proprio capitale. Rendita Netta è pertanto la rendita lorda meno l'ammortamento in cui si plasma contabilmente il deprezzamento del bene capitale.

    Quando si consuma più della rendita netta il capitale viene eroso, mangiato. Quando invece si consuma meno, si sta risparmiando. Il risparmio permette di incrementare il capitale e quindi il benessere futuro. Il tassista dovrebbe risparmiare quanto basta almeno per rimpiazzare il taxi alla fine della sua vita economica.

    C'è capitale nei paesi comunisti? A cuba. In corea del nord? Si o no? Riformuliamo la domanda in maniera più facile. Esistono beni di capitale in quei paesi? SI. Non c'è dubbio. Esiste capitale? NO. Non essendoci mercato libero non si può stimare il valore del capitale. Ci si muove alla cieca, è impossibile fare calcoli economici, da cui il teorema sull’impossibilità del socialismo.

    Propaganda commerciale

    Il consumatore non è omnisciente. Non siamo al corrente di tutte le alternative, di tutti i nuovi prodotti, delle sottili differenze di qualità e di prezzo. Abbiamo bisogno di essere consigliati. Ciò avviene in tutte le azioni umane, non solo negli atti commerciali. In ogni nostra azione ci annunciamo, cerchiamo di proporci. Le imprese per poter vendere i loro prodotti ricorrono agli annunci commerciali. Il ruolo della pubblicità è quello di trasmettere informazioni al consumatore, dare consigli e persuadere, secondo forme che possano attirare l'attenzione del consumatore.

    Mises ai suoi tempi diceva che la pubblicità è appariscente, scandalosa, sguaiata, ma lo è solo perchè è la gente ad essere tale. Oggi la televisione viene definita telespazzatura. Ma è veramente colpa dei proprietari della televisione? NO! E' la gente che guarda quei programmi ad essere spazzatura, altrimenti non li guarderebbe.

    Il costo della pubblicità fa parte dei costi di produzione del bene, tanto come il costo di trasporto. Infine la pubblicità ci permette di sperimentare. Possono ingannarci con un annuncio, con due, ma non per sempre (Esempio di Ariel spassosimmo al minuto 470). I consumatori sperimentano, ma se i prodotti non sono buoni, se non vengono apprezzati i consumatori smettono di comprarli, e il costo pubblicitario diventa una perdita. Nel libero mercato la tendenza è sempre quella di far emergere i prodotti migliori, la cui pubblicità è un costo che riesce ad essere ripagato dalla spesa del consumatore.

    C'è una solo una pubblicità cattivissima che non si può sperimentare e che non si può smettere di comprare. E' la propaganda politica, che si paga con i soldi dei votanti. Una volta votato continuiamo a pagarla per quattro anni, mentre i governanti al potere fanno quello che vogliono. E' la propaganda politica che dovrebbe essere proibita in qualunque forma, non quella commerciale.

    Goebbels diceva: Una menzogna ripetuta mille volte diventa verità. La gente viene manipolata veramente solo dalla propaganda politica. In un libero mercato la propaganda commerciale è invece sempre fruttifera.

    Corso di Economia con Huerta De Soto (XIV)
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

    SILENDO LIBERTATEM SERVO

  3. #23
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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid. Da Usemlab.com

    Lezione n.15

    I prezzi

    I prezzi si formano come conseguenza di un processo sociale stimolato dalla funzione imprenditoriale.
    Sembra una banalità ripetuta ancora una volta, ma i neoclassici spiegano i prezzi come risultato dell'intersezione di misteriose curve. Abbiamo visto che in virtù delle leggi dell'utilità marginale e della specializzazione esiste una forza immensa che spinge gli attori economici a scambiarsi il prodotto del proprio lavoro. La società e il mercato sono il risultato della complessisissima rete di relazioni umane di scambio.

    Vediamo quattro casi di scambio che si plasmano in prezzi monetari partendo dal più semplice. In onore a Bohm Bawerk, utilizziamo il mercato dei cavalli. All'epoca in cui fu scritto il testo di riferimento della presente lezione il cavallo era infatti il mezzo di trasporto più utilizzato.

    1) Scambio isolato

    In questo caso abbiamo un solo compratore e un solo venditore, si tratta di un caso non molto comune, ma comunque utile a effetto pratico:

    due agenti economici A e B
    A ha bisogno di cavalli, valorizza un cavallo fino a 300 unità monetarie, in altre parole è disposto a pagare per un cavallo fino a 300 unità monetarie.
    Per B il cavallo vale meno di 300 unità monetarie, lo valorizza fino a 100, cioè è disposto a offrirlo fino a un prezzo minimo di 100 unità.

    La diseguaglianza delle valorizzazioni soggettive è la prima condizione necessaria perchè avvenga lo scambio.

    La seconda condizione è invece la lampadina imprenditoriale: entrambe le parti, cioè, devono rendersi conto di guadagnare dalla transazione, di trarne un beneficio. Essi inoltre devono agire, finalizzare lo scambio.

    A che prezzo si chiude lo scambio? Come economisti possiamo dire che si può chiudere a un qualunque prezzo tra 100 e 300. All'interno di questo ampio intervallo dove si fissa il prezzo? Non possiamo dirlo aprioristicamente, dipende dalla capacità imprenditoriale, della abilità di negoziazione delle due persone.

    Se le due persone hanno buona abilità nella negoziazione, cioè se le due parti hanno un'abilità di negoziazione all'incirca equivalente, lo scambio avverà nell'intorno di un prezzo intermedio tra 100 e 300.
    L'importante per entrambe le parti è non mostrare disperazione o urgenza.

    La transazione si può chiudere a 220. In tal caso il venditore penserà di avere fatto l'affare, poteva vendere fino a 100. Ma il compratore anche! Era disposto a pagare fino a 300. Tutti e due guadagnano!

    Questo tipo di contrattazione richiede uno sforzo di tempo ed energia che si impone alle parti come costo di transazione. Esistono dei meccanismi che riducono di molto questi costi. Come vedremo tra poco, il mercato protegge la parte meno abile attraverso alcune processi istituzionali.

    Trattiamo ora l'esempio appena visto attraverso il copione del film Pretty Woman intitolata negoziazione del prezzo:

    Due prostitute, Vivian (Julia Roberts) e la compagna di casa hanno bisogno di soldi. Scendono in strada a lavorare. Edward (Richard Gere) si è perso ed entra nella strada dove ci sono le due prostitute. La compagna dice a Vivian: non prendere meno di 100 dollari, stasera sei hot.

    Vivian si mette in mostra, sfoggia il sorriso e si avvicina alla macchina di Edward:
    - hai bisogno di compagnia?
    - si mi sono perso e devo andare a Beverly Hills.
    - te lo dico per 5 dollari,
    - ridicolo!
    - 10 dollari!
    - ho 20 dollari, hai da cambiare?
    - per 20 te lo mostro personalmente.

    Vivian salta sulla macchina.
    Edward le chiede:

    - quanto prendi per la compagnia?
    - 100 dollari!
    - per tutta la notte?
    - no per un'ora!
    - stai scherzando?
    - mai sul denaro!
    - nemmeno io.
    - quanto vuoi per tutta la notte?
    - non potresti permettertelo.
    - prova!
    - 300 dollari!
    - affare fatto!

    Dopo che passano la notte insieme Edward chiede a Vivian:

    - quanto vuoi per la settimana?
    - 4000 dollari!
    - aspetta, 5 x 300 fa 1500.
    - si però sono a disposizione anche il giorno,
    - ok facciamo 2000
    - 3000,
    - va bene 3000!
    - ci sarei stata per 1500, idiota!
    e lui risponde
    - l'idiota sei tu! io ti avrei pagato anche 5000-6000 dollari

    come nel caso visto sopra, entrambe le parti escono dall'affare guadagnando!

