Risposta di Manuele II al dotto musulmano, secondo cui la Legge di Gesù, pur essendo, rispetto alla precedente Legge, quella di Mosè, “bella e buona”, sarebbe meno buona della Legge di Maometto perché troppo dura.
E’ sì molto elevata, la Legge di Gesù, ma, per i suoi eccessi, agli uomini risulta essere impraticabile.


Il Basileus

Detto questo, l'anziano si sedette levando le sopracciglia. La cerchia degli ascoltatori era protesa all' ascolto. Ritenevano, infatti, che si fosse arrivati al punto culminante della competizione. I figli mostravano di applaudire alle parole del padre e si sarebbero messi volentieri a saltare.
E io presi a dire:
«E allora, mio caro? Ecco, scagliandoti rovinosamente contro la mia cittadella con l'esercito al completo, e con non poca alterigia e impeto, ti aspettavi di prenderla al primo assalto. Ma sarai deluso nelle tue speranze. Perché in essa abitano degli uomini, ed essa stessa è perfettamente e ottimamente costruita sulla roccia, è piena di beni meravigliosi. Quando, per divino impulso, avrai felicemente lasciato di far loro guerra, possa tu, con questi tuoi due figli, aver parte a beni di cui ancora non hai avuto esperienza.
«Ma lascia che mi stupisca. Perché tu sei uomo intelligente, sei onorato da una carica eminente rispetto agli altri vostri dottori, ornato di quella grande sapienza propria al vostro paese, hai buoni costumi, ritieni tutto inferiore alla verità. Eppure smentisci poi te stesso e palesemente ti contraddici. Hai infatti detto in precedenza che la Legge di Mosè è divina e buona, hai affermato con forza che essa è stata data agli uomini dal cielo, ma dopo, quasi pentito di ciò che avevi detto, ora non sei mai sazio di dirne male. Sicché, come ho detto, ti contraddici. Non è possibile, infatti che una stessa cosa sia divina e buona e al con tempo tale da meritare giusti rimproveri. E nondimeno, ecco che tu releghi tra le Leggi cattive sia questa che quella di Cristo, in quanto non avrebbero esortato alla moderazione.
«Tu ammetti come Legge migliore da tutti i punti di vista quella che tiene il giusto mezzo, cioè la tua. E così, a motivo di questo giusto mezzo, la indichi come conforme a virtù. Però trascuri ciò che sarebbe conveniente, cosa per cui quelli che ti vogliono bene si vergognerebbero molto di te: perché davvero non è da uomo quale tu sei dilungarti a riempire di oltraggi la Legge di Cristo. Sai bene quanto ti sei lasciato trasportare nel coprirla di fango, dichiarandola senza mezzi termini del tutto impraticabile, violenta, pesante, assurda, una vera trappola, e via dicendo. E taccio tutto quello che hai detto contro la verginità, espressioni con le quali hai molto attaccato colui che l'ha introdotta, benché tu lo collochi al di sopra di tutti gli uomini.
«Ma riguardo ai tuoi discorsi potrai in seguito decidere, e possa tu decidere per il meglio, anche nelle affermazioni con le quali non sembri ancora contraddirti. È dunque necessario che io faccia la mia difesa rispetto a queste accuse.
«Le cose assurde e soprannaturali, che tu dici oltrepassare l'umana virtù, perché ti sembrano oltre la natura umana, sono appena al di sopra dell'uomo, sono invece praticabili e davvero facili per gli uomini, se lo vogliono. Ciò ti sembrerà forse simile a un enigma, ma è assolutamente la verità. Se infatti guardiamo alla nostra forza, o meglio, alla debolezza che ci è venuta da Adamo, questo parrebbe probabilmente andar oltre qualunque valore. Ma non è affatto così se guardiamo all'impulso decisivo e alla potenza di colui che ci esorta. Non sospinge in tal modo per poi lasciare gli uomini privi del suo aiuto, ma invisibilmente la sua mano si unisce al loro agire. E dove si realizza una simile alleanza, che cosa vi è di aspro, di difficile, che cosa che al contrario non appaia facile?
«E pensa anche alla ricompensa per tali cose, che è il regno di Dio. Il precedente discorso lo ha mostrato e anche tu avevi acconsentito: devono sopportare tutto quanti hanno questa speranza. Ma non è il momento ora di spiegarmi ulteriormente su questo. Le tue parole ci spingono insensibilmente, come corrente di fiume, verso coloro che sono qui presenti. Atteniamoci all' apologia partendo da ciò che possa persuadervi, senza che, per aver avuto bisogno di una risposta, arrossiate di ciò che è giusto.
