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Discussione: I riti funerari

  1. #11
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    Le chiamano "sepolture anomale": non è raro che la ricerca archeologica ci consegni dal passato queste tombe in cui sembra dimenticato il nesso tra morte e pietà. Eppure in queste pratiche sembra non ci sia traccia di livore o sete di vendetta: se qualcosa le ha provocate è stato il terrore, la volontà di impedire ai cadaveri, in forma corporea o spirituale, di nuocere ai vivi. Si cercava cioè di evitarne il ritorno ricorrendo a impedimenti fisici: legando, inchiodando, bruciando, mutilando.




    *^*^*^*^*^*^


    Valerio Varesi

    BOLOGNA: SPUNTA IL CIMITERO DEI REIETTI



    Dagli scavi per la modernissima stazione dell'Alta velocità di via Carracci, emerge un antichissimo e oscuro mistero. Forse quello ritrovato sotto il fascio di binari che va dal tredici al quindici, è un cimitero di "maledetti" o di "reietti" vecchio quasi due millenni. Forse il campionario un po' orrifico di scheletri sghembi trafitti da chiodi o mozzati in modo cruento appartiene a persone temute alle quali si voleva impedire qualsiasi ritorno tra i vivi. Gli antropologi dell'università di Bologna e Ferrara, che stanno studiando il problematico caso, le chiamano "sepolture anomale" dove i corpi sono in posizioni che non hanno niente della compostezza della morte, ma, al contrario, evocano sofferenze e decessi strazianti.

    Si presentano stesi bocconi, di traverso e soprattutto martoriati da pratiche inusuali e oltraggiose. Modalità di inumazione che non fanno parte della ritualità del mondo romano imperiale del primo e secondo secolo a cui risalgono i resti e inducono l'idea, la più probabile anche tra gli studiosi, che si volesse impedire il riapparire di queste persone. Insomma, gli abitanti di quell'anonimo borgo alle porte dell'antica Bononia, temeva ciò che la letteratura e la cinematografia dei giorni nostri ha definito "zombi".

    Le tombe sono state recuperate e ora depositate in via Selmi alla facoltà di Zoologia, pur appartenendo al museo di antropologia. Gli scavi hanno riportato alla luce circa duecento sepolture di cui una quarantina "anomale". Proprio queste presentano un interesse antropologico. "Hanno caratteristiche sconosciute nel mondo romano" spiega Maria Giovanna Belcastro antropologo-fisica dell'Alma mater. "C'è un cadavere col chiodo infisso all'apice del cranio, altri che hanno cavicchi piantati nell'occhio, in testa e nell'orecchio destro. Altri ancora che sono stati mutilati col taglio dei piedi. L'idea più probabile è che si volesse impedire i ritorno di questi individui. È però del tutto fuori luogo parlare di vampiri visto che di essi ci sono testimonianze solo a partire dal Cinquecento".




    Quello che ha stupito gli studiosi è la concentrazione delle "sepolture anomale". Tombe analoghe sono state trovate anche nel modenese e a Casalecchio (tra cui un bimbo di sei mesi circondato da rospi con la testa mozzata), ma sempre in modo isolato. La necropoli dei reietti bolognesi è, invece, un'assoluta novità. "Sembra che queste persone avessero da scontare una colpa" aggiunge Belcastro tentando di dare una spiegazione a quelle strane pratiche post mortem. In effetti, tutti i cadaveri sono trattati in modo differente. Ci sono anche elementi simbolici a noi sconosciuti. Nel corpo tagliato a metà (presente solo quella inferiore) è stato inserito un balsamario che conteneva unguenti. "Certamente, chi ha sepolto queste persone era animato dalla volontà di isolarle, separarle per sempre dalla comunità" conclude Belcastro affidando ai colleghi di Ferrara la conclusione dell'indagine. Ma gli esperti lavorano su pochi indizi: lo scheletro, i chiodi e il materiale di cui è composta la tomba. Il resto è difficile immaginarlo e probabilmente rappresenta un mistero che, al contrario dei resti trovati in via Carracci, è destinato a restare sepolto.



