Le radici profonde della rivoluzione si possono trovare nelle tensioni sociali nell'Impero tedesco, nella struttura scarsamente democratica dello stesso e nell'incapacità di riforma delle élite al potere. Nell'immediato, causa scatenante della rivoluzione fu la politica del Comando supremo dell'Esercito (Oberste Heeresleitung, OHL) e la decisione del Comando della Marina, pur essendo ormai certa la sconfitta bellica della Germania, di condurre ugualmente un'ultima battaglia navale contro la Royal Navy inglese. Ciò provocò la sollevazione dei marinai che, scoppiata inizialmente a Wilhelmshaven e a Kiel, si trasformò nel giro di pochi giorni in una rivoluzione che investì l'intera Germania. Il 9 novembre 1918 essa condusse alla proclamazione della repubblica, cui seguì poco dopo l'abdicazione formale del Kaiser Guglielmo II.
Gli obiettivi dei rivoluzionari, guidati dalle idee socialiste, fallirono nel gennaio 1919 per l'opposizione dei capi del SPD. Per timore di una guerra civile essi – come anche i partiti borghesi – non vollero esautorare completamente le vecchie élite imperiali, bensì si sforzarono di riconciliarle con le nuove condizioni democratiche del potere. A tal fine essi conclusero un patto con l'OHL e permisero la soffocazione violenta della cosiddetta Sollevazione spartachista (Spartakusaufstand) con l'aiuto delle milizie nazionaliste dei Freikorps. La rivoluzione trovò la sua conclusione formale l'11 agosto 1919 con l'approvazione della nuova Costituzione di Weimar. L'assemblea costituente si trasferì il 30 settembre a Berlino ma con il nome di Repubblica di Weimar si suole definire l'esperienza di una democrazia che, per quindici anni (dal 1919 al 1933), ha rappresentato le speranze e le contraddizioni dell'Europa tra le due guerre mondiali.
La Repubblica di Weimar dovette affrontare problemi gravissimi. Anzitutto la grande inflazione che dal 1922 al 1924 mise in ginocchio la Germania provocando disoccupazione, fame e un clima di grave instabilità politica e sociale. Ci furono mesi durante i quali occorrevano miliardi di marchi anche per comprare il pane. Questo alimentò i movimenti più eversivi della destra (a cominciare dal partito nazional-socialista) che vedevano nei trattati di pace di Versailles e nello strangolamento della Germania voluto dalla Francia e dall'Inghilterra (che chiedevano il pagamento dei danni di guerra) una delle prime cause del collasso del paese. Tra il 1925 e il 1930 la Germania riuscì comunque a risollevarsi grazie agli aiuti finanziari americani e una rigorosa politica economica. Fu un periodo di grande libertà politica, di vivacità culturale e artistica (nel cinema, nella musica, nel teatro), di molteplici attività sociali (dallo sport alla diffusione delle comunicazioni di massa).
Rimaneva però il peso del pagamento dei danni di guerra aggravato dall'occupazione francese del bacino carbonifero della Ruhr. Le prime ondate della crisi economica americana del '29 raggiungendo anche la Germania trovarono il terreno favorevole per gli avversari della democrazia tedesca. I dirigenti della Repubblica furono considerati imbelli e incapaci di reagire alle pretese dei paesi vincitori. Questa critica accrebbe il revanscismo tedesco e fece conquistare popolarità e larghi consensi elettorali al partito nazional-socialista che giunse quindi al potere grazie a questi consensi.
Da un punto di vista politico-economico, la Germania si confrontava con i duri termini della riparazione imposta dal Trattato di Versailles, che pose fine alla prima guerra mondiale: fra le conseguenze ci fu anche un alto livello di inflazione. Ciononostante, negli anni venti del Novecento Berlino, grazie anche al nuovo clima di libertà politica, era il motore di una rivoluzione culturale. I quattordici anni della Repubblica di Weimar furono infatti caratterizzati da una notevole produzione intellettuale: gli artisti tedeschi diedero importanti contributi nei campi della letteratura, dell'arte, dell'architettura, della musica, della drammaturgia e nel nuovo mezzo che in quegli anni si stava affermando, il cinema. Il filosofo Ernst Bloch descrisse quel periodo come una nuova "età di Pericle".
Fra le opere di tale periodo possono essere segnalate le caricature politiche di Otto Dix, John Heartfield e George Grosz, il movimento artistico della Neue Sachlichkeit, film come Metropolis di Fritz Lang e molte altre opere prodotte dalla Universum Film, il movimento architettonico del Bauhaus, il funzionalismo di Ernst May e Bruno Taut e il cabaret decadente documentato da Christopher Isherwood. In campo musicale emergeva la musica atonale e moderna di Alban Berg, Arnold Schoenberg e Kurt Weill.
Questo ampio fermento culturale è stato denominato "cultura di Weimar", sebbene tale definizione sia stata criticata in quanto etichetta applicata a posteriori a fenomeni culturali molto eterogenei, per quanto compresenti. Lo storico Hagen Schulze ha scritto:
« Espressionismo e post-espressionismo, nuova oggettività, realismo metafisico, dadaismo, futurismo, cubismo, primitivismo, l'arte propugnata dalla rivista Merz di Kurt Schwitters, il verismo, il suprematismo, il progressivismo, il funzionalismo, il neoclassicismo: tutto ciò si affastella nel giro di un decennio, crea scuole e discepoli che si combattono accanitamente tra loro, di volta in volta si presenta come assolutamente nuovo, unico e diverso: uno scintillante caleidoscopio di forme e colori mai visti prima. Tuttavia la "cultura di Weimar" è un mito, nato nei caffè di Praga e di Parigi, nell'università in esilio di New York, nelle colonie di profughi della Costa Azzurra o della costa occidentale americana, dopo la fuga e l'espatrio dei molti intellettuali che hanno dato forma e colore agli anni venti. »