di Virginia Saba
La parola della settimana è prevedibilità. Era prevedibile, ad esempio, che presto il Cagliari sarebbe tornato al suo posto (che non è il primo, secondo, terzo, quarto e forse neanche quinto o sesto). Era prevedibile un po’ per consapevolezza, un po’ per motivi ben sperimentati negli anni passati: c’è la squadra che parte a mille e fa la parte della sorpresa, poi si ridimensiona. Prevedibile quindi che gli incantesimi abbiano un inizio e una fine. Prevedibile anche che la Lazio fosse nettamente più forte del Cagliari. Che si dica che non ha fatto niente per meritare la vittoria fa sorridere. È come paragonare un genietto a cui basta una lettura al secchione della classe che sta sui libri 10 ore al giorno. Prevedibile poi, che se va male il primo a pagarne le spese sia l’allenatore. Perché questa voce gironzola da ieri. Parte del pubblico rossoblù ha preso le sembianze del giustiziere, ben abituati a tagliar teste senza se e senza ma: il Cagliari ha perso due gare in nove partite? Il Cagliari non segna più? Via Ficcadenti. E tutto il bello va a finire fuori, come tutti i palloni sprecati, che non sono tanti ma erano interessanti. Prevedibile è una parola che sta bene al Cagliari perché in fondo lo è. Lo è quando e se fa partire ogni azione d’attacco da sinistra. Lo è perché basta bloccare i due fulcri del gioco (Conti e Cossu) per dimezzare la valenza del giocattolo. Alla fine tutto ha funzionato sempre allo stesso modo, cambi compresi.
Effetto Nainggolan
L’unico forse ad essere stato qualche volta imprevedibile è Nainggolan. Per il resto c’è il cross dalla sinistra che fatto da Cossu e Agostini non è affatto male. Solo che poi ci sonospesso difensori e i centrocampisti e ti chiedi dove siano gli altri due attaccanti. Prevedibile che Nenè si stufi di andare a prendere palla e fare sponda. Vuole fare gol e a questo tipo di gioco è insofferente. Se ha corso come un matto anche contro la Lazio e si è impegnato al massimo, anche stavolta ha finito la gara dichiarando che «abbiamo cambiato il gioco davanti» con annessa insofferenza manifestata nei limiti. Prevedibile anche, ma col senno di poi forse non vale, la storia di El Kabir. La sua non continuità era stata preannunciata in estate da un articolo di Repubblica (15 agosto) che lo definiva poco affidabile. In effetti caratterialmente non ha fatto quasi nulla di così strano e se si fa male continuamente alle fasce muscolari non è affatto colpa sua. Prevedibile o no di certo avrebbe dato una grande mano al Cagliari.
I limiti dei nuovi
Prevedibile anche che tutti i nuovi acquisti avessero dei limiti. Thiago Ribeiro che nelle prime giornate sembrava nato nel campionato italiano si è un po’ perso. Fuori posizione non tira neanche più e non si capisce il perché. O forse sì, in quella fascia destra accadono poche cose e quindi Ribeiro è vittima del nulla. Ibarbo è prevedibile nel cambio: entra sempre ma si è spento un po’ in sintona col resto della squadra. Che avesse qualche limite era evidente, ma era (è) il più entusiasmante di tutti. Prevedibili Ekdal e Sampaio: panchina. A meno che come l’ultima volta con la Lazio non ci sia bisogno di un sostituto e allora ecco che un giocatore non può di punto in bianco trascinare 10 giocatori un po’ assuefatti dal gioco e inadatti alla classifica pur conquistata con merito. Basterebbe allora forse un po’ di imprevedibilità per ridare colore a questa squadra. Che non è il Milan ma sa come vivere di entusiasmo.