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  1. #1
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    Exclamation Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    In tv le prove tecniche per il dopo Cavaliere




    di Giuliano Ferrara





    Il linguaggio unico di Santoro ha reso la televisione un bestiario della decadenza. Ha sfigurato un intero Paese e la grande riforma incarnata da Berlusconi


    Viviamo nel pianeta delle scimmie. La televisione è il serraglio, il bestiario della nostra decadenza. Con una televisione fatta così c’è poco da arzigogolare e da puntare su qualsiasi futuro.

    Giovedì scorso il popolare conduttore unico delle coscienze, che ha costruito con il solito mirabile successo di pubblico e lustrini una rete antagonista e competitiva con enfasi e scaltrezza, ha aperto la sua trasmissione dialogando con Biagi e Montanelli, che secondo lui erano sintonizzati dall’alto dei cieli, proprio così, poi ha aggiunto che non è un guru e non fa parte del novero dei «guri », proprio così, i «guri». Un illustre storico di establishment ha dialogato con lui fin oltre la mezzanotte. Una ragazzina ha detto che il premier le palpava il sedere.

    I giornali hanno applaudito, anche il signore dell’alto e del basso, il supercritico televisivo che forse si sentiva anche lui spiato da Biagi e Montanelli, e ha pensato per una volta che era meglio stare almeno un poco attenti.

    Sulla tv alternativa andava in onda uno spettacolo condotto da un figlioccio del conduttore unico.

    Al centro il banchiere amico di Prodi e De Benedetti, di cui tutti pensavano che fosse soltanto un banchiere pensoso della borsa e dello spread, che difende i pregiudizi della piazza di sinistra e gli hedge fund, ma con una mano sola, come certi acrobati del circo.

    Molti anni fa, senza necessariamente declinare il plurale della parola «guru», senza consentire ai banchieri di fare gli incendiari con i fiammiferi dell’ideologia al servizio del denaro, avevo inventato quel modulo spazzatura, la tv che fa casino e seppellisce il format della famiglia riunita davanti al focolare, per poi andare a letto tranquillizzata, e avevo perfino indossato una toga per far sentire la sferza ironica di accuse mezze impossibili a una classe dirigente del tutto impossibile.

    Era la crisi della Repubblica dei partiti, valeva la pena di raccontarla anche cantando Mozart in un bidone della spazzatura.

    Poi mi sono ravveduto e ho cercato di dare una logica a questo mestiere politico che è il giornalismo. Ma non c’è stato niente da fare. Il virus dilaga, è diventato una malattia cronica, la gente è morettianamente rimbecillita dal linguaggio unico del contropotere televisivo, gestito da una catena di martiri o potenziali martiri, i guri e i loro complici.


    Ragionare, offrire dati contrastanti, esercitare l’ironia politica e civile, discutere il comportamento di magistrati che propalano patacche e pataccari per fare politica con accuse di strage a carico dello Stato, e intanto fanno comizi di vario ordine sotto lo scudo della Costituzione, trattare i problemi dell’economia, dell’impresa del debito senza condiscendenza verso la logica dell’arena, dall’alto di tribune propagandistiche sempre più manipolative e potenti, questo non è più possibile salvo che in qualche nicchia.

    Purtroppo la televisione ridiventa un problema centrale di questo Paese, perché l’unica chiave per non morire democristiani, lobbisti, eurosudditi tristi e incapaci di mostrare la realtà al direttorio franco-tedesco, è battersi perché l’Italia liberalizzata a viva forza dalla follia di Berlusconi, ora che il governo ha perso definitivamente la capacità di decidere e dunque la maggioranza, non si ritrovi una piccola minoranza impaurita dagli applausi e dallo share nelle mani delle élite che questi due idoli non li hanno mai mollati.

    Siamo tutti pupi di un’opera comica in cui la verità è indistinguibile, non la si può nemmeno cercare, e la verità è alla fine l’unica cosa che diverte e incanta la vita, tutto il resto, le interpretazioni e i balli in maschera, si limita a eccitare e ottundere.