  2. #12
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    RITI DI MORTE SULL'HIMALAYA

    I resti di 27 persone risalenti a 1.500 anni fa sono stati scoperti in alcune caverne nepalesi. A rendere interessante il ritrovamento è soprattutto il fatto che le caverne si trovano sul versante di una montagna accessibile solo ad alpinisti esperti e che i corpi sono stati preparati per l'aldilà seguendo un rituale del tutto sconosciuto. I resti sono stati ritrovati a 4.200 metri di quota nei pressi del villaggio di Samdzong, nel distretto di Mustang, all'interno di caverne artificiali.

    Circa il 67% dei corpi è stato smembrato utilizzando strumenti di metallo e deposto nelle caverne insieme ai resti di capre, mucche e cavalli, probabilmente offerte sacrificali per accompagnare i defunti nell'aldilà. Dopo la rimozione degli organi e della muscolatura, che ha lasciato soltanto le ossa, i resti sono stati deposti su ripiani di legno.

    Al tempo, raggiungere queste grotte artificiali era probabilmente più semplice grazie ad appigli di roccia naturali e a scale. Ma la roccia di cui è composta la montagna è estremamente fragile, e l'erosione potrebbe aver cancellato ogni possibile via d'accesso utilizzata in passato.
    Gli studiosi sono certi che non si sia trattato di cannibalismo. "Quando si vuole ottenere la carne, si lavora lo scheletro in modo differente" spiega l'archeologo Mark Aldenderfer. "Nel cannibalismo, la base del cranio è spesso frantumata, e le ossa sono rotte, generalmente per ottenere il midollo. Non c'è nulla di tutto questo in nessuna delle ossa che abbiamo recuperato. Tutto è stato fatto rispettosamente".

    Un rituale di sepoltura così insolito potrebbe essere il ponte di collegamento tra altri due riti legati alla morte: quello tibetano di "sepoltura celeste", a cielo aperto, che prevede lo scuoiamento del corpo e l'esposizione dei resti agli elementi e agli uccelli da preda e quello zoroastriano che contemplava la scarnificazione dei defunti per opera degli avvoltoi.


  3. #13
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    LA SEPOLTURA TIBETANA "A CIELO APERTO"

    Presso alcune comunità tibetane, è ancora oggi in uso l'antichissima pratica della "sepoltura a cielo aperto" (sky burial). Vietata dal governo cinese negli anni '60 e '70, è tornata ad essere legale negli anni '80, ma al giorno d'oggi è molto difficile poter assistere a questa usanza.

    La sepoltura celeste rappresenta la morte come episodio del tutto naturale, parte dell'eterno ciclo delle rinascite. Si brucia gelso, dal cui fumo si leva una via che congiunge cielo e terra. La salma è offerta al divino affinché l'accolga con sé. In un giorno fausto, tra il canto dei sutra dei lama, il corpo viene scuoiato secondo l'ordine rituale, con grande accuratezza nell'uso del coltello per garantire l'inaccessibilità dei demoni malvagi. Gli uccelli sacri, aquile e avvoltoi, attirati dal fumo e chiamati dal tomden, il maestro del cerimoniale ("Shey, shey", e cioè "Cibatevi, cibatevi"), si nutrono dei resti del defunto: del suo corpo, lavato e reso glabro, avvolto in sudario bianco, in postura seduta col capo reclinato. Nulla deve rimanere, altrimenti se ne potrebbero impossessare i demoni, per cui alla fine le ossa vengono frantumate e mescolate a farina d'orzo o cosparse di burro di yak per renderle appetibili. Gli avvoltoi ridiscendono per mangiare gli ultimi resti e per poi scomparire nel cielo traghettando l'anima del defunto.




  4. #14
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    LA SEPOLTURA TIBETANA "A CIELO APERTO"

    Presso alcune comunità tibetane, è ancora oggi in uso l'antichissima pratica della "sepoltura a cielo aperto" (sky burial). Vietata dal governo cinese negli anni '60 e '70, è tornata ad essere legale negli anni '80, ma al giorno d'oggi è molto difficile poter assistere a questa usanza.