    2 caso) concorrenza unilaterale tra compratori, il caso di un solo venditore potenziale e diversi compratori potenziali.

    Asta inglese o olandese. La prima considerata tradizionale: si parte da un prezzo iniziale e attraverso diversi rilanci si arriva al prezzo massimo che è disposto a pagare il migliore acquirente. Quella olandese è invece al contrario, si parte dal prezzo più alto e si comincia a diminuire l'offerta finchè un compratore decide di acquistare. Chi aspetta rischia che qualcun altro intervenga a comprare prima di lui.

    Grazie alla concorrenza tra diversi compratori, il venditore spunta un prezzo maggiore. L'intervallo è più stretto, esso si pone tra il limite massimo di 300 disposto a pagare il compratore più aggressivo, e la valorizzazione del primo compratore escluso, nel nostro esempio 280.



    La valorizzazione del venditore è irrilevante. Rispetto alla contrattazione bilaterale isolata il meccanismo favorisce il venditore potenziale.

    3) concorrenza unilaterale tra venditori, diversi venditori che competono tra di loro. Il prezzo si chiude tra 100 prezzo minimo al quale è disposto a vendere il venditore più aggressivo e 120, la valorizzazione del primo venditore escluso. In questo caso è la valutazione del compratore ad essere irrilevante.

    4) ultimo caso, la concorrenza bilaterale, nella quale ci sono molti compratori e molti venditori. Si tratta ovviamente del caso più frequente nella realtà.

    Si tenga presente che le valutazioni soggettive non sono statiche, fisse. In virtù del processo imprenditoriale di scoperta esse cambiano di continuo.

    In questo caso ad avere importanza sono le coppie marginali. L'intervallo di prezzo nel quale avviene lo scambio è quello determinato dalle coppie marginali. La prima è data dall'ultimo compratore incluso e il primo venditore escluso, mentre la seconda dall ultimo venditore incluso e dal primo compratore escluso.

    Nel nostro esempio il prezzo finale si situa tra 210 e 215. Intervallo molto più stretto dei precedenti casi, determinato da coloro con capacità di scambio più elevata, chi paga di più e chi vende a meno. Tutti gli altri possono comprare in quell'intervallo.

    http://www.usemlab.com/index.php?opt...so-di-economia
    Ultima modifica di -Duca-; 18-12-09 alle 12:34
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

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  4. #24
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    LEZIONE N. 16

    Non sono i costi a determinare i prezzi, ma sono i prezzi a determinare i costi




    Lezione del 3/12/09

    Il prezzo di mercato è il risultato delle valorizzazioni soggettive e delle utilità marginali. Abbiamo visto che ad essere rilevante per la determinazione del prezzo sono le coppie marginali. Un milionario disposto anche a pagare migliaia di euro per una pagnotta di pane, alla fine paga il prezzo fissato dalla coppia marginale.

    La competenza bilaterale, il caso più generale dei primi tre casi particolari visti l'ultima volta, protegge quelli senza capacità di negoziazione. Tutti quanti paghiamo l'intorno di quel prezzo determinato dalla valorizzazione soggettiva delle coppie marginali.

    Al crescere del numero dei compratori e venditori marginali, l'intervallo fissato dalle valorizzazioni soggettive tende a ridursi, fino a determinarsi talvolta in un punto, più che in un intervallo.

    I prezzi oscillano sempre dentro intervalli più o meni ampi, al cambiare delle valorizzazione soggettive, ad esempio l'ask e il bid price in borsa.

    Ci sono persone che dispongono di diverse unità del bene, quindi per essere più precisi è meglio riferirsi alla prima e all'ultima unità inclusa o esclusa, piuttosto che alla prima o ultima persona inclusa o esclusa.

    Grazie alla specializzazione del lavoro, le unità prodotte dal venditori hanno un valore soggettivo talmente basso, che la rilevanza effettiva è solo quella del compratore, cioè del compratore marginale. Chi è il compratore marginale? Non lo sappiamo, può essere chiunque, anche l'ultima persona a entrare in un supermercato prima della chiusura.

    Gli economisti neoclassici spiegano i prezzi disegnando le curve di domande e offerta nella seguente maniera:



    Prezzo su ordinate, e quantità su ascisse, curva di domanda inclinata negativamente e curva di offerta positivamente. Il punto dove si incrociano è il prezzo di mercato.

    Se P fosse più basso, allora ci sarebbe più quantità domandata, se fosse più alto ci sarebbe più quantità offerta, quindi il prezzo di equilibrio è necessariamente quello dove si incrociano le curve.

    Il problema è che questo non spiega assolutamente NULLA! Quello che si cerca di spiegare è già nella figura. Il grafico non spiega niente, non esistono le curve. Nessuno ha nella testa le curve o è capace di dedurle matematicamente.

    Il prezzo sorge nel processo genetico causale del mercato: valorizzazione dei beni, legge utilità marginale, specializzazione, quindi stimolo allo scambio, nel quale si forma un prezzo. Il prezzo è il risultato finale del processo. Secondo la spiegazione neoclassica è il punto di partenza: se il prezzo sale compriamo di meno, se scende di più. Invece la spiegazione corretta è la seguente: se valorizziamo di più compriamo di più e il prezzo sale, se produciamo di più, e offriamo di più, oppure si valorizza di meno e si domanda di meno, il prezzo scende.

    Quali sono le determinanti del prezzo?
    Per i neoclassici di colpo le curve si muovono, non sappiamo perchè, e il prezzo cambia di conseguenza.

    Nella realtà ci sono 3 determinanti di prezzo per ciascun lato.

    Dal lato della domanda:
    1) numero di quantità domandate, ceteris paribus, se il numero di chi domanda il bene aumenta, aumenta il prezzo;
    2) ceteris paribus, se aumenta la valorizzazione soggettiva il prezzo sale. L'obiettivo della pubblicità, è duplice: sollecitare l'interesse degli acquirenti per aumentarne il numero, ma anche la valorizzazione del bene da parte dei compratori;
    3) il valore soggettivo dato al denaro dai compratori. Se i compratori non danno valore al denaro il prezzo sale, se invece attribuiscono molto valore al denaro il prezzo scende.

    Dal lato dell'offerta:
    1) numero di unità messe in vendita, ceteris paribus, se aumentano il prezzo scende;
    2) il valore soggettivo del bene da parte dei venditori. Come visto, grazie alla specializzazione, l'utilità marginale del venditore tende a zero, quindi generalmente è rilevante solo il compratore marginale;
    3) valorizzazione del denaro da parte dei venditori, se un venditore ha molta necessità di denaro, ad esempio liquidazione per chiusura del negozio, il prezzo scende. Al contrario se i venditori non hanno necessità di denaro, il prezzo sale.

    La legge del costo è falsa!

    Molta gente, compresi i professori neoclassici, pensano che siano i costi a determinare i prezzi. L'errore deriva dalla pratica del mondo commerciale dove in genere si applica un markup sui costi. Tuttavia non è questo il processo corretto. Se fossero i costi a determinare i prezzi non esisterebbe alcun problema imprenditoriale. Basterebbe applicare sempre un markup ai costi e vendere tutto quanto viene prodotto conseguendo sempre un utile. Non sono pertanto i costi a determinare i prezzi, ma sono i prezzi a determinare i costi.

