Originariamente Scritto da
dedelind
SUL “PROTEZIONISMO”
DI MAURIZIO BLONDET
Rischio Calcolato
2.11.2011
Molti lettori paiono credere che il protezionismo è un “dogma” contrapposto al liberismo. In realtà, solo il liberismo (nella forma dottrinaria in cui è stato imposto al mondo) è un insieme dogmatico-ideologico, risalente alle idee di Adam Smith. Il protezionismo invece non è altro che uno – fra tanti – strumenti che un’economia realistica tiene a propria disposizione per sviluppare in un dato paese un settore industriale che, allo stato iniziale, non potrebbe resistere alla competizione di industrie estere che operano da prima in quel settore.
Ma per qual motivo – diranno i liberisti – creare delle industrie nazionali che hanno bisogno di protezione, quando sul mercato mondiale si possono comprare quei prodotti industriali da paesi che li sanno già fare, e con più efficienza?
E’ la domanda che poneva già Adam Smith ai coloni americani dell’impero britannico: perchè volete costruire locomotive, quando l’Inghilterra già le fabbrica, migliori e a miglior prezzo? Sarebbe uno spreco di capitale. Vendete il vostro cotone e il vostro tabacco, merci in cui avete il vantaggio competitivo, e col ricavato comprate le locomotive inglesi, perchè in questo settore il Regno Unito ha il “vantaggio competitivo”. E’ il mercato, bellezza.
Se le colonie americane avessero obbedito ad Adam Smith, gli Stati Uniti sarebbero ancora un grande paese agricolo (e più simpatico, d’accordo).
1) Una più approfondita disamina delle teorie di List è in Maurizio Blondet, “Schiavi delle banche”, Effedieffe edizioni, 2005.