«Il Signore nostro, dunque, allorché viveva con noi, per correggere i costumi e condurci in tutti i modi alla luce della verità, mostra di comandare e stabilire certe cose indistintamente per tutti. Infatti indica questi comandi come una regola, o se vuoi un segno dell' amore per lui: Chi mi ama, dice, osserverà i miei comandamenti. I Bisogna dunque che tutti li osservino, dal momento che senza di ciò non possiamo divenire veramente suoi servi, noi che prima ci eravamo resi suoi nemici a causa del peccato del progenitore.
«Ma ciò che non è necessario, non lo comanda né a tutti, né in qualità di Sovrano, ma lo presenta in forma di esortazioni, di consigli, o di lotta spirituale, o come si preferisce chiamarli. Li propone ai più perfetti, promettendo il regno dei cieli e la divina filiazione.4 Infatti, a quanti basta essere servi, a quanti, proprio perché piccoli hanno un sentire da piccoli, dà dei beni ad essi convenienti. Le ricchezze, infatti, come si dice, non sono tutte uguali. Quanti dunque accolgono e osservano tali consigli ottengono la mistica filiazione per la partecipazione alla divina grazia:! di ciò danno testimonianza le operazioni e le potenze del divino Spirito che sono in loro e da loro procedono, come corrente da sorgente perenne.
«Ma voglio parlare più chiaramente di questo argomento. Mi sia fatta indulgenza se, spinto dal concatenarsi dei discorsi e, se vuoi, portato dall'impetuoso moto della verità, dico anche ciò che ora non intendo né dire né dare perché sono cose simili a frutti non maturi, o piuttosto, per parlare più propriamente, prematuri per voi che siete inchiodati alle realtà carnali. Cibi spirituali di tal genere sono per quanti, pur non essendo alla loro altezza, tuttavia si attengono come si deve ai comandamenti: perché senza questo non è possibile che uno sia trovato servo irreprensibile. A costoro non è dato solo di poter sfuggire al castigo, ma anche di ottenere gli immortali godimenti. Ciò è grazia del Sovrano nei confronti dei servi per beneficare tutti, accettò a questo scopo di prendere la forma di servo, pur essendo per natura Signore di tutti.
«È dunque manifesto che rimanere nei suoi comandamenti è doveroso e indispensabile. Mentre raggiungere 1'altezza dei consigli che elevano alla figliolanza è solo di coloro che scelgono di sopportare pene, di qualunque genere e numero, per una gioia e una gloria che non hanno fine. E’ proprio di costoro conservare il loro impegno sino alla fine, senza sottrarsi un poco col tempo alla schiera di quanti vivono virtuosamente e compiono opere virtuose per amore del bene stesso, per giungere così ad ottenere le corone che si adattano soltanto al capo dei virtuosi.
«Perciò il Salvatore, volendo mostrare ciò che ti sto dicendo, pronunciò questa sentenza, brevissima, se si considerano soltanto le parole, eppure elevata sino al cielo, se si guarda alla forza: Chi può comprendere, comprenda.
Come se dicesse: «Questa lotta è grande, ma più grandi ancora, ed eterni, sono i trofei. Bisogna mostrare l'uomo di animo vigoroso, che persevera con determinazione nei sudori: non voglio infatti che entriate nello stadio per forza, perché non è ne normale né giusto. Comprenda dunque chi ne ha la capacità, cioè la volontà di non far conto dei sudori della lotta». Sono cose degne di ammirazione. Il libero arbitrio, infatti, che dal principio è stato dato agli uomini come singolare onore, che li rende superiori agli altri animali, lo ha lasciato sussistere com' era: guai se fosse stato diversamente. Infatti, come si potrebbe dare un regno per necessità o incoronare chi resta inoperoso? In altro modo, con arte e potenza convenienti, spinge in qualche maniera tutti al meglio. Egli ha infatti aperto a tutti gli uomini il regno dei cieli, e ha mostrato la strada che ad esso conduce. Portando a compimento tutto ciò che si riferisce a questo intento, non ha trascurato nessun aiuto per quanti lottano e compiono il cammino. Anzi, non c'è nulla che non serva a indurre con forza tutti al bene.
«Vedete? Ecco una Legge soprannaturale che, da un lato attira tutti alla virtù, ma, dall' altro, offre la propria collaborazione alla volontà e ricompense adeguate alle lotte di ciascuno!».

