Originariamente Scritto da
costantino
L’indagine, come tante nel sottobosco della prostituzione, nacque un po’ per caso. Solita routine: una soffiata, un accertamento, un’arida informativa. Poi arrivarono i pedinamenti, i telefoni sotto controllo, i riscontri su un’organizzazione di via Veneto diretta dall’austriaca Angelica W. e un centro massaggi dell’Eur dove venivano reclutate ragazze per i festini. E quel che sembrava un «normale» giro di squillo della Roma-bene, s’è rivelato presto un «problema» politico per tutti coloro che s’erano ritrovati tra le mani quel materiale scottante. In procura si accavallarono le riunioni. In questura gli accertamenti rallentarono bruscamente. L’ipotesi iniziale della corruzione venne presto derubricata in sfruttamento della prostituzione finalizzata a portare a casa contratti importanti con aziende private e istituzioni pubbliche. I controlli sui telefoni dell’indagata vennero interrotti, la richiesta di rinvio a giudizio fu recapitata all’interessata, si arrivò al processo senza dare alcuna pubblicità all’esito finale. Con la maîtresse condannata, in tanti tirarono un sospiro di sollievo. Nessuno, nemmeno il preveggente D’Alema, poteva immaginare che a dieci anni di distanza potesse arrivare una simile «scossa».