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Risultati da 1 a 10 di 12

Discussione: Giovannino Guareschi

  1. #1
    Becero Reazionario
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    Smile Giovannino Guareschi



    Il testamento di Guareschi

    Postero mio diletto, un giorno ti diranno certamente: “Tuo padre fu un reazionario” e tu non dovrai adondartene perché questa è la sacrosanta verità, tanto che io, oggi, mi onoro di essere un fiero reazionario. Reazionario – dicono i vocabolari – è chi si oppone al progresso e vuol far rivivere le cose del passato. Qui occorre che ci mettiamo d’ accordo sul significato da dare alle cose del passato. Io mi guardo attorno e mi domando: come vanno oggi le cose in questo disgraziato mondo? Quante persone in una volta sola potevano uccidere la più potente macchina infernale di mezzo secolo fa? Quaranta o cinquantamila volte di meno della più potente diavoleria bellica del giorno d’oggi. Siamo d’accordo che, grazie alla penicillina e ad altre mirabili cose, è molto più facile salvare un malato di quanto non fosse cinquant’ anni fa: ma questo è un porco progresso che salva dieci malati e ammazza centomila sani e quindi io sono contrario al progresso. Evviva quindi la reazione! Sono un reazionario, postero mio diletto, perché mi oppongo al progresso e voglio far rivivere le cose del passato. Ma un reazionario molto relativo, perché il vero bieco reazionario è chi, in nome del progresso e dell’uguaglianza sociale, vuol farci retrocedere fino alla selvaggia era delle caverne e poter così dominare una massa di bruti progrediti ma incivili. Postero mio diletto, quando vedrai sulla terra che coprirà lo chàssis di tuo padre il marmo recante inciso “fu un uomo probo” cancella e scrivi: “Fu un bieco reazionario”. Non lasciare che si calunni la memoria di tuo padre. Quando ti diranno che sei un bieco reazionario come tuo padre, sghignazzerai e io mi sentirò vivo, nella mia libera tomba di onesto defunto.

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: Giovannino Guareschi

    grazie Codino, finalmente un thread dove non si parla di etnie

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: Giovannino Guareschi

    finalmente un thread "reazionario"

  4. #4
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    Predefinito Riferimento: Giovannino Guareschi

    Citazione Originariamente Scritto da Forfy Visualizza Messaggio
    finalmente un thread "reazionario"
    Giovannino un uomo grandissimo, un mito, un gran bieco reazionario.

  5. #5
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    Predefinito Riferimento: Giovannino Guareschi

    Guareschi, il più grande, un uomo libero!
    “... e dopo tutto questo inglese ripuliamoci un po’ la bocca con questo bel profumo di Toscano ...” (Giovannino Guareschi)

  6. #6
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    Predefinito Rif: Giovannino Guareschi

    Grande Guareschi !

  7. #7
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    Predefinito Rif: Giovannino Guareschi

    Guareschi e il compagno don Camillo

    Messainlatino.it: Guareschi e il compagno don Camillo

    Giovannino Guareschi (1908-1968) fu molto amato e molto odiato negli ultimi vent’anni della sua vita: giornalista formidabile, polemista tenace, scrittore popolarissimo in patria e all’estero (indiscutibilmente il numero uno, per fama e numero di copie vendute), ebbe il torto – agli occhi degli “intelligenti” per autodefinizione – di essere cattolico e anticomunista. Gli arroganti del potere e del sapere lo combatterono in tutti i modi, brindando a champagne quando un malaccorto (e ingeneroso) Alcide De Gasperi trovò il machiavello per fargli fare 409 giorni di galera più sei mesi di libertà vigilata.

    Scrittore grande, a più di quarant’anni dalla morte non sembrano affatto venuti meno l’affetto e la stima dei suoi lettori. Il fallimento politico, culturale e morale degli arroganti di cui sopra non ha portato a significative richieste di perdono; ma intanto i poveretti tacciono, ed è già qualcosa: lo champagne si è, nel frattempo, leggermente inacidito.

    Soprattutto nella saga di don Camillo i riferimenti alla liturgia tridentina abbondano; anzi, Guareschi si trovò negli ultimi suoi anni ad essere testimone dei prodromi della riforma post-conciliare, e in più occasioni – come era sua abitudine – ne cantò e ne suonò quante doveva. Ma per questo post preferisco privilegiare due brani tratti dal volume Il compagno don Camillo (1963), un breve “romanzo” che ho sempre trovato alto e ispirato (NB: parlo del volume, non del film che porta lo stesso titolo, fra i tanti forse il più squinternato e superficiale). E’ bene precisare che i vari capitoli erano stati scritti e pubblicati, in vari numeri del settimanale “Candido”, a partire dal 1959.

    Peppone, divenuto senatore comunista e funzionario alle Botteghe Oscure, è incaricato di selezionare e accompagnare un gruppo di solidi compagni di sezione per una sorta di viaggio-premio in Unione Sovietica. Fra questi deve suo malgrado inserire, per evitare uno scandalo personale e politico, don Camillo, finto militante comunista, che ha assunto ovviamente un falso nome. Il prete (che ha faticato non poco ad ottenere l’autorizzazione del vecchio vescovo) porta con sé un breviario-messalino travestito da volume di “massime” di Lenin, nonché un piccolo crocifisso dalle braccia ripiegabili inserito in una finta penna stilografica. Impossibile riassumere in breve le vicende e i colpi di scena di questo bel romanzo (peraltro facilmente rintracciabile in libreria in economica edizione BUR). Per la comprensione dei due brani che seguono, basterà dire che Stephan, soldato italiano disperso in Russia, originario di un paese vicino a quello di don Camillo e Peppone, si è salvato durante la terribile ritirata del 1941 grazie alle sue eccezionali capacità nel campo della meccanica e a una ragazza polacca che è poi riuscito a sposare. Ora vive a Grevinec, con la moglie, l’anziana madre di lei e i sei bambini frutto di quel matrimonio. La vecchia, che sta morendo ed è rimasta cattolica nonostante tutto (cattolica senza Chiesa, senza Messa, senza Sacramenti), pronuncia qualche parola piena di amarezza che la figlia traduce: sul letticciolo veglia una piccola immagine della Madonna Nera. Don Camillo fa allora uscire dalla stanzetta Peppone e Stephan, che vadano a pianterreno a tener compagnia ai sei bambini.

