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    Predefinito la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    ISRAELE.net - La palude della violenza tribale

    La palude della violenza tribale
    Di Salman Masalha
    “Re dei re dell’Africa” non è che uno dei tanti titoli di cui Muammar Gheddafi si era insignito nel corso degli anni. La scorsa settimana il mondo intero ha visto il “re dei re” perdere la vita, insieme a tutti i suoi appellativi. In una macabra danza tremolante sullo schermo di un video-telefonino, il sipario è calato sul regime del colonnello. Non indossava uno dei suoi coloratissimi abiti e turbanti, non aveva uno scettro d’oro nella mano né una corona sul capo. Aveva i capelli scompigliati, la camicia strappata e il sangue gli colava dalla testa coprendogli il viso. Al momento di morire, il “re dei re” che cercava di salvarsi la vita dopo quarantadue anni di dispotismo era circondato da una folla esultate intenta a rovesciare la versione libica di Moloch, la divinità citata nella Bibbia a cui i fedeli sacrificavano i propri figli.
    Il sangue che colava dal capo di Gheddafi non è nulla di nuovo. In verità l’uomo, membro di una tribù chiamata Gadhaf al-Dam (“colui che getta sangue”), aveva fatto scorrere molto, molto più sangue durante i suoi anni di imperio spietato, sangue di libici e di non libici. Non si è meritato nemmeno il processo farsa usualmente riservato ai tiranni, come quello che precedette l’esecuzione del dittatore rumeno Nicolae Ceausescu. Al suo posto, il “re dei re” ha avuto in sorte un altro tipo di “giustizia”, conforme alle regole che predominano nel deserto arabo da generazioni.
    Questo è un deserto in cui un’autentica primavera si rifiuta di attecchire. Le urla di vittoria e le grida “Allah Akhbar” (Dio è grande) che circondavano il deposto “re” sono state l’appropriata colonna sonora per quel rito infernale. Stavolta la belluina esultanza non è servita per coprire le grida di dolore di un bambino sacrificato, ma gli ultimi gemiti del Moloch stesso.
    È così che i capi arabi sono sempre morti, in tutta la storia. In verità, quasi tutti i i califfi che hanno regnato sul mondo musulmano sono morti in modo simile. Ogni scolaro arabo lo impara sui libri di storia. Sono numerosi gli esempi, come l’assassinio del terzo califfo (successore) di Maometto, Uthman ibn Affan. La descrizione del suo omicidio si può trovare negli scritti di Mohammed al-Tabari, il grande storico arabo del IX secolo: “Amru al-Hamq si avventò su Uthman, gli sfondò il torace mentre ancora respirava e lo pugnalò nove volte”. Tabari cita anche le parole dello stesso omicida: “L’ho accoltellato tre volte in nome del Cielo. Le altre sei volte l’ho pugnalato per tutti i sentimenti di vendetta che nutrivo contro di lui”. Non basta. Narrano le fonti che, dopo la sua morte, la gente gettò il corpo del califfo in un immondezzaio. Venne sepolto solo tre giorni più tardi, quando i cani randagi avevano iniziato a farne a brani il cadavere. Tale è il modo in cui si comporta questo mondo da tempo immemorabile, affondando incessantemente nell’oscuro pantano tribale senza riuscire a tirarsene fuori.
    Il più grande impedimento posto dalla cultura araba è l’assenza di un meccanismo di auto-correzione. Per capire il problema che pone questo ostacolo basta ricordare che delle migliaia di detti attribuiti al profeta Maometto, non ce n’è uno solo che dica all’uomo di svolgere un qualsiasi tipo di esame di coscienza. Ma senza introspezione non esiste possibilità di correzione: né per l’individuo, né per la società.
    Finché il mondo arabo non riuscirà a inserire serenamente nel proprio lessico concetti come “ex presidente” o anche “ex re”, non potrà districarsi dalla cronica arretratezza in cui è arenato da centinaia di anni. Solo una società capace di introspezione e di esame di coscienza può emergere dal suo oscuro passato e marciare con fiducia verso un futuro diverso. Altrimenti continuerà a naufragare nella solita palude di violenza.

