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    Predefinito Cgil : patrimoniale, serve equità, tassare le grandi ricchezze

    CGIL, serve equità nell'emergenza, tassare le grandi ricchezze
    Per la Confederazione è necessaria un'imposta per i patrimoni oltre gli 800 mila euro che permetterebbe di recuperare 18 miliardi di euro l'anno



    Una tassa ordinaria sulle “Grandi ricchezze”, una priorità imprescindibile nel solco di scelte dal carattere di equità sociale, vitali in un momento di straordinaria emergenza come quello che il paese vive. Questa la priorità della CGIL che verrà ribadita oggi nell'incontro che il Segretario Generale, Susanna Camusso, avrà con il premier in pectore, Mario Monti. Una patrimoniale, ispirata al modello francese, con una previsione di imposta mediamente dell’1,0% a carico delle famiglie con una ricchezza complessiva sopra gli 800mila euro e che potrebbe generare un gettito di circa 18 miliardi di euro l'anno.

    Una tassa che colpirebbe solo il 5% più ricco e ricchissimo della popolazione italiana e che non toccherebbe nessun altro ceto e reddito. Sarebbero infatti soggetti a tale imposta tutte le famiglie la cui ricchezza complessiva, mobiliare e immobiliare, superi gli 800mila euro l'anno al netto dei mutui e delle altre passività finanziarie. Allo stesso tempo, ne sarebbero esclusi tutti coloro che, pur essendo proprietari di una o più abitazioni, nonché depositi in conto corrente, titoli di Stato o altre obbligazioni, non raggiungano il limite indicato.

    Era il marzo dello scorso anno quando la CGIL, primo grande soggetto a spingere dall'inizio della crisi per l'adozione di una imposta patrimoniale, declinava la sua proposta specifica all'interno di un progetto complessivo di riforma fiscale per un fisco giusto. Una proposta di tassazione delle Grandi ricchezze da coniugare anche attraverso una vera lotta all’evasione (perché oggi l’evasione ogni anno costa 3.000 euro in più ai redditi “fissi” e, in generale, ad ogni contribuente onesto); per un fisco più leggero per le famiglie di lavoratori e pensionati e per un fisco più pesante per i redditi alla radice degli squilibri e delle debolezze del paese: transazioni speculative, rendite e grandi ricchezze.

    Entrando nel dettaglio della proposta della CGIL sarebbero infatti molto consistenti le risorse che si potrebbero ottenere annualmente solo dalla nuova tassa sulle grandi ricchezze (in Francia la chiamano la tassa sulle fortune). Dai calcoli effettuati dal dipartimento Politiche economiche della CGIL nazionale, le simulazioni comporterebbero un gettito potenziale, derivante dall’applicazione di un’Imposta sulle Grandi ricchezze (IGR), di circa 18 miliardi di euro l'anno. Secondo lo studio del sindacato, infatti, se si applica un'aliquota media dell’1,0% sulla ricchezza netta totale, superiore agli 800mila euro complessivi, al netto delle detrazioni, detenuta da circa il 5% delle famiglie più ricche d’Italia, la tassa comporterebbe un gettito di 17,9 miliardi di euro annui; e con anche solo una aliquota media dello 0,55% (primo scaglione francese) sulla ricchezza netta totale, superiore agli 800mila euro complessivi, al netto delle detrazioni, detenuta da circa il 5% delle famiglie più ricche d’Italia, comporterebbe un gettito di 9,8 miliardi di euro annui.

    Prendendo come riferimento la definizione di ricchezza netta della Banca d’Italia, definita dalla somma delle attività reali (immobili, aziende e oggetti di valore), delle attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, etc.) al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti), è possibile calcolare la nuova tassa con delle simulazioni. Ecco dunque come si calcolerebbe l'IGR, l'imposta grandi ricchezze. Facciamo alcuni esempi (prendendo come realtà di riferimento le rilevazioni sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia):

    1. Una famiglia di lavoratori dipendenti che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini IRPEF - è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 130mila euro e detiene 10.000 euro quasi tutti in depositi bancari, con solo un 10% in titoli di Stato, obbligazioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 140.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetto all’Imposta sulle Grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più.

    2. Una famiglia di pensionati che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini IRPEF - è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 500 mila euro e detiene 250.000 euro in depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni, per un totale di 550.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetto all’Imposta sulle Grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più.

    3. Una famiglia di lavoratori dipendenti che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini IRPEF - è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 450mila euro, un’altra casa con un valore di 250.000 euro ma che paga un mutuo su questa di 20 anni (per un montante di 150.000) e detiene anche 100.000 euro in depositi bancari, titoli di Stato, obbligazioni, azioni, partecipazioni, per un totale di 650.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetto all’Imposta sulle Grandi ricchezze e non pagherebbe niente di più.

