Grazie Silvio. Nel momento in cui un po’ tutti puntano il dito contro di te per lo sfacelo a cui avresti condotto il nostro paese, io mi sento di ringraziarti. No, se badiamo ai fatti non sei riuscito a fare quella rivoluzione liberale che avevi promesso: le tasse non si sono ridotte, la burocrazia elefantiaca è sempre lì salda al suo posto, e quei lacci e lacciuoli che affliggono la nostra economia fanno ancora bella mostra di sé, fra corporazioni impermeabili a qualsiasi riforma e diritti individuali sempre più sbiaditi che cedono il passo ad un socialismo strisciante, tanto più subdolo in quanto introdotto attraverso battaglie apparentemente nuove e “pulite”, come quelle ecologiste o salutiste. Poco anche quello che è stato fatto da un punto di vista della produzione culturale, specie se si considera che dalla tua avevi una casa editrice, tv e giornali: si fa fatica onestamente a rintracciare una qualche iniziativa degna di nota che porti la tua firma, ed il timore è che dopo di te resti ben poco di quella retorica, a tratti addirittura libertaria, che ci ha accompagnato spesso in questi 17 anni. Già, la retorica, eccolo qua il tuo primo merito, avere introdotto anche nel nostro paese una retorica autenticamente liberale. Di sole parole non si vive, già mi pare di sentire l’obiezione, ma certo anche quelle hanno nel medio periodo un impatto significativo sulle nostre vite: se nel nostro paese, tanto per esemplificare, non avesse avuto e non avesse tuttora un discreto successo una retorica operaia dal gusto un pò retro, avremmo forse uno statuto dei lavoratori più civile anziché una serie di norme di stampo sovietico stratificatesi nel tempo grazie a quel sentire diffuso che ha sempre spinto in una certa direzione. E così quell’Italia che hai finalmente sdoganato, quella "ignorante" che non ha bisogno della laurea o dell’ultimo articolo di Travaglio per capire che le tasse sono un furto - perché cosa sia un furto lo si capisce da soli, sin da piccoli, quando l’amichetto invadente ci ruba la prima macchinina - sopravviverà alla tua dipartita, e lo farà perché sei stato tu a dirci in questi anni che evadere il fisco non solo si può, ma è anche moralmente legittimo. Chi avrebbe avuto il coraggio di dichiararlo pubblicamente, prima di te?
L’immobilità di cui spesso è stato accusato il tuo governo, lungi dall’essere una colpa, è anch’essa un merito da riconoscerti, per quanto spesso non sia stata frutto di precisa volontà: se in questo momento di crisi tu avessi spinto ancor di più sulle leve di quel welfare state che è la causa prima della disfatta economica cui stiamo assistendo, avremmo rimandato questa crisi di un anno, per ritrovarci innanzi ad un crollo più fragoroso subito dopo. Come dire che di tutti i mali -perché lo Stato è e resta un male in sé - tu sei stato il male minore, proprio perché dello Stato hai fatto spesso un uso privatistico che ti ha impedito di fare guasti peggiori: meglio chi ci deruba per farsi gli affari suoi che non chi ci deruba per farsi i nostri, insomma, con buona pace di chi, dopo 90 anni, non ha ancora capito che il socialismo non funziona perché incapace di calcolare, e che le depressioni economiche sono intrinseche ad un sistema che di capitalista non ha neppure una virgola, ma va a fondo per i misfatti di uno statalismo, quello sì davvero selvaggio. Quale sarebbe la soluzione, il socialismo del dimissionario Zapatero o le ricette di un sempre più sbiadito Obama? O forse le risatine di un Sarkozy e di una Merkel, con le rispettive banche piene di titoli tossici? La crisi colpisce paesi e leader molto diversi fra loro, a dimostrazione che il vero male è l’unica cosa che li accomuna, ossia la presenza di uno Stato troppo invasivo (per quanto in gradi e forme diverse, magari fossimo oppressi come gli statunitensi!).
Ma il merito forse più grande che hai, è quello di averci ricordato con la tua grande umanità quali sono le cose veramente importanti nella vita. I sepolcri imbiancati che ti circondano parlano continuamente di un bene comune che non c’è, tu invece sei sempre stato proiettato sul “bene individuale” e sulle passioni che animano la vita, per quanto le tue siano magari immorali. E allora già ci manchi Silvio, con la tua bandana ed i duetti con Apicella, con le tue battute ed i tuoi amori, con i tuoi scandali e i tuoi colpi di genio ed i successi. Ci aspetta un governo tecnico, che probabilmente si troverà d'accordo solo sullo stangarci, rinviando di qualche mese il crollo e quelle elezioni che dovremmo tenere oggi. Ah, quando c’era lui…almeno le letterine arrivavano in orario.
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