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Discussione: Magistratura mafiosa

  1. #1
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    Predefinito Magistratura mafiosa

    Morte Borsellino, scarcerati sei ergastolani

    Condannati e liberi. Catania, niente revisione per il processo
    La versione di Scarantino, pilastro della sentenza, risulta ora "inattendibile". La sospensione della pena riguarda Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino e Gaetano Murana


    Palermo, 27 ottobre 2011 - Lasceranno il carcere sei degli otto condannati all’ergastolo per la strage di via D’Amelio a cui è stata sospesa l’esecuzione della pena dai giudici di Catania. La procura generale di Caltanissetta sta verificando le posizioni di Gaetano Scotto e Vincenzo Scarantino che devono espiare pene definitive avute in altri processi.

    La Corte di Appello di Catania ha ritenuto inammissibile “per motivi tecnici e allo stato degli atti” la revisione del processo per la strage di via D’Amelio, in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. La revisione era stata richiesta dal procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, anche sulla base delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza. La Corte di Appello di Catania ha tuttavia disposto la sospensione della pena e l’immediata scarcerazione, se non detenuti per altra causa, degli otto imputati che furono condannati nel processo celebrato a Caltanissetta. Tra loro, il pentito Vincenzo Scarantino, le cui rivelazioni sono state contraddette da Spatuzza.

    La sospensione della pena disposta dalla Corte d’Appello di Catania su richiesta del procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, riguarda Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, e Gaetano Murana, condannati all’ergastolo, nonchè Vincenzo Scarantino, condannato a 20 anni di carcere. La versione di quest’ultimo, su cui si basava quella dura sentenza, è stata ritenuta inattendibile. Per i detenuti che hanno già espiato la pena Giuseppe Orofino, Salvatore Tomaselli e Salvatore Candura, è stata chiesta solo la revisione. Per la revisione, comunque, secondo i giudici etnei, bisognerà attendere una nuova sentenza e un nuovo verdetto di colpevolezza nei confronti di altri soggetti. Il pool di Caltanissetta, intanto, su input di Spatuzza e sulla base delle risultanze piu’ recenti, procede anche nei confronti di tre alti funzionari di polizia accusati di calunnia aggravata.

    Morte Borsellino, scarcerati sei ergastolani - Quotidiano Net
    Ultima modifica di Eridano; 28-10-11 alle 17:34
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #2
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    non si pente mai nessun magistrato ?

  3. #3
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    Citazione Originariamente Scritto da dime can Visualizza Messaggio
    non si pente mai nessun magistrato ?
    Pensi che chi diventa magistrato o avvocato abbia freni inibitori di natura morale?
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    ne conosco uno delle mie parti : è matto da legare.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    Se sono innocenti è più che giusto che siano scarcerati con le scuse.

    Se invece sono colpevoli significa che hanno operato agli ordini della Mafia.
    Pertanto nel loro operare militaresco hanno eseguito ordini della Mafia che è alleata dal 1945 con i governi romani.

    Pertanto è assurdo che due stati confederati come la Mafia e roma mettano in galera gli operatori militari della controparte.
    O si taglia o il caos

  6. #6
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    Ingroia va dal Pdci «Io, pm partigiano» Il Pdl: uno scandalo

    Ho rispetto perché non si era mai visto un giudice comunista che venisse fuori con tanta chiarezza Il ministro Gianfranco Rotondi «Imparziale? No, difendo la Costituzione»


