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  1. #11
    Francpolitik
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    Citazione Originariamente Scritto da Mitchell Visualizza Messaggio
    Gomblotto ! Son dati modificato da USRAEL.

    Tra poco la CINA sorpasserà gli USRAEL (e' da 30 anni che lo si dice).

    Sai perché ? Perché le multinazionali hanno delocalizzato tutte in CINA, qui non c'è più lavoro !!!!!!!!!!!!!!

    Ovviamente sto prendendo per il culo i complottisti no-global
    Quindi, fammi capire, le industrie non sono state delocalizzate, la disoccupazione è al 3% e tutto và a rose e fiori?:gratgrat:
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  2. #12
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    E' ovvio che se la Cina decidesse di vendere su due piedi la sua parte del debito USA ci sarebbe una crisi drammatica dello spread con tanto di declassamento degli USA. Il problema è che la Cina non ha interesse a farlo dato che si taglierebbe i coglioni da sola. Se lo vendesse dovrebbe venderlo in forte perdita. Se non rinnovasse abbassebbe il valore della parte che gli rimane. La Cina ha avuto dei surplus e non ha nessun altro contenitore talmente capiente da mettere i propri guadagni. Questa quota in fondi sovrani è a garanzia della propria solvibilità, e costituisce un contenitore da cui potere attingere cash nei momenti brutti. La Cina ha imparato dalla crisi del 1997. La Cina ha un debito del 19% sul PIL per cui paga meno di ciò che riceve impegnando i soldi nel debito USA. Così la Cina è uno dei pochi paesi virtualmente senza debito, giacchè il suo debito è addirittura inferiore ai fondi sovrani posseduti. Inoltre riversare i soldi dei fondi sovrani nel mercato interno spingerebbe in su l'inflazione.
    Infatti la Cina viaggia a questi livelli di inflazione già da prima dell'inizio della crisi del 2008. La ragione è l'espansione del mercato interno che aumenta del11/12% spingedo ovviamente su i prezzi. L'Occidente ha vinto l'inflazione da quando il livello di vita ha cominciato a stagnare. Negli anni 80 in italia siamo arrivati al 27% di inflazione o giù di li.
    Naturalmente la Cina è in gravissime difficoltà (è da trenta anni che sento ripetere sta fola) perchè, udite, udite la crescita non è più a due cifre!!!. E' trenta anni che la Cina deve crollare ogni mese per una ragione diversa e spesso opposta di quella del mese precedente. I cinesi, per i quali l'ideale sarebbe una crescita non superiore al 7%, hanno speso energie per raffreddare l'economia quando viaggiavano a due cifre ed ora sarebbero in difficoltà perchè aumenta solo del 9% cioè del 2% superiore a ciò che sarebbe auspicabile. In realtà il differenziale tra la crescita e cinese e la non crescita occidentale è persino superiore a quello degli anni d'oro.
    Gli USa aumentano le esportazioni? Significa poco. Aumentano magari le vendite dell'elettronica di consumo che è fatta per il 90% in Cina e arriva in USA dove ci mettono le etichette. Ciò che conta è la differenza tra l'import e l'export.
    Militia est vita nostra super terram.
    Siamo nati per soffrire e io ho soffritto molto.

  3. #13
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    Citazione Originariamente Scritto da Francpolitik Visualizza Messaggio
    Quindi, fammi capire, le industrie non sono state delocalizzate, la disoccupazione è al 3% e tutto và a rose e fiori?:gratgrat:
    Stai confondendo il fatto che quello che hai scritto deriva dall'effetto della crisi economica. La delocalizzazione c'è stata pure anni prima e dati dicono che c'è stata pure un'aumento dell'occupazione "nel lungo periodo".


  4. #14
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    Citazione Originariamente Scritto da Mitchell Visualizza Messaggio
    Gomblotto ! Son dati modificato da USRAEL.

    Tra poco la CINA sorpasserà gli USRAEL (e' da 30 anni che lo si dice).

    Sai perché ? Perché le multinazionali hanno delocalizzato tutte in CINA, qui non c'è più lavoro !!!!!!!!!!!!!!

