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    Predefinito Fiat estendo il contratto di Pomigliano a tutti i suoi stabilimenti

    Fiat dà disdetta a tutti gli accordi sindacali «Modello Pomigliano» esteso a tutto il gruppo - Corriere della Sera
    IL LINGOTTO E IL CONTRATTO
    Fiat dà disdetta a tutti gli accordi sindacali
    «Modello Pomigliano» esteso a tutto il gruppo
    Da gennaio negli stabilimenti italiani non saranno più valide le prassi collettive. La Cgil e il Pd: «Il governo convochi Marchionne»
    IL LINGOTTO E IL CONTRATTO

    Fiat dà disdetta a tutti gli accordi sindacali
    «Modello Pomigliano» esteso a tutto il gruppo

    Da gennaio negli stabilimenti italiani non saranno più valide le prassi collettive. La Cgil e il Pd: «Il governo convochi Marchionne»

    Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e Chrysler (Reuters) MILANO - Strappo definitivo di Sergio Marchionne sul contratto nazionale. Fiat ha annunciato la disdetta di tutti gli accordi sindacali e «delle prassi collettive in atto» in tutti gli stabilimenti italiani dal primo gennaio 2012. In una lettera inviata ai sindacati i vertici del Lingotto si sono detti disponibili «a promuovere incontri finalizzati a realizzare accordi uguali e migliorativi» rispetto a quelli in vigore fin qui. L'annuncio formalizza l'estensione del cosiddetto modello Pomigliano del contratto aziendale del Lingotto (già adottato anche a Mirafiori) al resto dei lavoratori italiani dell'auto.
    La disdetta dei contratti viaggia in contemporanea con l' uscita di Fiat dai sindacati imprenditoriali, Confindustria e Federmeccanica, anch'essa prevista per il primo gennaio 2012.

    CGIL E PD: MONTI CONVOCHI MARCHIONNE - La Cgil ha parlato di scelta «destabilizzante» e si è rivolta al nuovo esecutivo: «Il governo chieda il piano a Marchionne». Per il segretario della Fiom, Maurizio Landini, «estendere l'accordo di Pomigliano a tutti i 72.000 lavoratori del gruppo Fiat non vuol dire solo estendere un brutto accordo ma modificare la natura stessa della organizzazione sindacale: si passa infatti a una fase di sindacato aziendale e corporativo».
    E secondo il responsabile Economia del Pd, Stefano Fassina, «la scelta di Fiat di disdire in modo unilaterale tutti gli accordi contrattuali in tutte le aziende del gruppo è grave e preoccupante e contraddice ancora una volta gli sforzi compiuti dalle parti sociali per raggiungere accordi, così come avvento il 28 giugno. È auspicabile che il governo convochi quanto prima l'azienda e i sindacati per riaprire un confronto costruttivo».

    LA LETTERA - In una lettera scritta ai sindacati l'azienda rassicura sulla disponibilità a valutare «le conseguenze del recesso» e «alla eventuale predisposizione di nuove intese collettive». «Entro il 31 dicembre - ha commenta Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato autonomo Fismic - bisogna realizzare il contratto auto. Era già un impegno, ora è urgente e pressante».

    GIU' IN BORSA - In un mercato già sotto pressione, i titoli Fiat sono precipitati dopo l'annuncio insieme a quelli della capogruppo Exor, entrambi precipitati del 7%.

    IL SI' DI BONANNI E ANGELETTI - Con le esclusioni di Fiom- Cgil e Ugl, le altre grandi sigle sindacali avevano già anticipato lo scorso ottobre il via libera al contratto unico aziendale. Al termine di una riunione del 25 ottobre con l'amministratore delegato Sergio Marchionne, Cisl, Uil, Fim, Uilm e Fismic, avevano firmato una nota congiunta «sulla necessità di avviare un confronto negoziale finalizzato a realizzare un unico contratto nazionale per tutti i lavoratori del gruppo Fiat». All'incontro avevano preso parte i leader della Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Marchionne, da parte sua, aveva «ribadito l' impegno a proseguire gli investimenti negli stabilimenti italiani, confermando la piena validità del progetto industriale Fabbrica Italia».

    LA POSIZIONE DELL'UGL - La posizione dell'Ugl è riassunta nelle parole del segretario nazionale Metalmeccanici, Antonio D'Anolfo: «Già da tempo chiediamo a Fiat un incontro per fare il punto su quanto accadrà a partire dal primo gennaio 2012, con l'uscita dell'azienda da Confindustria. È necessario arrivare a quella data con un sistema concertato e condiviso di tutele per i lavoratori».

    Paola Pica
    21 novembre 2011 | 20:29
    Ultima modifica di Avanguardia; 22-11-11 alle 01:34

 

 

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