    La guerra che ci aspetta è guerra culturale. Spiegare le cose come stanno, far vedere il gioco delle parti senza l’ausilio preternaturale degli idoli morti, agire da vivi in un mondo creaturale di vivi, e di esseri umani evasi dal pianeta delle scimmie, è l’unica risposta che per adesso si intravede alla finale messa in mora del berlusconismo come fenomeno politico.

    Forse per la strada si troveranno alleati inaspettati, qualche resipiscenza, qualche gesto di coraggio, forse no. Ma non è inutile provarci.

    Solo che non si può farlo con lo stesso linguaggio impazzito che ha prodotto lo sfiguramento, lo sfregio, di un Paese, di un mandato politico, di un modello maggioritario e decisionale, insomma della granderiforma incarnata ma non codificata che è stato il lungo regno di Berlusconi.


    ...


    :giagia:
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    Impossibilia nemo tenetur

  2. #2
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    Thumbs down Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    Così la prima Repubblica vuole vendicarsi di Silvio


    Vizzini, Mannino, La Malfa: gli zombie della politica tramano per tornare in sella. Il virus della malapolitica non è stato debellato







    Difficile dire se davvero stia finendo la seconda Repubblica. Di sicuro sta rinascendo la prima. Basta leggere l’elenco dei nomi di coloro che tirano le fila della rivolta contro Berlusconi:

    il primo membro del governo a prendere le distanze contro il governo (incredibile) è Vincenzo Scotti.


    Tipica manovra da Tarzan, nomignolo che si era guadagnato negli anni d’oro della Dc per la sua abilità nel passare fra una corrente e l’altra.


    Dietro le quinte, organizza la rivoluzione restauratrice Paolo Cirino Pomicino, o’ministro andreottiano, noto per aver guidato le finanze italiane negli anni in cui il debito pubblico esplodeva.

    Poi ci sono anche: Giorgio La Malfa, Giuseppe Pisanu, Carlo Vizzini, Calogero Mannino...


    Mancano all’appello Tambroni e Clelio Darida, e poi sarebbe perfetto: come rivivere dentro una puntata di «Correva l’anno».

    Anzi, adesso che ci penso, per scrivere quest’articolo ci vorrebbe come minimo Jader Jacobelli.

    Fateci caso: è come se le evidenti difficoltà del Cavaliere avessero risvegliato di colpo gli appetiti a lungo sopiti dei vecchi arnesi della politica.

    Diciassette anni di rivoluzione berlusconiana, nel bene e nel male, avevano scacciato dalla scena il vecchiume marcito fra scandali e dissesto dello Stato, avevano imposto a tutti aria fresca, rinnovamento e cambiamento, anche se non sempre si può dire che il cambiamento sia stato positivo.

    Epperò adesso, all’improvviso, si riaprono i sepolcri, si scoperchiano le tombe e i volti semi-mummificati degli eroi della prima Repubblica tornano protagonisti, come in una scena del Ritorno degli zombie viventi. Vizi e intrighi, untuosità e manovre spericolate, dichiarazioni fumose e intrallazzi sottobanco: tutti quelli che negli ultimi tempi si sono schifati della politica, avranno di che essere soddisfatti.

    Facciamo un deciso passo avanti: se malapolitica dev’essere, basta con i dilettanti. Finalmente tornano in campo i professionisti.

    Guardate i curriculum dei congiurati:

    Vincenzino Scotti, ministro berlusconiano autore dell’ultimo intervento antiberlusconiano, ha iniziato a far politica nel 1954.

    Avete presente il 1954?

    È l’anno in cui Gino Latilla e Giorgio Consolini vincevano Sanremo con la canzone Tutte le mamme e la Rai-tv iniziava ufficialmente le trasmissioni.


    E Carlo Vizzini?

    Ha respirato plasmon e Psdi fin da quand’era in fasce, s’è trovato il pentapartito infilato persino dentro il pannolino. Suo padre, Casimiro, è stato uno dei fondatori del rinomato partito socialdemocratico italiano, quello che ha regalato al Paese gli indimenticabili Nicolazzi e Cariglia.

