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  1. #31
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    Predefinito Rif: Il burattino framassone

    P3 con l'ultima risposta hai messo in campo tutta la banalità possibile!

  2. #32
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    Predefinito Rif: Il burattino framassone

    Citazione Originariamente Scritto da sideros Visualizza Messaggio
    P3 con l'ultima risposta hai messo in campo tutta la banalità possibile!
    è evidente che tu sei uno pseudo-templare a cui da fastidio l'argomento ... ho azzeccato ? hefico:

  3. #33
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    Predefinito Rif: Il burattino framassone

    Citazione Originariamente Scritto da sideros Visualizza Messaggio
    Una precisazione necessaria alla luce degli ultimi commenti, Pitrè è un "antropologo" antelettera e non ha nulla a che vedere con P1, Propaganda 2 e Propaganda 3.
    Giuseppe Pitre fu un grande raccoglitore di fiabe sopratutto nell'ambito siciliano, aprì ile sue energie verso un'opera monumentale legata al folclore e alle tradizioni dek sud Italia raccogliendo fiabe, favole e racconti orali in genmere che altrimenti andavano perduti, un patrimonio unico al mondo salvato dall'oblio. Superò per impegno e vastità l'opera dei fratelli Grimm. Collodi con molta probabilità ebbe l'acume di introdurre leggende e favole toscane nel suo mirabile racconto che aveva radici antichissime e che venne concepito come compendio di sapere eterno.
    Capito, quindi si tratterebbe di una specie di allegoria massonica occulta quella messa in narrativa da Collodi? :gratgrat:

  4. #34
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    Predefinito Rif: Il burattino framassone

    Anche, ma credo una favola che assume in essa altre fiabe antiche che erano patrimonio del sapere popolare, perciò non asservito al potere e fuori dalla opprimente religio.

  5. #35
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    Predefinito Rif: Il burattino framassone

    Quindi si tratterebbe di una serie di reminescenze più o meno riprese dalla tradizione popolare, diciamo mitiche, e aggiornate in forma letteraria?

    Interessante...

  6. #36
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    Predefinito Rif: Il burattino framassone

    Questo è un punto di partenza di un'eventuale ricerca che potrebbe essere intrapresa da una mente LIBERA!

  7. #37
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    Predefinito Re: Rif: Il burattino framassone

    Massimo Centini


    IL LINGUAGGIO ALCHEMICO DI PINOCCHIO




    Illustrazione di Carlo Chiossi
    per l'edizione del 1901


    Quando nel 1881 Carlo Lorenzini, in arte Collodi, pubblicò la prima puntata de Le avventure di Pinocchio sul 'Giornale per i bambini', certo non immaginava che quell'esserino di legno, capace di vivere sorprendenti esperienze, fosse destinato a lasciare un segno profondo nella storia della letteratura. Dal fatato mondo dei libri per l'infanzia. Pinocchio ha raggiunto i livelli più significativi della narrativa per adulti, diventando spesso occasione di interventi critici, volti a penetrare l'universo simbolico di un burattino in cui bene e male cercano continuamente di prevalere l'uno sull'altro. Ma il tema portante, quello che domina su ogni rimando, su ogni metafora dichiarata nell'esasperante moralismo collodiano o celata nell'apparato significante della storia, è l'iniziazione, la metamorfosi scandita da tutta una serie di ostacoli che ne testimoniano la validità.

    Geppetto decide di costruirsi un automa, un essere che sarà figlio fittizio, ma anche servitore docile e consacrato all'utilità dell'artigiano creatore: 'Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno; ma un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e tare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino'.
    Il burattino, già nel progetto costruttivo del suo creatore, è un essere interiore, la cui alterità è espressa con la scelta del nome: 'Che nome gli metterò? (...) Lo voglio chiamar Pinocchio (...) Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchio la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l'elemosina' (Cap. II). La trasformazione, quasi alchemica, dà la vita alla materia inerte: appena Geppetto opera sul legno, le singole parti anatomiche, tratte dal materiale grezzo, acquistano vita propria invocando autonomia.

