Paul du Breuil
LE TORRI DEL SILENZIO
I Parsi ritengono che il dono delle proprie spoglie agli avvoltoi sia l'estremo atto di generosità della loro vita a Madre Natura. Oggigiorno esistono sessanta dakhma, la maggior parte nel Gujarat, poi a Pune, Calcutta e Bangalore. A Bombay, il parco funebre (doongawardi) sulla collina residenziale di Malabar Hill, conserva tre torri attive su sette, tra le quali la più antica risale a prima dell'anno 1673 (Fryer).
Torre del silenzio - Malabar Hill, Bombay
(Illustrated London News, 1875)
La salma vi viene portata in una bara di ferro dopo tre o quattro ore dal decesso. Il cane, animale venerato, si avvicina al morto e, fiutandolo, scaccia il demone della Druj (Sag-did). Un rituale ha luogo in una cappella consacrata del doongawardi, in presenza di parenti e amici e generalmente tra le 8 del mattino e le 4 del pomeriggio. Fino ai giorni nostri nessun non-Parsi poteva vedere il viso del morto dopo che il padân (sudario) fosse stato posto, regola che ora molti trasgrediscono malgrado le proteste degli ortodossi. Poi, accompagnato dai parenti, il cadavere viene portato fino ai piedi della dakhma dove solo i becchini (Nâsâsâlar) possono issarlo sulla piattaforma rotonda della sommità. In tempi normali il corpo viene divorato dagli avvoltoi e dai corvi in meno di tre ore. Durante la mietitura, però, gli uccelli sono rari e l'accumulo dei cadaveri gettati sopra gli scheletri nel pozzetto centrale della torre pone problemi d'igiene alle dakhma, la più vicina delle quali è situata a trecento metri dai primi caseggiati di Malabar Hill.
Dal 1970 sempre più Parsi scelgono il cimitero o la cremazione elettrica, ma i mobad ortodossi rifiutano le preghiere funebri alle anime dei corpi cremati di Bombay.
Paul du Breuil, ''Lo zoroastrismo'' (Il melangolo, 1993 – pag. 113)