    ***

    «Fuori pioveva che Dio la mandava.
    Don Camillo si strappò il giubbotto, cavò dalla finta stilografica il Crocifisso dalle braccia pieghevoli, l’infilò nel collo d’una bottiglia e lo dispose in mezzo al tavolino che era contro al muro, a fianco del lettuccio della vecchia. Trasse il bicchierino di alluminio che fungeva da Calice.
    Un quarto d’ora dopo, allarmati dal lungo silenzio, Peppone e Stephan salivano, si affacciavano alla porta della soffitta e rimanevano senza parola: don Camillo celebrava la Santa Messa.
    La vecchia, a mani giunte, lo guardava con occhi pieni di lagrime.
    Quando la vecchietta poté ricevere la Comunione parve che la vita le rifluisse d’improvviso impetuosa nelle vene esangui.“Ite, Missa est...”
    La vecchia parlò convulsa all’orecchio della figlia che, d’un balzo, raggiunse il marito:
    “Reverendo” disse ansimando “sposateci davanti a Dio. Ora siamo sposi soltanto davanti agli uomini”.
    Fuori diluviava: pareva che le nuvole di tutta la grande Russia si fossero concentrate nel cielo di Grevinec. (...)
    “Signore” implorò don Camillo “non badate se mangio qualche parola o qualche periodo”.
    Peppone pareva la classica statua di gesso: don Camillo interruppe un momento il rito e lo spinse verso la porta:
    “Spicciati, porta su tutta la banda!”
    Oramai la pioggia stava decrescendo rapidamente, ma don Camillo era lanciato e pareva una mitragliatrice: battezzò tutti e sei i bambini con una rapidità da togliere il fiato. E non è che, come aveva detto, mangiasse le parole o saltasse addirittura dei periodi interi. Diceva tutto quel che doveva dire, dalla prima sillaba all’ultima. Ma il fiato glielo dava Gesù. (...)
    Don Camillo fu l’ultimo a uscire e, giunto sulla soglia, si volse e tracciò un rapido segno di croce sussurrando:“Pax vobiscum”.
    “Amen” risposero gli occhi della vecchietta.»


    ***

    «Arrivati ai piedi della quercia, risalirono la sponda del fosso e s’apersero un varco nella siepe. Ed ecco, davanti a loro, un gran campo e, sulla bruna terra, la peluria verde del grano.
    Rimasero tutt’e due sgomenti a guardare quello squallore disperato, poi don Camillo si riscosse e, voltatosi verso il grande tronco della quercia, rimosse con la mano tremante l’edera che vi si era abbarbicata.
    C’era qualcosa inciso sulla corteccia diciotto anni prima, una croce e una data: “27 XII 1941”. E una parola breve: “Italia”.
    Ricompose i rami d’edera.
    Peppone, che lentamente s’era tolto il berretto, rimase a contemplare quel campo di grano ripensando alle rustiche croci che non c’erano più e alle ossa sgretolate coperte dalla terra fredda, e il gelo del vento gli entrava nel cuore.“Requiem aeternam dona eis, Domine: et lux perpetua luceat eis...”
    Si riscosse e si volse: ai piedi della secolare quercia, don Camillo celebrava la Messa dei Morti.
    Una Messa sotto la croce che, diciotto anni prima, la mano di Stephan aveva inciso nella corteccia della vecchia quercia.
    “Deus, cujus miseratione animae fidelium requiescunt: famulis et famulabus tuis, et omnibus hic et ubique in Christo quiescentibus, da propitiam veniam peccatorum; ut a cunctis reatibus absoluti, tecum sine fine laetentur. Per eundem Dominum...”Il vento correva per il grande piano deserto e le tenere pianticelle di grano palpitavano.»


    [La preghiera con cui si chiude il secondo brano è l’orazione della Messa “per quelli che riposano nel cimitero”: una scelta significativa, quella di Guareschi, certamente non casuale: quel campo di grano, che prende alimento dalle povere carni devastate, appare come consacrato dalla croce incisa sulla quercia. Traduzione: “O Dio, che nella tua misericordia concedi il riposo alle anime dei fedeli: ai tuoi servi e alle tue serve, e a tutti quelli che qui e dovunque riposano in Cristo, perdona propizio i peccati, affinché, assolti da ogni colpa, con te gioiscano in eterno”.]
    Ultima modifica di Bèrghem; 07-01-10 alle 19:03
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  8. #8
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    Predefinito Rif: Giovannino Guareschi


    Giovannino Guareschi rappresentato come si vedeva lui.

    In una mano la bandiera italiano VESTITA e nell'altra lo stemma del glorioso partito monarchico.
    Ultima modifica di Gilbert; 07-01-10 alle 20:02
    NOI SIAMO LA VERA ITALIA !
    RICOSTRUIAMO LA NOSTRA PATRIA !