    Ingroia va dal Pdci «Io, pm partigiano» Il Pdl: uno scandalo




    ROMA - «Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni ma io confesso che non mi sento del tutto imparziale. Anzi, mi sento partigiano, sono un partigiano della Costituzione». Antonio Ingroia, aggiunto della Procura antimafia di Palermo, allievo di Paolo Borsellino e fedelissimo di Giancarlo Caselli, parla al sesto congresso del partito dei comunisti italiani. È il magistrato che ha condotto alcune delle inchieste più difficili sulla mafia, da quella che ha riguardato il senatore pdl Marcello Dell' Utri a quella sull' ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, fino alle grandi stragi e alla trattativa fra Stato e Cosa nostra. La platea del congresso di Rimini si alza, gli regala una standing ovation. E lui spiega il motivo della sua presenza qui, mezz' ora di intervento per parlare di mafia e legalità nella giornata conclusiva di un incontro politico, di partito, sotto lo slogan «La rivoluzione da ottobre». Partigiano Ingroia lo è davvero, socio onorario dell' Anpi che lo ha premiato ad aprile di quest' anno. Ma la resistenza di cui parla è un' altra. «Fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgerla - dice il magistrato - so da che parte stare». E ancora: «Ho accettato l' invito di Oliviero Diliberto pur prevedendo le polemiche che potrebbero investirmi per il solo fatto di essere qui. Ma io ho giurato sulla Costituzione democratica e sempre la difenderò». In effetti le polemiche arrivano subito, tutte targate Pdl. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto usa il sarcasmo: «Ringraziamo il dottor Ingroia per la sua chiarezza. Sappiamo che le vicende più delicate per i rapporti fra mafia e politica sono nelle mani di pm contrassegnati dalla massima imparzialità». Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri dice di voler portare il «comizio e questo scandalo in Parlamento». Il ministro della Giustizia, ed ex magistrato, Francesco Nitto Palma preferisce il no comment, il falco Giorgio Stracquadanio invoca l' intervento del Csm mentre la colomba Gianfranco Rotondi dice, ironicamente, di avere rispetto perché «non si era mai visto un giudice comunista che venisse fuori con tanta chiarezza». Ma è Jole Santelli, ex sottosegretario alla Giustizia, a dar voce a quello che nella maggioranza pensano in molti: «Credo che Ingroia stia preparando il suo ingresso in politica. È ovviamente possibile che tale previsione si riveli errata ma altrettanto probabile che, come altri suoi colleghi, sia nel momento di passaggio in cui la toga serve per acquisire notorietà per la carriera politica». Dottor Ingroia, allora stanno così le cose, è vero che lei vuole scendere in politica? «Non ci sono i presupposti - risponde il procuratore durante il viaggio di rientro da Rimini - in questo momento non ci sono elezioni e quindi siamo di fronte al solito pretesto per fare il tiro al bersaglio sul magistrato di turno». Ma questo vuol dire che, se ci fossero elezioni, lei si candiderebbe? «Non ho detto questo ma ricordo che, in base alla legge, il magistrato ha diritto sia all' elettorato attivo che a quello passivo». Più di uno spiraglio lasciato aperto, insomma. Quest' estate il nome di Ingroia era circolato per una possibile candidatura a sindaco di Palermo. Non se ne farà nulla, ed è lui stesso a spiegare il perché: «È inopportuno che un magistrato si candidi nella stessa città dove è stato in servizio». E non è inopportuno che un magistrato partecipi ad un congresso di partito? «Non vedo dove sia lo scandalo, per altro ero stato già invitato in passato da Di Pietro e da Claudio Fava. Semmai il tema è perché alcuni partiti invitano i magistrati a parlare di giustizia e di mafia mentre altri no. Evidentemente alcuni partiti non hanno a cuore questi temi». Diliberto, appena confermato segretario del Pdci, lo difende rinviando al mittente le accuse: «Ringrazio Ingroia per il suo coraggio. Era ben conscio che la sua partecipazione ad un libero congresso qual era il nostro, ancorché sacrosanta, avrebbe suscitato le schiumanti reazioni di chi odia i liberi congressi». Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA **** Chi è Le inchieste Antonio Ingroia oltre a essere allievo di Paolo Borsellino è stato sin dal 1992 uno dei pubblici ministeri di punta del procuratore Giancarlo Caselli. Ha condotto numerose inchieste sulla mafia, da quella che ha riguardato il senatore pdl Marcello Dell' Utri a quella sull' ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, fino alle stragi e alla trattativa fra Stato e Cosa nostra, oppure quella sul mistero della morte del bandito Salvatore Giuliano. I libri Il pm, palermitano di nascita, è autore di libri («Nel labirinto degli dei» e «C' era una volta l' intercettazione») e collabora con diverse riviste nazionali come MicroMega . Spesso è intervenuto su questioni che riguardano la riforma della giustizia e più volte è entrato in polemica con esponenti del centrodestra Il premio Antonio Ingroia è anche socio onorario dell' Associazione nazionale partigiani italiani che lo scorso aprile, a Osimo, gli ha consegnato il premio «Fabrizi»

    Salvia Lorenzo



    UN ENNESIMO figlio del sole che lancia le solite provocazioni, sapendo di fare scalpore e di rimanere impunito.

