ROMA - I vertici di Finmeccanica erano convinti che le inchieste giudiziarie fossero state ispirate dal ministro dell' Economia Giulio Tremonti e dal suo braccio destro Marco Milanese. Ma nelle conversazioni intercettate citano anche altri politici, ad esempio il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che a loro parere erano determinati ad ottenere un cambio della dirigenza. Per questo avrebbero cercato di ottenere «protezioni politiche» e si sarebbero vendicati facendo trapelare informazioni sui «nemici». Ma anche di «influenzare le indagini», come avrebbero fatto in particolare il capo della sicurezza, l' ex generale dei carabinieri Nicola Savino, e lo stesso presidente Pierfrancesco Guarguaglini. La Procura di Roma chiude il fascicolo sull' affare Digint e sono gli atti processuali a rivelare che cosa è accaduto in questi ultimi due anni all' ombra della holding specializzata in sistemi di difesa. Quali scontri - anche politici - si siano combattuti per cercare di orientare e chiudere alcuni affari da milioni di euro e per gestire il potere. Ma anche i rapporti spericolati con alcuni elementi criminali, primo fra tutti quel Gennaro Mokbel che avrebbe utilizzato proprio alcuni canali che portano a Finmeccanica per riciclare denaro proveniente da attività illecite. Del resto, questa indagine riguarda proprio una società, la Digint appunto, che Finmeccanica avrebbe ceduto in parte a Mokbel per creare «fondi neri». Un' azienda poi finita sotto il controllo di Lorenzo Cola, che di Guarguaglini era uno dei consulenti più stretti, tanto da avere un ruolo di primo piano anche come consigliere dell' ingegner Marina Grossi, moglie di Guarguaglini e amministratore delegato di Selex Sistemi Integrati. Titolare dell' inchiesta è il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, nei confronti del quale il Consiglio superiore della Magistratura ha avviato accertamenti in relazione a un pranzo organizzato proprio con Tremonti e Milanese nel novembre 2010, mentre era in corso questa indagine. Tremonti ha «i suoi scagnozzi» Quali fossero i dubbi di Tremonti rispetto all' affare Digint si comprende il 9 marzo 2010 quando parla con Guarguaglini e sollecita chiarimenti. Annotano i carabinieri del Ros: «Guarguaglini chiama Tremonti e gli dice che non è riuscito ad andare in Brasile e si trova a Roma. Tremonti esterna perplessità in ordine a Digint e chiede a Guarguaglini la mappa di società di Finmeccanica per verificarne le partecipazioni. Guarguaglini lo rassicura circa l' invio dei documenti». Dice il ministro al telefono: «Vorrei la mappa di tutte le società dirette e indirette, di sopra e di sotto del tuo gruppo... Quell' episodio non è bello. Non si tratta di sapere che cosa c' è sotto, ma è altrettanto chiaro che quel tipo di società o di partecipazioni con quei soci è un po' strano, no?». I rapporti tra i due non sono mai stati idilliaci. Anzi. Ma con il trascorrere dei mesi la dirigenza si è convinta che il ministro potesse avere avuto il ruolo di ispiratore dell' inchiesta. Il 28 maggio 2010, Lorenzo Borgogni (responsabile delle Relazioni Istituzionali di Finmeccanica) ne parla al telefono con Luigi Martini, presidente dell' Enav. Commentano le notizie uscite su tutti i giornali che riguardano l' indagine e una nota diramata dal capo della Procura Giovanni Ferrara. Borgogni: «Però questi hanno giocato troppo sporco, bisogna fargliela paga?». Martini: «Sì però bisogna capire chi è? Va bene Lorenzo?». Borgogni: «Ma come? è il professor Giulio Tremonti dai». Martini: «Ma ormai te sei sicuro?». Borgogni: «No, ma... il Corriere della Sera mi tratta peggio di Repubblica , sai potevo pensare fosse De Benedetti, no, invece è il professor Tremonti con tutti i suoi scagnozzi Marco Milanese, Ignazio la Russa, Paolo Berlusconi... io li fo i nomi al telefono, li fo tutti». Martini: «Sì sì, Gianfranco la prossima settimana eh? Adesso mi dice il giorno». Borgogni: «Io devo vederlo in tutti i modi... Hanno perso il capo ieri sera quando alle cinque è uscito il comunicato di Confindustria che diceva che la Marcegaglia propone Guarguaglini come vicepresidente... Hanno perso il capo... Ma non si può, tu puoi avere tutte le aspirazioni che vuoi, ma non puoi andare sulla pelle degli investitori, delle famiglie, questa è una mascalzonata... Oggi si stava perdendo il 5 per cento». Martini: «Questi so traditori della patria». Borgogni: «So' mascalzoni... Si chiama Giulio Tremonti, te lo dico io». Martini: «Senti allora Altero l' hai avvertito?». Borgogni: «No... ma c' è il comunicato della Procura di Roma». Martini: «Sì, ma è importante io adesso chiamo Altero e Gianfranco, tu ci sei la prossima settimana