    Ovviamente sto prendendo per il culo i complottisti no-global
    :giagia::giagia::giagia:
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  5. #15
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    IL POTERE MONDIALE TORNA IN AMERICA
    DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
    Telegraph.co.uk


    La fenice americana sta lentamente rialzando la testa. Entro più o meno cinque anni, gli Stati Uniti saranno autosufficienti per carburanti ed energia. La produzione eliminerà la forbice con la Cina in un gruppo di settori chiave. Il confronto potrebbe persino essere in attivo.

    Le considerazioni secondo cui la Grande Repubblica debba inevitabilmente precipitare in un declino economico e strategico – come nelle chiacchiere degli anni ’80, quando il Giappone era in voga – sembrano essere davvero fuori gioco.

    I lettori del Telegraph già sanno della "rivoluzione dello shale gas" che ha trasformato l’America nel primo produttore mondiale di gas naturale, davanti alla Russia.

    Meno noto è il fatto che la tecnologia della fratturazione idraulica – il rompere le rocce con getti di acqua – farà fare un salto in avanti anche alla fornitura di petrolio di scisto, principalmente dai giacimenti di Bakken in Nord Dakota, Eagle Ford in Texas e dalle altre riserve nel Mid-West.

    "Lo scorso anno gli Stati Uniti sono stati i maggiori contributori alla crescita della fornitura di petrolio, con 395.000 barili al giorno", ha detto Francisco Blanch di Bank of America, paragonando i giacimenti del Dakota a un nuovo Mare del Nord.

    La produzione totale statunitense "è sul punto di espandersi in modo notevole" quando nuove fonti arrivano in produzione, raggiungendo possibilmente i 5,5 milioni di barili al giorno alla metà del decennio. È un aumento di dieci volte dal 2009.

    Gli Stati Uniti già soddisfano il 72 per cento della propria domanda di petrolio, e sono saliti da circa il 50 per cento di un decennio fa.

    "Le implicazioni di questo passaggio sono grandissime per la geopolitica, la sicurezza energetica, le alleanze militari storiche e l’attività economica. Mentre le richieste dal Medio Oriente continuano a calare, l’Europa sta diventando sempre più dipendente e diventerà probabilmente più esposta a comportamenti speculativi degli attori oligopolistici", ha detto il signor Blanch.

    Nel frattempo, l’altalena Cina-Stati Uniti sta per oscillare in senso opposto. La delocalizzazione è il passato, la “rilocalizzazione” è la nuova tendenza.

    "Made in America, di nuovo", un articolo di questo mese del Boston Consulting Group – informa che l’inflazione degli stipendi cinesi, che è salita del 16 per cento all'anno per un decennio, ha ridotto gran parte del divario dei costi. La Cina non è più l’"ubicazione obbligata" per gli stabilimenti economici che riforniscono gli Stati Uniti.

    Il punto di svolta sarà nei computer, apparecchi elettrici, macchinari, parti di auto e moto, plastica e gomma, metalli lavorati e persino arredamento.

    "Un notevole ammontare del lavoro che è fuggito in Cina nell’ultimo decennio potrebbe tornare presto”, ha detto Harold Sirkin di BCG.

    La differenza negli "stipendi aggiustati alla produttività" si ridurrà dal 22 per cento dei livelli USA nel 2005 al 43 per cento (il 61 per cento nel sud degli USA) nel 2015. Aggiungendo i costi di spedizione, i problemi di affidabilità, la pirateria tecnologica, e i vantaggi ritorneranno negli Stati Uniti.

    La lista della "rimpatriate" sta crescendo. Farouk Systems sta riportando l’assemblaggio degli asciugacapelli in Texas per i problemi di contraffazione; ET Water Systems ha riallocato i prodotti per l’irrigazione in California; Master Lock sta tornando a Milwaukee e NCR sta riportando le realizzazioni di ATM in Georgia. NatLabs sta tornando a casa in Florida.

    Boston Consulting si aspetta che 800.000 lavori produttivi possano tornare negli USA per la metà del decennio, con un effetto moltiplicatore che ne creerà 3,2 milioni in totale. Ciò potrebbe addolcire un po’ la lunga frenata dell’economia.

    Come ha riferito la scorsa settimana la direttrice della Fed di Philadelphia Sandra Pianalto, la produzione statunitense è "molto competitiva" all’attuale tasso di cambio del dollaro. Che sia voluto o meno, i tassi a zero della Fed e il blitz della stampa di 2,3 trilioni di dollari hanno portato un duro colpo alla Cina.