    Questa è l'itaglia.

  7. #7
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    Citazione Originariamente Scritto da psico Visualizza Messaggio
    Ingroia va dal Pdci «Io, pm partigiano» Il Pdl: uno scandalo

    Ho rispetto perché non si era mai visto un giudice comunista che venisse fuori con tanta chiarezza Il ministro Gianfranco Rotondi «Imparziale? No, difendo la Costituzione»


    Ingroia va dal Pdci «Io, pm partigiano» Il Pdl: uno scandalo




    ROMA - «Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni ma io confesso che non mi sento del tutto imparziale. Anzi, mi sento partigiano, sono un partigiano della Costituzione». Antonio Ingroia, aggiunto della Procura antimafia di Palermo, allievo di Paolo Borsellino e fedelissimo di Giancarlo Caselli, parla al sesto congresso del partito dei comunisti italiani. È il magistrato che ha condotto alcune delle inchieste più difficili sulla mafia, da quella che ha riguardato il senatore pdl Marcello Dell' Utri a quella sull' ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, fino alle grandi stragi e alla trattativa fra Stato e Cosa nostra. La platea del congresso di Rimini si alza, gli regala una standing ovation. E lui spiega il motivo della sua presenza qui, mezz' ora di intervento per parlare di mafia e legalità nella giornata conclusiva di un incontro politico, di partito, sotto lo slogan «La rivoluzione da ottobre». Partigiano Ingroia lo è davvero, socio onorario dell' Anpi che lo ha premiato ad aprile di quest' anno. Ma la resistenza di cui parla è un' altra. «Fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgerla - dice il magistrato - so da che parte stare». E ancora: «Ho accettato l' invito di Oliviero Diliberto pur prevedendo le polemiche che potrebbero investirmi per il solo fatto di essere qui. Ma io ho giurato sulla Costituzione democratica e sempre la difenderò». In effetti le polemiche arrivano subito, tutte targate Pdl. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto usa il sarcasmo: «Ringraziamo il dottor Ingroia per la sua chiarezza. Sappiamo che le vicende più delicate per i rapporti fra mafia e politica sono nelle mani di pm contrassegnati dalla massima imparzialità». Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri dice di voler portare il «comizio e questo scandalo in Parlamento». Il ministro della Giustizia, ed ex magistrato, Francesco Nitto Palma preferisce il no comment, il falco Giorgio Stracquadanio invoca l' intervento del Csm mentre la colomba Gianfranco Rotondi dice, ironicamente, di avere rispetto perché «non si era mai visto un giudice comunista che venisse fuori con tanta chiarezza». Ma è Jole Santelli, ex sottosegretario alla Giustizia, a dar voce a quello che nella maggioranza pensano in molti: «Credo che Ingroia stia preparando il suo ingresso in politica. È ovviamente possibile che tale previsione si riveli errata ma altrettanto probabile che, come altri suoi colleghi, sia nel momento di passaggio in cui la toga serve per acquisire notorietà per la carriera politica». Dottor Ingroia, allora stanno così le cose, è vero che lei vuole scendere in politica? «Non ci sono i presupposti - risponde il procuratore durante il viaggio di rientro da Rimini - in questo momento non ci sono elezioni e quindi siamo di fronte al solito pretesto per fare il tiro al bersaglio sul magistrato di turno». Ma questo vuol dire che, se ci fossero elezioni, lei si candiderebbe? «Non ho detto questo ma ricordo che, in base alla legge, il magistrato ha diritto sia all' elettorato attivo che a quello passivo». Più di uno spiraglio lasciato aperto, insomma. Quest' estate il nome di Ingroia era circolato per una possibile candidatura a sindaco di Palermo. Non se ne farà nulla, ed è lui stesso a spiegare il perché: «È inopportuno che un magistrato si candidi nella stessa città dove è stato in servizio». E non è inopportuno che un magistrato partecipi ad un congresso di partito? «Non vedo dove sia lo scandalo, per altro ero stato già invitato in passato da Di Pietro e da Claudio Fava. Semmai il tema è perché alcuni partiti invitano i magistrati a parlare di giustizia e di mafia mentre altri no. Evidentemente alcuni partiti non hanno a cuore questi temi». Diliberto, appena confermato segretario del Pdci, lo difende rinviando al mittente le accuse: «Ringrazio Ingroia per il suo coraggio. Era ben conscio che la sua partecipazione ad un libero congresso qual era il nostro, ancorché sacrosanta, avrebbe suscitato le schiumanti reazioni di chi odia i liberi congressi». Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA **** Chi è Le inchieste Antonio Ingroia oltre a essere allievo di Paolo Borsellino è stato sin dal 1992 uno dei pubblici ministeri di punta del procuratore Giancarlo Caselli. Ha condotto numerose inchieste sulla mafia, da quella che ha riguardato il senatore pdl Marcello Dell' Utri a quella sull' ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, fino alle stragi e alla trattativa fra Stato e Cosa nostra, oppure quella sul mistero della morte del bandito Salvatore Giuliano. I libri Il pm, palermitano di nascita, è autore di libri («Nel labirinto degli dei» e «C' era una volta l' intercettazione») e collabora con diverse riviste nazionali come MicroMega . Spesso è intervenuto su questioni che riguardano la riforma della giustizia e più volte è entrato in polemica con esponenti del centrodestra Il premio Antonio Ingroia è anche socio onorario dell' Associazione nazionale partigiani italiani che lo scorso aprile, a Osimo, gli ha consegnato il premio «Fabrizi»