    Il burattino di legno è un mito moderno, sotto tutti i punti di vista e ne evoca uno atavico, che parte da Prometeo e giunge a Frankenstein, ma l'esserino costruito da Geppetto ha subito l'addomesticamento all'istanza moralistico-educativa di tradizione cristiana.
    Il suo è, però, ancora lo status del burattino, come confermano, nel capitolo X, altri suoi simili nel "Teatrino delle marionette", metafora internale controllata da Mangiafuoco-Satana e descritta nell'ambigua narrazione di Collodi, che chiarisce: "Non era un cattiv'uomo". Si commuove, infatti, davanti alle urla di Pinocchio burattino che, paradossalmente, afferma: "Non voglio morire, non voglio morire!".

    Il burattino dimostra con enfasi di aver capito che il suo stato può effettivamente cambiare, forse è già cambiato, teme la morte come una creatura vivente. Una morte che, nell'interpretazione parossistica del racconto, doveva mettere la parola fine a Le avventure di Pinocchio, ma che, su insistenza dei lettori, fu proseguita fino alla stesura attuale. Allora il burattino, superato questo rito di passaggio, può continuare il suo viaggio evolutivo verso l'acquisizione di un'umanità che d'ora in poi non gli è più imposta dall'esterno; infatti, è l'essere di legno senza identità che, come la creatura del dottor Frankenstein, coglie interamente il peso della sua diversità e cerca di affrancarsene. L'evoluzione da neo Golem a "bambino normale", purificato dallo status di essere di legno, il cui valore umano è virtualmente espresso nei ragionamenti ma negato dalla forma e dall'apparenza, deve progredire ulteriormente prima di giungere al termine del proprio viaggio. Deve passare attraverso lo stadio dell'animalità per raggiungere la piena acquisizione dello stato umano, seguendo un percorso di trasmutazione, che assegna alla materia informe la vita, ma nella quale la morale e la memoria sembrano infusi da una potenza superiore.
    Prima di diventare ragazzo come gli altri, Pinocchio sarà somaro, anche perché l'animalità, di cui l'uomo è capace, è sempre più genuina, sempre più nobile della meccanicità. Ritorna qui alla mente l'analogia con L'asino d'oro, infatti, già nel mito di Apuleio, il trasformarsi in asino rappresentava una metamorfosi per conseguire la conoscenza.

    Nel capitolo XXXIV avviene la vera nascita di Pinocchio. Venduto dal direttore del circo perché zoppo (il burattino è ancora sotto forma di asino), Pinocchio viene acquistato da qualcuno che intende recuperarne il pelo ma, non sapendo come ucciderlo, gli lega una zampa con una corda e lo getta in mare per annegarlo. Nell'acqua avviene la mutazione. Alla fine del viaggio, in cui la metamorfosi è prodotta all'interno del mostro marino/athanor, Pinocchio ha raggiunto finalmente l'ambita condizione di "ragazzo per bene", mentre il burattino non da più segni di vita "appoggiato a una seggiola, col capo girato su una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto" (Cap. XXXVI).

    Massimo Centini – Le vie dell'esoterismo (De Vecchi editori, pag. 86)

  8. #38
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    Predefinito Re: Il burattino framassone

    Nel libro di Collodi, personaggi, situazioni e colpi di scena sono in gran parte ricalchi di modelli antichi, pur ridotti con arguzia alle misure umili di quell'italietta contadina e borghigiana di fine secolo.






    Ezio Savino

    I CLASSICI TIRANO I FILI DEL BURATTINO




    Illustrazione di Enrico Mazzanti per la prima edizione del 1883


    Sul fatto che quella di Pinocchio sia una fiaba a puntate (tale è la sua genesi letteraria), nulla da dire. Non crediamo che Carlo Lorenzini volesse anticipare le teorie del dottor Freud o gli arzigogoli della sociologia sofisticata. Ma il Collodi era pur sempre un letterato, un critico, frequentava i classici e se ne lasciava volentieri influenzare.