    Sulla base delle scale di valorizzazione compiute dagli agenti economici, gli imprenditori stimano quale sarà il prezzo di mercato che si fisserà domani per i beni di consumo di loro interesse, e in funzione di questa stima di prezzo, decidono oggi di comprare i fattori di produzione per produrre tali beni, sempre che sulla base delle stime da loro compiute tali costi gli permettano domani il conseguimento di un beneficio imprenditoriale.

    I costi seguono sempre il prezzo. Si tratta di immaginare imprenditorialmente i prezzi di domani, per domandare i fattori produttivi di oggi. Se il processo imprenditoriale funziona correttamente si conseguirà un beneficio.

    Un sombrero non vale 100 euro perchè costa 90 produrlo e si applicano 10 euro di markup. Costa 100 euro perchè chi produce sombreri pensa di poterli vendere a 100 domani e oggi è disposto a spendere fino a 90 per produrli.

    Causalità molto chiara, si parte dal bene di consumo che viene valorizzato in un prezzo, e ciò determina i costi che l'imprenditore è disposto a sostenere per produrlo e trarne un utile.
    Ultima modifica di -Duca-; 21-12-09 alle 10:55
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

    SILENDO LIBERTATEM SERVO

  5. #25
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    LEZIONE N. 17

    lezione 10/12/2009


    Protagonisti dell'economia di mercato sono gli imprenditori che agiscono per scoprire e creare prodotti, beni e servizi che verranno valorizzati nel futuro, anche da chi oggi deve ancora nascere (caso degli investimenti a lungo termine). E’ un compito molto difficile. Ad avere successo sono quegli imprenditori capaci di rendersi conto e di soddisfare le necessità e i bisogni dei consumatori.

    Nel libero mercato non ci sono diritti acquisiti: il successo del passato non è alcuna garanzia per un successo anche nel futuro. Il processo concorrenziale e competitivo è pertanto tutto a favore dei consumatori.

    Attraverso il proprio ordine spontaneo, il mercato produce un flusso sempre maggiore di beni e servizi, di qualità migliore e a prezzo sempre minore, che rende possibile un incremento dello standard di vita per tutti, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Se questo non accade è sempre per ragioni di carattere istituzionale.

    Riepiloghiamo la concatenazione logico causale: si stima un prezzo di mercato che emergerà dalle valorizzazioni del futuro, e in funzione di esso gli imprenditori sostengono dei costi per acquisire i fattori produttivi necessari.

    Cosa sono quindi i costi? All’inizio come prima definizione generale avevamo detto che sono valori soggettivi, rappresentano ciò a cui si rinuncia. La seconda definizione, più stretta, in termini di calcolo economico, definisce i costi come la somma monetaria che si spende per acquisire i diversi fattori di produzione: lavoro, immobili, macchinari, etc etc.

    Connessione tra i due costi, in senso generale e in senso particolare: nell'acquisire un determinato fattore di produzione, si rinuncia ad acquisire qualcos'altro, ad investire in un’altra linea produttiva.

    Il beneficio, l'utile eventualmente conseguito, rappresenta un segnale: esso indica che si è agito bene, la perdita per contro segnala che si è agito male, le risorse acquisite sono state impiegate in maniera sbagliata, l’imprenditore ha realizzato un cattivo investimento. I fattori di produzione potevano essere utilizzati meglio in altre linee produttive, per produrre altri beni o servizi che erano richiesti dai consumatori con maggiore urgenza.

    Se non esistesse un mercato libero per i fattori di produzione, e quindi il calcolo economico, il mondo così come lo conosciamo fracasserebbe. Non sarebbe possibile capire se stiamo agendo correttamente negli investimenti. Si perderebbe la guida essenziale per dirigere l'attività imprenditoriale.

    Principio generale dei costi

    Alla base c’è un’idea molto semplice, sempre quella dell’unità marginale. Quante automobili produrrà un imprenditore? quante case? le decisioni in economia sono sempre incrementali, ogni unità aggiuntiva di fattori produttivi (ora lavoro, un computer, etc etc), ha un costo. Si produce fin dove il costo marginale, il costo cioè dell’ultima unità prodotta, e il ricavo marginale, il ricavo dell’ultima unità venduta, tendono a essere uguali.

    Si badi bene, non esistono funzioni di costo, altrimenti sarebbe facilissimo fare gli imprenditori. Non si tratta di una scienza esatta. Gli imprenditori agiscono sempre in un ambiente di incertezza e si muovono per prova ed errore. I dati cambiano continuamente come risultato della creatività umana.

    Vedremo nella teoria del ciclo che molti degli errori imprenditoriali sono il risultato delle distorsioni operate sui segnali essenziali che vengono seguiti dagli imprenditori. Non è colpa del mercato, bensì colpa dell'interventismo di stato e delle banche centrali: ad esempio: la manipolazione dei tassi, del denaro, etc etc... vedremo tutto quanto in dettaglio nella teoria dell'interventismo statale, che blocca e distorce il calcolo economico causando tutta una serie di errori sistematici da parte degli imprenditori.

    Concorrenza e Monopolio

    La concorrenza è una situazione o un processo?

    La concorrenza è un PROCESSO DINAMICO di rivalità e competizione. Esso occorre nel tempo, è assimilabile pertanto allo svolgimento di una pellicola. Rivalità tra imprenditori per scoprire e cogliere prima degli altri le opportunità latenti di beneficio presenti nel mondo esteriore.

    Questa concezione è in contrasto con il modello di concorrenza perfetta del quale parlano quasi tutti i libri di testo di economia. Paradosso dell’espressione “concorrenza perfetta”. Si tratta e si considera la situazione statica, il fotogramma ideale dove ci sono molti venditori dello stesso identico prodotto, che hanno lo stesso prezzo.

    Abbiamo quindi due concetti alternativi in palese conflitto: da una parte la rivalità, dall’altra la burla della concorrenza perfetta, dove nessuno in realtà compete per nulla, tutti fanno la stessa cosa.

    Come è possibile che la quasi totalità dei professori di economia e dei premi nobel abbiano fatto di questo modello statico il centro di tutte le loro teorie? L’errore è dovuto al semplice fatto che nell'equilibrio non c'è tempo né creatività, c’è invece costanza, è in altre parole l'unica situazione matematizzabile. E’ tuttavia un concetto assurdo e costituisce uno dei casi più nefasti dell'uso della matematica in economia.

    Al concetto corretto di concorrenza come processo corrisponde un concetto corretto di monopolio, e al concetto erroneo di concorrenza come situazione corrisponde un concetto altrettanto erroneo di monopolio.

    Nel modello erroneo di concorrenza non c'è concorrenza, paradossalmente nessuno compete! In maniera analoga, gli stessi economisti vedono il monopolio come una situazione statica dove è presente un unico produttore/venditore che decide il prezzo che vuole, spesso a danno dei consumatori. L’oligopolio è invece la situazione con pochi venditori, ancora in una situazione statica.

    Vediamo invece il concetto corretto di monopolio: c'è monopolio solo quando l'entrata in un determinato processo di rivalità imprenditoriale viene impedita con la forza. Non è rilevante quindi se abbiamo solo uno o pochi produttori, ma se c'è o meno libertà di accesso, se c'è o meno coercizione sistematica da parte dello stato che impedisce l'esercizio della funzione imprenditoriale in una determinata area produttiva.

    In un dato momento storico (un particolare fotogramma) possiamo anche trovare un solo venditore, tuttavia ciò che ci interessa veramente è la pellicola nella sua interezza, verificare se il quadro istituzionale impedisce o permette l’esercizio della funzione imprenditoriale.