    La sepoltura celeste rappresenta la morte come episodio del tutto naturale, parte dell'eterno ciclo delle rinascite. Si brucia gelso, dal cui fumo si leva una via che congiunge cielo e terra. La salma è offerta al divino affinché l'accolga con sé. In un giorno fausto, tra il canto dei sutra dei lama, il corpo viene scuoiato secondo l'ordine rituale, con grande accuratezza nell'uso del coltello per garantire l'inaccessibilità dei demoni malvagi. Gli uccelli sacri, aquile e avvoltoi, attirati dal fumo e chiamati dal tomden, il maestro del cerimoniale ("Shey, shey", e cioè "Cibatevi, cibatevi"), si nutrono dei resti del defunto: del suo corpo, lavato e reso glabro, avvolto in sudario bianco, in postura seduta col capo reclinato. Nulla deve rimanere, altrimenti se ne potrebbero impossessare i demoni, per cui alla fine le ossa vengono frantumate e mescolate a farina d'orzo o cosparse di burro di yak per renderle appetibili. Gli avvoltoi ridiscendono per mangiare gli ultimi resti e per poi scomparire nel cielo traghettando l'anima del defunto.





    Brava , questo sito è interessantissimo, grazie a te Silvia e a Torquemada. QUOTO

  5. #15
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    visto che Silvia ha accennato alla sepoltura celeste dei zoroastriani, ho trovato questo scritto di Gozzano che riguarda i Parsi indiani:


    Verso la cuna del mondo

    di Guido Gozzano





    La Torre del silenzio


    “Da tre giorni mi si vuole condurre alle Torri del Silenzio. Ma non muore mai nessuno. Quest’oggi Lady Harvet entra nella sala di lettura del Majestic Hotel: - E’ morto - E’ morto, ieri sera, un parsi di qualche importanza, l’architetto Donald Antesca Cabisa; i funebri saranno oggi, alle diciotto: siete fortunato; abbiamo il tempo di salire alla collina di Malabar per assistere alla cerimonia.
    I secondi padroni di Bombay, dopo gli Inglesi, sono i Parsi. I Parsi da non confondersi con gli Indù (io li confondevo addirittura con i Paria: è desolante l’ignoranza di chi muta d’improvviso venti gradi di latitudine senza qualche studio preventivo), da non confondersi con i Maomettani, gli Afgani, dai quali differiscono come un tedesco da un arabo. I Parsi sono discendenti degli antichi Persiani emigrati dalla Persia in India, dopo la conquista di Maometto. E’ veramente biblico e grandioso il destino di questi seguaci di Zoroastro, che, per non rinnegare il Sole, la loro divinità, abbandonarono, dodici secoli or sono, la patria, giunsero raminghi e perseguitati in India, rifugiandosi prima a Diu; poi a Tabli; trattando con i Marajà per avere un’ospitalità non molestata. Furono, invece, molestatissimi per quasi un millennio, e la loro pace e la loro floridezza non data che dalla conquista degli Inglesi, i quali riconobbero le loro qualità, li incoraggiarono e li protessero. Oggi sono nelle mani dei Parsi i più grandi capitali di Bombay. Dipende dai Parsi gran parte del movimento politico, escono dai Parsi i migliori commercianti e i migliori laureati. Eppure, nessuno è più del Parsi ligio al suo passato, nessuno è meno di lui affetto da anglomania. I Parsi vestono come mille anni fa, quando vennero profughi da Persepoli: gli uomini con una lunga zimarra bianca, sul capo un’alta tiara nera simile ad una mitra: le donne si avvolgono di sete a vivi colori, giallo zolfo, gridellini, rossociliegia, verdesalice, che danno rilievo ai capelli nerissimi e al pallore ambrato del volto. Come alle loro foggie millenarie, così sono ligi alla loro fede e ai loro riti: la dottrina di Zoroastro, ispirata alla religione degli elementi creatori e conservatori: il Sole prima di tutto, e il Fuoco, immagine del Sole sulla Terra. L’inghilterra che tollera tutti i riti, tollera anche la Torre del Silenzio e le usanze funerarie dei Parsi, che sono certo le meno conciliabili con il nostro sentimento occidentale.
    … guardo intorno, il giardino ridente è deturpato da un sebatoio colossale. E’ la torre del silenzio, la maggior Torre: quelle altre sono le Dakmas minori, usate in caso di pestilenza.