    Partiamo dal povero pezzo di legno di catasta che Mastro Ciliegia tenta di piallare a gamba di tavolo. E' un grezzo qualunque, buono solo da camino o da stufa, ma ha in sé la vita. I greci usavano la parole 'legno', hyle, per indicare la materia primordiale, abissale impasto di vita.
    Al tocco della cetra di Orfeo, le querce danzavano. La scena di Geppetto che vede animarsi il burattino, è la fotocopia del mito di Dedalo. Capostipite degli artisti, Dedalo (il nome significa 'esperto artigiano') teneva accanto al desco di falegname e scultore una robusta catena per legare la statua appena sbozzata, che spalancava gli occhi e tentava subito di precipitarsi nel mondo. E il figlio Icaro è anch'esso, come Pinocchio, il sogno indiziario di una paternità solitaria: chi ricorda la mamma dello sfortunato ragazzo, perito per spasimo di eccessiva libertà?

    Le orecchie di Pinocchio hanno tutta una loro storia. Dapprima mancano, tanto che i Carabinieri che lo acchiappano non sanno per dove prenderlo. Il monello di legno (simbolica lacuna di Geppetto, che trascura i lobi) è così l'icona del discolo che non vuole ascoltare.
    Le sue tardive orecchie d'asino sono invece il cascame del racconto greco di Mida. Costui assistette a un diverbio tra Pan e Apollo: il primo era sostenitore del flauto, licenzioso e sensuale,, il secondo della cetra, che nella misurata tensione delle corde simboleggia l'armonia della saggezza. Cosa ti va a scegliere l'imprudente Mida? Lo strumento di Pan, stolido balocco. Apollo lo castiga con le vergognose appendici asinine, degne di chi antepone la futilità dei giochi al severo impegno dell'istruzione. Il segreto di Mida è raccontato dal suo barbiere alla terra, in una buca. Ne crescono canne, che allo stormire del vento divulgano il vergognoso arcano. Non sarà questa l'ispirazione per la collodiana fantasia delle monete d'oro sepolte e destinate a germogliare?

    Il Paese dei balocchi appartiene a quella geografia immaginaria del sollucchero e della cuccagna che abbonda nei testi classici. Se ne scorge un archetipo nella terra dei Lotofagi omerici, inebetiti dai frutti del loto, che cancella la memoria e ogni impegno e induce a un dolcissimo far niente. Collodi ha interpretato la fantasia di ogni ragazzo: un mondo senza banchi e lavagne, l'eterna vacanza che inciuchisce. Ma di altre sedi del Bengodi leggiamo nelle commedie greche antiche. Qui, a dire il vero, domina il sogno alimentare. fiumi di vino, poderi di formaggio e bistecche che crescono sui rami.
    Lucignolo, il ragazzaccio scioperato e tentatore, deve forse la sua genesi agli strampalati studenti del Satyricon di Petronio, aboliti – per ovvi motivi – gli abusi erotici di cui gronda la pagina antica?

    Pinocchio che si trasforma in ciuco è il Lucio del romanziere sofista Luciano, più noto dalla fantastica rielaborazione di Apuleio che, nelle Metamorfosi, inscena la vicenda del curiosone sventato, Lucio appunto, che da quadrupede riacquista la forma umana solo a prezzo di un'iniziazione laboriosa, le cui tappe assomigliano alle peripezie del burattino. Nella Storia vera di Luciano leggiamo al stravagante odissea del protagonista. Deve averla letta anche Collodi, perché è lì la fonte del pescecane che inghiotte Pinocchio. Nello scrittore greco il cetaceo è una balena, nelle cui viscere tirano a campare due naufraghi, che poi aiutano Luciano a riemergere.

    Vogliamo parlare di metamorfosi? La telenovela di pinocchio ne è infarcita (da burattino ad asino, poi di nuovo Pinocchio, infine ragazzo in carne). La metamorfosi è uno dei meccanismi più magici della narrazione mitica classica, dalle pittoresche genealogie di ninfe e divinità elleniche, al capolavoro ovidiano. Se ci tuffiamo nel mondo favolistico di Esopo e Fedro, ripeschiamo subito gli antenati del Gatto e della Volpe, quadrupedi con pelo e zampe da bestie, ma cuore truffaldino di uomini.