    Chi guarda la pellicola, è interessato a capire se lungo la pellicola c'è libertà di accesso alla funzione imprenditoriale, se c'è libertà. Sotto queste condizioni di libero accesso, è irrilevante che in un fotogramma ci sia un solo venditore, il fatto che ci sia un solo venditore ci dice che c'è un solo imprenditore in grado di servire i consumatori. Non è un problema, laddove l'economista matematico urla subito al monopolio che danneggia i consumatori, ci troviamo di fronte invece al risultato naturale della concorrenza che in un determinato momento storico vede la presenza di un solo produttore in grado di servire e soddisfare i consumatori.

    Caso Microsoft. La situazione “monopolistica della Microsoft” indica solo che Bill Gates ha attuato meglio di chiunque altro. Nel mercato non ci sono diritti acquisiti. Bill Gates ha servito meglio i consumatori, ma non c'è garanzia che riesca a farlo sempre anche nel futuro. Se si perde la perspicacia imprenditoriale che ha portato a una determinata situazione di unico produttore, sorge immediatamente un esercito di concorrenti che minano la situazione di “monopolio”.

    Questi sono i concetti corretti di concorrenza e monopolio visti dinamicamente come processo. La grande tragedia purtroppo è che quasi tutta la legislazione a difesa della concorrenza è basata su analisi teoriche erronee. La legislazione antitrust è stata costruita in base al concetto matematico di concorrenza, e al concetto erroneo di monopolio. Il risultato è che si impedisce ai venditori di servire meglio i consumatori, e la legislazione va proprio contro quegli stessi fini che intende perseguire.

    Abbiamo così l’abuso della posizione dominante quando si vende a un prezzo maggiore degli altri, il cartello quando si vende allo stesso prezzo degli altri, o la concorrenza sleale quando si vende a un prezzo inferiore degli altri!! Tutti errori che derivano dal concetto che siano i costi a determinare i prezzi, e da una analisi statica dei concetti di concorrenza e monopolio senza alcuna considerazione per i processi dinamici.

    Non ci sono istituzioni più ipocrite e dannose di quelle a difesa della concorrenza. La concorrenza non ha bisogno di difese. Sono sufficienti le norme tradizionali del diritto contenute nel codice civile. La legislazione antitrust è equiparabile a qualcosa che esisteva centinaia di anni fa e che veniva chiamata Santa Inquisizione. Essa si mette in moto sulla base delle accuse mossa dagli imprenditori poco efficienti e spesso avviene sulla base di deboli motivazioni, portando ad es. alla condanna per semplici indizi!

    Corso di Economia con Huerta De Soto (XVII)
    Ultima modifica di -Duca-; 22-12-09 alle 02:48
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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  6. #26
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    Consiglio di acquistare questo librohttp://www.libreriadelponte.com/
    Huerta de Soto, Jesus
    LA SCUOLA AUSTRIACA
    Mercato e creatività individuale
    Rubbettino - 2003, Pagine 214 Prezzo €12,00

    per capire ancora meglio, tramite la comparazione con la scuola neoclassica. 12 euro davvero ben spesi
    Una sola moneta, un solo popolo, una sola banca centrale. Magica europa!

  7. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da Contediculagna Visualizza Messaggio
    Consiglio di acquistare questo librohttp://www.libreriadelponte.com/
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    per capire ancora meglio, tramite la comparazione con la scuola neoclassica. 12 euro davvero ben spesi
    quoto, è un buon libro!
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  8. #28
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    Lezione 18

    Lezione del 17/12/09


    Come abbiamo visto nella scorsa lezione, la teoria statica del monopolio si basa sulla concezione statica dell’economia e sulla concezione funzionale della scienza economica, con immaginarie funzioni di costi e ricavi.

    Quando si costringe un’azienda presunta monopolista a frammentarsi in diversi rami operativi, il risultato è molto spesso quello di eliminarne le economie di scala. I costi marginali pertanto aumentano. Però all’economista matematico la cosa non importa molto, ha ottenuto lo smantellamento del presunto monopolista, che secondo le sue analisi operava a danno del consumatore.

    E’ veramente così? Il consumatore beneficia dello smantellamento di una posizione dominante di monopolio nei settori dove non c’è privilegio ma libero accesso? La risposta è NO! Il consumatore generalmente finisce con il pagare i beni più di quanto li pagasse prima.

    In realtà non esistono funzioni di prezzo e non si può definire il monopolio su ipotetiche funzioni di prezzo impossibili da calcolare. Nella vita reale ci sono solo prezzi di mercato e contratti volontari, oppure in alternativa prezzi imposti e coercizione.

    Vediamo adesso quattro differenti modi di definire una situazione di monopolio:

    1) C’è monopolio quando un’azienda controlla il suo prezzo. Definizione confusa, grezza, non va bene. Se sono una persona libera posso chiedere il prezzo che voglio! Per chiudere la transazione serve comunque la volontarietà anche del compratore, altrimenti la merce rimane invenduta.

    2) Definizione etimologica: c’è monopolio quando nel mercato è presente un unico venditore del bene. Concetto erroneo. Visione statica del fotogramma. Inoltre quale sarebbe la definizione corretta di bene, di settore o di industria? Ad esempio: industria della Coca Cola nella quale solo la Coca Cola vende Coca Cola!! E’ da considerare pertanto un monopolista?? Ovviamente no. Se siamo abbastanza restrittivi nel circoscrivere un settore, si arriva sempre a definire una situazione di monopolio. E’ quindi impossibile definire un settore in maniera oggettiva, univoca e scientifica! Ciò che definisce un bene è determinato dalla valutazione oggettiva del consumatore. I settori si espandono con prodotti sempre nuovi e differenti.

    3) Definizione giuridico istituzionale data da Lord Coke nel XVIII secolo: c’è monopolio quando esiste un privilegio concesso dal re (oggi lo stato) per la vendita, acquisto, produzione o utilizzazione in esclusiva di un determinato bene. Privilegio per il quale si restringe in misura più o meno maggiore la libertà di altre persone e imprenditori nello svolgere la medesima attività e nello scambiare liberamente un determinato bene. I monopoli sorgono pertanto solo come conseguenza dell’attività dello stato. L’antitrust persegue i monopoli della legge? No! Essa corre dietro solo agli imprenditori privati. In termini dinamici dell’analisi economica, i monopoli inefficienti sono quelli creati dallo stato, a riguardo dei quali esiste senza dubbio un palese sfruttamento a danno dei consumatori.

    4) C’è monopolio quando qualcuno consegue un prezzo di monopolio, restringendo la produzione e guadagnando su un prezzo applicato maggiore di quello ipotetico di concorrenza perfetta. Esame analitico di Rothbard che dimostra come questa definizione non abbia alcun senso. Non esiste un prezzo di riferimento della competenza perfetta. Solo la mente infelice e ossessiva degli economisti matematici presume di poterlo calcolare! Esistono solo prezzi di libero mercato, o prezzi come risultato di privilegi dello stato che favoriscono pochi a danno di molti. Non esiste maggiore ipocrisia che la difesa della concorrenza la quale insegue gli imprenditori privati e si dimentica dei veri monopoli a danno dei consumatori, sempre e solo risultato di privilegi statali.

    Vediamo ora il caso della “Cut Throat Competion” o in termini più delicati del Dumping, ovvero la concorrenza sleale o selvaggia! E’ il caso ipotetico dell’imprenditore che abbassa i propri prezzi anche sotto il prezzo di costo per rovinare i concorrenti, fare piazza pulita, e assumere una posizione dominante sul mercato in virtù della quale successivamente sarà in grado di rialzare i prezzi a proprio piacere.