    Salvia Lorenzo



    UN ENNESIMO figlio del sole che lancia le solite provocazioni, sapendo di fare scalpore e di rimanere impunito.

    Questa è l'itaglia.
    Appartiene a due parrocchie potenti , sa che nessuno, compresa la destra , lo tocca !
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da psico Visualizza Messaggio
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    Ho rispetto perché non si era mai visto un giudice comunista che venisse fuori con tanta chiarezza Il ministro Gianfranco Rotondi «Imparziale? No, difendo la Costituzione»


    Ingroia va dal Pdci «Io, pm partigiano» Il Pdl: uno scandalo




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Partigiano Ingroia lo è davvero, socio onorario dell' Anpi che lo ha premiato ad aprile di quest' anno. Ma la resistenza di cui parla è un' altra. «Fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgerla - dice il magistrato - so da che parte stare». E ancora: «Ho accettato l' invito di Oliviero Diliberto pur prevedendo le polemiche che potrebbero investirmi per il solo fatto di essere qui. Ma io ho giurato sulla Costituzione democratica e sempre la difenderò». In effetti le polemiche arrivano subito, tutte targate Pdl. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto usa il sarcasmo: «Ringraziamo il dottor Ingroia per la sua chiarezza. Sappiamo che le vicende più delicate per i rapporti fra mafia e politica sono nelle mani di pm contrassegnati dalla massima imparzialità». Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri dice di voler portare il «comizio e questo scandalo in Parlamento». Il ministro della Giustizia, ed ex magistrato, Francesco Nitto Palma preferisce il no comment, il falco Giorgio Stracquadanio invoca l' intervento del Csm mentre la colomba Gianfranco Rotondi dice, ironicamente, di avere rispetto perché «non si era mai visto un giudice comunista che venisse fuori con tanta chiarezza». Ma è Jole Santelli, ex sottosegretario alla Giustizia, a dar voce a quello che nella maggioranza pensano in molti: «Credo che Ingroia stia preparando il suo ingresso in politica. È ovviamente possibile che tale previsione si riveli errata ma altrettanto probabile che, come altri suoi colleghi, sia nel momento di passaggio in cui la toga serve per acquisire notorietà per la carriera politica». Dottor Ingroia, allora stanno così le cose, è vero che lei vuole scendere in politica? «Non ci sono i presupposti - risponde il procuratore durante il viaggio di rientro da Rimini - in questo momento non ci sono elezioni e quindi siamo di fronte al solito pretesto per fare il tiro al bersaglio sul magistrato di turno». Ma questo vuol dire che, se ci fossero elezioni, lei si candiderebbe? «Non ho detto questo ma ricordo che, in base alla legge, il magistrato ha diritto sia all' elettorato attivo che a quello passivo». Più di uno spiraglio lasciato aperto, insomma. Quest' estate il nome di Ingroia era circolato per una possibile candidatura a sindaco di Palermo. Non se ne farà nulla, ed è lui stesso a spiegare il perché: «È inopportuno che un magistrato si candidi nella stessa città dove è stato in servizio». E non è inopportuno che un magistrato partecipi ad un congresso di partito? «Non vedo dove sia lo scandalo, per altro ero stato già invitato in passato da Di Pietro e da Claudio Fava. Semmai il tema è perché alcuni partiti invitano i magistrati a parlare di giustizia e di mafia mentre altri no. Evidentemente alcuni partiti non hanno a cuore questi temi». Diliberto, appena confermato segretario del Pdci, lo difende rinviando al mittente le accuse: «Ringrazio Ingroia per il suo coraggio. Era ben conscio che la sua partecipazione ad un libero congresso qual era il nostro, ancorché sacrosanta, avrebbe suscitato le schiumanti reazioni di chi odia i liberi congressi». Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA **** Chi è Le inchieste Antonio Ingroia oltre a essere allievo di Paolo Borsellino è stato sin dal 1992 uno dei pubblici ministeri di punta del procuratore Giancarlo Caselli. Ha condotto numerose inchieste sulla mafia, da quella che ha riguardato il senatore pdl Marcello Dell' Utri a quella sull' ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, fino alle stragi e alla trattativa fra Stato e Cosa nostra, oppure quella sul mistero della morte del bandito Salvatore Giuliano. I libri Il pm, palermitano di nascita, è autore di libri («Nel labirinto degli dei» e «C' era una volta l' intercettazione») e collabora con diverse riviste nazionali come MicroMega . Spesso è intervenuto su questioni che riguardano la riforma della giustizia e più volte è entrato in polemica con esponenti del centrodestra Il premio Antonio Ingroia è anche socio onorario dell' Associazione nazionale partigiani italiani che lo scorso aprile, a Osimo, gli ha consegnato il premio «Fabrizi»