    Più sfumata è la matrice poetica della Fata dai capelli turchini, un po' Penelope, in eterna attesa di un marito distratto e in trepida ansia per un figlio non ancora uomo, un po' Circe, con quella bacchetta magica che può dare o togliere forma umana. E un po' Sirena, che con il miele del canto assopisce ogni tormento.

    L'epilogo del racconto collodiano ha suscitato, in più d'uno, sospetti e ripulse di perbenismo edificante. Non entriamo nel merito. Il lievito poetico è il mito fantastico della crisalide. Il ragazzo che contempla sulla sedia il suo frusto involucro di legno, più che un ambiguo Narciso assorto nello specchio di se stesso, è una fenice che si lascia alle spalle le ceneri, una splendida farfalla uscita dal bozzolo della materialità inerte, come Psiche, l'anima che i Greci immaginavano con ali di luce, risorta dal peso della carne, maturata, ripulita e cresciuta, pronta alle vicende dello spirito.


    Da un vecchio numero de Il Giornale

  9. #39
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    Predefinito Re: Il burattino framassone

    === IL TERZO OCCHIO DEL MARIONETTO PINOCCHIO. NEUROSPASTOS OCULUS PUNDAX=== .

    Elemosina.

    L'elemosina che veniva predicata anche dai santi e in India e indice di "umiltà", predicata e attuata da nobili spiritualisti, genera la repulsione dell'umanità" occidentale, tecnologica e calvinista, descrivendola come una trasgressione, per sfuggire alla maledizione del lavoro comune . Eppure, chiedere l'elemosina richiede camminare, mettersi in testa spazzatura e secchi d'acqua (come accade in Pinocchio e il Vecchio Traditore), vivere per strada, al freddo, al gelo, al sole. Anche allora, l'accattonaggio e' fatica e rischio (soprattutto legati a malattie derivanti dall'esposizione alle intemperie e anche a disagi somatici). Pinocchio nota che, secondo il padre morale, si chiede l'elemosina solo ai "vecchi" e ai "malati". Ancora banale. Come se ognuno di noi, pur nel privato, non era vecchio nel corpo e malato nello spirito. Forse non siamo tutti cappellani virtuali? Non siamo forse noi questuiamo, giorno dopo giorno, giusto per mancanza di nsotra briciole di umanità?
    L'elemosina richiesta da Pinocchio ha una funzione metafisica. Si ribella al suo destino come un asino, e non vuole tirare il carro come carbone, ricevendo da lui invece del cibo gratis una risposta metaforica e di cattivo gusto: "beh, mangia due bei piedini del suo orgoglio, e fai attenzione a non prenderli". indigestione." Siamo nello "sciocchezzaio universale" o nel "comune eterno empireo". Paradossalmente elemosina e "ribaltata nel suo opposto, la superbia, o il primo dei peccati mortali. Un capriccio di grazia dal significato non etico".

