Originale
Temo che alla fine il potere della politica e delle banche abbia raggiunto una vittoria lampo contro quello che poteva essere un movimento serio di cambiamento.
Rispetto alle sue origini spagnole, laddove gli Indignados della prima ora hanno mostrato un apprezzabile sganciamento dalla politica ufficiale e dimostrato di possedere una notevole cultura antagonista, la declinazione italiana del movimento sta completamente fallendo e scadendo nel ridicolo, per colpa propria e per concorso esterno.
La giornata di sabato a Roma potrebbe già rappresentarne la fine ufficiosa.
In primo luogo, diversamente da quanto avvenuto sulle piazze spagnole, l'indignazione italiana è stata egemonizzata dai soliti riciclati della sinistra radicale eternamente delusi dalle espressioni partitiche del momento (prima Rifondazione, poi Sel) e sempre pronti a creare fuochi di paglia destinati a spegnersi in pochissime settimane di attività (giro
tontini, Popolo Viola e ora, appunto, gli Indignati). Questo prendendo sempre spunto dall'estero, essendo l'italiano forse poco propenso a iniziative politiche di massa originali.
Non di rado questa egemonia è stata presa
manu militari dai centri sociali e dai black bloc, proprio come avvenuto a Roma, ossia da una frangia che all'uso irragionevole della forza accompagna una cultura politica, monetaria, economica, sociale, storica decisamente sotto lo zero assoluto.
Ma qui finiscono le responsabilità interne di un movimento nato forse troppo in fretta.
Il concorso esterno comincia con la volontà stessa del governo e di Banca d'Italia. Perché se la piazza, a Roma così come a Milano il 17 settembre, è stata egemonizzata da ritardati mentali questo è avvenuto con la complicità di forze dell'ordine che puntualmente si sono voltate dall'altra parte. Nei due casi polizia e carabinieri hanno permesso a una minoranza – guarda caso quella minoranza politicamente sterile e meno pericolosa – di allontanare dai raduni le altre sigle non politicamente affini (è il caso dell'Antibank day di Milano) o di mettere a ferro e fuoco una città sputtanando un'intera manifestazione di gente corretta (Roma).
Inoltre i media non hanno mancato di sottolineare solo gli aspetti più superficiali tra le proteste degli indignati, come la richiesta di tassazione di alti patrimoni e rendite, un vago risentimento contro le banche e la
socializzazione del debito pubblico sulla popolazione, guardandosi bene dal discutere di monetarismo approfondito (ogni riferimento alla censura sul signoraggio è assolutamente intenzionale).
Non dimentichiamo poi gli insoliti sostenitori del movimento, anche sulla piazza internazionale, come l'estimatore di Rockefeller Nicky Vendola (uno che sta alla lotta alle banche come Giampiero Galeazzi sta alla dieta vegana), Julian Assange, il dattilografo del Pentagono, e persino Mario Draghi che, non facendo parte del movimento, ha comunque voluto paternalisticamente condividere i motivi di protesta dei dimostranti.
E allora, dopo che decine di migliaia di persone in tutto il paese hanno rivelato l'esistenza di una massa d'urto così importante stanca del sistema bisogna lasciar andare tutto alla deriva?
No, non si butta il bambino con l'acqua sporca.
Gli indignati italiani saranno anche nati con qualche punto in meno rispetto a quelli spagnoli e sono pure andati peggiorando per i motivi di cui sopra, ma questo non significa che tra di loro non vi siano persone e associazioni seriamente preparate.
Sono costoro che devono uscire da quello che rischia di diventare l'ennesima espressione di un gregge amorfo e incapace di esprimere serie alternative politiche.
E per farlo occorre che proseguano la propria attività rifiutando l'alleanza non solo coi centri sociali e i black bloc, inconsapevoli (???) servitori dello Stato, ma anche coi soliti riciclati e scontenti della sinistra radicale che cercano continuamente di cambiare pelle con nuovi movimenti di piazza.
Saranno queste persone e questi gruppi, perdonate l'espressione, di élite che dovranno poi tra loro radunarsi e fare da catalizzatori per tutti gli altri che vorranno unirsi alla protesta.