I Persiani

«Sì, vediamo - dissero alcuni - che parli di misteri e dottrine più elevate di quelle che conosciamo. Tu suddividi i precetti di Cristo in comandamenti e consigli, e questo lo hai esposto quant'era necessario.
«Però vorremmo che ne parlassi più chiaramente e dettagliatamente».

Il Bastleus

«E come credete che io possa altrimenti completare questa apologia? Chi dunque non ha la forza di vivere in verginità, non sarà per questo privato dei beni futuri, perché, se così fosse, i salvati sarebbero molto pochi. Ma neppure chi, privato del mantello, non lascia anche la tunica a qualche persona avida, neppure questo è degno di condanna, come non lo sarebbe chi, colpito a una guancia, non porge anche 1'altra all' arrogante. Ma, anche nel caso in cui non siamo capaci di lasciarci ingiuriare con la stessa prontezza degli iniqui a ingiuriarci, se tuttavia sopportiamo con mitezza da parte di chiunque l'offesa, già questo ci porta una grande ricompensa, perché non è facile né è praticato da molti.
«Ciò che voi avete detto in principio -lo ricordate certamente - a ragione ci ha condotti a questi discorsi. Ma anche così, l'elevatezza di queste esortazioni ci fa comunque bene. Senza dubbio non può esserci niente di più beato che poterle mettere in pratica, e lanciarsi verso di esse come a nostro scopo e spogliarci di ciò che è malsano nel nostro animo: non si tratta per noi di un vantaggio della natura, questo certo no. Infatti, quand' anche non fossimo capaci né di consegnare alla ferocia dei malvagi ciò che è loro sfuggito e di fare le cose più elevate, e giungere al termine della perfezione, né di compiere, come si suoI dire, la seconda navigazione,' cioè sopportare con mitezza 1'arroganza di chiunque contro di
noi, ad ogni modo restiamo nella misura, pur comprendendo quanto siamo lontani dai beni migliori».

Il Persiano

«E da cosa si comprende che si manterranno nella misura - disse il Persiano - quanti pur mancando delle cose più elevate, esercitano tuttavia la beneficenza, la giustizia e altre virtù simili?
«Infatti, mi pare che tu abbia detto che anche costoro otterranno i beni eterni. Ma vivere con simili speranze non permette di mantenere la misura».