    (Da: Ha’aretz, 24.10.11)

    Nella foto in alto: il poeta, scrittore e saggista arabo israeliano della comunità drusa, Salman Masalha, autore di questo articolo. Masalha, fra l’altro, insegna Lingua e Letteratura Araba all’Università di Gerusalemme

  2. #2
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    Citazione Originariamente Scritto da l'inquirente Visualizza Messaggio
    ISRAELE.net - La palude della violenza tribale

    La palude della violenza tribale
    Di Salman Masalha
    “Re dei re dell’Africa” non è che uno dei tanti titoli di cui Muammar Gheddafi si era insignito nel corso degli anni. La scorsa settimana il mondo intero ha visto il “re dei re” perdere la vita, insieme a tutti i suoi appellativi. In una macabra danza tremolante sullo schermo di un video-telefonino, il sipario è calato sul regime del colonnello. Non indossava uno dei suoi coloratissimi abiti e turbanti, non aveva uno scettro d’oro nella mano né una corona sul capo. Aveva i capelli scompigliati, la camicia strappata e il sangue gli colava dalla testa coprendogli il viso. Al momento di morire, il “re dei re” che cercava di salvarsi la vita dopo quarantadue anni di dispotismo era circondato da una folla esultate intenta a rovesciare la versione libica di Moloch, la divinità citata nella Bibbia a cui i fedeli sacrificavano i propri figli.
    Il sangue che colava dal capo di Gheddafi non è nulla di nuovo. In verità l’uomo, membro di una tribù chiamata Gadhaf al-Dam (“colui che getta sangue”), aveva fatto scorrere molto, molto più sangue durante i suoi anni di imperio spietato, sangue di libici e di non libici. Non si è meritato nemmeno il processo farsa usualmente riservato ai tiranni, come quello che precedette l’esecuzione del dittatore rumeno Nicolae Ceausescu. Al suo posto, il “re dei re” ha avuto in sorte un altro tipo di “giustizia”, conforme alle regole che predominano nel deserto arabo da generazioni.
    Questo è un deserto in cui un’autentica primavera si rifiuta di attecchire. Le urla di vittoria e le grida “Allah Akhbar” (Dio è grande) che circondavano il deposto “re” sono state l’appropriata colonna sonora per quel rito infernale. Stavolta la belluina esultanza non è servita per coprire le grida di dolore di un bambino sacrificato, ma gli ultimi gemiti del Moloch stesso.
    È così che i capi arabi sono sempre morti, in tutta la storia. In verità, quasi tutti i i califfi che hanno regnato sul mondo musulmano sono morti in modo simile. Ogni scolaro arabo lo impara sui libri di storia. Sono numerosi gli esempi, come l’assassinio del terzo califfo (successore) di Maometto, Uthman ibn Affan. La descrizione del suo omicidio si può trovare negli scritti di Mohammed al-Tabari, il grande storico arabo del IX secolo: “Amru al-Hamq si avventò su Uthman, gli sfondò il torace mentre ancora respirava e lo pugnalò nove volte”. Tabari cita anche le parole dello stesso omicida: “L’ho accoltellato tre volte in nome del Cielo. Le altre sei volte l’ho pugnalato per tutti i sentimenti di vendetta che nutrivo contro di lui”. Non basta. Narrano le fonti che, dopo la sua morte, la gente gettò il corpo del califfo in un immondezzaio. Venne sepolto solo tre giorni più tardi, quando i cani randagi avevano iniziato a farne a brani il cadavere. Tale è il modo in cui si comporta questo mondo da tempo immemorabile, affondando incessantemente nell’oscuro pantano tribale senza riuscire a tirarsene fuori.
    Il più grande impedimento posto dalla cultura araba è l’assenza di un meccanismo di auto-correzione. Per capire il problema che pone questo ostacolo basta ricordare che delle migliaia di detti attribuiti al profeta Maometto, non ce n’è uno solo che dica all’uomo di svolgere un qualsiasi tipo di esame di coscienza. Ma senza introspezione non esiste possibilità di correzione: né per l’individuo, né per la società.
    Finché il mondo arabo non riuscirà a inserire serenamente nel proprio lessico concetti come “ex presidente” o anche “ex re”, non potrà districarsi dalla cronica arretratezza in cui è arenato da centinaia di anni. Solo una società capace di introspezione e di esame di coscienza può emergere dal suo oscuro passato e marciare con fiducia verso un futuro diverso. Altrimenti continuerà a naufragare nella solita palude di violenza.

    (Da: Ha’aretz, 24.10.11)

    Nella foto in alto: il poeta, scrittore e saggista arabo israeliano della comunità drusa, Salman Masalha, autore di questo articolo. Masalha, fra l’altro, insegna Lingua e Letteratura Araba all’Università di Gerusalemme
    Molto giusto: pero perche parlare di superiorità di Israele la cui storia millenaria poi conosce fatti simili?
    I direi superiorità dell’Occidente moderno:, non dell’Occidente in generale ma solo di quello moderno E non sempre: basta pensare a piazzale Loreto anche senza arrivare agli eccessi nazisti
    E naturalmente applicando i parametri di giudizio occidentali moderni: ma chi dice che essi poi sono i migliori, gli unici e i veri ?
    Se noi giudichiamo il mondo applicando i nostro modi di vedere saremo sempre superioria gali altri: il problema è che anche fanno lo stesso ragionamento

  3. #3
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    In effetti una retorica del genere poteva venire in mente solo...ad una persona superiore.