    Lui, Carlo, ex enfant prodige, era già sottosegretario alle partecipazioni statali nel quinto governo Andreotti (1976), poi ministro delle poste nell’Andreotti VII e ministro con Craxi, prima di essere travolto da Tangentopoli.

    Si occupava di Affari regionali: le regioni non ne hanno tratto gran vantaggio, gli affari chi lo sa.

    Giorgio La Malfa è un altro figlio d’arte, un trota della prima Repubblica, in pratica. Ha ereditato il Partito repubblicano per discendenza paterna e l’ha allegramente portato alla distruzione, prima di essere ripescato come ministro da Berlusconi nel 2005.

    Ondeggia da sempre fra centrodestra e centrosinistra, come un altro Tarzan, avvinto all’edera, però.

    E vogliamo parlare di Calogero Mannino?

    Già nel 1971 faceva l’assessore alle Finanze della Regione Sicilia, senza che le finanze della Sicilia ne abbiano avuto un evidente beneficio, per altro.

    Il 1971, avete inteso?

    Era l’anno in cui cominciavano le trasmissioni di Capodistria e Luchino Visconti girava Morte a Venezia: Mannino faceva già politica con incarichi di responsabilità, preparandosi a diventare: sottosegretario al Tesoro nel governo Forlani, ministro della Marina Mercantile con Spadolini, ministro dell’Agricoltura con Fanfani, ecc ecc.

    Un curriculum ideale per garantire una svolta nuova alla politica italiana, no?

    Dicono che il Paese abbia bisogno di recuperare credibilità.

    Ecco, perfetto: con Tarzan Scotti, La Malfa, Mannino, Pomicino, Vizzini e C. siamo a posto.

    Portano in dote, nei loro nomi e nelle loro storie, il marchio di credibilità migliore di questo Paese, quella prima Repubblica fatta di Caf e convergenze parallele, debito pubblico e corruzione dilagante, supercasta prepotente e intrighi di palazzo incomprensibili ai più. Che volete ancora per essere credibili?

    Per 17 anni il virus della vecchia politica era stato, bene o male, congelato, ma non era stato sconfitto.

    E infatti, eccoli lì, i mostri sacri della nostra storia, gli zombie Dc, Pri e Psdi, i redivivi degli anni di melma che si rifanno sotto, non appena Berlusconi vacilla, e incalzano con le stesse tecniche di allora, gli stessi metodi, gli stessi contorcimenti lessicali e mentali.


    Proprio come Scotti, l’uomo del giorno: tanti anni fa faceva Tarzan passando da una corrente all’altra e adesso continua a fare Tarzan passando da ministro del governo a ministro contro il suo governo.


    Sembra impossibile, eppure lo fa.


    Manovra, intriga, intrallazza. E resta sempre aggrappato alla liana. Lui vive nella foresta, salta da un albero all’altro e non casca mai.

    Siamo noi che caschiamo male, stavolta.



    ----




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    Impossibilia nemo tenetur

  3. #3
    Giolittiano
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    Predefinito Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    peccato che il pdl abbia resuscitato tutti quelli della prima repubblica

  4. #4
    bronsa querta
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    Predefinito Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    Chi chiama Betel per fargli presente che siamo a 6 3d in meno di 10 ore?
    Vogliamo lasciare che il nazionale diventi lo sfogatoio di salvo gerli?
    C. De Gaulle: "l'Italia non è un paese povero. E' un povero paese".

  5. #5
    In un CD degli 883
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    Predefinito Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    Chiamate la neuro, salvo.gerli sta sbiellando... repapelle:
    Il problema non è il problema. Il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema, comprendi?

    Mangio sempre i bambini bolliti.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Garat Visualizza Messaggio
    Chi chiama Betel per fargli presente che siamo a 6 3d in meno di 10 ore?
    Vogliamo lasciare che il nazionale diventi lo sfogatoio di salvo gerli?
    ...maestra maestra Pierino mi fa le boccacce...


    iango:iango:


    ...NON CREDEVO ARRIVASSI A TANTO...hai bisogno di tanta comprensione...



    KE LIVELL...

    ..."garatisco" io...