  9. #9
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    IPERURANIO INTERIORE
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    Thumbs up Re: Giovannino Guareschi

    1 MAGGIO 2018: 110 anni fa nasceva questo grande "reazionario" e "borghese di destra" emiliano, in ricordo di Giovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1º maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968) nell'anniversario della sua nascita, RIP...
    Tra l'altro il 25 aprile 2018 - dopo la Santa Messa a Paese (Treviso) per la Festa di San Marco Evangelista e le conferenze pomeridiane della “quarta giornata di cultura radiospadista” a Gattatico (Reggio Emilia) con Alessandro Gnocchi che presentava il suo nuovo libro "Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi" - sono stato a Brescello per visitare i luoghi di don Camillo, Peppone e del loro ideatore Giovannino Guareschi e soprattutto per ammirare la magnifica Chiesa di Santa Maria Nascente…
    Giovannino Guareschi è stato - malgrado una sua certa mentalità da piccolo borghese che può non piacere - un cattolico coraggioso e lungimirante che ha smascherato il progetto secolarizzante di molto pseudo-cattolicesimo, criticando in tempi non sospetti (quando scrisse per “Il Borghese” tra il 1963 e il 1968) la “Democrazia Cristiana” ed il “Concilio Vaticano II” (lo definì giustissimamente “conciliabolo” proprio lui!!), leggersi ad es. “Lettera a don Camillo” e “LA MESSA CLANDESTINA”…
    Guareschi istintivamente aveva intuito che Pio XII era stato l’ultimo vero Papa degno di tal nome, pur senza mai giungere esplicitamente a questa conclusione, dati i tempi troppo precoci (pochissimi furono i "sedevacantisti" fin da subito dopo il CV2, quelli della primissima ora); eppure ironizzava sulla “Pacem in terris”, sulla “Chiesa cattolico-marxista costruita sulla pietra del nuovo Pietro”, sulla "nuova messa" montiniana (ancor prima che fosse definitivamente approvata), ecc. perchè si rendeva conto che era iniziata la rivoluzione ai vertici della Chiesa e cercò di difendere l'autentica fede cattolica...
    Guareschi infatti si inimicò non solo comunisti, sinistrodi ed affini di bassa lega, nonchè uno pseudo-contestatore intellettualoide snob come Pasolini il quale in ogni caso manteneva una forma mentis da sovversivo pur sostenendo diverse posizioni culturali apparentemente persino tradizionali, ma addirittura Einaudi e De Gasperi finendo sotto processo e subendo il carcere onorevolmente...
    Da leggersi su di lui lo speciale su "Riscossa Cristiana"...
    Onore a Giovannino Guareschi!!!





    Home page - GiovanninoGuareschiBookshop
    http://www.giovanninoguareschi.it/







    "SPECIALE GUARESCHI Scrivere (e vivere) senza menzogna – di Alessandro Gnocchi"
    https://www.riscossacristiana.it/spe...andro-gnocchi/
    “Nel 2018 ricorrono il centodecimo anniversario della nascita e il cinquantesimo della morte di Giovannino Guareschi (Primo maggio 1908 – 22 luglio 1968). Riscossa Cristiana gli dedica queste due giornate nella certezza un cristiano della sua razza abbia ancora tanto da dire alle persone di buona volontà in tempi così difficili.”
    https://www.riscossacristiana.it/new..._guareschi.jpg
    SPECIALE GUARESCHI L’eroe della macchina da scrivere – di Cristina Siccardi
    https://www.riscossacristiana.it/spe...tina-siccardi/
    SPECIALE GUARESCHI Sono un reazionario, postero mio diletto – di Paolo Gulisano
    https://www.riscossacristiana.it/spe...aolo-gulisano/
    “TRENTA RIGHE FUORI MODA Roba di cinquant’anni fa, scritta stamattina
    Piccolo florilegio di Giovannino Guareschi sul disastro postcattolico di Alessandro Gnocchi.”
    https://www.riscossacristiana.it/tre...nocchi-080218/



    Alessandro Gnocchi, Il Catechismo secondo Guareschi, I libri del ritorno all’Ordine, 6, Fede & Cultura, Verona 2014.
    Alessandro Gnocchi, Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi, Marsilio, Venezia 2018.





    https://www.agerecontra.it/2015/11/g...o-vaticano-ii/
    http://www.agerecontra.it/wp-content.../GUARESCHI.jpg








    https://www.radiospada.org/2013/05/p...-primo-maggio/



    "Lettera di Guareschi al suo Don Camillo, 19 maggio 1966"
    Lettera di Guareschi al suo Don Camillo, 19 maggio 1966
    http://www.unavox.it/ArtDiversi/div0...reschiADon.htm
    Roba di cinquant’anni fa, scritta stamattina - di Alessandro Gnocchi - 8 febbraio 2018