    Analisi che piace ai difensori della concorrenza ma che non ha alcun senso. A causa di questa analisi in Spagna è proibito vendere sotto il prezzo di costo. Si pensa che siano i costi a determinare i prezzi quando come abbiamo visto nella realtà è tutto il contrario. Se voglio liquidare il negozio allora posso tagliare i prezzi, se lo faccio per rovinare il concorrente allora non è consentito. Un assassino è un assassino a prescindere dal motivo per cui ha compiuto l’omicidio. L’azione oggettiva è un delitto a prescindere dalle valutazioni soggettive. Come è possibile giudicare le intenzioni dell’imprenditore? Se l’imprenditore abbassa i prezzi, fa solo il bene del consumatore. Nel momento in cui rialza i prezzi i concorrenti tornano fuori. Si tratta di una strategia suicida.

    Inoltre, quali sono gli imprenditori che vengono eliminati quando qualcuno ricorre a politiche aggressive di prezzo? Sono quelli marginali, i più inefficienti. E generalmente sono proprio questi concorrenti inefficienti a denunciare ed accusare di concorrenza sleale coloro che vendono i prodotti "sotto costo". Ognuno in realtà dovrebbe essere libero di vendere nel mercato al prezzo che vuole. Il Tribunale di difesa della concorrenza è il peggiore nemico del consumatore.


    Discriminazione del prezzo da parte del venditore

    Non si applica lo stesso prezzo a tutti i compratori. Si discrimina cercando di far pagare di più quelli con capacità di spesa più alta. Es. baghetta da 1 euro.

    "Il panettiere: mi faccia vedere la sua dichiarazione dei redditi. Eh no, a lei la baghetta per 20 euro. Lei invece? Ah è povero. Per lei solo a 5 centesimi".

    Nella realtà vediamo che poveri e ricchi pagano gli stessi prezzi. Perché il venditore possa discriminare sono infatti necessarie due condizioni:

    1) il venditore ci guadagna;
    2) non è possibile la rivendita.

    L’indigente sarà anche povero ma non è idiota. Comprerebbe immediatamente a 5 centesimi tutto quello che può per rivendere subito a meno di venti euro. Nei servizi non è possibile la rivendita: es: servizi medici, quindi è possibile una discriminazione degli acquirenti da parte del venditore.

    Nei casi dove è impossibile la rivendita ci approssimiamo nelle transazioni al caso dello scambio isolato, visto con l’esempio di pretty woman, in cui l’abilità di negoziazione delle due parti è rilevante a fini del prezzo di scambio finale.


    Correlazioni di prezzo: Complementarietà e sostituibilità.


    Due beni sono complementari se la loro domanda si sviluppa nella stessa direzione. Auto e combustibili. Più auto più domanda di combustibile. Il prezzo di uno sale e sale anche l’altro, ceteris paribus.

    Due beni si dicono sostituti quando la domanda si sviluppa in direzioni contraria. Caffè e the.
    Penne stilografiche e penne a sfera. Auto a benzina e auto a metano. Ceteris paribusi anche i prezzi si muovono in direzioni contrarie.

    La relazione fondamentale per antonomasia è la complementarietà, non la sostituibilità, e ciò sia per i produttori che per i consumatori.

    L’imprenditore cerca sempre una serie di beni complementari per soddisfare il suo progetto. Nuove combinazioni sempre più efficienti di relazioni complementari tra i beni. Il consumatore fa lo stesso.

    I neoclassici invece sviluppano tutta una teoria statica del consumo basata sul concetto di sostituzione molto confusionaria e che non ha molto senso. L’idea essenziale in economia è quella di complementarietà.
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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  9. #29
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    Lezione n. 19

    Lezione del 22/12

    Nascita ed evoluzione del denaro

    E’ Carl Menger a sviluppare per la prima volta una teoria in grado di spiegare la nascita delle istituzioni sociali come il denaro: si tratta di processi evolutivi spontanei senza alcun disegno volontario. Menger spiega il processo evolutivo in termini astratti e teorici.

    Il baratto come forma di scambio presenta il problema della doppia coincidenza di necessità. E’ proprio per ovviare a tale problema che, in differenti circostanze storiche e geografiche, sono emersi mezzi di scambio diversi.

    Anticamente, in un determinato ambito geografico, il bene che passava di mano con maggiore frequenza era suscettibile di essere utilizzato come mezzo di scambio. Fu la perspicacia imprenditoriale da parte di un numero ristretto di persone, in grado di identificare la maggiore liquidità di un bene economico rispetto agli altri, a far emergere lentamente una domanda addizionale di quel bene come mezzo di scambio. Quando altri agenti economici cominciarono a copiare la strategia di accumulare un bene a fini di scambio, e lo stesso bene cominciò ad essere adottato da un numero più vasto di persone come mezzo di scambio, era finalmente sorto il denaro.

    Il processo è stimolato dall'imprenditorialità. La domanda del bene come mezzo di scambio diventa più importante della domanda come bene da consumare direttamente.

    Come visto in una lezione passata, lo scambio indiretto permette l'esplosione del numero delle transazioni tra essere umani, e quindi anche i contatti tra gli stessi. Con il baratto si rimaneva circoscritti principalmente a situazioni economiche di autoconsumo, la società trovava un limite insormontabile al proprio sviluppo. Ci si spostava raramente, poche volte l'anno, per andare a barattare i propri prodotti con quelli dei vicini.

    Il parlare, il comunicare, quindi anche l’utilizzo stesso di una lingua in grado di poter essere compresa al di fuori del proprio ambito di appartenenza è un’esigenza che viene stimolata dalle enormi capacità di scambio consentite dal mezzo di scambio o dal denaro. La tendenza alla generalizzazione di un mezzo di scambio, ha quindi come conseguenza anche la generalizzazione delle lingue, delle norme morali e sociali che lentamente nel tempo si plasmano e si depurano.


    Riassumiamo quindi le caratteristiche, le idee essenziali legate al denaro:

    1) il denaro è il risultato di un processo spontaneo. Non è stato inventato deliberatamente. Tutte le istituzioni sociali più importanti sono sorte in maniera spontanea. Esse portano con sé un numero talmente elevato di informazioni da non poter essere inventate da nessuno. Il denaro non può neanche essere il risultato di un accordo sociale. Quest’ultima ipotesi è una caricatura erronea fatta a posteriori. Non è neanche il risultato di una coercizione statale. L'intervento dello stato sul denaro è molto tardivo nella storia. Vedremo più avanti come esso genera distorsioni dannose e tragiche nel processo di cooperazione sociale.

    2) il denaro è l’istituzione chiave, per eccellenza.

    3) la conoscenza teorica ci permette di interpretare meglio la storia. Il grano, il cacao, le vacche, le capre, sono tutte cose utilizzate come mezzo di scambio in circostanze storiche differenti. Tuttavia, nel corso del tempo un solo mezzo tende a emergere tra tutti. Di forma evolutiva e spontanea, a livello mondiale, e fino all'espropriazione dello stato compiuta in maniera violenta e coercitiva, il mezzo che ha predominato è stato l'oro (accompagnato in misura minore dall'argento).

    Ragioni facili da spiegare a posteriori: l’oro è un bene particolarmente scarso (tutto l'oro estratto riempie circa una piscina olimpica). È omogeneo, divisibile, immutabile, non si ossida. Possiamo supporre che in un mercato nuovamente libero il processo evolutivo mantenga l'oro come moneta predominante per antonomasia, ma non possiamo esserne certi. Se si scoprisse una miniera immensa in grado di avere un impatto sostanziale sul valore dello stesso le cose potrebbero anche cambiare.