  4. #4
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    Citazione Originariamente Scritto da massimo Visualizza Messaggio
    Molto giusto: pero perche parlare di superiorità di Israele la cui storia millenaria
    millenaria? 60 anni oggi, poi 3 secoli nell'antichità, fanno 4 secoli circa...

  5. #5
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    millenaria? 60 anni oggi, poi 3 secoli nell'antichità, fanno 4 secoli circa...

    Ci andrei piano con i tre secoli di potenza del passato
    Il regno di Israele fu solo una meteora in un momento di crisi dei gradii imperi dell’antichita tanto che di esso non è rimasto nessun ricordo tranne che nella Bibbia : duro pochi anni prima di dissolversi in lotte intestine (Giudei e Farisei) e poi fu sempre soggetto a popoli stranieri fino a che i Romani lo dispersero nel mondo. Carattere tragico degli ebrei è stato sempre il pianto non l'esultanza per la vittoria
    Proprio questo fatto porta gli ebrei moderni a un eccesso di difesa: non vogliono essere piu le vittime come ( quasi) sempre è avvenuto nella loro storia, dal mitico faraone ai lager nazisti

  6. #6
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    sti qua criticano gli articoli di IRIB e poi postano le stronzate che trovano su ISRAELE.NET

    ostridicolo:
    Ultima modifica di Pierino; 06-12-11 alle 20:00

  7. #7
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    Citazione Originariamente Scritto da massimo Visualizza Messaggio
    Ci andrei piano con i tre secoli di potenza del passato
    Il regno di Israele fu solo una meteora in un momento di crisi dei gradii imperi dell’antichita tanto che di esso non è rimasto nessun ricordo tranne che nella Bibbia : duro pochi anni prima di dissolversi in lotte intestine (Giudei e Farisei) e poi fu sempre soggetto a popoli stranieri fino a che i Romani lo dispersero nel mondo. Carattere tragico degli ebrei è stato sempre il pianto non l'esultanza per la vittoria
    Proprio questo fatto porta gli ebrei moderni a un eccesso di difesa: non vogliono essere piu le vittime come ( quasi) sempre è avvenuto nella loro storia, dal mitico faraone ai lager nazisti
    c'e' solo un sistema per non essere nuovamente vittima, ed e' quello di castrare preventivamente gli aspiranti carnefici.

  8. #8
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    Citazione Originariamente Scritto da l'inquirente Visualizza Messaggio
    c'e' solo un sistema per non essere nuovamente vittima, ed e' quello di castrare preventivamente gli aspiranti carnefici.
    forse è un sistema molto efficace ma mi pare di difficile praticabilità quando i nemici sono centinaia di milioni e si è solo in pochi
    Fino ad ora Israele è riuscita a fronteggiare vittoriosamente i nemici per la concomitanza di due fattori:la estrema decadenza e divisione del mondo islamico e il massiccio aiuto americano. Ora la Primavera Araba potrebbe ( dico “potrebbe”) aver come effetto un risveglio del mondo islamico con uno sviluppo come quello dell’India e della Cina. L’America è in tutte altre faccende affaccendate fra crisi economica e povertà crescente. In queste condizioni Israele deve fare PRESTISIMO un accordo con i Palestinesi altrimenti rischia la terza distruzione di Gerusalemme
    Negli altri due casi gli ebrei facevano affidamento sull’aiuto del Dio Sabaoth ma questi non si mosse e Gerusalemme andò a fuoco: ora fanno affidamento sull’aiuto americano ma questi potrebbero anche non muoversi

  9. #9
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    gli arabi dovrebbero imitare gli ebrei, nessuno avrebbe da ridire.

    "Dobbiamo usare il terrore, l'assassinio, l'intimidazione, la confisca delle terre e l'eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba".
    David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore. Da: Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978.
    Ultima modifica di Lawrence d'Arabia; 07-12-11 alle 11:27
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
    Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"

  10. #10
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    Predefinito Rif: la superiorità di Israele nel giudizio sui fatti libici

    Citazione Originariamente Scritto da Pierino Visualizza Messaggio
    sti qua criticano gli articoli di IRIB e poi postano le stronzate che trovano su ISRAELE.NET

    ostridicolo:
    C'è differenza tra cronaca e commento.
    Questi poi sono articoli tratti dalla stampa libera Occidentale, il paragone non esiste completamente.
    Ultima modifica di hidetoshi777; 07-12-11 alle 11:55

 

 
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