    Le iniziative della Fed costringono Pechino a una scelta tra due possibilità spiacevoli: rivalutare lo yuan, o affidarsi a un aggancio mercantilista al dollaro e importare una politica monetaria statunitense fin troppo morbida per un’economia arroventata ai suoi massimi. Entrambe le scelte erodono il vantaggio salariale della Cina. Il Partito Comunista ha scelto l’inflazione.

    Gli effetti dei tassi di cambio sono sottili. Ci mettono molto tempo a manifestarsi quando le vecchie fabbriche chiudono una dopo l’altra e gli investimenti freschi se ne vanno altrove. Ancora si possono vedere i danni in Europa di un Euro troppo forte nei dati degli investimenti diretti all’estero (FDI).

    I flussi verso l’Unione Europea sono collassati del 63 per cento dal 2007 al 2010 (dati UNCTAD) e sono calati del 77 per cento in Italia. I flussi verso gli USA sono aumentati del 5 per cento.

    Volkswagen sta investendo 4 miliardi di dollari in America, pilotati dal suo stabilimento della Passat di Chattanooga. La Samsung coreana ha avviato un investimento da 20 miliardi di dollari. Nel frattempo, Intel, GM, Caterpillar e altre aziende statunitensi stanno optando per rimanere a casa piuttosto che investire all’estero.

    L’Europa deve solo dare la colpa a sé stessa per la “voragine” odierna della sua base industriale. Ha agognato la sua moneta di riserva, senza comprendere quanto potesse essere “esorbitante” il fardello da sostenere.

    La Cina e la potenze in ascesa hanno spostato una larga fetta della propria massa di 10 trilioni di dollari verso le obbligazioni dell’UEM per ridurre la loro esposizione sul dollaro. Il risultato è un euro troppo forte per metà dell’UEM.

    La Banca Centrale Europea ha da allora reso le cose peggiori (per Italia, Spagna, Portogallo e Francia) tenendo i tassi al di sopra di quelli degli Stati Uniti, del Regno Unito e del Giappone. È stata una scelta politica deliberata. Quest’estate ha provocato una contrazione dei depositi M1 in Italia del 7 per cento su base annuale. Se ne vedranno le conseguenze.

    Il peso dello scambio dei dollari sta franando da un decennio ed è calato del 37 per cento dal 2001. Una replica alla lontana del calo post-Plaza alla fine degli anni ’80, che fu seguito – con ritardo – da una riduzione del 3 per cento del PIL con un deficit di conto corrente. Nel 1991 gli Stati Uniti avevano un attivo.

    Charles Dumas e Diana Choyleva di Lombard Street Research hanno ipotizzato nel loro nuovo libro "The American Phoenix" che ciò potrebbe accadere di nuovo.

    Il vantaggio per gli Stati Uniti sarà relativo. Ciò non implica una forte ripresa degli USA. La recessione globale morderà ancora di più mentre gran parte del mondo occidentale irrigidisce le politiche fiscali e lentamente ripiana il debito, e quanto la Cina fa sgonfiare la sua bolla creditizia.

    L’America ha ancora un certo numero di briscole in mano, e non solo nelle sedici tra le venti migliori università del pianeta.

    È quasi l’unica potenza economica con un tasso di fertilità superiore a 2,0 – da qui la possibilità di sforare il debito - in netto contrasto con il decadimento demografico che si aspettano Giappone, Cina, Corea, Germania, Italia e Russia.

    La soap opera dell’UEM ha evidenziato quanto sia importante che l’America sia una nazione vera, forgiata da una lingua comune e dai riflessi ancestrali della memoria lungo due secoli, con le istituzioni che fondamentalmente funzionano e una vera banca centrale capace di stoppare il sistema.

    Il XXI secolo potrebbe essere ancora americano, come l’ultimo.

    **********************************************

    Fonte: World power swings back to America

    23.10.2011

    Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

  6. #16
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    Gli USA non diventeranno mai meno di una grande potenza e questo è sempre stato evidente a tutti tranne che ai dementi stile Panarin. La decisione obamiana di ricalibrarne l'impegno all'estero e di potenziare la spesa sociale permetterà di rifocalizzare le loro priorità e tornare a crescere con un peso meno oppressivo (e inflazionistico) della spesa militare sulla loro economia, dando respiro al mercato interno.