    4. Una famiglia di imprenditori e liberi professionisti che - a prescindere dal reddito imponibile ai fini IRPEF - è proprietario di una casa dove abita con un valore di 500mila euro, un’altra casa con un valore di 300.000 euro e detiene 100.000 euro in depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni, azioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 900.000 euro di ricchezza netta, pagherebbe:

    IGR = 900.000 x 1,0% - 8.000 euro (detrazione fissa data dalla soglia) = 1.000 euro

    Come appare evidente, a subire un aumento del prelievo fiscale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo i ricchissimi e gli ultraricchi, ossia appunto solo un 5% delle famiglie italiane.

    La tassa sulla grandi ricchezze, oltre a creare ingenti risorse per la collettività (pari ogni anno a una finanziaria di medie dimensioni), avrebbe anche un effetto in termini di equità in un paese sempre più diseguale. Ogni indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane rileva infatti, dal 1995 ad oggi, che il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi il 45% dell’intera ricchezza netta delle famiglie italiane, a fronte del 50% della popolazione (la metà più povera) che ne detiene meno del 10%. (Vedi il documento nel link). In pratica, circa 2,4 milioni di famiglie posseggono mediamente quasi 1.600.000 euro di patrimonio immobiliare e finanziario netto, a fronte di circa 12 milioni di famiglie che posseggono mediamente meno di 70.000 euro. Se si osserva anche solo una parte delle famiglie più ricche, definite “ricchissime”, la ricchezza netta del 5% più ricco d’Italia è mediamente circa 2 milioni e 300 mila euro. Così come quella dell’1% delle famiglie più ricche, le “ultraricche”, è pari a circa 5 milioni e 300 mila euro. Con la tassa sulle grandi ricchezze, si chiederebbe un contributo davvero minimo ai nostri super ricchi, visto che le simulazioni ci danno cifre quasi irrisorie di 1000 (mille) euro l'anno. Si potrebbe dire che neppure i super ricchi piangerebbero.

    CGIL - Crisi: CGIL, serve equità nell'emergenza, tassare le grandi ricchezze
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  2. #2
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    Predefinito Rif: Cgil : patrimoniale, serve equità, tassare le grandi ricchezze

    Camusso, serve un nuovo patto di cittadinanza
    Il Segretario Generale della CGIL, dopo l'incontro a palazzo Giustiniani con il premier incaricato Monti: “ora serve discontinuità, equità sociale e misure concrete per la crescita”



    Nuovo Patto di cittadinanza, riforme all'insegna dell'equità sociale e della redistribuzione dei redditi, introduzione di una tassa sulle grandi ricchezze e misure per riattivare lo sviluppo e creare nuovi posti di lavoro soprattutto per i giovani. Voltare pagina e segnare quindi una discontinuità anche dal punto di vista del metodo nei rapporti tra Governo e parti sociali, superando lo schema del precedente Governo che si era basato sulla divisione dei sindacati, sugli accordi separati e gli incontri “clandestini”. E' questo l'approccio che la CGIL ha scelto per partecipare alle consultazioni del premier incaricato e che il Segretario Generale Susanna Camusso ha rappresentato a Monti, che ha ricevuto oggi pomeriggio i rappresentanti del mondo del lavoro e dell'economia a palazzo Giustiniani, nella sala dove è stata firmata la Costituzione.

    Susanna Camusso, ribadendo l'importanza di un metodo nuovo nelle relazioni tra Governo e parti sociali, ha parlato della necessità che si riparta da un nuovo Patto di cittadinanza e dalla scelta di un patto fiscale tra cittadini e Paese messo in discussione in questi mesi. Questo vuol dire “equità, introduzione della patrimoniale e che si parta dal lavoro, prima di tutto con la riduzione della precarietà e l'introduzione di politiche industriali”.

    Secondo il Segretario Generale della CGIL, il premier incaricato, Mario Monti, sta dimostrando di voler “lavorare non sull'emergenza ma sulle riforme di cui questo Paese ha bisogno”. In ogni caso, è chiaro che il premier incaricato “vuole un metodo di confronto”. “Abbiamo chiesto un nuovo Patto per la cittadinanza per misure all'insegna dell'equità sociale, un Patto per la cittadinanza nel quale al primo posto deve trovare spazio un nuovo Patto fiscale; questa è equità, l'introduzione di una patrimoniale e l'idea che la crescita parta dal lavoro”.

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