Simboli massonici nella musica
di Nicola Sgro
Dal mito di Orfeo alle ricerche di Pitagora, dall’Illuminismo alle odierne comunità iniziatiche, la musica è stata sempre oggetto di analisi esoteriche e simboliche.
In stretta coerenza con il suo sistema filosofico basato sul numero, Pitagora indagò a fondo il rapporto tra i suoni concomitanti (i cosiddetti "suoni armonici"), prodotti dalla medesima corda messa in vibrazione.
Avvalendosi del monocordo, strumento di sua invenzione che consisteva di una corda tesa tra due sostegni, uno fisso e l’altro mobile, poggiati su una cassa di risonanza, il grande filosofo trovò conferma delle sue teorie cosmologiche anche nel mondo dei suoni governato da leggi fisiche, il cui significato simbolico costituisce uno dei campi più fecondi per la ricerca esoterica.
Stabilito che il rapporto tra un suono fondamentale e il suo "armonico" più importante dal punto di vista acustico è condizionato dalla presenza del numero 3, Pitagora approfondì la sua analisi riscontrando e commentando quei valori numerici che acquistano un profondo significato simbolico.
La "scala" dell’antica musica greca era di quattro suoni (un tetracordo) cui se ne aggiungevano altri tre per completare una "armonia", portando così a sette i suoni necessari a coprire l’intervallo tra un suono fondamentale e la sua riproduzione all’ottava (cioè quel suono generato dal raddoppio del numero di vibrazioni del suono-base).
Sette note, quindi, coprono lo spazio sonoro tra un suono e il suo omologo superiore (all’ottava alta) o inferiore (all’ottava bassa), quest’ultimo generato, ovviamente, dalla metà delle vibrazioni del suono fondamentale. Sette note; le sette note alle quali Guido d’Arezzo volle dare un nome, quasi un espediente mnemonico affinché potessero venire pronunziate dai cantori, traendolo dall’inno di San Giovanni: Ut queant laxis, Resonare fibris, Mira gestorum, Famuli tuorum, Solve polluti, Labii reatum, Sancte Ioannes.
È evidente il significato simbolico del numero sette, al quale la simbologia massonica ed esoterica attribuisce un valore particolarissimo: i giorni della creazione e l’adozione della settimana come periodo temporale scandito dalla ricorrenza del giorno del riposo dedicato al culto; la rappresentazione visiva del candelabro votivo ebraico a sette bracci (la menorah); le implicazioni derivanti dalla disposizione spaziale dei gruppi 3-1-3 e dalle simbologie diverse che tale suddivisione suggerisce (l’unità affiancata dalla perfezione, ecc.).
Pitagora non solo dispose in ordine, per grado congiunto, i sette suoni della scala musicale (disposizione che ancora rimane immutata dopo millenni), ma riuscì a misurare la distanza acustica che intercorre tra un suono della scala e l’altro quando questi suoni si trovano a distanza di un tono. Ancora oggi si parla di comma pitagorico quando ci si riferisce a quella frazione indivisibile che si interpone tra un suono e il successivo per grado congiunto. Quanti comma intercorrono tra un suono e l’altro che gli succede a distanza di un tono? Nove comma, cioè tre elevato alla terza potenza: la perfezione che supera se stessa!
Pitagora misurò anche lo spazio acustico che separa il suono fondamentale dalla sua ripercussione all’ottava. Qual è questa distanza? Dodici semitoni. Non penseremo certamente ai dodici Apostoli (anche se un significato vi è pure nel simbolismo cristiano), ma penseremo, a ragione, ai dodici mesi dell’anno e ai relativi segni zodiacali.
Purtroppo, l’immutabile perfezione del numero nove è stata causa di parecchi problemi per i musicisti. L’impossibilità di dividere per due il numero nove portò, infatti, a varie complicazioni nella teoria musicale. La distanza tra un tono e l’altro non poté dare luogo ad una ripartizione esatta delle frequenze acustiche quando si volle dividere tale distanza con un terzo suono che fosse esattamente intermedio e che rappresentasse la metà del tono: il semitono. Si dovette far violenza alla natura "temperando" e quindi alterando la distanza tra un tono e l’altro con un suono intermedio, che risulta acusticamente "stonato", ma che permette il passaggio da una scala musicale all’altra (la cosiddetta modulazione) o, come si dice con termine tecnico, da una tonalità all’altra. Quante sono le tonalità possibili nel sistema "temperato"? Non più di dodici!
È difficile spiegare, senza ricorrere a termini tecnici, il significato e l’utilità della moderna scala "temperata"; diciamo soltanto che il temperamento dei suoni è stato esaltato, sotto il profilo artistico soprattutto, anche se grandissima è la maestria tecnica, da Giovanni Sebastiano Bach nella sua monumentale raccolta di preludi e fughe per clavicembalo che si intitola appunto "Il clavicembalo ben temperato".
La simbologia, però, non si ferma ai rapporti tra i suoni nella successione per gradi o alla suddivisione delle frequenze acustiche all’interno delle distanze per gradi (tono e semitono), ossia all’interno dell’ottava (la successione di sette suoni con la riproduzione del primo – l’ottavo – a un valore di frequenze doppio rispetto al suono di base). Anche gli intervalli (o le "distanze") tra due o più suoni che vengono generati simultaneamente nelle cosiddette combinazioni armoniche (gli accordi) rimandano sempre al numero perfetto della simbologia esoterica: il tre.