Il Basileus

«Ma mio caro, ciò è conseguentemente possibile a chiunque pensi in base a principi convenienti, a chi, cioè, ha intelletto. Se anche osservano rigorosamente i comandamenti adatti a servi mercenari, come potrebbero avere un modo di sentire uguale a quello dei figli? Nulla potrebbe far pensare grandi cose a un servo, se appena ha buon senso. Se adempie ciò che è proprio dei servi, quand' anche col suo servizio colmi il suo padrone di miriadi di beni - beni, del resto, insignificanti, poveri e minuti - ha fatto cosa dovuta, non ha dato nulla gratuitamente. Chi poi non compie il suo dovere, riceve percosse, prigione e altri gravi castighi, mentre proprio nessuno ammirerà chi abbia realizzato tutto bene, e neppure, io penso, colui che lo avrà fatto. Ce ne sarebbe motivo? Ma ci vuoI ben altro!
«Certo, l'esempio fatto non è dei migliori. Per noi, infatti, un servo è utile, e molti, grazie ai loro servi, sono stati liberati da tante cose gravose e ne hanno ricevuto grande beneficio. Ma a Dio chi di noi potrebbe essere utile, dato che egli non ha assolutamente bisogno di nulla, e solo per bontà ha creato tutto? Sicché nessuno che abbia intelletto potrebbe mai alzar la testa per aver osservato i comandamenti del Sovrano, anche se avrà la mercede che ne viene, perché essa è data per grazia: a schiavi non è dovuta alcuna ricompensa. Ma avrà ciò che conviene alla sua vita moderata, guardando a coloro che hanno praticato ciò di cui egli ha fatto poco conto.
«E di questo basta così. Ma bisognava che il discorso, deviato dal soggetto a causa delle vostre domande, rispondesse a quelle che esigevano risposta. Del resto accade talvolta che, nel corso della discussione, il discorso ci riporti sulla strada, per portare a compimento la corsa e giungere al termine che gli conviene.
«Quanti dunque non sono stati al livello dei consigli e delle esortazioni, non per questo hanno perduto se stessi. Se, non avendo fatto torto a nessuno, non volessimo però nemmeno essere noi stessi oggetto di ingiustizia, e se, offesi, abbiamo difficoltà a sopportarlo e ricorriamo a chi può giudicare, per far causa all' offensore, non per questo siamo da biasimare. E dunque neanche se camminiamo con i calzari, abbiamo due tuniche, bastone, borsa e moneta nella cintura.
E certamente a chi vuole è permesso contrarre matrimonio, come pure guadagnare in modi giusti denaro da spendere bene, anche se certo è un guadagno migliore non voler possedere nel tempo presente e ritenere la povertà, familiare a Cristo sin dal principio, più amabile di qualsiasi abbondanza. In una parola, fare con la debita ragionevolezza ciò che è per noi il tessuto della nostra vita, non è condannato dalla natura, per così dire, né proibito dalla Legge.
«Nondimeno è necessario fare delle distinzioni o ricapitolare i discorsi su questo argomento.
«E proprio dei cattivi, e di chi non è neppure un degno servo, disprezzare i comandamenti del Sovrano. Osservarli è proprio di chi è saggio e fedele. Ma accogliere con gioia i mirabili consigli e compierli secondo le forze, è proprio dell'uomo che brama grandi cose e che non si accontenta di servire dato che è possibile divenire figlio.
«Si potrebbe parlare anche così: è proprio di uomini superiori, di quelli, intendo, che godono delle cose di cui sopra, gareggiare con gli angeli e condividere, per così dire, il loro genere di vita. È invece proprio degli uomini inferiori a questi, che stanno a una via di mezzo, accontentarsi di osservare ciò che è sufficiente a salvare e a riconciliare Dio con gli uomini peccatori. Ma il terzo gruppo, intendo quanti sono volontariamente estranei a entrambi i gruppi suddetti, sono simili a porci e non hanno nulla di sano.
