Vaticano: relazioni pericolose con l'Iran e relazioni pericolose del Vaticano.
La Chiesa cattolica ha sempre avuto un debole per i regimi autoritari di matrice religiosa. Non è un caso che le relazioni internazionali tra la Santa Sede e l'Iran siano sempre state particolarmente positive. Proprio mentre le stesse autorità di quel paese stanno per eseguire la condanna a morte del prete cattolico Yosef Nadarkhani, accusato di aver cercato di evangelizzare i musulmani. Il governo di Teheran è forse una delle minacce più forti contro Israele. Tanto basta per la Santa Sede per non fermare le relazioni diplomatiche con Teheran. Forse è anche per questa ragione la Santa Sede ha buonissime ragioni per stringere i rapporti con questo paese. Non è un caso che una delegazione di quattro parlamentari iraniani sia partita nei giorni scorsi da Teheran per svolgere in Vaticano una visita di cinque giorni proprio dentro le mura leonine. Di quella delegazione fanno parte gli ayatollah e deputati Mohammad Taqi Rahbar, Hossein Sobahani-Nia, Gholam-Reza, Mesbahi-Moghaddam e Hossein Ebrahimi, tutti e quattro membri della sezione religiosa dell'assemblea consultiva islamica (il Parlamento). Durante la visita, la delegazione di Teheran ha svolto incontri con ufficiali vaticani di alto livello per discutere di temi religiosi, di rapporti interreligiosi tra fedi monoteiste e di altre questioni di mutuo interesse. La delegazione iraniana ha fatto inoltre visita ad alcuni istituti scientifici e accademici del Vaticano. Nel giugno scorso il Vaticano ha inviato mons. Edmond Farhat a rappresentare la Santa Sede alla conferenza internazionale sulla campagna globale anti-terrorismo. Nel novembre scorso è stato invece il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, a recarsi in visita in Iran, occasione nel corso della quale aveva consegnato un messaggio di Benedetto XVI al presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. In Vaticano i quattro parlamentari e religiosi iraniani si sono recati presso il dicastero per il Dialogo interreligioso, incontrando il card. Tauran. La visita in Vaticano, invece, non prevede colloqui a livello di Segreteria di Stato. Il Vaticano è molto prudente. Sanno benissimo che un incontro tra la Segreteria di Stato e alcuni parlamentari iraniani avrebbe un grande significato politico. A quel punto, se il Vaticano non chiedesse spiegazioni sull'applicazione della pena di morte e sui diritti umani all'Iran, questo atteggiamento avrebbe una risonanza internazionale piuttosto vasta. Ecco perché i rappresentanti della Santa Sede fanno di tutto per stringere le relazioni con l'Iran evitando incontri politici ufficiali. A questo punto sarebbe lecita una risposta di Israele, che dovrebbe congelare i suoi rapporti con il Vaticano, che è impegnato in una difficile intesa proprio con Israele per la cura dei suoi interessi in Medio Oriente. L'augurio è che l'ambasciata israeliana presso la Santa Sede si faccia sentire. Sarebbe importante, almeno per svelare i retroscena vaticani di una politica diplomatica spregiudicata. ***
Fonte La voce Repubblicana pag 2
01-10-2011
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L'INTERVISTA A l'ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran presso lo Stato Pontificio l’Hujjatul-Islam* *(titolo religioso del clero islamico sciita/ndr) Ali Akbar Naseri’
Ambasciatore Iran al Vaticano all'IRIB: Islam e Cristianesimo hanno visioni comuni, dati su minoranze cristiane in Iran (audio)
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