Immagine tratta dal sito Mastermason.com
L’intervallo di terza che intercorre tra un suono fondamentale e quello che si trova al terzo posto nella scala rappresenta il legame su cui si fondano tutti gli accordi disciplinati dalle leggi armoniche. Riprodotti simultaneamente, il primo e il terzo suono di una scala danno origine a un bicordo di terza, che costituisce la base dell’accordo perfetto. Perché si abbia un accordo perfetto bisognerà sovrapporre a un bicordo di terza un altro bicordo di terza.
Altri numeri altamente simbolici definiscono la natura degli accordi; la numerica 3, 5 è alla base dell’accordo perfetto (la simbologia del 5 è spiegata anche con l’unione/separazione del 3 e del 2: il 3 elemento maschile, il 2 elemento femminile) che risulta dall’unione di tre suoni: quello fondamentale, la terza e la quinta.
Quando alla numerica 3, 5 si aggiunge un’altra cifra la natura dell’accordo si modifica radicalmente, in quanto un accordo di tre suoni diventa accordo di quattro (o più) suoni: dalla "perfezione" si passa a una "imperfezione dinamica", dalla quiete si genera il movimento. Gli accordi "di moto" definiti da una numerica particolare aggiungono alle cifre 3 e 5 il 7 o il 6 (sulla simbologia del 7 abbiamo detto qualcosa; il 6 è un numero piuttosto ambiguo e va trattato con rispetto). L’accordo cifrato con 3, 5, 7 viene definito "accordo di settima" ed è quello che di solito consente il passaggio da una tonalità all’altra; l’accordo di "quinta e sesta" ("accordo dissonante") è anch’esso un accordo "di moto" e si caratterizza per la "durezza" della percussione (sul pianoforte) simultanea di due note vicine: insomma, il numero sei provoca degli "urti" psicologici in chi ascolta.
Gli accordi servono, oltre che ad accompagnare la melodia (ovviamente), soprattutto a definire l’ambito tonale in cui tale melodia si dipana; l’ambito tonale (o tonalità) è caratterizzato dall’uso di note alterate che, segnate con particolari mezzi grafici (le alterazioni), acquistano anch’esse un valore simbolico.
Alla simbologia delle tonalità ricorre frequentemente Mozart, e non solo in quell’opera meravigliosa che dovrebbe essere considerata la Bibbia musicale della Massoneria: "Il flauto magico". Ci sarebbero da scrivere vari volumi sul significato simbolico ed esoterico della musica di Mozart, sommo musicista ed eccelso Massone.
Evitando approfondimenti e senza addentrarci in trattazioni complesse che impongono l’uso di un linguaggio tecnico comprensibile solo agli addetti ai lavori, diciamo che una tonalità (ad esempio Do maggiore, Mi minore, ecc.) viene determinata dall’uso di diverse "scale" modificate attraverso le "alterazioni" (il bemolle, il diesis e – ove occorra – il bequadro); queste alterazioni (o "accidenti" come si diceva un tempo) vengono segnate dall’inizio della composizione, subito dopo la cosiddetta "chiave" (di violino, di basso, di soprano, ecc.).
L’alterazione o le alterazioni che vengono apposte dopo la chiave costituiscono la cosiddetta "armatura tonale". Le sole due tonalità che non hanno alcuna armatura tonale sono Do maggiore (tonalità naturale per eccellenza: la sua scala è rappresentata dai soli tasti bianchi del pianoforte) e la sua relativa minore, cioè La minore. In pratica, è il numero di alterazioni che fissa la tonalità nella quale è composto il brano musicale.
Non solo Mozart, ma tanti musicisti massoni (Cherubini, Haydn, Spontini, Geminiani, Sibelius, ecc.) attribuiscono un chiaro significato simbolico alle tonalità, anzi al numero di alterazioni che le definiscono. Il numero tre rappresenta sempre la perfezione per cui le tonalità con tre bemolli (Mi bemolle maggiore o Do minore) o con tre diesis (La maggiore o Fa diesis minore) acquistano particolare significato; ma anche le tonalità con cinque bemolli (Re bemolle maggiore o Si bemolle minore) o cinque diesis (Si maggiore o Sol diesis minore) si caricano di significati esoterici.
Proprio ne "Il flauto magico" di Mozart la tonalità di Mi bemolle maggiore (o Do minore) si presenta con tre bemolli in chiave e diventa il substrato tecnico di un’espressione eccelsa che attinge il più alto livello di sacralità iniziatica. Anche la scansione ritmica acquista significati simbolici: i movimenti ternari sono preferiti a quelli di ritmo pari (4/4, 2/4), mentre le modifiche del ritmo acquistano particolari significati.
Altri aspetti simbolici attengono alla struttura delle composizioni musicali, le cosiddette "forme", tra le quali vengono privilegiate quelle ternarie: la forma di "Aria col da capo" e soprattutto la forma "Sonata" che, con la sua tripartizione in Esposizione, Sviluppo, Ripresa, sintetizza in maniera geniale la proposta, il conflitto e il superamento della conflittualità come pieno appagamento dell’ascoltatore nella serena contemplazione della bellezza.
Dal sito http://www.grandeoriente.it/riviste/Hiram/indice.htm