    https://www.ilfoglio.it/preghiera/20...nocchi-190683/

    https://www.ilfoglio.it/cultura/2015...-grande-89336/

    «L’11 marzo 1965, nove mesi prima della chiusura del Concilio Vaticano II, lo scrittore indirizzò un’eloquente “Lettera a don Camillo”.
    “Associazione Cattolici Pacelliani. (...) abbiamo trovato in un paesino un prete di quelli non riformati, che celebra la Messa in Latino. Insegna che tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio e, quindi, ci sono dei buoni non solo nel proletariato, ma anche fra i borghesi. E spiega che non basta essere brutti, stupidi e poveri per avere diritto al Regno dei Cieli, ma occorre essere anche buoni e onesti. E’ un vecchio parroco che crede ancora in Dio, nei Santi, nel Paradiso e nell’Inferno (…). Uno può accendere un cero alla Madonna o a qualche Santo: lui non dice come quel famoso parroco sociale che hanno fatto cardinale adesso, che i vassoi coi lumini accesi sono uno spettacolo da rosticceria”. (…)
    Lo spettro delle due chiese era così evidente a quel cattolico fuori moda che lo mise nero su bianco il 19 maggio 1966 in un’altra “Lettera a don Camillo”. “Lei” diceva al vecchio sacerdote “ha il sacro terrore d’una divisione fra i cattolici. Ma, purtroppo, questa divisione esiste già. So che Lei inorridirà, ma lo dico ugualmente. Pensi, reverendo, quale cosa meravigliosa sarebbe stata e quale nuova forza ne avrebbe ritratto la Chiesa se, alla morte del Parroco del Mondo (che per la sua bontà e ingenuità tanti vantaggi ha dato ai senza Dio) il Conclave avesse avuto il coraggio di eleggere, come nuovo Papa il Cardinale Mindszenty! (…) Don Camillo, non m’importa se Lei urlerà inorridito, ma io debbo dirLe che, non solo per me, ma per molti altri cattolici ‘sovversivi’, il Papa al quale guardiamo come al luminoso faro della Cristianità non si chiama Paolo ma Giuseppe. Josef Mindszenty, il Papa dei cattolici che provano disgusto davanti alle macchinette distributrici di Ostie, alla ‘Tavola calda’ che ha distrutto gli altari e cacciato via il Cristo, alle Messe yé-yé e ai patteggiamenti con gli scomunicati senza-Dio”.
    La nuova chiesa piaceva poco a Guareschi perché la vedeva operare la triste pedagogia del cristianesimo senza Croce. Pochi mesi prima, l’11 gennaio 1966, aveva confidato la sua pena al direttore del “Borghese” nell’articolo “Fiera protesta”: “E in campo religioso? Caro Direttore, tu lo saprai: in molte chiese il Cristo crocifisso è stato tolto dall’altar maggiore e appeso dalla parte opposta, accosto alla porta. La ragione ‘ufficiale’ è che, essendo stata istituita al posto dell’altar maggiore la famosa ‘tavola calda modello Lercaro’, l’ex parroco, oggi Presidente dell’Assemblea, celebrando la ex Messa dovrebbe voltare le spalle al Cristo. La ragione vera è che il Cristo risulta sistemato in modo che i ‘fedeli’ gli voltino le spalle e possa rapidamente e senza scandali essere cacciato fuori dalla chiesa”.»



    http://www.archiviostorico.info/libr...illo-e-peppone


    http://www.sodalitium.biz/opportunei...e_pdf/oi05.pdf





    Omaggio a Giovannino Guareschi
    “articoli di Guareschi su "Il Borghese": alcuni sono stati riportati nel numero 54 di Sodalitium (edizione italiana) nell'articolo a firma di Don Ugolino Giugni.
    Non si può comunque richiedere ad un romanziere ( tra l'altro morto solo 3 anni dopo la chiusura del "vaticano II" ) la lucidità ed il rigore del teologo ma certamente gli si può domandare un buon uso del "sensus fidei", anche di fronte alle eresie "teoriche e pratiche" del periodo conciliare e postconciliare. Le conclusioni sul rigetto dell'autorità dei "Papi" conciliari sono state tratte da altri: a Guareschi non si poteva chiedere di più di quanto nobilmente ha fatto.
    Da sedevacantista quale sono, leggo sempre il Guareschi degli anni '60 con profondo interesse e molta passione: averne avuti cento come lui, la "riforma liturgica" non sarebbe passata.”

    https://forum.termometropolitico.it/...il-latino.html
    “Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini non saranno più adeguati a essa.
    Quando inizierà l’èra dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come come quella non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunenemente tenere un pubblico discorso e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto <<sonoro>>, potrà parlare un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino!” Giovannino Guareschi (Candido, 18, 1956)







    1 MAGGIO 2018: Santi Filippo e Giacomo apostoli; San Giuseppe artigiano, Inizio del MESE MARIANO...


    "MAGGIO MESE MARIANO…"
    Maggio Mese Mariano…

    "Maggio mese di Maria: 1° Giorno"
    Maggio mese di Maria: 1° Giorno - Il mese di Maria
    Maggio mese di Maria: 1° Giorno - Il mese di Maria




    Anniversario anche della morte di San Pio V, Papa e Confessore (Bosco Marengo, 17 gennaio 1504 – Roma, 1º maggio 1572), la cui festa liturgica ricorre il 5 maggio…
    Il 1° maggio è tradizionalmente la Festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo; Pio XII volle cristianizzare la laicista e socialcomunista “festa del lavoro” del 1° maggio istituendo appunto, per quel giorno, la memoria liturgica di San Giuseppe artigiano nel 1955.




    https://w2.vatican.va/content/pius-x...-giuseppe.html
    «DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE ARTIGIANO*
    Piazza San Pietro - Domenica, 1° maggio 1955.»


    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    «San Giuseppe, patrono dei lavoratori, 1 maggio.»



    Chiesa e post concilio: La Chiesa, il lavoro, la politica, la Verità....
    “DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE ARTIGIANO
    Piazza San Pietro - 1° maggio 1955.”
    https://1.bp.blogspot.com/-L5LIc1cfI...omasparita.jpg


    SAN GIUSEPPE


    https://www.santodelgiorno.it/san-giuseppe-lavoratore/
    “Martirologio tradizionale (1° maggio): Solennità di san Giuseppe Lavoratore, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore, Patrono dei lavoratori.”
    https://www.santodelgiorno.it/foto/santo3266big.jpg








    1° maggio - Festa di san Giuseppe lavoratore
    http://www.stellamatutina.eu/1-maggi...pe-lavoratore/
    "1° maggio – Festa di san Giuseppe lavoratore.