    L'oro come istituzione denaro è a mio avviso tanto importante per la società quanto lo è la famiglia. Nel XX secolo l’espropriazione dell’oro da parte dello stato ha imposto come mezzo di scambio della carta colorata buona per pulirsi il sedere. Il mito dei mezzi fiduciari continua ancora nel XXI secolo, ma la vera moneta eletta spontaneamente dal mercato rimane quella metallica, sonante (lancio della moneta d’oro in aula per farne sentire il suono!).

    Il denaro è per definizione un bene economico scarso, al quale sono applicabili tutte le leggi economiche viste in passato. Nonostante ciò, gli economisti hanno pensato che il denaro dovesse essere studiato a parte. Si guarda pertanto all'aggregato, alla domanda e all'offerta aggregata, senza applicare l'utilità marginale. La teoria sul denaro, invece, dovrebbe essere soggetta come ogni altro bene alle stesse leggi economiche ed essere riconducibile in ultima analisi all'azione umana. E' per questo che gli economisti neoclassici non riescono a spiegare le crisi e quello che accade nel mondo economico. Non comprendono ancora il denaro, il metodo da loro utilizzato elimina l'approccio soggettivo e marginalista.



    Importanti considerazioni sul denaro, sulla domanda e sull’offerta di denaro

    Mezzo di scambio è quindi quel bene che gli esseri umani acquisiscono non per consumarlo o impiegarlo in attività produttive ma per scambiarlo nuovamente in futuro.

    Perché si domanda denaro? Innanzitutto, come visto, il mezzo di scambio risolve la doppia coincidenza di necessità. Inoltre funziona da riserva di valore nel tempo. Infine serve soprattutto per fare fronte all'incertezza ineluttabile del futuro. La riserva di liquidità, di mezzi monetari, ci lascia tutte le alternative aperte, ci permette un migliore adattamento alle circostanze che si presenteranno nel futuro.

    Intima relazione tra denaro e attività imprenditoriale. Come visto in una lezione passata, le due cose rappresentano le armi fondamentali alle quali ricorrere per poter ridurre l’incertezza ineluttabile del futuro.

    I mezzi di scambio sono beni economici, i quali sono scarsi per definizione. Anche il denaro quindi è scarso per definizione. Tuttavia, come spiega Mises, qualunque quantità di denaro è ottimale per far funzionare l'economia. Non è importante la quantità di denaro, ma le variazioni della stessa che sono in grado di produrre e generare distorsioni.

    Se per ipotesi la quantità di denaro di carta raddoppiasse dalla mattina alla sera, la ricchezza reale totale non cambierebbe di una virgola. Per astrazione, ignorandone l'utilizzo industriale, sarebbe valida la stessa considerazione anche in un sistema monetario basato sull’oro dove per magia raddoppiasse tutto l'oro presente.

    Peculiarità: come i prezzi di tutti i beni e servizi si fissano in termini di una unità monetaria, il prezzo dell'unità monetaria si fissa in termini di milioni di beni e servizi. Esercizio mentale: pensare alla vendita di un bene, come all'acquisto di un'unità monetarie. Ogni scambio può essere infatti definito in ciascuno dei due sensi: ad es. offrire un litro di latte per comprare un euro è un’espressione tanto valida come offrire un euro per comprare un litro di latte. Il potere acquisitivo del denaro è in altre parole il prezzo del denaro.

    Altra considerazione: il denaro è sempre di proprietà di qualcuno, è sempre tesaurizzato da qualcuno. Non c'è differenza tra denaro ozioso e denaro circolante. Chi dice che il denaro deve circolare sta solo facendo gli interessi di chi si trova a corto di denaro.

    Domanda di ricchezza e domanda di denaro: si tratta di cose diverse. Di fatto domandiamo denaro per spenderlo! Quando i moralisti criticano chi insegue il dio denaro, in realtà stanno criticando il desiderio incontrollabile e disordinato di ricchezza tipico dell’essere umano.

    Comunemente il mercato del denaro viene identificato con il mercato dei prestiti a breve termine. Dal punto di vista scientifico ciò è errato. Il vero mercato del denaro è tutto il mercato di beni e servizi dove si compra e si vende denaro, e dove si determina il suo prezzo, cioè il suo potere acquisitivo. Ceteris paribus, se aumenta la quantità di patate offerte il loro prezzo scende. Analogamente, ceteris paribus, se aumenta la quantità di denaro offerta, il prezzo del denaro scende, diminuisce cioè il suo potere d'acquisto.

    Il mercato dei prestiti determina il tasso di interesse, che niente ha a che fare con il mercato del denaro, sul quale invece si determina il prezzo del denaro o potere acquisitivo.



    La Teoria Quantitativa del Denaro


    Spiegata dagli economisti neoclassici attraverso la seguente formula:

    MV = PT

    Dove M è la quantità di denaro, P un supposto e fantasmagorico livello dei prezzi, T il numero di transazioni (tutte diverse tra loro, si mescolano mele e pere), e infine V, definita come velocità di circolazione del denaro.

    La relazione dice che se la velocità e le transazioni sono costanti, ad un aumento della quantità di denaro per un fattore n, il livello dei prezzi aumenta per lo stesso fattore n.

    Benché questa relazione meccanicistica tra denaro e prezzi abbia qualcosa di vero, e permetta alle menti meno acculturate economicamente di comprendere una relazione che ha un qualche senso, essa nasconde le cose più importanti:

    1) il denaro non arriva a tutti in maniera uguale, e
    2) il processo di variazione della quantità di denaro ha un effetto sui prezzi che non è mai neutrale, ma che crea delle distorsioni nella struttura dei prezzi relativi, e con esse anche nella struttura produttiva.

    la relazione pertanto è erronea e pregiudizievole. Impedisce di capire la struttura economica, dei prezzi e dei beni di produzione.



    Il prezzo del denaro, o potere di acquisto, viene determinato dall'offerta e dalla domanda di denaro.

    Vediamone le 3 componenti dal lato della domanda:

    1) domanda industriale. Nella carta moneta moderna non c'è domanda industriale, o essa è minima, ad es: decorazione delle pareti da parte dei decoratori più bizzarri.
    2) domanda monetaria, la più importante, si domanda per spenderlo un domani in funzione del suo potere di acquisto.
    3) fattore X. l'aspettativa del potere acquisitivo nel futuro.

    circolarità apparente al punto due: chiedo denaro per spenderlo in base al suo potere d'acquisto o del suo prezzo. Ma cosa determina il suo prezzo? La domanda e l'offerta! E chi determina la domanda e l'offerta? Il suo prezzo acquisitivo, che invece è proprio ciò che stiamo già cercando di spiegare.

    Questa circolarità ha spinto molti economisti a isolare il bene economico moneta per trattarlo differentemente dagli altri utilizzando una differente metodologia.

    Il teorema regressivo del denaro di Mises interrompe la circolarità del ragionamento: la domanda di denaro avviene sulla base della domanda e offerta risultante dell'esperienza di ieri, e così indietro fino alla prima volta che il bene venne utilizzato come mezzo di scambio grazie a una prima domanda monetaria dello stesso.

    Vediamo dal lato dell’offerta monetaria:

    nel sistema moderno dove si è espropriato l'oro a favore di un mezzo fiduciario cartaceo la quantità di denaro è determinata basicamente da 3 processi:

    1) monetizzando il deficit pubblico. Quando lo stato spende più di quel che incassa, il deficit viene monetizzato, sempre, di forma diretta o indiretta.
    2) espansione creditizia, alla quale dedicheremo la seconda parte del corso
    3) acquisti di mercato aperto.

    qualunque sia il procedimento seguito, a ricevere il denaro fresco di stampa per primi sono generalmente pochi soggetti. Costoro possono spendere il denaro ai prezzi di ieri, che ancora non sono cambiati per effetto della nuova immissione.

