Mi rendo conto che questo post, scritto da una persona che se ne sta a centinaia di chilometri dalla situazione di cui parla, potrebbe ricordare un ironico "armiamoci... e partite!".
Ma al di là delle circostanze il mio vuole essere un umile incoraggiamento a un popolo che sta passando un momento difficile.
Ho sperato negli ultimi giorni che per la Grecia in crisi potesse verificarsi una "svolta islandese", un vero e proprio contagio rivoluzionario che avrebbe seriamente minacciato il sistema della finanza e del monetarismo attuali.
Ma ora sono persuaso che questa svolta non ci sarà, non finché il popolo ellenico non avrà prima dato una risposta radicale alla classe politica nazionale ed europea che lo vuole soggiogato e disponibile a porgere il collo per farsi impiccare.
Credo che il popolo greco dovrà combattere. E romanticamente non posso non ricordare, a fronte di una casta politica e bancaria che lo vuole pronto ad arrendersi senza resistere, le parole di un grandissimo greco del passato, un uomo che 2.500 anni fa, al passo delle Termopili, quando l'ambasciatore dei persiani aveva formalmente chiesto ai greci di cedere le proprie armi a re Serse, aveva orgogliosamente risposto con quelle parole terribili ed essenziali che ancora oggi echeggiano nel valico: "Molon lave", venga a prenderle.
Fatalmente, oggi, come allora, la Grecia rappresenta la porta dell'Europa e la terra delle poleis si trova per prima ad affrontare un'invasione che minaccia l'intero continente.
La collera e la potenza dei greci che si batterono alle Termopili, a Salamina, a Platea, a Micale, sono sopravvissute per secoli e restano temute e rispettate.
Volesse la Storia il loro ritorno a salvare di nuovo la Grecia e l'Europa.