    O San Giuseppe, padre putativo di Gesù e sposo purissimo di Maria, che a Nazareth hai conosciuto la dignità e il peso del lavoro, accettandolo in ossequio alla volontà del Padre e per contribuire alla nostra salvezza, aiutaci a fare del lavoro quotidiano un mezzo di elevazione; insegnaci a fare del luogo di lavoro una ‘Comunità di persone’, unita dalla solidarietà e dall’amore; dona a tutti i lavoratori e alle loro famiglie, la salute, la serenità e la fede; fa che i disoccupati trovino presto una dignitosa occupazione e che coloro che hanno onorato il lavoro per una vita intera, possano godere di un lungo e meritato riposo.
    Te lo chiediamo per Gesù, nostro Redentore, e per Maria, Tua castissima Sposa e nostra carissima Madre. Amen."
    Maggio mese di Maria: 1° Giorno - Il mese di Maria
    http://www.stellamatutina.eu/maggio-...aria-1-giorno/





    Santi Filippo e Giacomo - Sodalitium
    «1° maggio, Santi Filippo e Giacomo (detto il “minore”), Apostoli.
    Santi Filippo e Giacomo - Sodalitium

    “Il natale dei beati Filippo e Giacomo, Apostoli. Di essi Filippo, dopo aver convertito quasi tutta la Sazia alla fede di Cristo, da ultimo, presso Gerapoli, città dell’Asia, confitto in croce ed op¬ presso con sassi, si riposò con una fine gloriosa; Giacomo poi, il quale è detto anche fratello del Signore e primo Vescovo di Geru¬salemme, precipitato dalla sommità del tempio, gli si ruppero le gambe, e percosso in testa con un palo da lavandaio, morì, e fu ivi sepolto, non lontano dal tempio”.
    Dio, che ci allieti con l’annuale solennità dei tuoi Apostoli Filippo e Giacomo, dehl fa’ che mentre ci rallegriamo dei loro meriti, siamo insiemi ammaestrati dai loro esempi.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...mo-215x300.jpg








    https://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    1er mai : Saint Joseph Artisan :: Ligue Saint Amédée
    “1er mai : Saint Joseph Artisan.”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...ph_artisan.jpg






    “La fête de Saint Joseph artisan a été instaurée par Pie XII le 1er mai 1955.”
    “Sermon du Père Joseph-Marie pour la solennité de Saint Joseph Artisan : sur le communisme (2016).
    http://prieure2bethleem.org/predica/2016_05_01_mai.mp3”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...7a&oe=5B5F37E0






    “Prière de Saint Pie X au glorieux Saint Joseph modèle des travailleurs.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...5f&oe=5B4EE5EB


    [IMG]ttps://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/31355913_626520244347326_1794674507845596749_n.jpg ?_nc_cat=0&oh=34be167f3386a542b9e319814a56c35f&oe= 5B4EE5EB[/IMG]


    1er mai : Saint Philippe et saint Jacques le Mineur, Apôtres :: Ligue Saint Amédée
    “1er mai : Saint Philippe et saint Jacques le Mineur, Apôtres.”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...pe_jacques.jpg











    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Filippo e Giacomo, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questi Santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Filippo e Giacomo possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»


    «Maggio è il mese dedicato alla Madonna: invochiamola con la recita della corona del Rosario, delle litanie lauretane e di altre preghiere in suo onore, soprattutto in famiglia.
    Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai inteso al mondo che qualcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto il tuo patrocinio e sia stato da te abbandonato. Animato da tale confidenza, a te ricorro, o Madre, Vergine delle vergini, a te vengo, e, peccatore come sono, mi prostro ai tuoi piedi a domandare pietà. Non volere, o Madre del divin Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Così sia.
    Dalla bacheca di don Ugo Carandino.»
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    https://www.sursumcorda.cloud/sostie...no-detail.html
    “Padre Gabriele Maria Roschini, Chi è Maria? Catechismo mariano, Sursum Corda, Potenza 2017.
    Catechismo mariano composto da 235 articoli, semplici ma eruditi. Un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte.

    Sommario
    • Prefazione 7
    • Necessità dello studio di Maria 9
    • Fonti 11
    • I princìpi della dottrina Mariana 13
    • Vantaggi e Divisione 17
    • Storia di Maria 19
    • Il Dogma mariano 29
    • La predestinazione di Maria 31
    • Maria nella predizione profetica 35
    • La missione di Maria nella sua attuazione 39
    • La Madre di Dio 41
    • La Mediatrice degli uomini 45
    • La Corredentrice del genere umano 47
    • La Madre spirituale degli uomini 51
    • La Dispensatrice di tutte la grazie 53
    • La Regalità di Maria 57
    • I privilegi riguardanti l’anima di Maria 61
    • Le perfezioni di cui fu ripiena l’anima di Maria 69
    • I privilegi riguardanti il corpo di Maria 75
    • I privilegi riguardanti sia l’anima che il corpo 77
    • Natura del culto Mariano 83
    • Legittimità del culto Mariano 87
    • Elementi o atti del culto Mariano 89
    • Utilità del culto Mariano 93
    • Origine e sviluppo del culto Mariano 99
    • Pratiche del culto Mariano 103
    • Le principali preghiere a Maria Santissima 123
    • Indice degli articoli con numero di pagina 135
    In sintesi
    Alessandro Roschini nacque a Castel Sant’Elia (Viterbo) nell’anno 1900, prese il nome di Gabriele Maria quando, giovanissimo, entrò nell’Ordine dei Servi di Maria. Sacerdote nel 1924, dottore in Filosofia e maestro in sacra Teologia, consacrò l’intera sua vita alla Madonna, che amò con pietà profonda ed onorò con la predicazione, con l’insegnamento ininterrotto nell’arco di oltre mezzo secolo (anche presso le Università Pontificie di Roma Marianum e Lateranum), con fondamentali studi mariologici e con dotte pubblicazioni. Fu Consultore del Sant’Uffizio e Vicario Generale dell’Ordine (O. S. M.). Nel 1939 fondò la rivista Marianum. Morì a Roma il 12 settembre (Festa del Nome di Maria) del 1977. Teologo di fama mondiale, è considerato il mariologo per eccellenza. Il suo Catechismo mariano è composto da 235 articoli, semplici ma eruditi, ed è un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte. Leggiamo nella Prefazione: «La parola Catechismo, in questo caso almeno, non è affatto sinonimo di insegnamento elementare e per bambini. Esso, quindi, può andare anche tra le mani degli adulti, ossia, di tutti coloro che vogliono procurarsi una cultura sinteticamente completa intorno alla Vergine Santa. È perciò una piccola Somma mariana». Il libro «Chi è Maria? Catechismo mariano», per Sursum Corda, è stato curato dal giornalista e saggista lucano Carlo Di Pietro. Sursum Corda non ha scopo di lucro ed usa interamente i propri introiti per le attività associative e per le opere di misericordia spirituale e corporale.”
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    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
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    Edizioni Radio Spada - Home
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    “1 maggio 2018: Santi Filippo e Giacomo apostoli (Inizio del mese mariano).