    I prezzi non salgono tutti allo stesso tempo e in proporzione, alcuni salgono più di altri, e in tempi diversi. I primi prenditori, coloro che guadagnano dall'iniezione monetaria, hanno tutto l'interesse a far si che si stampi nuovo denaro. Essi guadagnano a danno di qualcuno (gli ultimi prenditori del denaro a prezzi cambiati).

    In altre parole iniettando nuovo denaro nel sistema si realizza un processo di distribuzione della ricchezza e del reddito, pregiudizievole, che distorce la struttura dei prezzi relativi. Si potrebbe iniettare il denaro lanciandolo dagli elicotteri, o ancora più semplicemente aumentando secondo una percentuale uguale per tutti il denaro sui nostri conti correnti. I politici potrebbero ricorrere a questa ultima misura, ma sanno che non avrebbe alcun effetto reale. Essi pertanto procedono secondo i tre sistemi visti sopra.



    Creazione, immissione, iniezione di nuovo denaro nel sistema

    Simuliamo il lancio di denaro dagli elicotteri, per una distribuzione del denaro più equa (effettivo lancio di biglietti da 5 euro in aula al minuto 78 circa, scena da non perdere!).

    Chi chiede di aumentare la quantità di denaro nel sistema in realtà fa parte di quelli che approfitteranno della nuova quantità emessa. Si chiede sempre più denaro per il bene comune, ma in realtà chi appoggia questi discorsi fa parte di quei soggetti economici che beneficeranno dell’aumento di denaro. Spesso si tratta proprio dei primi soggetti ad essere sovvenzionati dal denaro pubblico.

    Anzi che lanciarli per aria e simulare l’elicottero, vediamo un’altra distribuzione dei biglietti, quella che si avvicina di più alla realtà. Diamo pertanto delle mazzette di biglietti da 5 euro a 4 studenti particolari, che rappresentano 4 situazioni privilegiate: l’imprenditore minerario, l’imprenditore delle costruzioni, la scuola pubblica, i mezzi audiovisivi per intrattenimento, cinema e tv.

    Questi quattro ipotetici gruppi di interesse ricevono il denaro di nuova creazione comprando beni sul mercato a prezzi ancora vecchi. Gli altri che stanno intorno a loro ricevono il denaro dopo qualche passaggio man mano che i prezzi aumentano. I fattori reali di produzione si muovono verso coloro che hanno ricevuto il denaro per primi. I prezzi relativi cambiano: quelli di alcuni beni (i beni richiesti per prima) crescono di più di altri.

    Analogia presentata da Hayek: la creazione di nuovo danaro segue ciò che fa il miele versato sopra un piano: si accumula una montagnetta che fluisce lentamente per finire con lo spandersi in maniera uniforme. Nel frattempo tuttavia cambia la distribuzione reale di ricchezza e anche di reddito. Ma non solo.

    Se alla fine del processo un settore che ha beneficiato della nuova immissione di denaro ha prodotto qualcosa che non trova richiesta da parte del consumatore, ecco che abbiamo una distorsione. La tragedia è che la distorsione oramai è avvenuta, le risorse umane e i beni di capitale sono stati allocati nei posti sbagliati. La recessione economica serve a riaggiustare le cattive allocazioni che hanno un costo molto alto e che spesso è doloroso riportare al proprio posto.

    Il lato reale dell'economia viene distorto dal lato monetario. Nella seconda parte del corso, con maggiori approfondimenti, vedremo l'espansione monetaria e creditizia, i tassi di interesse, i progetti di investimento, e la struttura produttiva.

    Per ora diciamo che:

    1) il potere d’acquisto varia di continuo, e può avere originale sia nel lato reale dell’economia che in quello monetario.
    2) deflazione e inflazione: l’inflazione è l’aumento della quantità di denaro offerta nel mercato che ceteris paribus diminuisce il potere acquisitivo. La deflazione è il suo contrario.

    nel mercato, nel lato reale dell’economia, il potere d’acquisto cambia il maniera graduale, a piccoli passi, spesso prevedibili. I grossi cambiamenti trovano sempre origine nel lato monetario. Oggi si chiama inflazione l'aumento dei prezzi, in realtà l’aumento dei prezzi è solo un effetto di quella che era l’accezione originaria. Ai politici piace la confusione, di modo che il popolo diriga le proprie lamentele verso i responsabili errati (il commerciante, lo speculatore, il tassista).

    Sono i politici i veri i responsabili della diminuzione del potere d'acquisto, non gli imprenditori o gli attori economici del mercato. Non è neanche detto che se aumenta la quantità di moneta aumentino anche i prezzi, o il livello dei prezzi. Succede sempre ceteris paribus. Se nello stesso tempo la produttività reale aumenta di molto, ciò può compensare l'aumento della quantità di moneta. Negli ultimi 10-20 anni si è avuta una inflazione tremenda dell'offerta di moneta, mentre i prezzi non sono saliti. Ciò è stato possibile solo grazie al forte aumento della produttività reale, a internet, alla globalizzazione. Tutti convinti che si fosse creato un circolo virtuoso, mentre in realtà, dietro alla stabilità dei prezzi, era in atto un grave processo di distorsione della struttura produttiva che ha portato della più importante crisi degli ultimi cinquanta anni.

    Alla stessa maniera la crisi del petrolio degli anni 70. La colpa era di chi aveva aumentato il prezzo del petrolio? NO! C'era una responsabilità monetaria, politica, di governi e banche centrali, che sono specialisti nel deviare la responsabilità dei loro errori verso gli innocenti.

    Vediamo ora tre tipi di denaro:

    denaro merce, che si forma a partire da un bene economico
    denaro credito: che si forma come strumento sostitutivo. la banconota che si presentava al banco per avere l'oro
    denaro fiat o fiduciario: da confianza latino, denaro fiduciario, fiducia nella carta come se fosse oro, ma non supportata dall'oro.

    vedremo tutto in dettaglio nella seconda parte del corso.

    In conclusione rimanga ben chiara la seguente idea: il denaro ha una forza economica enorme, ed è proprio per questo che è stato confiscato dai politici, per manovrarlo a loro piacimento e per canalizzarlo sempre verso i loro amici, tuttavia questa manipolazione distorce la struttura dei prezzi e quella produttiva creando ogni volta crisi e recessioni.
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

    SILENDO LIBERTATEM SERVO

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    Predefinito Rif: Lezioni di Economia Austriaca all'Università di Madrid. Da Usemlab.com

    CORSO DI ECONOMIA, SECONDA PARTE



    In questa seconda parte del corso, studieremo perchè avvengono le crisi finanziarie e le recessioni economiche. Nella parte finale studieremo le modalità di regolamentazione e di intervento, nonchè il teorema di impossibilità del socialismo e la crisi dello stato sociale.

    Come già visto nella prima parte, non utilizzeremo matematica, algebra, o grafici. L'economia è una scienza astratta. Essa studia le leggi del processo di cooperazione sociale che costituisce il mercato. Studieremo concettualmente tali processi.

    Il mercato è una realtà costituita da tutti noi, una rete complessissima di relazioni umane, prevalentemente relazioni di interscambio. E' un processo spontaneo messo in moto dall'imprenditore, l'attore creativo, il perno intorno al quale ruota tutta la scienza economica.