    :giagia::giagia:
    Ultima modifica di salvo.gerli; 06-11-11 alle 17:58
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    Impossibilia nemo tenetur

  7. #7
    Bye bye & kisses
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    Predefinito Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da Garat Visualizza Messaggio
    Chi chiama Betel per fargli presente che siamo a 6 3d in meno di 10 ore?
    Vogliamo lasciare che il nazionale diventi lo sfogatoio di salvo gerli?
    Oggi ne ha aperti 3, limite massimo. ovviamente quelli di ieri non valgono.
    Con le ali, al buio e nel silenzio da te io volerei.

  8. #8
    .
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    Predefinito Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da salvo.gerli Visualizza Messaggio
    Così la prima Repubblica vuole vendicarsi di Silvio


    Vizzini, Mannino, La Malfa: gli zombie della politica tramano per tornare in sella. Il virus della malapolitica non è stato debellato







    Difficile dire se davvero stia finendo la seconda Repubblica. Di sicuro sta rinascendo la prima. Basta leggere l’elenco dei nomi di coloro che tirano le fila della rivolta contro Berlusconi:

    il primo membro del governo a prendere le distanze contro il governo (incredibile) è Vincenzo Scotti.


    Tipica manovra da Tarzan, nomignolo che si era guadagnato negli anni d’oro della Dc per la sua abilità nel passare fra una corrente e l’altra.


    Dietro le quinte, organizza la rivoluzione restauratrice Paolo Cirino Pomicino, o’ministro andreottiano, noto per aver guidato le finanze italiane negli anni in cui il debito pubblico esplodeva.

    Poi ci sono anche: Giorgio La Malfa, Giuseppe Pisanu, Carlo Vizzini, Calogero Mannino...


    Mancano all’appello Tambroni e Clelio Darida, e poi sarebbe perfetto: come rivivere dentro una puntata di «Correva l’anno».

    Anzi, adesso che ci penso, per scrivere quest’articolo ci vorrebbe come minimo Jader Jacobelli.

    Fateci caso: è come se le evidenti difficoltà del Cavaliere avessero risvegliato di colpo gli appetiti a lungo sopiti dei vecchi arnesi della politica.

    Diciassette anni di rivoluzione berlusconiana, nel bene e nel male, avevano scacciato dalla scena il vecchiume marcito fra scandali e dissesto dello Stato, avevano imposto a tutti aria fresca, rinnovamento e cambiamento, anche se non sempre si può dire che il cambiamento sia stato positivo.

    Epperò adesso, all’improvviso, si riaprono i sepolcri, si scoperchiano le tombe e i volti semi-mummificati degli eroi della prima Repubblica tornano protagonisti, come in una scena del Ritorno degli zombie viventi. Vizi e intrighi, untuosità e manovre spericolate, dichiarazioni fumose e intrallazzi sottobanco: tutti quelli che negli ultimi tempi si sono schifati della politica, avranno di che essere soddisfatti.

    Facciamo un deciso passo avanti: se malapolitica dev’essere, basta con i dilettanti. Finalmente tornano in campo i professionisti.

    Guardate i curriculum dei congiurati:

    Vincenzino Scotti, ministro berlusconiano autore dell’ultimo intervento antiberlusconiano, ha iniziato a far politica nel 1954.

    Avete presente il 1954?

    È l’anno in cui Gino Latilla e Giorgio Consolini vincevano Sanremo con la canzone Tutte le mamme e la Rai-tv iniziava ufficialmente le trasmissioni.


    E Carlo Vizzini?

    Ha respirato plasmon e Psdi fin da quand’era in fasce, s’è trovato il pentapartito infilato persino dentro il pannolino. Suo padre, Casimiro, è stato uno dei fondatori del rinomato partito socialdemocratico italiano, quello che ha regalato al Paese gli indimenticabili Nicolazzi e Cariglia.

    Lui, Carlo, ex enfant prodige, era già sottosegretario alle partecipazioni statali nel quinto governo Andreotti (1976), poi ministro delle poste nell’Andreotti VII e ministro con Craxi, prima di essere travolto da Tangentopoli.