    Torre del Silenzio, interno


    La mia delusione è grande. Tower of Silence: il nome shelleyano mi prometteva non quel cilindro imbiancato a calce, ma quanto di più fantastico ha scolpito nella pietra la poesia della morte.
    Un vallo senz’acqua circonda la torre e due ponti vi sono sospesi, che danno ad una porticina ovale, minuscola, unica apertura nella mole bianca. Ed ecco fra il candore dell’edifizio e l’azzurro del cielo una enorme forma nera e sinistra: il primo avvoltoio; poi un secondo, un terzo; poi sette coronano la Torre, danno al suo squallore un tetro motivo ornamentale. Questi grifoni funerari superano veramente l’orrore di ogni aspettativa: si direbbe che la Natura li abbia foggiati secondo il loro tetro destino; hanno ali immense, possenti al volo, fatte per gli abissi del cielo, ma che nel riposo lasciano pendere lungo il corpo, trascinano nella polvere con una sconcia stanchezza artigli formidabili, ma senza la linea nobile dell’aquila , artigli fatti per affondare nella carne putrida, non per lottare con una preda viva. La Dakma si corona di avvoltoi, non più calmi nel loro pensoso atteggiamento consunto, ma frementi, con i colli serpentini protesi verso una cosa nuova. Lungo la strada a mezza costa della collina, biancheggia, tra la polvere fulva e il verde del fogliame, il corteo funerario. E’ tutto candido; usanza opposta alla nostra, che ammanta di veli bianchi il dolore dell’ultimo addio.