«Mi pare dunque, mio caro amico, che, dopo aver appreso queste cose, tu non abbia più la stessa opinione di prima. Non puoi dire che ciò sia violento, che sia senz' altro un laccio quanto costituisce la nostra Legge, ma neppure le esortazioni e i consigli, di cui tu dici che di certo oltrepassano la forza umana, mentre questo non è affatto vero. Come avrebbe potuto ritenere giusto raccomandare cose impossibili?
«Se poi ti sembrano più pesanti dei comandamenti di un tempo, ciò non stupisce affatto, perché indubbiamente sono più elevati, e infatti perfezionano i precedenti come tu stesso hai detto.! Ora ciò che perfeziona è più elevato da tutti i punti di vista di ciò che riceve perfezionamento. Ma ciò che è più elevato e procede in salita, per ciò stesso rende in qualche modo più ardua e faticosa la via che porta ad esso. E infatti la via che vi conduce è stretta, angusta e in salita, considerata in se stessa: questa via che Dio, discendendo senza lasciare i cieli, fatto uomo per la salvezza della nostra stirpe, ha aperto a tutti gli uomini:2 una via che agli inizi era sconosciuta, impraticabile e inaccessibile. Ma è normale che le siano congiunte queste difficoltà: perché è una salita, dato che porta a una zona più alta, e non è spaziosa, regolare e facile perché non era mai stata percorsa prima.
«Tutto l'opposto di questa è la via aperta dai progenitori, che conduce al baratro, e sin dal principio ha avuto molti che l'hanno percorsa, perché è in discesa, è agevole, e lascia intravedere, come un' esca, la sua comodità. Non può dunque stupire che il Salvatore distolga dalle voluttà perché conducono al baratro e induca a prendere la strada che ha avuto in sorte la possibilità di salvare chi la percorre.3 Ci sarebbe da stupirsi se avesse raccomandato il contrario. E ciò soprattutto perché non vi è nulla di comune tra lui e le mollezze, e quindi ha disapprovato la vita molle di fronte a tutti,4 per così dire, anche di fronte agli stessi che la seguono.
«E infatti anche a voi, più che a tutti gli uomini, mostra ciò. Quelli che si rivelano cresciuti nella virtù, voi li considerate migliori di coloro che si preoccupano di avere vasta notorietà e di quanti si danno da fare per arricchire. E certamente così pensavano anche «ln tal modo è chiara la distinzione, e le opinioni di tutti si uniscono a favore dei precetti di Cristo.
Così stanno le cose. Alcuni, come te, ritengono i precetti di Cristo più pesanti di quelli di Mosè, nel modo suddetto. Ma, da un altro punto di vista, vi è un modo per renderli più leggeri e più facili da compiere, e ciò per due motivi:. «Per le speranze, intendo. Perché le promesse non sono le stesse: le une sono basse, perché sono terrestri, come è detto: Per esse vivrà colui che le avrà osservate3 mentre le altre sono elevate perché celesti e immortali.
«C'è poi la cooperazione che ricevono dal cielo quanti hanno scelto di seguire le orme del Cristo legislatore. Egli stesso infatti, invisibilmente, si unisce all' operato di costoro, li unge per le lotte e concede loro costanza nei loro sudori, come già si è detto'? «Questo fa sì che la via stretta e angusta non sia penosa, come sarebbe, per i volenterosi. Infatti, per gli uomini dotati di intelligenza, c'è una via che conduce alla patria luminosa che fa apparire lieve ciò che è pesante, praticabile ciò che non lo è, non solo perché le asprezze del cammino non sono continue e le superiamo rapidamente, ma anche perché, giunti al termine del cammino ci liberiamo dalle fatiche della via, prendiamo dimora nella patria e godiamo continuamente dei beni che sono in essa. La speranza riposta in questi beni permette di sopportare con facilità le asprezze del cammino, dalle quali veniamo liberati con tanta facilità da non accorgerci neppure del tempo della sofferenza.