no?». La telefonata si chiude con riferimenti alla vita privata del titolare dell' Economia. «Ora la controffensiva» Due ore dopo Borgogni parla con un amico che lavora in Finmeccanica e avverte: «Da lunedì comincia un po' di controffensiva eh, di documenti, di cose, di barche a ventimila euro al mese pagate». Il riferimento sembra riguardare proprio Milanese che qualche mese dopo finirà sotto inchiesta per corruzione proprio per essersi fatto pagare, tra l' altro, le rate della barca da un imprenditore che aveva ottenuto appalti dall' Enav. Il giorno dopo Borgogni ne discute al telefono con l' amico Giorgio Giorni e con lui commenta le notizie che vengono pubblicate, facendo anche riferimenti ai comportamenti privati delle persone che cita. Borgogni: «È una manovra che va avanti da due mesi, chiaramente il professor Tremonti non compare... Compare il suo scudiero Milanese, compare La Russa, compare Paolo Berlusconi, so questi i soggetti». Giorni: «Però vedi che già un giornale come Il Secolo la legge in modo trasparente... Ma voi avete problemi con Paolo Berlusconi?». Borgogni: «No, ma quello è matto, quello ha problemi ora lui e La Russa si so' messi in testa... che vogliono portare Cattaneo (Flavio, presidente di Terna ndr )... il professor Tremonti non vede altro che acquisire nuove... dopo che ha messo il presidente allo Ior e che con le fondazioni bancarie sta cercando di... l' obiettivo è mettere le mani il più possibile su...». Giorni: «Vuole la presidenza del Consiglio a tutti i costi e non si rende conto però che quello che c' è lotterà...». Borgogni: «Il Corriere è il più cattivo di tutti in questo momento». Giorni: «Eh va beh, Milanese in questo momento rispetta tutto quello che è romano». Borgogni: «No è che è proprio schierato dal professor Tremonti... non può usare la Guardia di Finanza per queste cose». Giorni: «Eh, ma l' ha usata con Scajola adesso la usa anche, no?». I depistaggi nell' inchiesta Scrive il giudice in uno dei provvedimenti che autorizzano le intercettazioni telefoniche: «Dal quadro complessivo emergono con chiarezza i frenetici tentativi di influenzare le indagini da parte di Lorenzo Cola, di Nicola Savino e di Pierfrancesco Guarguaglini (quest' ultimo dialogante con evidenza con persona che riveste un alto incarico pubblico)». In particolare Savino, che oltre ad occuparsi della sicurezza di Finmeccanica è consigliere del presidente e consigliere di amministrazione della Selex Management con delega ai progetti segretati, si vanta di avere numerosi rapporti con i politici, compreso il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Al figlio racconta invece l' avversione di Gianni Letta nei suoi confronti. Annotano gli investigatori: «Il 25 marzo 2010 Savino viene contattato dal figlio Ettore e gli riferisce di collaborare alla preparazione di un importante contratto con il ministero dell' Ambiente per il monitoraggio dei rifiuti di tutta Italia e di aver saputo che il ministro (Stefania Prestigiacomo ndr ) ha chiesto la sua estromissione e che il sottosegretario Letta ha detto a Guarguaglini di non fidarsi di lui... Savino dice che malgrado stia seguendo una cosa delicatissima di cui ha discusso il giorno precedente, viene additato come persona non affidabile. Savino si lamenta di essere trattato così dopo che per undici anni ha fatto fare a Finmeccanica grandi contratti all' estero con gli arabi e gli americani che altrimenti sarebbero andati a tedeschi, inglesi e francesi».
Milanese e La Russa Borgogni a un amico: «Tremonti va avanti da mesi. Con i suoi scudieri Milanese, La Russa e Paolo Berlusconi. Da lunedì comincia la controffensiva» **** La vicenda L' inchiesta La Procura di Roma comincia a indagare su Finmeccanica (che si occupa di difesa e di aerospazio) all' inizio del 2010. Ipotesi di reato: un giro di tangenti e fondi neri per i quali viene poi arrestato Lorenzo Cola superconsulente del Gruppo e del presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini La collaborazione Cola, che controllava la Digint (piccola azienda di security informatica che ha sede in Lombardia) decide di collaborare con i magistrati. Tira in ballo persone ed episodi (per le sue rivelazioni indagato per false fatturazioni anche Guarguaglini) e infine patteggia a 3 anni e 4 mesi Il ruolo di Mokbel Gennaro Mokbel è un imprenditore dal passato neofascista. È stato arrestato ed imputato nello stesso processo di Cola, nel quale si ipotizza il riciclaggio di due miliardi di euro. Il suo gruppo entrò nel capitale di Financial Lincoln, società di Lussemburgo che controlla la Digint a sua volta partecipata al 49% da Finmeccanica
Sarzanini Fiorenza
Corriere della Sera