    FRODE, FURTO, FURTO, AFFARI ILLEGALI.
    Il furto o l'imbroglio e lo “sforzo, l'empowerment”, anche il progetto criminale. È universalmente affermata l'intelligenza di alcuni abili truffatori del progetto, anche se è diretta a recriminazioni del male. D'altronde l'imbroglio può succedere, il furto idem. Poi c'è la prigione o una pistola da dare a chi viene sorpreso a rubare, per esempio. Pinocchio che vuole afferrare i fili del d0uva moscatel morso dalla fame rimane preda della gamba in una trappola posta in un campo per catturare grosse donnole. Il grande Mercurio, messaggero degli dei e delle divinità ammirate dalla mente intelligente, diventa il protettore dei ladri e dei truffatori. Lo stratagemma unisce la velocità della gazza, pronta a scappare dalla polizia se colta sul fatto. Il Gatto e la Volpe sono cattivi per definizione, non solo come ladri e ladri truffatori imprenditori locupletatio senza titolo. Si identificano in antichi commercianti nomadi, trafficoni ebrei medievali e rinascimentali, multinazionali degli investimenti, moloch dell'imbroglio legalizzati, espedienti pubblicitari e concorsi a premi mass-mediatici. La propaganda e “l'anima del commercio”. E la propaganda di Aprole, di qualsiasi venditore ambulante pronunciato, per vendere prodotti, aspirapolvere o seminare dentifrici nel campo dei miracoli. consigli pubblicitari” e concorsi a premi dei mass media. La propaganda e “l'anima del commercio”. E la propaganda di Aprole, di qualsiasi venditore ambulante pronunciato, per vendere prodotti, aspirapolvere o seminare dentifrici nel campo dei miracoli. consigli pubblicitari” e concorsi a premi dei mass media. La propaganda e “l'anima del commercio”. E la propaganda di Aprole, di qualsiasi venditore ambulante pronunciato, per vendere prodotti, aspirapolvere o seminare dentifrici nel campo dei miracoli.
    Compra, compra, compra, è "lo slogan messo in voga dai perenni truffatori dei trafficanti con la sanzione che se non si ripete il diktat" è quello di essere "un calcio di fortuna". La punizione non è “più” grigiosociale ma gialloludica. Atraverso il gioco si ha la non vincita e nessuna fortuna "implementata con le proprie mani".Le "organizzazioni umanitarie" organizzavano il gioco in tutte le sue forme, secondo la lezione Huizinga nella politica, nelle guerre, nella giustizia, massa di giochi sociali presi alla serietà assoluta. La somma dell'arte del teatro sociale e ancora ambulanti, travestimento. Il Gatto e la Volpe si travestono da Assassini (sempre il "come se"), altri gatti e altre volpi si travestono da preti, giudici, persone perbene Ladri, prostitute, Gli omicidi sono i nostri Cristi, dice Vivekananda, perché “grazie a loro possiamo essere considerati persone oneste. In definitiva, lo Stato stesso è tele paludate e autoleggittima nelle sue infinite morti omicide per la produzione delle merci e la circolazione dei veicoli. Le stragi tecnologiche, sotteraneamente approvate dalla comunita' e fittizziamente appioppate alla responsabilità individuale, in un populismo' per colpa, e' come se fossimo tutti no.' L'importante e' che tutti (o almeno la stragrande maggioranza) siano d'accordo. lo Stato stesso è tele paludate e autoleggittima nelle sue infinite morti omicide per la produzione delle merci e la circolazione dei veicoli. Le stragi tecnologiche, sotteraneamente approvate dalla comunita' e fittizziamente appioppate alla responsabilità individuale, in un populismo' per colpa, e' come se fossimo tutti no.' L'importante e' che tutti (o almeno la stragrande maggioranza) siano d'accordo. lo Stato stesso è tele paludate e autoleggittima nelle sue infinite morti omicide per la produzione delle merci e la circolazione dei veicoli. Le stragi tecnologiche, sotteraneamente approvate dalla comunita' e fittizziamente appioppate alla responsabilità individuale, in un populismo' per colpa, e' come se fossimo tutti no.' L'importante e' che tutti (o almeno la stragrande maggioranza) siano d'accordo.

    LAVORO
    Pinocchio vive in un ambiente povero, dove il lavoro non è sufficiente per la vita economica e sociale, nell'ordine, almeno, di una star perbene e avendo il minimo necessario per vivere e nutrirsi. Il nuovo riconoscimento e' che anche il lavoro alienato e' fatica e rischio. Non dice chi ci lavora, quello cosiddetto onesto riesce a sottrarsi alla povertà. Il che in una moralità molto profonda può essere immorale, tutto un sistema di ingiustizia, ponendo il "tu devi" chiedere al kantiano portato principalmente dalla persona in generale e cioè "dallo Stato, dall'assistenza sociale e dall'aiuto ai più bisognosi". L'isola in cui arriva Pinocchio trasgredisce il cliché dell'isola come rifugio dai mali del mondo o bucolico ritorno alla natura. Anche l'oasi umana può essere una menzogna,