    Filippo e Giacomo, apostoli, santi, i loro resti sono nell’arca marmorea della confessione della basilica oggi dedicata ai Ss. XII Apostoli. Le reliquie furono rinvenute nel VII secolo e deposte sotto l’altare, qui riscoperte il 15 gennaio 1873 e nuovamente ripostevi 9 maggio 1879. Il primo di maggio si svolgeva nella basilica la solenne cerimonia dell’Ostensione delle Reliquie e, tra queste, si veneravano il piede di Filippo e la gamba di Giacomo. I resti di Filippo, già trasferiti da Geropoli a Costantinopoli, furono portati a Roma e affidati alla chiesa dei Ss. XII Apostoli. Al tempo della dedicazione della basilica, operata da Giovanni III, a queste reliquie furono unite parte delle spoglie di Giacomo il Minore, provenienti da Gerusalemme o da Costantinopoli. A S. Maria in Trastevere si venera una reliquia di un braccio di Giacomo. Di essi Filippo dopo aver convertito quasi tutta la Scizia alla fede di Cristo, da ultimo, presso Geropoli, città dell’Asia, confitto in croce ed oppresso con sassi, si riposò con una fine gloriosa; Giacomo poi, il quale è detto anche fratello del Signore e primo Vescovo di Gerusalemme, precipitato dalla sommità del tempio, gli si ruppero le gambe, e percosso in testa con un palo da lavandaio, morì, e fu ivi sepolto, non lontano dal tempio."
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]"





    https://www.radiospada.org/2018/05/v...ta-skanderbeg/
    “Nota di Radio Spada; continua oggi, nella festa dei Santi Filippo e Giacomo apostoli, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici.”
    https://i1.wp.com/www.radiospada.org...pg?w=700&ssl=1



    “Il 1 maggio 1572 muore San Pio V Ghislieri, Sommo Pontefice.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...72&oe=5B50AF32





    "Il 1 maggio 1555, dopo brevissimo pontificato, muore Papa Marcello II Cervini, Sommo Pontefice.”




    “Il 1 maggio 1908 nasce Giovannino Guareschi, scrittore. A 110 anni dalla nascita di Giovannino Guareschi.”
    https://www.radiospada.org/2013/05/p...-primo-maggio/
    «Il 1° maggio è una data da ricordare: 110 anni fa (1° maggio 1908) nasceva Giovannino Guareschi. Radio Spada rende omaggio al grande scrittore cattolico con un florilegio di citazioni.»

