Teoria del ciclo economico
tratto e lievemente adattato dalla teoria del ciclo economico esposta in: M.N.Rotbard, La Grande Depressione, Rubbettino, 2006, pp. 77 e seg.
Introduzione:
Le imprese hanno il compito di prevedere i cambiamenti che si verificano sul mercato relativamente alle condizioni della domanda e a quelle dell'offerta.
Quelle che hanno maggiore successo realizzano profitti pari passo con l'adeguatezza delle loro valutazioni, mentre quelle le cui previsioni si rivelano errate cadono lungo il cammino. Di conseguenza, gli imprenditori che hanno successo nel mercato sono i più capaci nell'anticipare le future condizioni dell'economia.
I cambiamenti nel mercato hanno luogo di continuo in tutti gli ambiti dell'economia: i gusti dei consumatori cambiano, la forza lavoro cambia quanto a quantità, qualità e ubicazione; si scoprono risorse naturali nuove e altre si esauriscono; i miglioramenti tecnologici alterano le possibilità di produzione; le bizzarrie del clima alterano i raccolti ecc.. ecc..
Tutti questi cambiamenti sono caratteristiche tipiche di ogni sistema economico, tant'è vero che non è concepibile una società senza cambiamenti, è perciò assurdo attendersi che ogni attività sia "stabilizzata", perchè "stabilizzando" queste fluttuazioni si eliminerebbe alla radice ogni attività produttiva razionale.
Semplice caso ipotetico:
"La locusta dei sette anni": ogni 7 anni in una data comunità è visitata dalla "locusta dei 7 anni", ogni 7 anni dunque molte persone varano i preparativi per affrontare la locusta: vengonpo assunti equipaggiamenti anti-locusta, vengono assunti esperti e via dicendo. Ovviamente, ogni 7 anni c'è un'"espansione" nell'industria che combatte le locuste, che tranquillamente si "deprime" nei 6 successivi anni. Sarebbe un bene o un male se si decidesse di stabilizzare l'industria che combatte le locuste continuando a produrre macchinari regolarmente, ogni anno, solo per vederli arrugginire e subire l'obsolescenza? In nome della stabilizzazione sarebbe sensato costringere le persone a costruire macchinari molto prima che questi siano richiesti, assumere persone prima che sia necessario, e al contrario, ridurre la manodopera disponibile per attività realmente richieste e rinviare la produzione di macchinari richiesti?
Anche l'industria delle pitture per esterni si espande durante la primavera estate e si deprime durante l'inverno, per ovvi motivi climatici, avrebbe senso stabilizzare la produzione durante tutto l'anno? ovviamente no, questo tipo di fluttuazioni permeano per intero le realtà sociali e le nostre esperienze quotidiane.
Possiamo dunque attenderci fluttuazioni economiche settoriali in ogni momento, sono semplicemente il risultato di cambiamenti nei dati economici, determinati dai più diversi motivi sociali e naturali.
Molti economisti attribuiscono la depressione che riguarda l’intera economia alla “debolezza” generata dalla “depressione nel settore edilizio” o “nel settore agricolo”. Tuttavia il declino di singoli settori non può mai causare la depressione dell’intero sistema economico. Quando si verificano cambiamenti nei dati, ad esempio, quando un cambiamento nei gusti dei consumatori e nella tecnologia determini un calo della domanda dei prodotti agricoli o di altri beni. In tal caso non ha senso affermare, come molti sostengono, che la depressione nel settore agricolo o nel settore x provocherà la depressione in tutto il sistema economico, in conseguenza del fatto che gli agricoltori acquisteranno meno beni, le persone che venderanno agli agricoltori acquisteranno a loro volta meno e così via.
Questo ragionamento ignora che quanti producono gli altri beni, ora preferiti dai consumatori, prospereranno e le loro domande aumenteranno.
Il problema del ciclo economico riguarda espansioni e depressioni dell’intero sistema economico e, per comprenderle, non bisogna indagare i singoli settori e interrogarsi su quali fattori rendono ciascun settore fiorente o depresso.
Ciò che tenteremo di spiegare sono le espansioni e le crisi dell’intero sistema economico.
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