«Ritengo sia ragionevole preporre ciò che è permanente e stabile anche per coloro per i quali è somma felicità il matrimonio. Ma ecco che, anche senza volere, ci ricolleghiamo in un modo o nell'altro ai dati dottrinali. Infatti, a quanto pare, non è facile per quanti lottano a favore della verità, desistere dall' appoggiarsi ad essa. Pertanto, posso temere che mi accada di nuovo che un discorso spinga a un altro discorso, per una forza incalzante, non senza ragione, se non ci si è dimenticati di ciò che abbiamo appena detto.
«Come non raccomandi nulla di impossibile, colui al quale nulla è impossibile, lo dimostrerò subito. A sostegno del mio discorso ho quanti hanno portato a termine questa lotta, perché sono in molti ad aveda portata
a termine, anche se non tutti singolarmente hanno compiuto tutto, ma tutto è stato portato a termine distribuito fra tutti, e tuttavia così bene che non c'è nulla da rimproverare a nessuno di loro. E non parlo solo dei comandamenti, ma anche di tutte le altre esortazioni.
«Sicché non ha consigliato nulla di impossibile, né lo ha imposto a chi non ne è capace, e neppure in un modo intempestivo o pesante, ma ha dato questi consigli quando era conveniente e a chi conveniva, e come conveniva a lui dadi e a quanti li ricevevano accoglierli. Infatti non tutto è adatto per tutti in qualsiasi tempo e in qualsiasi modo, ma certe cose vanno bene per questi, altre per quelli, ieri al tale, adesso all'altro, per mille motivi. «Per questo sono preparate e donate molte scelte di vita per la salvezza delle anime: infatti ci sono molte dimore presso il Padre. Così ci ha infatti parlato il Salvatore per mostrare che non provvederà ai buoni ricompense uguali, cioè le stesse per quelli che sono vissuti soltanto secondo il comandamento come per quelli che sono andati più avanti con 1'osservanza dei consigli. A ciascuno elargirà corone immortali e ricompense degne dei beati, molto diverse l'una dall' altra per splendore. Non saranno diverse solo tra figli e servi, ma anche all'interno di questi due gruppi.
«Dato che ho parlato dell' esistenza di diversi generi di vita, ritengo di doverne dire qualcosa. Suddividerli in unità, forme e generi, non sarebbe opportuno. Piuttosto si dovrà distinguerli come parti di un tutto, e con ciò, secondo l'opinione degli studiosi, si avrà un triplice ordinamento. Tra quanti dunque adorano Dio, gli uni scelgono di distogliersi dal male per timore dei castighi. Quando costoro cercano di purificarsi dalle passioni, si trovano in una situazione penosa, sarebbe necessario che le cose fossero più facili per la loro anima. Accade per loro qualcosa di piuttosto assurdo e si trovano a non differenziarsi per nulla dai servi indolenti e cattivi.3 Infatti essi non si dedicano alle buone opere né per quella ricompensa che supera tutte le fatiche di quaggiù, né con l'anima gioiosa, ma si frenano per la paura delle percosse, come contro la loro volontà, per così dire.
«Per altri, la vita è determinata dalle speranze dei beni che otterranno, e costoro, rispetto a uomini più divini, si presentano come mercenari. Perché i buoni non devono fare il bene per altro motivo che non sia il bene stesso.
«Il terzo gruppo, quello che interviene ora nel nostro discorso, è quello che rimane il primo, sia per la qualità che per la natura. E questo è il gruppo totalmente perfetto. Tali uomini, infatti, non perseguono il bene per timore di pene, né per la speranza di acquisire dei beni: anche se soffrissero nel comportarsi così - so che ti stupirai nel sentir questa verità - sceglierebbero di patire piuttosto che ricevere del bene da chicchessia facendo ciò che è sgradito a Dio. E per questo ricevono in grazia l'adozione a figli. Quanto poi alle cose della terra, non ritengono ci sia motivo di