La verità produce effetti anche quando non può essere pronunciata.
L. von Mises
SILENDO LIBERTATEM SERVO
"Insomma se è in gamba, ti porta l'aereo così basso.. ehehehe...
Lei dovrebbe vederlo, è uno spettacolo: un gigante come il B-52.... BHOOAAAMMM!!!!.. con i gas di scarico t'arrostisce le oche vive!!"
Sbagli i termini e quindi l'esempio.
Il patto di astensione è il celebre accordo siglato dalle maggiori case motociclistiche italiane, nel settembre 1957, che decretò il ritiro congiunto dalle competizioni velocistiche di Moto Guzzi, Gilera e Mondial.
http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_astensione
Questo patto di astensione non c'entrava nulla col protezionismo (i produttori orientali manco esistevano), fu fatto nell'interesse reciproco delle aziende e pregiudicò l'evoluzione tecnologica e il rinnovo della linea dei prodotti. Fu giustificato con l'avvento dell'automobile come bene di massa che soppiantava la motocicletta.
Negli anni '70 ci fu una ripresa dell'evoluzione tecnologica (Moto Guzzi V7, Laverda 750, Morini 350, Ducati Scrambler etc) ma il contemporaneo "esplodere" dei modelli giapponesi stava mettendo alle corde le nostre aziende, e quindi intervennero le famose leggi protezionistiche, che consistevano:
- aumento dell'iva dal 14% (mi pare) al 38% per "tutte" le moto oltre 500 cc
- obbligo per i costruttori extra UE di produrre in Italia almeno l'80% del valore del motociclo per le moto inferiori ai 350 cc.
Queste leggi protezionistiche furono utilissime:
- Honda e Yamaha aprirono stabilimenti di produzione in Italia, che esistono ancora oggi
- le case italiane ebbero il tempo di ristrutturarsi e mantenere o aumentare le loro quote di mercato
(nello stesso periodo le case motociclistiche inglesi dovettero subire da sole la concorrenza giapponese e chiusero "tutte"
A circa quaranta anni di distanza le case italiane sono l'unica realtà mondiale nel motociclismo dopo i giapponesi. E siamo primi al mondo nel settore dei ricambi after market. Il settore occupa circa 150.000 persone ed è in attivo netto sulla bilancia dei pagamenti.
La Triumph dopo anni di chiusura fu rilevata da un imprenditore inglese del settore edile, appassionato di moto. Costruisce ottimi prodotti su un suo mercato di nicchia, proprio a dimostrare che se negli anni '70 il settore fosse stato protetto ancora si potrebbe parlare di industria motociclistica inglese.
Ultima modifica di Grifo; 27-10-11 alle 23:52
Io sono al bando da circoli, logge e sagrestie.
Ma col mio carattere e i miei gusti me ne consolo facilmente.
grifo: poichè noi appassionati di motociclismo formiamo una tribù a parte cerchiamo di non polemizzare inutilmente tra noi. io non ne ho la minima intenzione.
forse mi sono espresso male nel mio post precedente ma se la realtà italiana è oggi seconda nel mondo dopo quella giapponese ciò non dipende da scelte politiche protezionistiche ma da scelte imprenditoriali mirate.
prendi la ducati, per esempio. all'inizio degli anni ottanta era sull'orlo della chiusura prima che entrasse nell'orbita dei fratelli castiglione, oggi è la ferrari a due ruote ed ogni motociclista nipponico darebbe un braccio per averne una.
prendi la harley dadvison, in teoria un progetto preistorico ma nella pratica un pezzo di metallo da trattare con cura maniacale e da esporre in salotto.
oppure la BMW, un progetto che risale agli anni venti ma che è riuscito ad evolversi con cura maniacale, oppure la bimota (ho avuto occasione di guidare nei primi anni ottanta la KB2, roba da orgasmo) un vero abito di alta sartoria.
sono fermamente convinto che il protezionismo ad oltranza freni lo stimolo alla competizione, è vero che la politica deve proteggere le aziende, ma la migliore protezione è lo stimolo e l'incentivo a migliorarsi, non il taliare le gambe alla concorrenza. altrimenti sarebbe come una squadra di calcio che conta sui favori dell'arbitro e non sulla qualità dei suoi giocatori e del suo allenatore.
non so se sono riuscito ad essere abbastanza chiaro.