    GABBA DEL MONDO. L'ontologia MORALE.
    In nessuna la fame di essere sublimato e redento. O meglio riflette un progetto di riscatto "Io sono piu' buono di tutti e dico sempre la verita'. Dire la verita' e' essere molto buono. Ma che 'la verita'? La concretezza esistenziale passa attraverso la scelta in un doppio di ciascuno stato d'animo vissuto, creando un'infinità di ramificazione delle biforcazioni, dove, patafisicamente, e tutto uguale" al tutto. Nel labirinto rizosomatico c'e" il centro, questa periferia, in uno spazio articolato senza filo, senza alto e senza basso, senza alto né basso. A questo Caos viene poi ad afferrare i due corni del più "immediato dilemma" per verificare già "in essi l'assurdità" dell'ultima opzione razionale, on-off, la biforcazione amletica. Manca la conclusione dell'enigma ontologico perché “la verità” e “bugie e bugie e la “verità”. forse allora l'illuminazione e' questa estrema consapevolezza. Mantenere in costante oscillazione la tensione tra l'essere e il non essere, e non tentare mai di dissolversi nell'assoluto, ma solo nel relativo. Nell'insieme assoluto è sospeso. Questo movimento, e' stasi, ma soltanto sospeso (Età') da ogni giudizio. Pinocchio in ogni cosa, riguardo a se stesso, è alle prese non solo con brutte bugie (il gatto e la volpe), ma anche con la testa che parla di 'bontà o cattiveria' (coincidenza massmediatica degli opposti al contrario - piano etico). Allora, 'questo vecchio chiamato pane, che in genere è debole come lo stereotipo dei vecchi dovrebbe essere anche buono, quindi finge di dare da mangiare e invece gli versa un'intera bacinella d'acqua sulla testa. Anche il deliziosamente spiritoso Geppetto quando dice, in uno sforzo di autoconvinzione, che ha venduto il "cappotto perché faceva caldo". La retorica umana e il dominio della finzione, percio' cosa sono la metafora, l'allegoria, i proverbi, le parabole dei santi popolari. Sono solo una serie di finzioni precise che acquistano senso solo attraverso la riluttanza che ci sia qualcosa dall'altra parte
    una possibilità di fughe di notizie e ha anche affermato che ciò avrebbe infranto la rivendicazione principale. Alla fine nulla sfugge alla falsa prova, effettuata con mente consapevole e profonda. Così'e' quindi la verità', ma un 'come se'. Agire, pensare, amare come se....Il “come se” di Vaihininger si pone come guscio vuoto dove internamente e' possibile riporre tutte le molle della sostanza, che sarai ben protetta contro la scorza compatta esterna confusa come un assoluto . l'abile occultamento di un materiale morbido e fragile, pieno di bugie. È vero, tuttavia, che l’inganno sotto forma di autopersuasione può essere utilizzato come metodo per eliminare i disturbi. 'Geppetto non 'Cosi povero, ma fa i poveri. Lo si potrebbe immaginare, cambiando la mentalità attraverso una bella parabola, come ricchi.. Una bugia non può essere data machiavellicamente per scopi pratici e sociali come quelli sviluppati da Pinocchio. Per lasciare il Policlinico Caos, dove è stato portato avanti dopo il furto e il tentato suicidio, si inventa il sotterfugio verbale del "miglior divo" pur di liberarsi di quei luoghi dove altrimenti uno "si ammala" e torna all'ultimo in cerca della perdita del padre. Altrove il modello condiscendente viene messo in scena per fungere da talpa per aiutare i ladri nella rapina in banca. Cosi' salva la pelle e li fa arrestare, gridando al mondo il suo rifiuto di "la stella balla e tende il sacco ai disonesti!". Una menzogna, dunque, o meglio una menzogna non disapprovata dalla società", poiché "con sia l'individuo o un gruppo, si difende o tende a raggiungere il limite dell'utilità. In guerra, il maestro dell'inganno Ulisse inventa l'anatra troiana, e con essa salva la vita a migliaia di uomini e pone fine alla guerra. Questo proficuo imbroglio filosofico, gia' teorizzato in guerra dal filosofo militare cinese Sun Tzu (IV sec. aC) trova poi espressione nella sede religiosa. Nel Vangelo la parabola del postino disonesto legittima l'uso della menzogna da parte dei deboli per difendersi dai “forti”. già “teorizzata nella guerra dal filosofo militare cinese Sun Tzu (IV sec. aC) trova poi espressione nell'assedio religioso. Nel Vangelo la parabola del postino disonesto legittima l'uso della menzogna da parte dei deboli per difendersi dai “forti”. già “teorizzata nella guerra dal filosofo militare cinese Sun Tzu (IV sec. aC) trova poi espressione nell'assedio religioso. Nel Vangelo la parabola del postino disonesto legittima l'uso della menzogna da parte dei deboli per difendersi dai “forti”.
    Machiavelli imperat, ergo, a tutti i livelli. Ma chi definisce, a livello etico comune, cosa “e” lecito e cosa “non”? Solo una convinzione, la metafora del “come se” normalizzato dalla legge maggioritaria con il “cratos”, la forza (e non certo un rapporto intrinseco o naturale), impone il suo potere nel gruppo. La reazione della minoranza nei confronti dei potenti portavoce del pubblico costume, della loro mancanza di forza, e' un imbroglio ancora affidato, attuato con travestimenti, incantesimi e raggiranti artifici verbali. Nella socialita' tra l'essere e l'avere, alla fine appare la maggioranza. Un’altra forma di menzogna-verità”. La gente va per la pelle sociale, per il proprio habitus abituale. Il sarto ti rovinerà gli occhi per costruire l'abitudine che genererà il Monaco. Ma sotto la tunica, sollevandolo, non trovi nulla. L'acquirente getta in acqua l'asino Pinocchio con una pietra al collo, uccidendolo e scuoiando la dura pelle. Quando si ritira sopra il burattino e scandalizza il legno. L'uomo che ha rivelato la sua natura meccanica impreca ancora. Senza sapere che in questa rivelazione c’è «un rinnovamento verso il transumano.

