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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    Citazione Originariamente Scritto da Galaad Visualizza Messaggio
    impossibile, c'è incompatibilità. Lo chiedo proprio per quello.
    Intendi quelli che controllano le dichiarazion dei redditi dell'impresa? 770, unico e Irap?
    Si dice il corrotto ma non il corruttore

  2. #12
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    Ne avranno da spiegare

    http://download.repubblica.it/pdf/20...df?ref=HRER1-1

    Comunque, come pensavo, i responsabili son tutti interni.

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    Frode, maxisequestro per Unicredit. Indagato l'ex ad Profumo

    Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit, è indagato dalla Procura di Milano per frode fiscale nell'ambito del caso "Brontos". Martedì 18 ottobre il Tribunale ha sequestrato all'istituto di credito 245 milioni di euro, quantificati come il profitto del reato che sarebbe stato commesso dalla banca tra il 2007 e il 2008 attraverso l'operazione. La notizia è stata anticipata da Corriere.it.

    Il sequestro preventivo dei 245 milioni di euro, ai fini di una eventuale confisca, è stato eseguito nel pomeriggio di martedì 18 ottobre dalla Guardia di Finanza nella sede della Banca d'Italia su un conto di corrispondenza di Unicredit.
    A disporlo è stato il gip di Milano Luigi Varanelli su richiesta del Procuratore aggiunto Alfredo Robledo che ha calcolato la somma sequestrata in quanto ritenuta il profitto della frode fiscale, commessa attraverso l'operazione di finanza strutturata e transnazionale “Brontos” (leggi l'approfondimento) e che ha permesso di aggirare il fisco tra il 2007 e il 2008.
    Per il 2009, ad indagine già in corso, l'istituto di credito allora guidato da Profumo aveva regolarmente versato le imposte dovute relativamente alle analoghe operazioni.

    Il sito del Corriere della Sera fa sapere che l'amministratore delegato è indagato per l’ipotesi di reato di "dichiarazione fiscale fraudolenta mediante altri artifici" (da 18 mesi a 6 anni di pena) per aver dato il via libera, con la propria sigla, alle richieste di approvazione della complessa operazione indirizzategli dagli uffici specializzati del suo gruppo, nei quali sono pure indagate altre 16 persone, compresi gli allora responsabili in Unicredit spa dell’area Finanza (Luciano Tuzzi), dell’area Affari fiscali (Patrizio Braccioni) e della Direzione Programmazione-finanza-amministrazione (Ranieri De Marchis). Altri tre indagati appartengono invece alla banca inglese proponente l’operazione, Barclays, e tra essi c’è anche Rupack Chandra, vicepresidente dell’area Finanza strutturata.

    UniCredit, attraverso un suo portavoce, si dice sorpresa dell'iniziativa del Tribunale di Milano "che non cambia la convinzione della banca circa la correttezza del proprio operato e di quello dei propri dipendenti", così come riportano le agenzie di stampa.

    Tra le Fondazioni azioniste esiste un accordo per il rinnovo degli attuali vertici (in scadenza con l'assemblea della prossima primavera) anche se la continuità è legata a doppio filo, da una parte, alle ipotesi di aumento di capitale e, dall'altra, ad eventuali mutamenti nell'azionariato.
    L'indicazione è arrivata da un consigliere dell'istituto, al termine del cda odierno che ha affrontato l'ordinaria burocrazia e non ha parlato né di piano industriale, né di un eventuale aumento o rafforzamento del capitale. Temi, che presumibilmente, saranno al centro del board in agenda a metà novembre, quando verranno licenziati i conti del semestre. Nel frattempo Standard&Poor's ha confermato i rating a lungo ("A") e di breve termine ('A-1') di UniCredit mantenendo l' outlook negativo



    Barclays, il fisco e le banche italiane

    Chi immaginava che il «Guardian» mettesse tutto online smascherando gli artifici di Barclays, ideati per eludere le tasse e per farle eludere alle controparti di mezzo mondo. A Londra è scoppiato il finimondo. Ma in pochi hanno fatto caso che uno dei sette dossier riservati coinvolgeva due banche italiane: UniCredit e Intesa. Si chiama progetto «Brontos». Eccolo, ed è tutto molto semplice.