Tornando al tema del thread, quale incentivo può dare alle imprese una maggiore libertà di licenziare con motivazioni di solo carattere economico?. Le aziende che sono al limte , in questa situazione prendono la palla balzo, licenziano tutti e delocalizzano.. oppure la fan ancora più sporca e assumono direttamente a casa nostra, importandone di nuovi, cinesi ed indiani pagandoli un decimo degli italiani. Insomma,si devono aiutare le imprese a far impresa in Italia, non a favorirne la chiusura. A me sembra che questo sia un governo di pazzi irresponsabili, poi io lo ripeto, la cosa mi riguarda poco perchè sono sulla cinquantina e per me il futuro è nella serena vecchia e pensione ma voglio vedere di persona i giovani leghisti e del pdl giustificare il colpo di grazia all'economia italiana e una stangata al loro futuro.
Ultima modifica di Tigher; 28-10-11 alle 00:17
6 proprio un bugiardo senza ritegno
visto che siamo tra motociclisti
negli anni 80, la HARLEY-DAVIDSON stava fallendo e portando i libri in tribunale a causa della devastante concorrenza giapponese
(in quegli anni gli operai giapponesi aevevano salari ancora bassi,
quando anche i loro salari si sono alzati si sono quietati
allora forse la vera forza dei Jap era nel prezzo , + che nella tanto decantata tecnologia, ..che spesso è battuta da azienducole come Ducati e Aprilia)
ci si è provata a salvarla in tutti i modi, alla fine l'unica è stata mettere DAZI DOGANALI contro le moto japponesi al 48%
e sai quale fu il presidente americano a mettere quei dazi?...R. REGAN
alla faccia dei liberisti.
se gli americani avessere fatto come dici tu , a questora , HD avrebbe fatto la stessa fine di Norton BSE e tante altre...pezzi da archeologia industriali.
Ultima modifica di EURIDICE; 28-10-11 alle 00:51
conosci le quote percentuarie di importazione delle harley in giappone, germania e gran bretagna?
conosci gli accordi tecnologici con il centro studi della porsche (per l'esattezza lo stesso che progettò il motore V6 TAG tre volte mondiale di F.1 con lauda e prost)?
conosci i prezzi di una harley ed i tempi di attesa per acquistarne una?
conosci la tecnologia motociclistica giapponese?
la prima moto turbo era una honda.
era una honda anche la prima moto con pistoni ovali.
era una kawasaki invece la prima moto con motore a doppio albero.
una yamaha invece la prima con testata a cinque valvole.
sempre una yamaha la prima moto, la morpho, a geometria variabile.
conosci i volumi di produzione delle quattro sorelle giapponesi?
un prodotto si vende quando c'è gente disposta ad acquistarlo, non eliminando forzatamente la concorrenza.
il tuo pensiero è tipicamente leghista, proprio perchè temete il confronto con gli extracomunitari preferite che qualcuno ve lo eviti impedendo loro di confrontarsi con voi. questa è paura. chi ha paura ha mezza sconfitta in tasca. per l'altra mezza il resto del mondo sta provvedendo.
Non ti preoccupare .. fra poco se va avanti cosi' di industrie in Italia non ce ne saranno piu' .. peccato che poi quelli che hanno delocalizzato dovranno vendere i loro prodotti ai cinesi (dato che qui a parte pochi furbi saremo alla sussistenza) e verranno pagati a ciotole di riso... :sofico: spero per loro che il riso sia quotato tanto in quel momento
Esatto e infatti si vede come sta andando Istat, vendite al dettaglio in calo dello 0,3% - Lettera43