preoccuparsene affatto, I se non per stretta necessità. Ma sognare il cielo e le cose di lassù, e questo quando ancora si vive in un corpo, dimostra che le passioni sono morte2 in coloro si erano determinati a questo. Costoro hanno sempre davanti agli occhi il Dio che li ha feriti,3 feriti di un folle amore per lui: perciò pensano sempre a lui, e disprezzano ciò che è della terra. Si conformano a lui, per quanto è loro possibile, per attrarre a sé, a mio avviso, il simile al simile, anche se la Divinità è impassibile e la somiglianza con lui, anche nei migliori tra gli uomini, resta debole e sfocata, pur in virtù di una suprema grazia.
«Appare dunque - adesso parlerò in sintesi che quanti agiscono per timore, rimangono entro determinati limiti, quali servi e nulla più. Quanti non sdegnano di fare le opere dei servi, ma le fanno spinti da speranze di ricompensa, sono certamente buoni e assennati, perché scambiano le cose corruttibili con quelle eterne: non sono però ancora figli, e dunque non sono degni dell' adozione a figli. Ma altri nutrono l'ambizione di oltrepassare costoro in tutto e, oltre ai comandamenti, tentano di osservare con esattezza anche i consigli: semplicemente essi guardano come loro modello alla vita del Maestro. Soltanto costoro sono sicuri discepoli e amici e, per divina grazia, vengono annoverati nel coro dei figli. E indubbiamente normale che ottengano questo coloro che hanno dato prova di tanto ardore e di tali opere, e che veramente hanno conosciuto Dio e tengono l'anima tutta volta a lui: ottengono al di là delle loro attese.
« Certo, i beni di lassù oltrepassano di gran lunga la brama degli uomini: indicibili sono la gloria, il diletto e la luce che Dio dona a quanti lo amano, qui solo in una certa misura, ma in futuro, in modo più chiaro e limpido. La loro grandezza, infatti, è tale che mai le udì l'orecchio e le vide l'occhio, e l'intelletto non riesce a giungervi neppure sforzandosi: potranno comprendere solo coloro che allora avranno parte ad essi. Così, i migliori tra gli uomini si rappresentano questa beatitudine come in uno specchio, in maniera conjusa, dice quell'uomo divino.6 E l'elevatezza di quella soavità a malapena la deducono dalle presenti realtà: ad essa volano con l'anima, ciascuno secondo la misura del suo amore per il Maestro: e infatti i doni divini vengono corrisposti nella misura di questo amore.
«Che può mai essere questo dono di Dio che, benché oscuramente contemplato, a tal punto attira a sé da persuadere a trascurare ciò che è necessità vitale, e a considerare sciocchezze le cose belle, piacevoli e invidiabili, al confronto di quello?! Mi sarebbe facile, prolungando l'apologia, consentire di intendere discorsi migliori e fatti con maggior abbondanza di argomenti. Ma ritengo possa bastare ciò che ho detto. Del resto, per un cardatore è assolutamente superfluo cercare l'Eufrate e il Tigri, dopo essersi servito di sorgenti sufficienti al suo proposito. Allo stesso modo ciò che è mediocre ha bisogno di molti discorsi per convincere e mostrare la propria superiorità, mentre a ciò che è al di sopra di tutto ne bastano pochi, anche per persone rozze o che non intendono vedere bene lo splendore di ciò che sfolgorante.
«Se dunque anche voi siete d'accordo, siamo arrivati dove volevamo, altrimenti vedrete voi come rispondere al discorso».

Il Persiano

«Sarebbe cosa lunga rispondere a ogni parola. Ma ciò che è stato detto è parso bello a tutti, se si esamina solo questo aspetto. Tuttavia, confrontato con altri dati, non so se apparirebbe tale.
«Ciò dunque che manca è l'esposizione delle Leggi, come ci si era accordati all'inizio.2 Non penso, infatti, che quanto ho dimostrato a favore della nostra Legge apparirà discorso da vanaglorioso».

Continua…