CAGLIARI - «Non è vietato sognare» . Massimo Cellino è un presidente soddisfatto: il suo Cagliari in testa dopo quarant’anni grazie a due vittorie consecutive, un altro evento che rimanda ai tempi eroici, quelli di Gigi Riva e dell’Isola Calcisticamente Felice. Il tempo è passato e anche il calcio è diventato altra cosa: molto più complesso, molto meno benevolo con le «sorprese», sempre più difficile per quei club che hanno scarso appeal mediatico. Presidente, che effetto le fa? «Sarei più eccitato se al posto che alla seconda fossimo già alla penultima». Comunque, un bell’inizio. «Sì, ma solo un inizio, appena centottanta minuti giocati». Un evento, però, che non si compiva da quarant’anni... «Eh sì, una vita».
VOGLIA DI SOGNARE - Dopo Roma e Novara, Palermo e Udinese: le vostre potenzialità saranno più chiare dopo questi due esami? «Il Palermo è una gran bella squadra, molto competitiva, fisicamente preparata, più preparata del Cagliari visto che ha cominciato la stagione prima di noi. Andremo in Sicilia per dare il massimo. Poi ci toccherà l’Udinese, altra squadra che ha cominciato la stagione prima del Cagliari, altro avversario forte, competitivo. Banchi di prova, sicuramente ma dopo questi appuntamenti non ci saranno somme da tirare». Perché? «Perché solo alla fine del girone d’andata sapremo qual è la reale dimensione del Cagliari». Prudenza? «No, realismo. Noi ora stiamo giocando e ottenendo risultati con i “vecchi”, i “nuovi” devono ancora inserirsi nel cal*cio italiano. Ecco, le potenzialità dei giocatori che abbiamo inserito quest’anno nella “rosa” non si sono ancora dispiegate, non sono state messe in campo». Il prossimo anno festeggerà vent’an*ni di calcio: ha chiesto un regalo alla sua squadra? «I festeggiamenti a dir il vero sono già cominciati: questo è il mio ventesimo campionato. Certo, acquistai il club il 10 giugno del ‘92, però l’anniversario è già... in corso. Per quanto riguarda il regalo, giocatori, tecnico e tifosi me lo stanno già facendo». Potrebbe essere l’occasione per un mutamento di dimensione. «Questo sì. Anch’io mi sono un po’ stu*fato di andare in campo solo per salvarmi. Anch’io voglio entrare in un’altra dimensione e per questo stiamo lavorando ma per il salto di qualità è decisivo il nuovo stadio». Cosa può dare un impianto moderno? «Può metterci nelle condizioni di dare alla nostra gente le soddisfazioni calcistiche che merita». Proprio così decisivo? «La sopravvivenza del club nel prossimo decennio è legata al nuovo impianto. La mia non è una speculazione, la mia è una necessità. Come società stiamo giocato una sorta di finale di Champions e siamo agli ultimi dieci minuti. Ma quei dieci minuti non passano mai. Eppure abbiamo fatto tutto seguendo le regole. Se mi danno il via libera, a Natale potrei aprire il cantiere».
Cellino esalta il Cagliari: «È l'ora di sognare»