    PIAZZA DEL TEATRO E IL TRUCCO CATARSI.

    Pinocchio non andrà a scuola, quindi lascia che attiri il teatro. Il teatro e' scuola. "Teatro edipico" o mangiatori o Mangiafreud non importa. La scena palestra della menzogna nobile. Se la vita e' un imbroglio prevalentemente inconscio, il teatro e la menzogna della menzogna. Il luogo della menzogna genera catarsi con la ricomparsa del Caos primordiale della menzogna. lo stesso inganno cosmico rappresentato dal Microcosmo del boccascena. Edipo e il Re della scoperta. Rileva una catena galattica rivoltagli dal destino contro di lui, situata in un pozzo Sfero sugli dei, il quale si scopre aver commesso inconsciamente un parricidio (per infilzare suo padre) Laio) e l'incesto (sposare la madre Giocasta). Da qualche parte ti e' urtato contro quello tra i valori della famiglia, rappresentare il livello metafisico della distruzione della funzione generatrice maschile e dello svilimento della donna, nella trasgressione sociale di tutti i ruoli. Pinocchio avvilito moralmente anche Geppetto, colpevole di avere da questi stesso nintificato essenzialmente la capacità di madre generativa. Pinocchio e' ri-creatore del circolo ordinario della procreazione, essendo propenso a recuperare la funzione della Grande Madre Mediterranea rappresentata dalla Fata Turchina, azzurra come il grande mare che circonda le nostre terre. Il nostro eroe da un lato e "pronto anche a uccidere suo padre, e sul letto Mangiafreud maledisse la sua origine meccanica e si dichiarò pronto a seppellire sotto la chiave meccanica le foglie marce del bosco, il martello, la pialla, i pezzi di legno, trovato nel profondo del suo inconscio, d'altronde Mangiafreud gli dice che Ma' (la madre) è un sogno, che nasce dalla fiamma interiore, la fiamma dell'immaginazione insegna Paracelso. L'alchemico Pinocchio dorato, dopo la nigredo sessista, si tinge di polvere di proiezione femminile. Alla fine, però, "al centro dell'odissea del burattino c'è l'identificazione con gli attori umani". In una rifrazione di specchi infiniti nella legnosità del pupazzo si rivela la forma dello stesso essere umano, tutto ridotto ad ammassi meccanici, a larve pseudoviventi. Lo specchio risolve l'inganno teatrale, svelando l'inganno della vita. Cosi' la triade si compie: trucco.teatro-vita. “Pinocchio e il “nostro fratello di legno”. E l'ultima fase, dopo essere entrati nelle profondità dell'esplorazione psicoanalitica, iniziato nel livello di conflitto emotivo con le forze genetiche. La patafisica interiore e' più freudiana. Freud è la rigenerazione del padre, che sempre muore e sempre rinasce come una salamandra nel fuoco o come il grillo parlante, ed entra nel percorso maschile nell'inconsciofemmina rivelando i tabù dell'inferno sessuale. Il pupazzo di neve e "pronto a cedere al rogo, perché" lui e eretico. Rivelato l'ombroglio teatro-vita, dissacrata l'unitarieta' della traslitterazione dei sentieri paralleli di un vero e' falso in una dimensione superiore del samadhi, dove tutto è vero, dove questa verità è il contrario di Tutto. Lo Psicodramma interruptus genera la sospensione (Età) di ogni giudizio, la fine della fede e della regione, la scoperta.