    Torre del Silenzio, Iran


    - Entreremo anche noi nella Torre? – domando, non senza inquietudine d’una tale proposta.
    - Nessuno, nemmeno l’Imperatore potrebbe penetrarvi; soltanto una speciale setta di necrofori e il Dastur accompagnatore possono entrare.
    - Il modello è molto semplice. E il dottore mi disegna a matita un anfiteatro, diviso in tre circoli concentrici, suddiviso da raggi che formano tante cellette aperte:
    - Ecco: il centro interno, dalle celle minori, e per i bimbi, il mediano per le donne, l’esterno per gli uomini. Questo è il pozzo centrale, dove si raccolgono le ossa ignude, che un acquedotto sotterraneo trasporta al mare. La logica della barbara usanza? E barbara, perché? Per i Parsi il fuoco è manifestazione divina, anzi, la divinità stessa, come per il Cristiano l’Ostia Consacrata. Rifuggono quindi dall’abbandonare il cadavere al rogo, come fanno gli Indù, per non offendere con la putredine la divinità; rifuggono dall’inumazione, perché l’Avesta, il loro testo sacro, proibisce di lasciare alla decomposizione lenta della terra quel corpo, che fu l’agente di un’anima. Gli avvoltoi, gli uccelli sacri per rito millenario, sono forse i più adatti ad annientare la misera sostanza morta e a ritornarla nel ciclo vitale…
    Ecco il corteo. Forse venti persone, interamente vestite di bianco, con la testa, il volto celati di veli candidi. Quattro portatori recano il cadavere resupino, coperto da un sudario leggiero, sotto il quale traspaiono le spalle aguzze, il profilo fine, le gambe scarne. I seguaci si tengono uniti a due a due con un fazzoletto attorto: il crati funerario, emblema di alleanza nella sventura. Il quadro è molto semplice e molto grandioso, quasi non triste; ricorda certe teorie cimiteriali scolpite nel marmo.
    Al primo ponte tutto il corteo si arresta, come per intesa e solo qualche figura bianca segue il cadavere: parenti più consanguinei, la madre, il padre, un fratello. La barella è deposta dinnanzi alla porticina aperta; i seguaci sostano pochi secondi dinnanzi al cadavere, forse per una preghiera di addio. Di fronte è il dastur, il Sarcedote Parsi con due addetti. Non altri, non altro; nessun gemito, nessuna lacrima, nessun gesto tragico; forse anche nella religione dei Parsi, come in quella dei Bramini e dei Buddisti, è cancellato il senso che noi occidentali abbiamo dell’io, e la loro filosofia millenaria attenua lo strazio del distacco senza ritorno. La barella è scomparsa nella porticina, che si è chiusa silenziosa, le ombre candide ritornano a due a due, unite sempre dal lino funerario, si allontanano senza volgersi indietro, come il rito prescrive, dispaiono tra i tronchi di palmizi.
    Ma in alto, nell’aria, è il turbinio fitto, spaventoso delle ombre nere. Dalle profondità dell’azzurro si avvicinano, ingrandiscono, precipitano con la velocità della pietra che cade, i grifoni funerari; sull’azzurro del cielo, sul candore della torre, le ali fosche sembrano attratte e respinte da un turbine avverso, fanno pensare alle grandi ali degli angeli maledetti. Ma nessun grido, nessuna lotta, uno stridio querelo e sommesso, quasi timoroso di svegliare un dormiente. Io ho un tremito leggiero, ho l’orrore dello strazio che non vedo.
    …Nessun strazio. Il cadavere è finito in venti minuti, mi spiega il dottor Faraglia, ed è spolpato con una delicatezza veramente religiosa; lo scheletro resta intatto nella sua cella, composto come se preparato per un gabinetto anatomico. Con un sol colpo di becco il cranio è aperto dove l’osso frontale s’incastra alla nuca…




    NEW DELHI - Non ci sono più avvoltoi che possano completare il tradizionale rito funebre e così i Parsi hanno deciso di acquistarne di nuovi e di addestrarli a mangiare i cadaveri in cattività. Oggi il consiglio dei Parsi ha deciso di investire 200 mila euro in un anno per acquistare e addestrare nuovi avvoltoi a mangiare i cadaveri deposti sulle "torri del silenzio".

    Il progetto sarà realizzato con la collaborazione di ornitologi e scienziati indiani. Da millenni i Parsi, gli ex zoroastriani, lasciano che siano gli avvoltoi a consumare le carni dei loro defunti. Ma da qualche anno, la carenza dei volatili, molti dei quali morti per malattie o allontanati dall'inquinamento, sta rendendo difficile questo processo, tanto che si è pensato alla possibilità di ricorrere alle cremazioni. In India la comunità Parsi più numerosa è a Mumbai, l'ex Bombay.

    Pur rappresentando una minoranza percentualmente molto piccola, i Parsi a Mumbai e in tutta l'India sono molto potenti economicamente, vantando nella comunità esponenti del mondo imprenditoriale come i magnati dell'industria Kumar Mangalam Birla e Ratan Tata e del mondo della cultura come il direttore d'orchestra Zuhbin Metha. Arrivati dalla Persia, gli adoratori del fuoco perenne e seguaci di Zoroastro hanno realizzato in passato due strutture molto alte, le "torri del silenzio", una sorta di silos a piani dove lasciano i cadaveri che vengono poi mangiati dagli avvoltoi. A nessuno, neanche agli stessi Parsi, è permesso l'accesso alle torri. Solo poche persone dedite ai riti funebri, i Khandiyas che portano le bare, possono accedervi.

