Ho letto su
L'Eco di Bergamo di una paurosa fila di 400 persone fuori dal negozio in un noto centro commerciale della zona per acquistare l'ultimo modello di iPhone [so che andrete a cercare su internet ma non posso essere accusato di fare pubblicità occulta se siete degli imbecilli].
I nichilisti in questione hanno atteso anche per 18 ore e sono arrivati fin da Verona per assicurarsi i primi posti ed entrare nel negozio così da evitare l'esaurimento dei pezzi in vendita.
Il ragazzo che è entrato per primo in assoluto, un ventunenne veronese, non ha esitato a confessare il proprio nichilismo raccontando di aver appositamente lavorato in estate per accantonare la cifra necessaria all'acquisto (poco meno di 800 €) e anche di bypassare il problema della crisi poiché, essendo questo materiale la sua passione (!) è disposto piuttosto a rinunciare ad altro (ma a cosa? A mangiare? Ai preservativi?).
Subito dietro di lui, sul podio del Nulla totalizzante, altri due scaligeri che a questo punto, se non fosse per la propria specificità biologica, potrebbero essere considerati un tutt'uno [in]esistenziale col primo arrivato e la cui somma algebrica sarebbe comunque zero.
Mi chiedo cosa possa muovere un individuo a un simile comportamento, a una tale mancanza di cuore e razionalità allo stesso tempo.
Mi chiedo come possa l'interesse per un apparecchio tecnologico condurre alla perdita di tempo ed energia altrimenti spendibili.
Mi chiedo come si possa sviluppare una “passione” per questa materia tale da oscurare l'interesse per qualcosa di realmente formativo non dell'
individuo ma della
persona (altra categoria filosofica messa sotto attacco a partire dall'Illuminismo).
E la risposta è la più spaventevole, perché, annullato ogni reale fattore di coesione ed appartenenza spirituale, sociale, familiare, ciò che viene ricercato da questi nullificati è l'unico elemento che è in grado di dar loro l'illusione di essere ancora coesi con qualcosa di superiore: il Nulla stesso che è ovunque, si propone come eterna fine della Storia ed è quindi infinito.
Mi chiedo allora, quando un individuo cerca la coesione col Nulla, quando il suo nichilismo non è più un onere subito dolorosamente ma una ricerca volontaria e suicida, se la sua esistenza è già ridotta a uno zero alla ricerca di uno Zero totale ebbene, questo individuo merita ancora di vivere?
Arcadianet