    «Nascita. Il primo sole che i miei occhi vedono è il sole della mattina del 1 maggio 1908. Un sole politico. E la politica infatti ribolle tre metri sopra la mia culla perché il primo maggio è la festa rossa della Bassa, e i rossi si addensano nel cortile sul quale dà una finestra di casa mia, mentre un sottile soffitto di mattoni e travicelli mi divide dagli altri rossi che affollano il camerone della Cooperativa. E quella mattina, appena finito il comizio nel cortile sotto la finestra della mia cucina, io ho il primo contatto diretto con la politica e la lotta di classe. »
    «Collettivismo. Difenditi, postero mio. […] Impara a detestare, nel tuo intimo, tutto ciò che è collettivo. Collettivismo significa umiliazione dei migliori ed esaltazione dei peggiori. Il collettivismo è per i vili che vogliono sottrarsi alla responsabilità individuale per rifugiarsi nell’ombra dell’irresponsabilità collettiva. »
    «Fede. “Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile?La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”. No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne. […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi? Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d’ogni cultura”. »
    «Contro la (dis)eduzione sessuale. Troppa gente si è posta il problema dell’iniziazione sessuale: è questa l’era dei riformatori e, tra le varie riforme, non poteva mancare quella sessuale che incomincia con l’eliminazione del pudore e finisce con la pianificazione del sesso e la formazione del sesso di Stato.»
    «Provvidenza. Completa è la mia fiducia nella Provvidenza che, per essere veramente tale, non deve mai essere vincolata da scadenze. Mai preoccuparsi del disagio di oggi, ma aver sempre l’occhio fisso nel bene finale che verrà quando sarà giusto che venga. I giorni della sofferenza non sono giorni persi: nessun istante è perso, è inutile, del tempo che Dio ci concede. Altrimenti non ce lo concederebbe.»
    «Latino. Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini non saranno più adeguati a essa. Quando inizierà l’èra dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come come quella non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un pubblico discorso e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro”, potrà parlare un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino!»
    «Giovannino. Adesso vi racconto tutto di me: ho l’età di chi è nato nel 1908, conduco una vita molto semplice, non mi piace viaggiare, non pratico nessuno sport, non credo in tante fantasticherie. Ma in compenso credo in Dio. […] Monarchico in una repubblica; di destra in un paese che cammina decisamente, inflessibilmente verso sinistra; sostenitore dell’iniziativa privata in tempi di statalismo, assertore di italianità in tempi di antinazionalismo; cattolico intransigente in tempi di democristianismo, io non sono stato – come poteva sembrare - un indipendente, bensì un anarchico. Non un uomo libero, ma un sovversivo.»
    «Principi. Noi non apparteniamo a nessun -ismo. Abbiamo un’idea, sì, ma non finisce in -ismo. La cosa è molto semplice: per noi esistono al mondo due idee in lotta: l’idea cristiana e l’idea anticristiana. Noi siamo per l’idea cristiana e siamo perciò con tutti coloro che la perseguono e soltanto fino a quando la perseguono. Quando, a nostro modesto avviso, qualcuno si distacca da questo principio, chiunque sia (fosse anche il nostro parroco) noi diventiamo automaticamente suoi avversari. Siamo contro ogni forma di violenza, e perciò non possiamo ammettere nessuna guerra santa. Per noi la guerra è sempre un delitto da qualunque parte venga dichiarata. La nostra strada è dritta e su di essa camminiamo tranquilli. Alla fine, magari, ci troveremo con sei lettori in tutto.»
    «Libertà. Libertà è dovunque vive un uomo che si sente libero. Libertà significa coscienza della propria personalità e dei propri doveri: ciò non può piacere al vile che ha il terrore d’assumersi delle responsabilità e di agire in modo consono alla propria personalità. Libertà significa lotta, fede, sacrifici, fatica, studio, lavoro illuminato dall’intelligenza e da un fine: ciò non può piacere all’inetto. Libertà significa rispetto di sé, degli altri e delle leggi basilari che regolano il vivere secondo Dio e secondo la civiltà. Ciò non può piacere al vile che desidera soltanto sottrarsi al dominio della sua coscienza personale per adeguarsi alla coscienza collettiva. Amerai il prossimo tuo come te stesso: se questa è la regola, è dovere di ognuno amare se stesso. Non si deve disprezzare il dono meraviglioso che Dio ci ha dato: Egli ci ha dato una personalità e una coscienza alle quali non dovremo rinunciare. Sul letto di morte ci troveremo soli a rispondere a Dio delle nostre azioni.»
    «Reazionario. Postero mio diletto, un giorno ti diranno certamente: “Tuo padre fu un reazionario” e tu non dovrai adondartene perché questa è la sacrosanta verità, tanto che io, oggi, mi onoro di essere un fiero reazionario. Reazionario – dicono i vocabolari – è chi si oppone al progresso e vuol far rivivere le cose del passato. Qui occorre che ci mettiamo d’accordo sul significato da dare alle cose del passato. Io mi guardo attorno e mi domando: come vanno oggi le cose in questo disgraziato mondo? Quante persone in una volta sola potevano uccidere la più potente macchina infernale di mezzo secolo fa? Quaranta o cinquantamila volte di meno della più potente diavoleria bellica del giorno d’oggi. Siamo d’accordo che, grazie alla penicillina e ad altre mirabili cose, è molto più facile salvare un malato di quanto non fosse cinquant’anni fa: ma questo è un porco progresso che salva dieci malati e ammazza centomila sani e quindi io sono contrario al progresso. Evviva quindi la reazione! Sono un reazionario, postero mio diletto, perché mi oppongo al progresso e voglio far rivivere le cose del passato. Ma un reazionario molto relativo, perché il vero bieco reazionario è chi, in nome del progresso e dell’uguaglianza sociale, vuol farci retrocedere fino alla selvaggia era delle caverne e poter così dominare una massa di bruti progrediti ma incivili. Postero mio diletto, quando vedrai sulla terra che coprirà lo chàssis di tuo padre il marmo recante inciso “fu un uomo probo” cancella e scrivi: “Fu un bieco reazionario”. Non lasciare che si calunni la memoria di tuo padre. Quando ti diranno che sei un bieco reazionario come tuo padre, sghignazzerai e io mi sentirò vivo, nella mia libera tomba di onesto defunto.»
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    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

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    Lightbulb Re: Giovannino Guareschi

    22 LUGLIO 2018: SANTA MARIA MADDALENA, DOMENICA NONA DOPO LA PENTECOSTE; ventiduesimo giorno del MESE dedicato alla devozione al PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…
    In Ricordo di Giovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1º maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968) nel 50esimo anniversario della sua morte, R.I.P.




    Guareschi, del '68 se ne fece un baffo - Marcello Veneziani
    http://www.marcelloveneziani.com/art...fece-un-baffo/