    I DIVINI mascalzoni E IL TRIONFO DEL GIOCO.
    Se l'isola e' il luogo dei dannati robota, il Paese dei balocchi e' il regno della gioia di vivere, dello spirito dell'allievo, dei chierici erranti, e Lucignolo e' il degno profeta. Lui e il Marcuse di Collodi che annuncia al mondo l'era della privazione alienante dello sforzo e della liberazione finale della reificazione, ovvero dal vero legno, quello della spiritualità “duro, compatto, anchilosante”. Dicono che il lavoro va fatto perché' il lavoro e' veramente il culmine dell'alienazione! (Marcuse). Wick e' Marcuse, ma' anche prima e oltre Marcuse. Annunciando che il cosiddetto 'nobile sforzo' riduce gli uomini in bestie, suggerisce la soluzione finale del Paese Immaginario Puro , il "dove si svolge la festa per sette giorni alla settimana. Traccia se "il sentiero luminoso del Divino Imbroglione Wakdjunkaga, il leggendario imbroglione dell'indiano Winnebago, eroe dalle mille avventure, oscillante tra lo spirito dello studente fallico, il picaresco e il fraudolento. Il gioco di Marcuse, capobanda e filosofo del '68, e' anche le disgrazie politiche del progetto cosmico che unifica tutti, anche nell'Hunting Act, questo vessillo e' Circo, che ha irregimentato le energie libere, usa la frusta per applicarne una delle tante regole del gioco, e paralizzano l'energia libera e dionisiaca di un gioco d'atleta come Pinocchio. L'altra faccia di Lucignolo e' Stirner ha ricoperto il ruolo di Pulcinella, essendo un unico estratto di gioia panico con cui si riscatta il crimine della supremazia dell'impuro, Natur Kultur. Il ragazzaccio, il cui nome nei giochi di parole si trasforma in Lu-Single, diventa alla fine l’emblema della giovinezza “giocosa”.
    La confusione linguistica avviene nell'Eden del gioco stesso' infinito, senza regole, a fronte di un caos universale mai scomparso né' né domo. E l'elogio dell'Asineria alla razionalita' allo sbando. Lucio (ancora gioco di lucignolo) di Apluleio, ridotto all'asino di cattivo becco, ne va di tutti i colori, finche' il risultato finale della sua iniziazione della somaresca del placet di rose alla dea Iside ruba prete e mangia. Ecco il miracolo : l'asino si trasforma in nobile principe dei miracoli giocosi. Ma poi, se il sentiero degli dei passa per il ponte degli asini, orecchie vivaci, Somaro! Viva la rivelazione dell'analfabetismo del Folle di Dio, il raglio del buricco infernale! Vivi dunque nella giocosa trasgressione, togli la pelle dell'asino, c'è il burattino e poi... l'oro di una bestia squaccosa e lucente. In estrema analisi le vere "povero Pinocchio' le amicizie sono gli altri, tutti gli altri nella mediocrità" diffusione di luoghi comuni, sottomissione a scherno dei ribelli tutti ingegnosi e vitali, poi compattati, praticati, regolati, legalizzati i diversi rimproveri. la banalità dell'inquisizione cosmica "Al gioco cosciente delle marionette!"

    Gennaro Francione

    "Vetriolo e in arcadia ego"

 

 
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