Da "IL FOGLIO" di sabato 5 novembre 2011
FONDAMENTALI BUONI, IL RESTO MERDA
Un paese solido ha sfigurato sé stesso, e adesso comincia il pranzo delle élite. Buon appetito.
Giusto ieri un banchiere mi raccontava per filo e per segno come hanno fatto francesi e tedeschi a trasferire sul groppone del sistema bancario italiano il peso, insostenibile per le loro banche, del debito greco insolvente. Il G20 ha seguito.
Con quella specie di amministrazione controllata che non ferisce l`orgoglio, peraltro scarseggiante, ma dà una indicazione che il paese si appresta a seguire con una probabile mascherata, malgrado un capo dello Stato indisponibile alle manovre di Palazzo troppo spinte.
Giochi di alta finanza, un gioco da ragazzi.
Siamo un paese solidissimo, ma ci siamo privati di un dettaglio: la guida politica.
Berlusconi è in carica, ma è l`ombra di sé stesso. Nei suoi occhi e nel suo sorriso immortale si legge ormai la malinconia del capro espiatorio. Sono arrivati a dimostrare per tabulas che non controlla nemmeno il ministero dell`Economia, che non può decidere in proprio, che non può rilanciare contro il direttorio chiedendo una Banca centrale in grado di difendere l`Unione e la sua moneta, che deve presentarsi a mani vuote o con un accordo parlamentare presunto da monitorare a quattro mani, Commissione di Bruxelles e Fondo Monetario Internazionale.
Così tra le borse che sprofondano, gli interessi sui titoli italiani vanno verso il cielo stellato della grande menzogna che luccica: siamo un`economia solida, un paese perfettamente in grado di controllare il suo ingente debito pubblico e di pagarlo, non c`entriamo nulla con la Grecia, che come ha scritto Umberto Silva ha il sud ma non il nord, non ha l'evasione fiscale perché non ha le tasse, non ha la pensione e la riforma perché lavora a casaccio e in nero, pecore e yoghurt e molto aglio e un`infinita catena di impieghi pubblici, eppure quello spettro è stato introdotto a forza, peccato di gola e di cultura, nello schema apparentemente furbo dell`Europa del burro e del salame.
Siamo un poco greci.
Ci siamo sfigurati da soli.
La risorsa populistica e di mandato, bipolare e maggioritaria, per sua natura decisionista, è stata dilapidata nell`assalto delle procure e dei media impazziti, l'ltalia reale è stata trasferita, con un Bossi malato e un Berlusconi avvilito e immalinconito nelle sue uniche competenze, il carattere, la solarità, la volontà, nel pianeta delle scimmie della televisione, del talk show permanente, della mobilitazione di piazza senza programma, sulla strada di soluzioni senza idee.
Con un`Italia normalizzata, alla quale arriveranno le briciole impettite tecniche di tutta questa merda, i tedeshi potranno riprendere a fare shopping in giro per il mondo e i francesi cureranno con i resti dei cugini la loro disoccupazione e il loro deficit, più alti del nostro, per non parlare, come dicevamo all`inizio, del risanamento finanziario e bancario a spese del patrimonio immobiliare degli italiani.
Veleggiamo verso la patrimoniale, verso una qualche forma di proporzionale, le mani sulla patria è la sceneggiatura di un nuovo film fin troppo neorealista.
Questo è quello che probabilmente ci tocca. Altro che.
Capacità di reazione della classe dirigente, parola forte, raccolta intorno al presidente del Consiglio: all`oggi è pari a zero.
Gli ambasciatori lo spingono a non litigare con nessuno, a non fare alcunché, l`azienda gli chiede di resistere un giorno, una settimana, un mese, un anno, e una folta pletora di successori presunti si affolla intorno al capo perché faccia largo, faccia strada, si butti di sotto.
A noi le élite non dispiacciono, siamo un giornalino di establishment che non ha mai rinunciato a dire quanto sia importante, in ogni campo, dalla politica alla cultura alla religione, coltivare la libertà di pensare e di agire diversamente.
Le élite senza popolo ci fanno sorridere. E anche un po` piangere.
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