    «Come oggi, cinquant’anni fa, nel fatidico ’68, se ne andò all’altro mondo Giovannino Guareschi. Lasciò il mondo piccolo che aveva descritto come pochi, per raggiungere il mondo grande, quello dove abitava quel Signore che nella sua Casa dava consigli a un suo focoso dipendente in terra, don Camillo. Così almeno racconta Guareschi.
    Se ne andò presto, Giovannino, a 60 anni, dopo una vita travagliata, tra campo di concentramento, carcere sotto il fascismo e sotto l’antifascismo, più una caterva di libri tradotti in tutto il mondo, di film assai popolari che rappresentarono quell’Italia favolosa del dopoguerra, e di avventure a mezzo stampa, come il suo impertinente Candido che ebbe un ruolo decisivo nella disfatta del fronte popolare socialcomunista alle elezioni del ’48.
    Giovannino morì il 22 luglio del ’68 ma fece in tempo a scrivere il suo ultimo don Camillo dedicato ai giovani d’oggi. Il libro uscì postumo e segnava lo stridente contrasto tra il vecchio comunista Peppone (che l’anticomunista Guareschi aveva reso simpatico con la sua prorompente umanità), il coriaceo don Camillo e un giovane contestatore zazzeruto, che viaggiava in moto con borse borchiate e sfrangiate e un giubbotto nero con teschio e scritta “Veleno”. Che diventa per Guareschi il soprannome del ragazzo e anche la metafora della Contestazione. Giungono in paese a Brescello anche “i cinesi” che sconvolgono le geometrie ideologiche dell’italo-stalinista Peppone e spiazzano pure quelle religiose del parroco. Guareschi collega la contestazione all’avvento della società dei consumi. Per lui l’antagonismo tra i due fenomeni è solo occasionale, apparente, non sostanziale. Il consumismo divora il piccolo mondo antico e le vecchie fedi, ma cattura Peppone che lascia la bici e gira in spider rossa. Il consumismo è l’habitat del sessantotto.
    La critica guareschiana esprime il modo di vedere dei conservatori – e ricorda quella parallela di un altro umorista guareschiano, Giovanni Mosca, che pubblicava le sue vignette su Il Tempo. Guareschi considerava i sessantottini “una generazione spietata e imprevedibile” per “il loro cinismo e la loro disinvoltura spesso sacrilega”. Con un sostanziale rovesciamento dei pregiudizi: “mentre un tempo il cattivo si studiava di sembrare buono, oggi il buono si arrabatta per dare l’idea di non esserlo”. Pecore travestite da lupi. Prima del buonismo vi fu il cattivismo dei sessantottini. E non aveva visto gli anni di piombo…
    Guareschi esorcizza il ’68 col suo credo conservatore: “Il modo cambia ma gli uomini rimangono come Dio li ha creati perché Dio non ha fatto alcuna riforma e le sue leggi sono perfette, eterne e immutabili”. Ma il suo fu più un atto di fede che un’intima convinzione. Una fiducia nella vita che continua mentre stava irreversibilmente cambiando e nel suo caso gli stava definitivamente voltando le spalle. Il mondo piccolo spariva nell’era globale.
    Nel ritratto che gli ho dedicato nel mio libro Imperdonabili l’ho definito“il maestro elementare dell’Italia repubblicana”. Perché insegnò a più generazioni l’abecedario della vita nazionale e delle passioni politiche, le basi elementari del frasario e dei sentimenti, speziati con la bonaria ironia di un padano emiliano. Se vogliamo ritrovare l’atmosfera dell’Italia del dopoguerra, democristiana e comunista, dobbiamo ricorrere alla sua prosa che riuscì a nobilitare quell’Italietta clerico-comunista senza essere democristiano e tantomeno comunista. Il filo conduttore che legava don Camillo, Peppone e lo stesso Giovannino era il populismo nazionale e provinciale, la passionaccia per l’Italia, il temperamento sanguigno e passionale, la generosità contro l’egoismo avido, il senso forte della famiglia e dei legami civili e religiosi.
    Tre paradossi accompagnarono la vita di Guareschi. Dopo due anni di vita bruta nei campi di concentramento nazisti, passò nel dopoguerra per un fascista. Dopo aver vinto la battaglia delle immagini e delle parole nel ’48 appoggiando la Dc degasperiana, fu mandato in galera dallo stesso De Gasperi, per svariati mesi. Dopo aver fondato il settimanale più efficace nella lotta al comunismo, Candido, umanizzò nella figura di Peppone i comunisti e li rese perfino simpatici. E su Candido scrisse, a uso domestico e a puntate, il primo libro nero del comunismo. Non dimentichiamo che Guareschi nacque, visse e morì nel Triangolo rosso padano degli eccidi partigiani. Guareschi fu una specie di cura omeopatica contro Stalin. Baffoni contro baffoni. La sagoma baffuta di Stalin campeggiava nella propaganda anticomunista di Guareschi. Altri baffi ‘autobiografici’ campeggiavano sul volto dell’omino disteso sotto la testata del Candido. Quando vinse la sua battaglia politica Guareschi provò umana e cavalleresca comprensione per i vinti: “Io sono un sentimentale e ho provato tanta pena pensando ai naufraghi che si stringono intorno all’albero rizzato al centro della zattera. Poi ho pensato che se avesse vinto il Fronte, io probabilmente avrei penzolato appeso al collo alla cima di quell’albero e allora ho provato minor pena”.
    Guareschi notò che la carta costituzionale tutelava il paesaggio ma non la dignità dell’Italia; quando si passò dalla carta ai fatti, la sperequazione cessò, nel senso che non fu tutelato nemmeno il paesaggio…Un bel libro su GG e il mondo d’oggi è uscito ad opera del guareschiano Alessandro Gnocchi (Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi, ed. Marsilio).
    Giovannino era un cattolico sanguigno, un po’ pagano ma autentico, che amava il vino non solo perché sangue di Cristo. Avrebbe condiviso la teologia del tortellino, di cui parlò un suo illustre conterraneo, il cardinale Biffi; ovvero l’idea di un cattolicesimo incarnato che ha il gusto della vita per l’eternità.
    Era un conservatore profondamente italiano nel carattere e nell’umorismo, nel paesaggio che occhieggiava nelle sue pagine, nei profumi di cucina e di vita quotidiana che esalavano dalla sua prosa, nei valori e nel buon senso che affioravano nei suoi racconti. Guareschi incarnava la maggioranza degli italiani, quelli fatti in casa, come le tagliatelle della nonna. Del nord come del sud, padani, romani e terroni.
    Guareschi era uno scrittore della realtà senza essere iscritto al neorealismo; ma i neorealisti, quasi tutti con tessera Pci, sofisticavano la realtà con la bustina dell’ideologia marxfreudiana e confondevano realismo con brutalità e squallore. Guareschi no; sanguigno ma anche poeta, rappresentava gli uomini nella loro integrità; e gli uomini sono fatti di carne e di sogni, di pianti e d’allegria, di pugni e di tenerezze, di culatello e di preghiere.
    Amava la tradizione, la vecchia trinità Dio, patria e famiglia, il legame con le radici e con la terra, il senso vivo della comunità. Fu sempre monarchico e in pieno sessantotto una bandiera con stemma sabaudo lo accompagnò al cimitero. Con Guareschi perdemmo il candore genuino di una divina semplicità, l’amore paesano della vita in un tempo che oggi ci sembra preistoria.MV, Il Tempo 22 luglio.»



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    “Cinquant'anni fa rendeva l'anima a Dio Giovannino Guareschi.”
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