    Ma qualcuno sei mesi fa riuscì ad entrare e fotografò migliaia di cadaveri in via di decomposizione, ma non mangiati dagli avvoltoi, lanciando l'allarme. La cosa sconvolse non poco la comunità parsi che si divise sulla possibilità di ricorrere a sistemi diversi. Ora il consiglio ha deciso di non cambiare la tradizione e di rimpinguare il numero dei volativi carnivori su Mumbai. Già nel 1998 si era cercato di trovare una soluzione alla questione poiché era stata notata una diminuzione drastica degli avvoltoi. Ma la stessa comunità Parsi che aveva dato incarico ad un gruppo di ambientalisti e ornitologi di verificare le condizioni degli avvoltoi e di tentare di venire a capo del problema, vietò agli scienziati di entrare nelle torri del silenzio, impedendo di fatto le ricerche.






    Avvoltoio del Bengala


    Così come l'avvoltoio del Bengala (Gyps bengalensis), anche l'avvoltoio indiano ha sofferto un drastico calo della popolazione (97%) nelle zone del Pakistan e dell'Indostan a causa dell'avvelenamento da diclofenac, un farmaco antinfiammatorio innocuo per il bestiame sul quale viene usato, ma letale per questi uccelli in quanto blocca i reni; sono attesi provvedimenti da parte del governo indiano per sostituire al diclofenac il Meloxicam, che ha effetti simili sul bestiame ma è innocuo per gli avvoltoi.

  6. #16
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    un bel libro che parla anche delle sepolture parsi, dove i cadaveri venivano (almeno fino agli anni 70) mangiati dagli avvoltoi, è Flash. Katmandu il grande viaggio di Charles Duchaussois

  7. #17
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    Citazione Originariamente Scritto da dedelind Visualizza Messaggio
    un bel libro che parla anche delle sepolture parsi, dove i cadaveri venivano (almeno fino agli anni 70) mangiati dagli avvoltoi, è Flash. Katmandu il grande viaggio di Charles Duchaussois
    Vero interessantissimo!!

  8. #18
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    Citazione Originariamente Scritto da baba Visualizza Messaggio
    visto che Silvia ha accennato alla sepoltura celeste dei zoroastriani, ho trovato questo scritto di Gozzano che riguarda i Parsi indiani...
    Bellissimo contributo.

    Conosco lo scritto di Gozzano, l'avevo postato nella vecchia POL (diligentemente ricopiato – parola per parola - da Verso la cuna del mondo. Lettere dall'India: allora non conoscevo i programmi OCR, e nemmeno sospettavo che questo brano esistesse in rete ).

    Sulle Torri del silenzio avevo intenzione di aprire una discussione a parte. Lo farò più in là.
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 16-03-11 alle 00:04

  9. #19
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    Citazione Originariamente Scritto da dedelind Visualizza Messaggio
    un bel libro che parla anche delle sepolture parsi, dove i cadaveri venivano (almeno fino agli anni 70) mangiati dagli avvoltoi, è Flash. Katmandu il grande viaggio di Charles Duchaussois
    Grazie, l'ho appena ordinato.

    Mi risulta che le Torri del silenzio di Mumbai siano ancora in uso, sebbene sia sempre più difficoltoso completare il tradizionale rito parsi, per le ragioni esposte da Baba. La torre di Yazd, in Iran, è stata invece utilizzata fino agli anni Settanta e ora è inattiva. Ma qui vive tuttora una comunità zoroastriana di circa 10.000 persone, il che ha reso necessaria la costruzione di un cimitero dove possano seppellire i morti rispettando i precetti della loro religione: per impedire che decomponendosi contaminino la terra, i cadaveri vengono tumulati in bare di cemento.



    Cimitero zoroastriano diYazd - Album di basheem

    Zoroastrian Cemetery, Yazd, Iran | Flickr - Photo Sharing!
    Ultima modifica di Silvia; 15-03-11 alle 22:22

  10. #20
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    Predefinito Rif: I riti funerari

    MISTERIOSO SACRIFICIO DI MASSA SCOPERTO NEI PRESSI DI ANTICA PIRAMIDE PERUVIANA




    Nei pressi dell'antica piramide peruviana di Huaca Las Ventanas, i ricercatori della Utah Valley University hanno scoperto nello scorso agosto una sepoltura di massa, probabilmente il risultato di un sacrificio rituale dedicato alla scomparsa di un sovrano dell'antica cultura Sicán. All'interno della tomba, potrebbero essere presenti quasi un centinaio i corpi.