    Una controllata britannica di Barclays (BarSub) crea un società a responsabilità limitata in Lussemburgo (LuxParent), che a sua volta ne crea un'altra (LuxSub). LuxParent e LuxSub sottoscrivono dei Ppi (Profit partecipating instruments, ossia i titoli oggetto dell'operazione). Intanto Barclays trasferisce 2 miliardi di lire turche alla propria filiale di Milano (Milan Branch), che le investe nei Ppi emessi da LuxSub, che a sua volta crea un Bare Trust (trust nudo) in Uk, che investe le lire turche con i soldi di Barclays e LuxSub. A questo punto la banca italiana si fa finanziare per un miliardo di € e con la Milan Branch sottoscrive un cross currency swap e un repo (pronti contro termine). A questo punto LuxParent gira l'acquisto dei Ppi da BarSub, che s'è fatta garantire da LuxSub, che ... . A questo punto ci fermiamo perché ci siamo persi.

    Possibile? Sì, perché tutto questo artificio è stato costruito nel marzo 2007 in maniera così complicata, da confondere anche il miglior funzionario del Fisco inglese e italiano. Lo scopo è eludere le tasse e farle eludere alle proprie controparti. Il caso ha fatto clamore in Gran Bretagna ed ha avuto una risonanza negli Stati Uniti. E la sta per avere anche in Italia. Perché le due controparti nostrane indicate dal progetto Brontos (ossia brontosauro e non si capisce se riferito ai due istituti italiani o alla mostruosità descritta nelle 21 pagine del documento) sono UniCredit e Intesa Sanpaolo. La prima sarebbe stata coinvolta per investimenti pari a 2,5 miliardi di € e la seconda per un miliardo. Alla fine, l'operazione avrebbe dovuto generare poco più di 75 milioni di utili extra: tasse risparmiate da dividere tra le banche italiane e l'istituto inglese. E non solo. Perché, come recita il «memo» di Barclays: «Le controparti otterranno un accresciuto ritorno prima delle tasse e riceveranno utili in buona parte fiscalmente esenti, mentre potranno pienamente dedurre i costi di finanziamento e le relative spese». Par di capire che a Barclays, il diavolo tentatore, andrebbe una significativa fetta dei vantaggi.

    Si sono fatte tentare le due banche italiane? Intesa dice di no: «Non siamo entrati nell'operazione prospettata dal progetto Brontos», ha dichiarato un portavoce della banca. UniCredit, invece, ammette di aver fatto qualcosa, ma non quello raccontato sopra: «L'operazione non è comunque stata realizzata da UniCredit nei termini e nelle modalità descritte dal documento, ma con modalità assai diverse», riferisce una fonte ufficiale. E aggiunge che non c'è stato alcun «fine di elusione/evasione fiscale», che tutto è stato comunicato al «Fisco inglese», «esaminato anche dalla società di revisione italiana» e «tiene conto di interpretazioni ufficiali dell'Amministrazione finanziaria italiana .. nella sostanza e non nella mera forma».

    Il caso Barclays è scoppiato il 16 marzo, quando il giornale inglese The Guardian ha pubblicato sul suo sito online sette documenti riservati della banca (Memo), inviati in precedenza da un'anonima «gola profonda» a Vince Cable, il liberal-democratico ministro ombra del Fisco inglese. Gli avvocati di Barclays si mettono subito in moto e dopo qualche ora riescono a ottenere dal giudice la rimozione dei documenti «illegalmente acquisiti» dal delatore. Ma in altri siti è rimasta traccia e intanto lo stesso Cable li aveva passati a Her Majesty's Revenue & Customs, ossia all'ufficio delle imposte inglese. «I documenti – ha dichiarato Cable – suggeriscono una profonda e radicata cultura di elusione fiscale. Il team di Barclays sembra un ragno al centro di una artificiosa tela di operazioni non trasparenti attraverso i paradisi fiscali».

    Ovvio che lo scandalo sia montato in Inghilterra perché, indipendentemente dalla liceità formale delle varie operazioni proposte, è apparso ai sudditi di Sua Maestà moralmente improponibile, specie per una banca che lo scorso anno ha svalutato attività per 8 miliardi di sterline e potrebbe dover ricorrere ai soldi dei contribuenti. Le reazioni si sono estese all'Italia, visto che il 31 marzo Antonio Borghesi, deputato dell'IdV, ha presentato un'interrogazione al ministro del Tesoro in cui si chiede se siano accettabili «ancorché legalmente ammissibili» operazioni come quelle descritte nel progetto Brontos. Hanno voglia i vertici di Barclays ad affermare che la banca «non incoraggia e nè consente l'evasione fiscale», ma quelle 110 persone impiegate nello Structured Capital Market, il ramo di Barclays Capital creato per congegnare queste cervellotiche operazioni, sono lì, per dirlo con le parole di Cable, «con il solo proposito di strutturare operazioni fiscalmente aggressive allo scopo di evitare il pagamento delle tasse, non solo per Barclays ma anche per banche e società sparse nel mondo».