    Ma questo non dovrebbe comunque indurre nè al trionfalismo smodato nè a deridere gli eventuali competitors cinesi o BRICS.

    Anzitutto, la gran parte degli attori economici globali si sta collocando su dimensioni tali da garantirgli il maggior numero di risorse "in house", se gli States saranno quasi autarchici in termini di forniture energetiche la Cina mantiene un semimonopolio sulle terre rare così utili per la nostra società tecnologica e ha decisive riserve di carbone e di shales lei stessa. In piccolo, anche UE, India, Brasile e Sud Africa hanno dalla loro ingenti riserve non convezionali e convenzionali, direttamente nel loro territorio o nelle loro sfere di influenza economica più vicine.

    In secondo luogo, la tecnologia degli shales non li ha ancora resi ecologicamente sicuri, e quindi la loro crescita sarà inevitabilmente accompagnata da tensioni sociali e problemi sanitari.

    E per gli USA restano a pesare come macigni il debito pubblico e privato, e il suo fratello cattivo che è tornato a colpire, l'inflazione da quantitative easing. Uno dei due è destinato a crescere se l'altro vuole essere contenuto, e quindi in ogni caso la rinascita economica americana passerà da un periodo doloroso.

    Ma in ogni caso, un ritorno della dimensione manifatturiera e labour-intensive, più equilibrato e di più alto contenuto, intorno al mondo è una buona notizia: aiuta a costruire un sistema economico globale più bilanciato, favorisce la transizione verso economie più socialmente responsabili nei paesi emergenti e riduce i global imbalances.

  7. #17
    Viva la piadina!!!
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    Citazione Originariamente Scritto da pao chan Visualizza Messaggio
    solo tra il 5 e il 7%?

    As of May 2011 the largest single holder of U.S. government debt was China, with 36 percent of all foreign-held U.S. Treasury securities (16% of total US public debt).[58] China's holdings of government debt, as a percentage of all foreign-held government debt, have decreased a bit over the last year, but are up significantly since 2000 (when China held just 6 percent of all foreign-held U.S. Treasury securities).

    http://en.wikipedia.org/wiki/United_...eign_ownership

    1.1 trillion apparently.

    Ownership of Federal Debt
    Public Debt non lo puoi tradurre direttamente in Debito Pubblico.


    Public Debit indica la quota del debito in mano a soggetti NON Statali.

    La meta' (vado a memoria) o quasi del debito Federale e' in mani di soggetti statali USA (in pratica il govenro FEderale che ha in mnao bond del governo federale), il resto e' il Public Debt, il quale poi viene diviso fra quello in mano a soggetti USA(fra questi poi hai anche istituzioni pubbliche o semi pubbliche USA, esempio i governi Statali e la FED) e soggetti Esteri.

    Nel globale, ovvero considerando tutto il debito Federale, la Cina detiene attorno all' 7/8%.
    Ultima modifica di Amati75; 30-10-11 alle 12:50
    Globalizzazione..... si grazie.

  8. #18
    email non funzionante
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    Anche nel mese di Settembre PRIMI ESPORTATORI MONDIALI come in Agosto, Luglio e Giugno.....

    Trade Deficit in U.S. Narrowed 4% to $43.1B - Bloomberg


    180 miliardi di dollari per gli USA
    169.6 miliardi di dollari per la Cina.

    I cinesi ad Ottobre fanno registrare un calo ulteriore.....a 157.5 miliardi di dollari....China's Export Growth at 2-Year Low as Europe Clouds Outlook

    Gli USA stanno ormai riprendendo il controllo sull'economia mondiale anche a livello aziendale.

    La GM e' la prima azienda automobilistica del mondo.
    GM

    La Boeing, Caterpillar, Intel, AMD si trovano in alcuni casi in difficolta nel soddisfare la domanda per i loro prodotti.

    Gli enormi giacimenti di oil e shale gas sfruttati stanno portando grossi benefici e potrebbero addirittura consentire agli USA di tornare entro pochi anni il PRINCIPALI PRODUTTORE ENERGETICO DEL MONDO.

    Shale Oil - The New Energy Boom

  9. #19
    Mi perdoni?
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    Predefinito Rif: GLI USA PRIMI ESPORTATORI MONDIALI....

    Finché regge il sistema monetario gli USA stanno in una botte di ferro.
    Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini.

 

 
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