    Per ora non si conosce la ragione che portò alla sepoltura di un nuero così rilevante di persone. Haagen Klaus, archeologo che si dedica da tempo allo studio del sito di Sicán, ritiene che possa essersi trattato di un rituale sacro legato alla morte di un sovrano: "Sicán era terra sacra, e solo i rituali più sacri che coinvolgevano gli antenati sembrano essere stati eseguiti nel sito. Un sacrificio rituale di massa sembra essere la spiegazione più probabile. Comunque, è qualcosa di diverso da ogni altro contesto riscontrato nei Sicán, dato che si trova al limite tra la sepoltura rituale e il sacrificio".

    Tutti i cadaveri sono stati sepolti senza vestiti, e alcuni sono stati decapitati. Si tratta quasi esclusivamente di maschi adulti, con l'eccezione di due bambini e di ciò che sembra essere una donna. I corpi sono stati posizionati senza schema preciso, e si trovano disposti in ordine sparso all'interno della tomba. "C'è un elevato grado di variazione nella posizione dei corpi, dall'essere gettati con braccia e gambe distese, fino a essere posizionati con cura e piegati in posizioni particolari" aggiunge José Pinilla, a capo del progetto di scavo. Uno dei corpi è stato trovato all'interno di una fabbrica di birra sul lato orientale della fossa sacrificale: le ossa erano state piegate e piazzate, con il viso rivolto verso il basso, sopra una giara di ceramica utilizzata per servire la "chica", una bevanda consumata durante i riti funebri. Il birrificio nei pressi della tomba suggerirebbe che i Sicán abbiano tenuto un solenne banchetto durante la cerimonia di sepoltura dei corpi, consumando chica in quantità. Alcuni corpi erano senza testa, e oltre 20 crani sono stati scoperti in una fossa più piccola. "In laboratorio tenteremo di scoprire segni dei colpi e altre forme di trauma da taglio che potrebbero indicare che queste teste non siano state asportate molto tempo dopo la morte, ma che erano in realtà teste fresche appartenenti a cadaveri recenti" sostiene Klaus.

    La fossa conteneva anche numerosissime teste di animali in ceramica, tra cui raffigurazioni di lama, puma, tartarughe, orsi ed esseri umani. "Quando un contenitore di ceramica o una bottiglia si rompe per un processo accidentale, lo schema della rottura tende ad essere casuale. Quello che vediamo è la prova di una rottura accurata, ripetitiva e del tutto intenzionale di questi oggetti". Sulla base dei diversi stili di realizzazione degli artefatti in ceramica, i ricercatori ritengono che i corpi siano stati sepolti in tre diverse occasioni tra il 900 e il 1.100 a.C. La terza volta, i Sicán aprirono nuovamente la tomba e rimossero, alterarono, disposero nuovamente le ossa dei cadaveri. "E' stato il momento in cui i teschi e altri mucchi di ossa accuratamente selezionati, come femori e omeri, sono stati posizionati nelle rispettive fosse".

    Gli archeologi sospettano che questo sacrificio di massa sia stato parte di un complesso rituale per onorare la morte di un sovrano, la cui sepoltura sarebbe nascosta da qualche parte negli strati non ancora esplorati della fossa. "Nel punto più profondo raggiunto da alcuni dei nostri scavi di esplorazione abbiamo scoperto uno strato eccezionalmente duro di argilla, realizzato dall'uomo. E' molto simile ad alcuni tipi di sigilli di argilla che gli antichi Sicán piazzavano sopra le aperture delle tombe di alcuni sovrani" conclude Carlos Elera, direttore del Sicán National Museum.

    Fonte originaria: National Geographic

    Mysterious Mass Sacrifice Found Near Ancient Peru Pyramid

 

 
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