    Si occupava di Affari regionali: le regioni non ne hanno tratto gran vantaggio, gli affari chi lo sa.

    Giorgio La Malfa è un altro figlio d’arte, un trota della prima Repubblica, in pratica. Ha ereditato il Partito repubblicano per discendenza paterna e l’ha allegramente portato alla distruzione, prima di essere ripescato come ministro da Berlusconi nel 2005.

    Ondeggia da sempre fra centrodestra e centrosinistra, come un altro Tarzan, avvinto all’edera, però.

    E vogliamo parlare di Calogero Mannino?

    Già nel 1971 faceva l’assessore alle Finanze della Regione Sicilia, senza che le finanze della Sicilia ne abbiano avuto un evidente beneficio, per altro.

    Il 1971, avete inteso?

    Era l’anno in cui cominciavano le trasmissioni di Capodistria e Luchino Visconti girava Morte a Venezia: Mannino faceva già politica con incarichi di responsabilità, preparandosi a diventare: sottosegretario al Tesoro nel governo Forlani, ministro della Marina Mercantile con Spadolini, ministro dell’Agricoltura con Fanfani, ecc ecc.

    Un curriculum ideale per garantire una svolta nuova alla politica italiana, no?

    Dicono che il Paese abbia bisogno di recuperare credibilità.

    Ecco, perfetto: con Tarzan Scotti, La Malfa, Mannino, Pomicino, Vizzini e C. siamo a posto.

    Portano in dote, nei loro nomi e nelle loro storie, il marchio di credibilità migliore di questo Paese, quella prima Repubblica fatta di Caf e convergenze parallele, debito pubblico e corruzione dilagante, supercasta prepotente e intrighi di palazzo incomprensibili ai più. Che volete ancora per essere credibili?

    Per 17 anni il virus della vecchia politica era stato, bene o male, congelato, ma non era stato sconfitto.

    E infatti, eccoli lì, i mostri sacri della nostra storia, gli zombie Dc, Pri e Psdi, i redivivi degli anni di melma che si rifanno sotto, non appena Berlusconi vacilla, e incalzano con le stesse tecniche di allora, gli stessi metodi, gli stessi contorcimenti lessicali e mentali.


    Proprio come Scotti, l’uomo del giorno: tanti anni fa faceva Tarzan passando da una corrente all’altra e adesso continua a fare Tarzan passando da ministro del governo a ministro contro il suo governo.


    Sembra impossibile, eppure lo fa.


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    Siamo noi che caschiamo male, stavolta.
    Resta solo da capire perché sono tutti stati candidati dal Pdl :gratgrat:
    Senatore Imperiale,Patrizio dell’Impero,Duca Duce di Parmula,Placentula et Guastallula,Sovrintendente agli ‘Mperial vitigni di Sangiovese,Vicecomandante del FICA.

  9. #9
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    Predefinito Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    Porca bestia Salvo, ma scrivi come tutti le persone normali e senza questi colori, mi si incrociano gli occhi!!!
    Nessuno si crea, nessuno si distrugge, tutti si ricandidano.

  10. #10
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    Predefinito Rif: Prove tecniche per il dopo Cavaliere

    Caduto Berlusconi e fatto il governo tecnico si farà con esso una nuova finanziaria scortica ossa per salvare la patria, poi si farà una nuova legge finanziaria per coprire i danni fatti da Berlusconi. Si andrà quindi ad elezioni e rivincerà la coalizione guidata da Berlusconi con una maggioranza ancor più larga. Che minchia farete in quel preciso momento? Al prossimo governo Berlusconi non avrà in mezzo alle balle ne casini ne fini e probabilmente manco bossi e maroni.

    Un consigli. Se vince la sinistra e farà un governo fatte in fretta questa di legge: non più di due mandati per uno stesso presidente del consiglio. Se avete le palle, sinistrati, se vincete, fattelo, siate onesti, e vincete politicamente, non con i magistrati e con la repubblica.

    E ve lo dice uno che è stato tradito da Berlusconi.
    Tu ne cede malis, sed contra audentior ito, quam tua te Fortuna sinet.


 

 
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