    Dei sette "Memo" (tutti del 2007), quelli denominati Brontos e Valiha (con Credit Suisse come controparte) sembrano congegnati - ha affermato Lord Matthew Oakeshott, portavoce del Tesoro - per «stare un millimetro dentro la legge in ciascuno dei Paesi interessati». Altri (progetto Knight) coinvolgono l'americana Branch Banking Trust Company, il progetto Faber è studiato per la tedesca Nordbank Ag, mentre quelli denominati Berry, Brazilian e Lux riguardano operazioni con controllate estere di Barclays e spesso fanno sponda su società lussemburghesi e delle Cayman.
    La banca inglese non è la sola ad aver approfittato delle zone d'ombra dei vari sistemi fiscali. Con operazioni simili, cita il Sunday Times, Rbs avrebbe sottratto al Fisco inglese e statunitense entrate per 500 milioni di sterline in 5 anni. Anni fa, Julius Baer avrebbe proposto triangolazioni con appositi Trust delle Cayman per far "risparmiare" tasse a cittadini americani e irlandesi. E negli anni 90 Aig congegnò, attraverso controllate offshore, operazioni con un bel po' di grandi banche: tra cui Crédit Agricole, Bank of Ireland, Bank of America e l'italiana Comit.

    LA VICENDA
    Un «memo» di nome Brontos
    Dei sette progetti elaborati da Barclays Capital, quello denominato Brontos riguarda due banche italiane: UniCredit e Intesa. Le operazioni, per 3,5 miliardi di € avrebbero generato 75 milioni di utili grazie a un sistema che permetteva di eludere le tasse. Intesa nega d'aver aderito. UniCredit sostiene d'aver operato con modalità diverse da quelle proposte dagli inglesi.

    Un labirinto di relazioni
    Il progetto prevedeva la creazione di società in Lussemburgo e un trust in Uk. Seguiva un vorticoso valzer di operazioni tra Barclays, le controparti e le società lussemburghesi, allo scopo di far perdere il filo delle transazioni

    Il «Guardian» svela i progetti
    Il 16 marzo, il giornale inglese mette online tutti i memo di Barclays e a Londra monta la protesta contro queste operazioni concepite per eludere le tasse.

    Gli istituti coinvolti
    Gli altri progetti si rivolgevano a Credit Suisse, BBTC, Nordbank e alcune società estere controllate da Barclays. Le operazioni transitavano tra Lussemburgo e le Cayman
    Si dice il corrotto ma non il corruttore

  3. #13
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    E quindi? Questi qui si sono inventati pure il reato d'elusione? :gluglu:
    I vincenti hanno sempre una soluzione ad ogni problema, i no(n)euro hanno sempre una scusa.

  4. #14
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  5. #15
    acquenere
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit


  6. #16
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    Citazione Originariamente Scritto da Galaad Visualizza Messaggio
    per altro in un momento storico così, forse una tale indagine era da evitare. vuol dire bruciare altre vagonate di milioni di capitalizzazione a discapito dei contribuenti italiani, ed indebolire ulteriormente la prima banca italiana.

    grazie, giudici.
    Perchè da "evitare"?
    Mi sono arrivati 180€ di multa perchè andavo a 92 km/h sull'Aurelia, dice che il limite era 70.

    In galera, chissenefrega degli azionisti e della capitalizzazione. Semmai lo scandalo è che ci sono operazioni finanziarie esenti al 95%.
    Lo voglio pure io lo sconto del 95%.
    Io sono al bando da circoli, logge e sagrestie.
    Ma col mio carattere e i miei gusti me ne consolo facilmente.

  7. #17
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    ho scoperto chi sono gli advisors ma non lo posso dire.
    Difendi, Conserva, Prega

  8. #18
    Gianicolo, 1849
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    Citazione Originariamente Scritto da Galaad Visualizza Messaggio
    ho scoperto chi sono gli advisors ma non lo posso dire.
    Dillo a me in pvt o su facebook, lettera anonima. Ci penso io.
    Io sono al bando da circoli, logge e sagrestie.
    Ma col mio carattere e i miei gusti me ne consolo facilmente.

  9. #19
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    Citazione Originariamente Scritto da Galaad Visualizza Messaggio
    ho scoperto chi sono gli advisors ma non lo posso dire.
    repapelle: che è segreto di stato? repapelle:
    Si dice il corrotto ma non il corruttore

  10. #20
    Nemico del *****
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    Predefinito Rif: Sequestrati 245 milioni a Unicredit

    Citazione Originariamente Scritto da Grifo Visualizza Messaggio
    Dillo a me in pvt o su facebook, lettera anonima. Ci penso io.
    cervino bianco e rosa
    Difendi, Conserva, Prega

 

 
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