    Salvia Lorenzo



    UN ENNESIMO figlio del sole che lancia le solite provocazioni, sapendo di fare scalpore e di rimanere impunito.

    Questa è l'itaglia.
    Partigiano vuol dire di parte.

    Ovviamente i comunisti ritengono giusta la loro parte e, pertanto, considerando la costituzione italiana cosa loro, possono fare il loro porco comodo, come sempre. Con rispetto parlando per i suini.

    Moralmente inferiori.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  9. #9
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    Partigiano vuol dire di parte.

    Ovviamente i comunisti ritengono giusta la loro parte e, pertanto, considerando la costituzione italiana cosa loro, possono fare il loro porco comodo, come sempre. Con rispetto parlando per i suini.

    Moralmente inferiori.
    in cosa si concretizza la superiorità morale dei leghisti?
    nell'uso gratuito e smodato della scurrilità?
    nella violenza verbale e fisica promulgata?
    nei gesti osceni?
    nelle aggressioni agli extracomunitari?
    nell'approvazione di personaggi come mladic e breivik?
    nella riscrittura della storia a proprio piacimento?
    nell'allontanamento forzato di borghezio dall'aula dell'europarlamento per gestualità oscena?
    oppure in qualcos'altro ancora che non conosco?

  10. #10
    Blut und Boden
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    Predefinito Rif: Magistratura mafiosa

    Citazione Originariamente Scritto da FIUME.SAND.CREEK Visualizza Messaggio
    in cosa si concretizza la superiorità morale dei leghisti?
    nell'uso gratuito e smodato della scurrilità?
    nella violenza verbale e fisica promulgata?
    nei gesti osceni?
    nelle aggressioni agli extracomunitari?
    nell'approvazione di personaggi come mladic e breivik?
    nella riscrittura della storia a proprio piacimento?
    nell'allontanamento forzato di borghezio dall'aula dell'europarlamento per gestualità oscena?
    oppure in qualcos'altro ancora che non conosco?
    Quella dei comunisti si concretizza nello sventolare la costituzione davanti a un ministro non gradito e dichiarare all'assemblea di un partito di non essere imparziale. E di fare la morale agli altri 25 ore al giorno.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 

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