    Libro di testo: Dinero, credito bancario y ciclos economicos dello stesso Huerta de Soto, scritto tra il 1996 e il 1997. Siamo alla quarta edizione in spagna, alla II in inglese e russo. C'è già l'edizione ceca, polacca, e si sta stampando quella in francese. Prossimamente uscirà in Germania. E' prevista per il futuro anche l'edizione in italiano, olandese, finlandese, rumeno, portoghese, giapponese, arabo, cinese.

    I primi tre capitoli sono di contenuto giuridico e storico. Il nostro è un approccio multidisciplinare alla scienza economica. Non si può insegnare economia in un vuoto al margine della realtà, utilizzando grafici e matematica. L'economia è una scienza che tratta dell'azione umana e dei processi di interazione umana e va spiegata con una metodologia molto prossima alla realtà che ci interessa. Si può essere buoni economisti solo se si ha una buona conoscenza della storia e del diritto.

    La scienza economica come disciplina è relativamente recente. In Spagna è diventanta una scienza a sè stante solo negli anni 40. Prima si insegnava nella facoltà di diritto. La tragedia è che gli insegnamenti sono stati separati totalmente. Qua alla Rey Juan Carlos si mantiene la vecchia integrazione e viene studiata nella facoltà di Scienze giuridiche e sociali.


    Primo capitolo. La natura giuridica del contratto di deposito del denaro.

    Esistono due contratti radicalmente distinti, quello di prestito e quello di deposito.

    Il prestito consiste nel consegnare una cosa a qualcuno perchè la usi, e poi la restituisca. Il prestatore perde la disponibilità dell'oggetto.

    Si possono prestare beni specifici, e in tal caso il prestito viene definito comodato.

    Esiste poi il prestito di particolari tipi di beni definiti fungibili. Beni che, per il fatto di presentare le stesse caratteristiche qualitative e quantitative, sono sostituibili gli uni con gli altri. Il Tantundem, rappresenta lo stesso ammontare di beni della stessa qualità.

    Il bene fungibile per eccellenza è il denaro. Abbiamo visto nella prima del corso che il denaro è una istituzione economica che sorge spontaneamente come conseguenza della interazione, nel corso del tempo, di migliaia di esseri umani (si veda la lezione XVIII).

    Fino all'intervento coercitivo dello stato, il bene selezionato ed eletto dal mercato per fungere da denaro è stato l'oro. Espropriato dai governanti del XX secolo, esso è stato sostituito con un sistema monetario totalmente fiduciario e cartaceo che continua ad avere effetti economicamente disastrosi.

    Il prestito di un bene fungibile si definisce mutuo. Il mutuante consegna al mutuatario una quantità di beni fungibili e il tantundem verrà restituito dopo un determinato periodo di tempo. Di fatto è uno scambio tra beni presenti e beni futuri.

    Abbiamo già visto nella prima parte del corso la categoria della preferenza temporale. Essa dice che ceteris paribus l'essere umano preferisce beni presenti ai beni futuri. Rivediamola velocemente: ciò che ci separa da ogni fine che intendiamo realizzare è un periodo di tempo costituito da tappe successive. Quindi, ceteris paribus, tanto più vicino nel tempo è il fine tanto meglio è per noi. Tra due fini identici, ceteris paribus, preferiamo quello temporalmente più vicino. Questa legge o categoria dell'azione umana ha il suo rovescio: sono disposto a rinunciare a un determinato fine che posso conseguire oggi se domani, ceteris paribus, il valore del fine sarà maggiore. Siamo pertanto disposti a prestare un bene se al momento della restituzione esso porta con sé una quantità addizionale. Nel caso del denaro definiamo quella quantità addizionale l'interesse.

    Nel prestito di beni fungibili c'è sempre l'interesse. La scala di preferenze temporali è diversa per ogni essere umano, e il tasso di interesse non è altro che il prezzo di mercato dei beni presenti in funzione dei beni futuri.

    Esaminiamo ora il contratto di deposito e nello specifico il deposito di denaro. Vedremo come è stato corrotto a causa di una confusione giuridica tra il contratto di prestito e il contratto di deposito. Una confusione che ha sempre avuto e continua ad avere conseguenze tragiche.

    Il deposito è un contratto giuridico ben distinto dal prestito. Con esso non si trasmette la disponibilità della cosa. Si fa un deposito a fini di salvaguardia e custodia. Nel cosiddetto deposito a vista il depositario è tenuto a custodire e mantenere il bene a disposizione del depositante. Non si vuole perdere la disponibilità del bene, ma si vuole poter ritirare il bene in qualunque momento.

    Si possono depositare cose specifiche o beni fungibili. Primo caso: un quadro. Il depositario deve tenere il bene in custodia come un buon padre di famiglia per riconsegnalo al proprietario nel momento in cui esso viene richiesto.

    Il deposito di beni fungibili, o deposito irregolare, è economicamente molto più importante. Si consegna una determinata quantità di un bene con funzione di custodia perchè il tantundem venga riconsegnato in qualunque momento. Non si perde la disponibilità della cosa.

    Viene chiamato deposito irregolare perchè la fungibilità impedisce di verificare la proprietà delle parti, che quindi si ritiene essere trasferita al depositario. Sottigliezza che portò a definire irregolare il deposito di beni fungibili. A effetti pratici però la proprietà è sempre del depositante, mentre il depositario è tenuto a custodire il bene e a restituirlo in qualunque momento.

    Chiara funzione economica del deposito irregolare: è molto più efficiente custodire insieme i beni di diversi depositanti, mescolandoli. Il caso dei silos di grano, dell'olio, o del denaro presso la banca sono tutti esempi di deposito irregolare.

    Quale è l'obbligazione essenziale del depositario? Mantenere in qualunque momento il tantundem a disposizione del depositante.

    Se il proprietario di un silos nota che nessuno ha ancora ritirato il grano, e decide di venderselo come se fosse suo verrà accusato di appropriazione indebita. Si tratta di un atto criminale. Idem nel caso di un cassiere che dovesse sottrarre del denaro dalla cassa al fine di utilizzarlo per fini personali. Anche qualora fosse sua intenzione restituirlo, nel caso venisse scoperto sarebbe accusato di appropriazione indebita.

    Un altro reato legato al deposito è il reato di falsificazione: emettere certificati di un deposito non esistente.

    Il principio, quindi, è quello di mantenere sempre a disposizione la quantità integrale, principio che implica un coefficiente di cassa del 100%. Tutti gli agenti economici attuano secondo questo principio generale del diritto di proprietà.

    Ciò nonostante, per una ragione che andremo a studiare, una sola categoria di agenti economici ha ottenuto il privilegio statale di poter violare questo principio del diritto, grazie al quale può appropriarsi di una parte molto significativa del bene depositato a vista, attuando secondo un coefficiente di riserva frazionario.

    Tutto il libro e il corso che faremo sono dedicati allo studio degli effetti di questa eccezione odiosa e privilegiata conferita ai banchieri. Si tratta di un privilegio legale perchè solo essi, e nessun altro, possono violare il principio generale del diritto che prevede di mantenere un coefficiente di cassa del 100%.

    Si tratta in altre parole di una gravissima irregolarità giuridica che porta a conseguenze ed effetti tragici, con tappe ricorrenti di boom e recessioni economiche, bolle e crisi finanziarie.

    Come vedremo in dettaglio, tutto ciò che stiamo vivendo in questa grave recessione economica è riconducibile in ultima analisi alla violazione del diritto di proprietà nel deposito bancario a vista.

    Corso di Economia con Huerta (II parte, I lezione)
    Ultima modifica di -Duca-; 22-02-10 alle 17:45
    La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.

    L. von Mises

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